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La città - L'Azione

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22 TERRITORIO<br />

<strong>L'Azione</strong> 3 OTTOBRE 2009<br />

<strong>La</strong> cultura<br />

<strong>La</strong> liberazione di Fabriano<br />

<strong>La</strong> testimonianza diretta di chi ha vissuto il "13 luglio 1944"<br />

Fabriano fu liberata dal dominio<br />

nazi-fascista verso le ore 10 del<br />

mattino del 13 luglio 1944 da colonne<br />

motorizzate del South African<br />

Engineer Corps—facenti parte<br />

dell’Ottava Armata Britannica—<br />

provenienti da Campodonico. Le<br />

colonne entrarono nella <strong>città</strong><br />

e poi si spinsero nelle frazioni<br />

di Marischio e Melano.<br />

<strong>La</strong> prima unità militare<br />

sud-africana, che entrò a<br />

Fabriano, era composta da<br />

autoblinde della 40. South<br />

African Railways Company,<br />

comandata dal Maggiore<br />

A. S. Robinson. (Informazione<br />

fornita dalla<br />

Northern Flagship Institution<br />

di Pretoria, Sud-Africa,<br />

15 settembre, 2009). Lo<br />

scrivente, a cavallo della<br />

sua bicicletta Maino, vide<br />

passare la colonna sud-africana<br />

nei pressi della Villa<br />

della Sega, allora proprietà dei<br />

Miliani, situata nelle vicinanze di<br />

Serradica ed ebbe modo di appurare,<br />

verbalmente, che i soldati con<br />

il loro caratteristico nastro rosso<br />

sulle spalline erano sud-africani.<br />

Nel frattempo, come scrive il Canavari<br />

(1950), “alcuni patrioti<br />

[membri delle forze partigiane locali]<br />

ed una vera folla di giovani<br />

volenterosi, istituirono subito un<br />

corpo armato di sicurezza cittadino,<br />

mentre la popolazione si abbandonava<br />

a spontanee manifestazioni<br />

di giubilo e di evviva all’in-<br />

dirizzo dei dirigenti la lotta antifascista”.<br />

Il primo agosto 1944 arrivarono e<br />

si accamparono a Fabriano i soldati<br />

sud-africani della 61. Tunneling<br />

Company. Il loro principale<br />

compito era quello di restaurare il<br />

tratto della linea ferroviaria Foli-<br />

Per amare la musica non occorre amare i Beatles. E per essere un appassionato dei Beatles<br />

non occorre amare la musica. Però aiuta. Il 9 settembre scorso è arrivata la ristampa dell’intera<br />

discografia dei Fab Four, finalmente rimasterizzata. Non esistono le mezze misure con<br />

i Beatles: fino alla metà degli anni ’60 sono stati solo la prima boy-band della storia; ma da<br />

Rubber Soul in poi, iniziano a sperimentare le nuove sonorità psichedeliche, interessandosi<br />

a un pop vicino alla forma dell’arte e alla classifica. Hanno scritto alcune delle canzoni più<br />

belle degli anni ’60 (In My Life, A Day In The Life e While My Guitar Geently Weeps) e<br />

alcune delle canzoni più brutte di sempre (Ob-<strong>La</strong>-Dì Ob-<strong>La</strong>-Dà, Yellow Submarine e Good<br />

Morning, Good Morning). Hanno recitato la rivalità con i Rolling Stones e si sono divertiti<br />

a seminare prove su una presunta morte di Paul McCartney.<br />

Il gruppo più famoso di sempre, ma certamente non il gruppo più dotato: la tecnica scarseggia<br />

e la potenza sonica è quella di una cassa di pomodori. Allora che ci compriamo di questa<br />

opera omnia?<br />

Due candidati: il primo è Revolver (1966) e il secondo è Sgt. Pepper (1967). Oltre alla<br />

copertina, Sgt. Pepper contiene due gemme: l’orchestrale She’s Leaving Home è un punto<br />

di riferimento per gli arrangiamenti. Un velo di archi, niente strumenti tradizionali: spunta<br />

fuori la voce di Paul e, nel ritornello, John che gli fa da controcanto.<br />

Pomposa sì, ma che bellezza! E poi c’è A Day In The Life, canzone che Lennon si è sempre<br />

