Dopo la seconda guerra mondiale gli interventi furono ripresi con vigore e con quel dinamismo attento alle esigenze che il progresso economico richiedeva. Nel Centro Nord, dove la bonifica idraulica era ormai compiuta, si trattò di ricostruire le opere distrutte dalla guerra, di mantenerle in efficienza e periodicamente di ammodernarle. Anche l’irrigazione, a seguito della introduzione delle nuove tecniche per aspersione, assunse un intenso ritmo di espansione. Alle regioni meridionali ed insulari del Paese la creazione, nel 1950, della Cassa per Opere Straordinarie di Pubblico Interesse nell’Italia Meridionale – Cassa per il Mezzogiorno – assicurò ingenti finanziamenti con i quali si alimentò un intenso processo di trasformazione del territorio agricolo: in particolare, assunsero rilevanza, mai prima conosciuta, i programmi di valorizzazione delle risorse idriche e, quindi, di ampliamento delle aree irrigabili. Negli anni ottanta, la bonifica ha seguito ancora una volta le mutate esigenze del territorio, della società e dell’economia entrando quindi in una nuova fase che ha affrontato in modo nuovo e moderno il problema delle risorse naturali, prendendo in considerazione tutte le azioni per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, quelle per la ricarica delle falde, tutte le attività da svolgere per la protezione dello spazio rurale e la salvaguardia del paesaggio e dell’ecosistema agricolo, il risanamento e la tutela delle acque, sia con riferimento alla quantità che alla qualità, attraverso gli usi plurimi e multipli, cioè utilizzi diversi per la risorsa idrica e utilizzo della stessa per più volte. Da sempre, come si è visto, l’attività di bonifica ha saputo adeguarsi alle esigenze del territorio: prima igienica, poi idraulica, quindi integrale, poi ancora ambientale e sostenibile. Ma le real- 10 tà territoriali, climatiche e sociali continuano a mutare: le variazioni climatiche, la crisi energetica, l’abbandono agricolo delle zone collinari, l’eccessiva cementificazione delle pianure e delle coste, ne sono testimonianza. Tali mutamenti hanno creato infatti una pressione insostenibile sulle risorse acqua, territorio e ambiente: generando fragilità idrogeologica, con aumento di frane e alluvioni, nonché riduzione di disponibilità idrica con i conseguenti conflitti sull’uso per le diverse destinazioni. I Consorzi di bonifica, enti pubblici di autogoverno ed autofinanziamento, si sono “aperti” ed attrezzati per rispondere a questa nuova fase sociale ed economica. Il moderno esempio di “governance” mista tra pubblico e privato consente a tali enti di recepire in maniera ottimale i principi di sussidiarietà orizzontale e verticale. Il concetto di bonifica è ormai divenuto polifunzionale poiché un territorio ben gestito garantisce la sicurezza idrogeologica e quindi la vita sul territorio, un’agricoltura efficiente, lo sviluppo del turismo e di qualsiasi altra attività economica. I Consorzi di bonifica divengono ancora una volta funzionali ad un modello di sviluppo economico e sociale che è chiamato a competere nell’economia globale con quelle che sono le vocazioni originali ed identitarie del territorio. Nel nostro Paese, l’istituto consortile si identifica con i valori del territorio: cibo, ambiente, paesaggio, cultura, storia, tradizioni, enogastronomia, che divengono il “driver” di un made in Italy in grado di competere nel mercato globale e di essere quindi protagonista nel percorso di rinnovo, crescita, sviluppo ed occupazione che tutti auspicano. Nel predisporsi ed adattarsi alle necessità, i Consorzi di bonifica, per le loro competenze, si sono posti poi nelle condizioni di dare risposte ai troppi problemi che se non affrontati rischiano di pregiudicare la qualità della vita e del lavoro delle generazioni attuali e future. Attualmente, per uno sviluppo equilibrato si richiede una maggiore quantità di acqua, energia da fonti rinnovabili e una nuova e diversa coesione tra i diversi soggetti istituzionali, tra i quali certamente sono compresi i Consorzi di bonifica e di irrigazione, che devono confrontarsi su tali temi. Gli enti di bonifica, infatti, oltre ai compiti istituzionali di difesa del territorio, tutela delle acque a prevalente uso irriguo e dell’ambiente, sempre più si occupano di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, idroelettrico e in particolare minidroelettrico e fotovoltaico (quest’ultimo senza consumare suolo agricolo), razionalizzazione ed innovazione degli utilizzi irrigui (Irriframe), reperimento di fonti idriche alternative (utilizzazione irrigua di acque reflue depurate, utilizzo delle cave dismesse), attività ambientali, quali pozzi bevitori per la ricarica delle falde, fasce tampone per ridurre l’apporto di inquinanti nelle acque, collaborazione istituzionale con gli altri enti territoriali: Regioni, Comuni, Autorità di bacino, Protezione Civile. Un sentito ringraziamento va al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ed all’INEA, per aver realizzato un volume che, per chi ne avrà la curiosità, potrà costituire l’opportunità, attraverso una rapida carrellata di foto, di vedere con chiarezza l’estrema utilità di uno strumento operativo, fattivo, di autogoverno e di moderna gestione e manutenzione del territorio e della risorsa acqua, quali sono i Consorzi di bonifica italiani.
Indice Introduzione alla rassegna fotografica 13 Il sogno di Cavour oltre il 2000. I grandi Consorzi irrigui piemontesi 17 Lombardia: le meraviglie della “Regione d’acqua” 37 La tradizione e i successi della bonifica veneta 53 Le bonifiche in Emilia-Romagna: il difficile equilibrio fra terra e acqua 69 L’Agro Pontino: la palude cancellata 89 L’esperienza della Piana del Sele 113 Il grande impegno della Capitanata 129 Lo sforzo delle bonifiche per modernizzare la Sicilia 147 La sfida delle pianure sarde e non solo 167 Uno sguardo al futuro dell’irrigazione e della bonifica 187 Bibliografia 191 11
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Bibliografia Associazione Irrigazio