Impianto di Saiarino, Argenta. C. B. Renana 68
Le bonifiche in Emilia-Romagna: il difficile equilibrio fra terra e acqua Il filosofo Carlo Cattaneo definì l’Italia padana una “patria artificiale”, perché necessariamente costruita dall’uomo. L’Emilia-Romagna è, tra le regioni italiane, quella in cui il confronto dell’uomo con le acque è stato più impegnativo e più tragico, consentendogli vittorie luminose, ma anche inferendo sconfitte crudeli. La storia di queste vittorie riconosce i propri protagonisti nelle migliaia di uomini senza nome che, assoluti testimoni del tempo, hanno dato vita all’attività di bonifica. Oggi, nella percezione comune, il fatto che la pioggia non provochi allagamenti, se non in casi eccezionali, o che i fiumi scorrano verso il mare, appaiono elementi scontati o addirittura banali; si è affievolita, in buona sostanza, la memoria di una plurisecolare battaglia per governare le acque, per cui la bonifica sembra appartenere al passato. Non è così. Quotidianamente sono in funzione nel territorio emiliano romagnolo ben 580 impianti di sollevamento delle acque, 52 casse di espansione, quasi 20.000 chilometri di canali e decine di migliaia di manufatti di regolazione, che allontanano dai centri urbani e dalle campagne le acque di pioggia. Queste vengono raccolte, e sollevate, anche più volte, dagli impianti idrovori affinché possano, infine, essere scaricate nei fiumi e quindi in mare. La manutenzione ordinaria della fitta rete di canali viene effettuata più volte l’anno e consiste nello sfalcio e nel decespugliamento delle sponde e delle arginature nonché nello spurgo e nella ripresa di frane all’interno degli alvei. Le opere pubbliche di bonifica, in origine dimensionate per servire un territorio prevalentemente agricolo, oggi devono fare i conti con il continuo fenomeno di modificazione d’uso del suolo, con progressivo aumento di strade, palazzi, zone industriali, che hanno reso il terreno impermeabile. A causa degli evidenti cambiamenti climatici, le precipitazioni sono sempre più imponenti e improvvise, e i canali di scolo ricevono, rispetto al passato, enormi quantità di acqua ad una velocità maggiore, creando spesso sovraccarico all’intero sistema di smaltimento. In questi casi entrano in funzione le casse d’espansione, costruite allo scopo di contenere temporaneamente, in situazioni di emergenza, grandi quantità d’acqua, che potrà essere rilasciata successivamente, al termine dell’ondata di piena. Il sistema di bonifica ha trovato il suo com- pletamento nell’irrigazione. Le acque del Po, e in misura minore quella degli altri fiumi regionali, hanno permesso lo sviluppo non solo dell’agricoltura padana, ma anche, grazie al Canale Emiliano Romagnolo (CER), di quella bolognese e romagnola. Il CER è l’infrastruttura irrigua più importante realizzata nel XX secolo. Un fiume non naturale lungo 150 chilometri che fa del Reno un affluente del Po e riporta l’acqua del Po nelle terre prima bagnate dal ramo di Primaro, ora letto del Reno. un futuro pieno di prospettive Le recenti iniziative di riordino territoriale e raggruppamento dei Consorzi testimoniano la grande vitalità e l’eccellenza di queste grandi realtà operative. La testimonianza di questo impegno e la capacità di dare risposte tempestive ed efficienti si è vista anche nel difficile momento del recente terremoto che ha gravemente lesionato molte opere di bonifica, con stime di più 80 milioni di euro di danni. Le organizzazioni consortili sono state in grado di intervenire prontamente e di ini- 69
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Bibliografia Associazione Irrigazio