Alcuni lettori vorrebbero conoscere la leggenda sull’origine<br />

della chiesa di S. Maria, citata in un recente articolo. Questa<br />

storia fantastica non sta scritta nei libri, si tramanda. Per la<br />

prima volta la riassumo dalla tesi di laurea inedita, della<br />

compianta Bianca Maria Posa, dal titolo: “Fiabe e leggende<br />

fabrianesi”. A lei va il nostro ricordo e la gratitudine per il<br />

tesoro di Tradizioni che ci ha lasciato. <strong>La</strong> leggenda fu trascritta<br />

dalla laureanda nel 1948 dalla voce di Giuseppe Santini<br />

della contrada di S. Maria. Storicamente improbabile, il<br />

racconto risale alle sacre rappresentazione medievali nelle<br />

quali le forze celesti intervenivano nelle vicende degli uomini.<br />

C’era una volta l’imperatore Foca di Bisanzio; un<br />

giorno decise di radunare un grande esercito perché voleva<br />

occupare Roma; per trasportare migliaia di soldati in breve<br />

tempo, egli fece un patto col Demonio che gl’imprestò una<br />

robusta nuvola, in cambio delle anime dei soldati morti in<br />

battaglia. <strong>La</strong> videro in tanti ‘sta nuvola bianca tirata con la<br />

corda da un diavolo nero, volava silenziosa come spinta dal<br />

vento di marzo. <strong>La</strong> osservò anche l’eremita Gordiano, parente<br />

