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Diritti senza confini - Pedagogika

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<strong>Pedagogika</strong>.it/2012/XVI_3/Cultura/Scelti_per_voi<br />

sociobiologia alla filosofia, dall’empirismo<br />

inglese alle scienze cognitive, il<br />

tutto con un solo imperativo: evitare<br />

il settorialismo e la parcellizzazione<br />

del sapere così da poter presentare il<br />

concetto di morale nel modo meno<br />

particolare e limitato possibile.<br />

Il volume è diviso in tre parti. La prima,<br />

partendo da Platone e Aristotele,<br />

passando da Hobbes e Huxley e<br />

arrivando agli studi di neuroscienze<br />

sui primati, pone l’attenzione su alcuni<br />

punti critici dell’idea di Bene<br />

come l’impossibilità di darne una definizione<br />

precisa o come la difficoltà<br />

di scegliere tra tanti buoni propositi<br />

quale sia il migliore. Il bene, sostiene<br />

Precht, non è un’idea assoluta, non<br />

esiste al di là delle persone e la stessa<br />

morale non è qualcosa di separabile<br />

dall’uomo. La capacità morale è, infatti,<br />

innata e si sviluppa influenzata<br />

dall’educazione e dalla società fino a<br />

raggiungere il livello di un elaborato<br />

senso di giustizia. L’essere umano agisce<br />

sì in base al proprio interesse, ma<br />

ciò non vuol dire che sia uno spietato<br />

egoista anzi il più delle volte il suo<br />

interesse coincide con l’avere fiducia,<br />

affetto e amore e il benessere che si<br />

prova nell’essere buoni. Ma se ciò è<br />

vero, perché, allora nel mondo esiste<br />

così tanto male?<br />

Perché non esistono solo cose belle<br />

nella natura morale umana, ma anche<br />

cose brutte ed è a esse che è dedicata<br />

la seconda parte del libro. Nonostante<br />

le nostre “armi razionali” siano in grado<br />

di formulare massime universali e ci<br />

spingano a voler essere buoni, esserlo<br />

veramente è un compito molto arduo.<br />

Ciò, è dovuto soprattutto al fatto che<br />

i comportamenti altrui influenzano il<br />

nostro modo di pensare e comportarci e<br />

al fatto che mostriamo totale disinteresse<br />

per quei problemi che vanno al di là<br />

della nostra sfera morale perlopiù limitata<br />

alla comunità in cui viviamo.<br />

A questo si aggiungono, nella terza<br />

parte del libro, il nostro morboso attaccamento<br />

al denaro, il dilagante consumismo<br />

e la competizione economica<br />

che hanno provocato un progressivo<br />

peggioramento della coesione sociale.<br />

Come fare in una tale situazione a riportare<br />

le virtù morali all’interno della<br />

società? Il filosofo tedesco sembra avere<br />

le idee molto chiare a riguardo fornendo<br />

al lettore soluzioni non solo teoriche,<br />

ma anche pratiche.<br />

Chi pensa di trovarsi di fronte al solito<br />

incomprensibile saggio di filosofia<br />

si sbaglia di grosso. I massimi sistemi<br />

di etica teorica vengono affrontati da<br />

Precht con un linguaggio sobrio e comprensibile<br />

adatto al grande pubblico e<br />

non necessariamente ristretto agli addetti<br />

ai lavori.<br />

Fanno sorridere le descrizioni di Platone<br />

come l’inventore dei talk show,<br />

di Socrate come “un vagabondo <strong>senza</strong><br />

arte né parte, un <strong>senza</strong>tetto, […]<br />

dall’ingegno sopraffino” e di Aristotele<br />

come “un uomo che andò a riprendersi<br />

l’etica in cielo per radicarla nel cuore<br />

umano”.<br />

Che dire allora di questo testo? Niente<br />

di meno che un esperimento ben<br />

riuscito di come la filosofia possa mescolarsi<br />

nella società tra noi “comuni<br />

mortali” per indicarci il cammino verso<br />

il Bene nella convinzione che “chi<br />

ci considera cattivi per natura […] si<br />

preclude la strada per educarci ad essere<br />

migliori”.<br />

Serena Bignamini<br />

Cultura<br />

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