divisi non si va avanti - Associazione di Genitori Un sasso nello stagno

sono i partigiani!”, dopo sono andato a trovare la mia
ragazza (sorride al ricordo).
Mi sono ripresentato, perché se non l’avessi fatto al termine
delle 48 ore, avrei messo in ostaggio la mia famiglia.
Quando mi sono rivestito con l’uniforme, mi sarei dato una
fucilata in un piede per apparire ferito per disgrazia pur di
non dover tornare al fronte.
Siamo arrivati a Reggio, prima sono andato a prendere il
mio collega a Roncocesi , arriviamo a Reggio e pernottiamo
ad Albinea.
Il giorno dopo andiamo a prendere la benzina a
Montecavolo, dove c'erano i tedeschi che ci dovevano dare
la benzina per il ritorno.
Partiamo con il camion, con i tedeschi, era un sabato mattina
e andiamo su.
Arrivati a Regnano e San Giovanni di Querciola, che cosa
succede? Sentiamo un colpo contro la cabina, un colpo di
sasso, se non chè “ta ta ta ta“, colpi di mitraglia, io che ero
a sedere dietro nel camion, a fianco della sponda, mi ci
sono appeso per proteggermi, d’istinto, e c’erano le catene
delle gomme che battevano sul ginocchio. Poi il camion si
è allontanato dall’obiettivo. Il mio collega di Roncocesi è
saltato giù subito, era l'alba, c’era la mezza luce e ci si
vedeva poco; saltando giù si è rotto una gamba. E' rimasto
là lontano a lamentarsi. Nel frattempo, lì vicino c’era un
comando di tedeschi, sentendo questi spari, sono venuti
40