di S. Gregorio Magno, aveva costruito la capanna sulla<br />

collina dove poi sorgerà la nostra chiesa. Siccome Dio gli<br />

aveva donato la conoscenza del Passato, Presente e Futuro,<br />

pianse lacrime amare per l’imminente strage. E infatti, i<br />

bizantini furono tutti ammazzati. Foca terrorizzato, chiese<br />

al demonio una nuvola veloce per tornare in patria e fu<br />

Bombardamento del '44 a Fabriano,<br />

via Cialdini angolo Piazza Garibaldi<br />

Beatles, non solo<br />

yesterday...<br />

gno-Ancona. A Fabriano, oltre al<br />

problema della stazione ferroviaria,<br />

che era stata quasi completamente<br />

distrutta, vi era quello del<br />

ponte ferroviario—detto volgarmente<br />

“setteponti”—della linea<br />

ferroviaria Roma-Ancona sito a poche<br />

centinaia di metri dalla<br />

stazione, che era stato fatto<br />

saltare dai tedeschi prima di<br />

ritirarsi da Fabriano. Il ponte<br />

ferroviario ha un’interessante<br />

storia—è lungo m. 68, largo<br />

m. 8, alto m. 10, ha due spallette<br />

e cinque piloni e venne<br />

costruito circa cinquantanni<br />

prima della seconda guerra<br />

mondiale dall’impresa forestiera<br />

Sassi e Gagliardi, con il<br />

contributo di imprese edili locali.<br />

Riconosciuto dal comando<br />

alleato come un elemento<br />

di grande importanza per il<br />

funzionamento della linea ferroviaria<br />

Roma-Ancona - attraverso<br />

la quale i tedeschi ed i fascisti<br />

facevano trasferire truppe ed<br />

equipaggiamento bellico - il ponte<br />

divenne l’oggetto di numerosi<br />

bombardamenti da parte di aerei<br />

di diverso tipo. Purtroppo gli alleati<br />

a causa della posizione della<br />

<strong>città</strong> di Fabriano, circondata da una<br />

S. Maria in Campo,<br />

ecco la leggenda<br />

subito accontentato, ma quando il pilota sorvolò la capanna<br />

di Gordiano, lasciò cadere l’imperatore come una pera mezza,<br />

proprio sul tetto. Con la santa pazienza, poiché era abituato<br />

agli scherzi del Maligno, l’eremita sotterrò il cadavere<br />

nei pressi e attappò il soffitto.<br />

Il fratello di Foca conobbe per mezzo di un oracolo, il luogo<br />

della sepoltura del re. Attraversò il mare, salì la valle del<br />

fiume Esino, giunse qui, cercò, scavò, trovò il corpo. E però<br />

non era quello del fratello! ma dell’eremita morto nel frattempo.<br />

Così Gordiano si ritrovò dentro una preziosa urna, in<br />

un palazzo magnifico dedicato ad Apollo, costruito appositamente<br />

sulla collina. Molti soldati bizantini giunsero per<br />

onorare Foca e alcuni decisero di costruire le case intorno al<br />

santuario, poi furono chiamate “le capanne dei saraceni”.<br />

Quando i romani seppero che c’erano i bizantini, inviarono<br />

i soldati, costruirono un castello chiamato Fabriano, e sterminarono<br />

i nemici per sempre. Gordiano che stava in Paradiso,<br />

quell’urna pagana non la sopportava. Decise allora<br />

corona di alte montagne, non riuscirono<br />

mai a raggiungere il loro<br />

obbiettivo. Lo scrivente, sfollato in<br />

quel di Civita, ebbe modo di osservare<br />

tutti i bombardamenti aerei<br />

effettuati sulla stazione di Fabriano<br />

nel 1944 e, conseguentemente,<br />

è in grado di fornire le seguenti<br />

osservazioni. Dapprincipio<br />

gli aerei usati dagli alleati erano<br />

dei plurimotori che, nel bombardare<br />

Fabriano, dovevano rimanere<br />

ad alta quota e non potevano abbassarsi;<br />

un altro deterrente, per un<br />

esatto raggiungimento del bersaglio,<br />

era che il ponte della stazione<br />

di Fabriano appariva improvvisamente<br />

al comandante della squadriglia<br />

alleata, avente l’incarico -<br />

con l’emissione di una cortina fumogena<br />

bianca - di far sganciare<br />

simultaneamente le bombe da parte<br />

di tutti gli apparecchi della squadriglia.<br />

Tale occorrenza non permetteva<br />

al capo pilota di effettuare,<br />

a tempo, calcoli esatti per lo<br />

sgancio delle bombe. Di conseguenza,<br />

a causa di queste difficoltà,<br />

la maggior parte delle bombe di<br />

grande portata, sganciate dai plurimotori,<br />

cadde nell’interno della<br />

<strong>città</strong>, mietendo vittime e causando<br />

ingentissimi danni. Nei mesi suc-<br />

cessivi, il comando alleato cambiò<br />

tattica e sostituì i plurimotori con<br />

