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Diritti senza confini - Pedagogika

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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_3/<strong>Diritti</strong>_<strong>senza</strong>_<strong>confini</strong><br />

10<br />

I giovani maghrebini scolarizzati:<br />

la forza dell’immaginazione,<br />

i luoghi del cambiamento<br />

Maghreb: tra diritto all’educazione e processi di rivoluzione<br />

Dove si realizza, di cosa si nutre il diritto all’immaginazione se non attraverso<br />

il più elementare diritto all’educazione e alla formazione nel loro senso più<br />

profondo? E come non poter pensare quanto il diritto all’educazione sia il diritto<br />

alla scolarizzazione, ma anche il diritto all’educazione informale che, anche al di<br />

là delle scuole, si costruisce negli spazi e nei tempi della società civile, dei mass<br />

media e dei nuovi media, delle attività quotidiane coi pari?<br />

Paola Gandolfi*<br />

Insegnando “Politiche educative nei paesi arabo-islamici del Mediterraneo” e<br />

avendo svolto da diversi anni ricerche pedagogiche e antropologiche in alcuni paesi<br />

arabi e in particolare in Maghreb, mi sono ritrovata spesso dinnanzi alla difficoltà<br />

di dover aiutare i miei studenti e i miei interlocutori a decostruire rappresentazioni<br />

diffuse sulle società arabo-islamiche e, nello specifico, sulle società maghrebine contemporanee.<br />

Negli ultimi dieci anni le società maghrebine sono state attraversate da<br />

importanti e delicati processi di cambiamento. Eppure, nella percezione diffusa, dalla<br />

vicina riva nord del Mediterraneo i paesi del Maghreb apparivano spesso monolitici,<br />

statici, rigidamente chiusi nelle loro strutture socio-politiche e socio-antropologiche,<br />

quando non ingarbugliati in stereotipi intrisi di fondamentalismo religioso o di minacce<br />

terroristiche. Con queste premesse, è impresa complessa provare a decostruire<br />

rappresentazioni e proporre griglie di lettura di una realtà così complessa ed eterogenea<br />

come quella di società come quella marocchina, tunisina, algerina. Quando mi<br />

trovavo (fino a poco più di un anno fa) a spiegare che la Tunisia ha portato avanti un<br />

progetto educativo impegnativo e singolare da molti anni e che è stato uno dei paesi<br />

arabi con il più importante tasso di scolarizzazione e di giovani formati nei gradi di<br />

scuola inferiore e superiore, e ancora, che la riforma educativa tunisina già all’epoca<br />

di Mohamed Charfi 1 ha costituito un oggetto di studio e di dibattito pedagogico e<br />

1 Mohamed Charfi, all’epoca presidente fondatore della Lega tunisina per i diritti dell’uomo, fu nominato<br />

già nei primi anni del governo di Ben Ali (dal 1989) Ministro dell’Educazione Nazionale, dell’Insegnamento<br />

Superiore e della Ricerca Scientifica, con l’incarico di riformare l’insegnamento alla luce<br />

dei “valori”della modernità e della cittadinanza. Le prime misure simboliche da lui adottate furono il<br />

ritiro di manuali scolastici di ispirazione islamista, il divieto di portare il velo a scuola, l’obbligo della<br />

mescolanza dei sessi nelle scuole, la riforma dei manuali e di cicli di insegnamento, la separazione tra<br />

educazione civica e educazione religiosa, l’insegnamento dei diritti dell’uomo come materia nelle scuole<br />

secondarie, e molto altro ancora (che sarebbe degno di un’attenzione molto più vasta).

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