dei piccoli apparecchi da picchiata<br />

che potevano meglio avvicinarsi al<br />

ponte ferroviario effettuandone il<br />

bombardamento a breve distanza.<br />

Questa strategia venne effettuata,<br />

ma con scarso successo; gli aerei<br />

da picchiata, molto più piccoli dei<br />

plurimotori, potevano portare solo<br />

piccole bombe con una potenza<br />

esplosiva molto minore. Nel bombardamento<br />

del 7 giugno 1944, effettuato<br />

da apparecchi alleati da<br />

picchiata, una bomba colpì il tratto<br />

ferroviario esteso sul ponte senza<br />

esplodere. Questo ponte assieme<br />

ad altri ponti di Fabriano fu<br />

fatto saltare dai tedeschi nella notte<br />

dal 12 al 13 luglio.<br />

Dopo l’arrivo a Fabriano del 1 agosto,<br />

il comando della 61. South<br />

African Tunneling Company dette<br />

inizio ai lavori per ricostruire il<br />

ponte ferroviario della stazione; a<br />

tale scopo si avvalse dell’ausilio<br />

di numerosi fabrianesi che, ricompensati<br />

con i nuovi biglietti di (allied<br />

military) lire, si prestarono con<br />

entusiasmo al lavoro di ricostruzione<br />

del ponte. Tra quei lavoratori<br />

c’era anche lo scrivente.<br />

Raffaele Roncalli Amici<br />

pentito di aver condiviso con i Beatles. Come<br />

dargli torto? <strong>La</strong> melodia iniziale, aperta da una<br />

delicatissima serie di accordi di pianoforte sopra<br />

la chitarra acustica, è l’apogeo della composizione<br />

beatlesiana.<br />

Ho letto le notizie di oggi, ragazzo/ su un uomo<br />

fortunato che ha fatto fortuna, canta John e<br />

dietro non ci si accorge più nemmeno della<br />

presenza degli altri, se non quando arriva l’intermezzo<br />

psichedelico.<br />

Un suono che doveva sapere di funghi, secondo<br />

il volere dello stesso Lennon. Il precedente<br />

Revolver possiede, oltre al beat di Taxman, la<br />

zuccherosa Here, There And Everywhere e soprattutto Tomorrow Never Knows.<br />

Il brano più acido dei Beatles è fatto con nastri al contrario, una chitarra distorta e finalmente<br />

una batteria che capisce qual è la sua funzione (oltre quella di arredo). Magari non sarà la<br />

canzone più psichedelica degli anni ’60, però è importante per tre motivi: il primo è quello<br />

di fondere l’interesse di George Harrison per la musica orientale (Love You To, I Want To<br />

Tell You) in un contesto rock, creando così quella mescolanza tra sonorità geograficamente<br />

lontane che ispirerà gruppi come i Kaleidoscope (e la world-music negli anni’80).<br />

Il secondo motivo sta nella spinta che ha dato alla diffusione della psichedelica: il più<br />

famoso gruppo del mondo che abbraccia un nuovo stile musicale è una bella pubblicità.<br />

Terzo motivo: è il brano che dimostra come la musica rock e le avanguardie sonore (l’uso<br />

dei nastri deriva da Stockhausen) siano legate a doppio filo.<br />

Doppio acquisto consigliato, che vi dà anche il permesso di sfondare la chitarra in testa a<br />

quelli che sono rimasti sui blocchi a strimpellare Yesterday.<br />

d’apparire in sogno a monsignor Galasso, legato del Papa,<br />

per rivelargli la verità con una supplica: demolire il tempio<br />

pagano, edificare una chiesetta dedicata a lui. Però l’eremita<br />

non aveva chiesto il permesso a Dio per realizzare il progetto.<br />

Non aveva la licenza. Nacque una discussione, lassù. <strong>La</strong><br />

chiesa comunque, fu costruita, i fedeli tutti contenti. Poche<br />

notti dopo l’inaugurazione, la Madonna che era un po’ offesa,<br />

apparve in sogno a Galasso. Gli ordinò d’intitolare il<br />

tempio al suo santo nome. Per star più tranquilla, (chi fa da<br />

sé fa per tre), scese dal cielo, salì senza scala sul frontone<br />

della chiesa, cancellò il nome di Gordiano, col pennello<br />

scrisse – con le proprie mani – “haec est eclesia S. Maria<br />

Virginis”. E così sia. <strong>La</strong> gente durante le veglie raccontava<br />

questo particolare: quando Gordiano viveva a S. Maria, un<br />

giorno dell’anno 583, gli fecero visita tre nobildonne pellegrine<br />

provenienti da Gerusalemme. Esse erano: Marina madre<br />

di Foca, Cassiodora madre di S. Benedetto e S. Lino,<br />

Filippina madre di S. Gregorio Magno che sarebbe la zia<br />

dell’eremita. Le pie donne attratte dalla santità del monaco,<br />

decisero di vivere qui i loro ultimi anni, in penitenza e in<br />

preghiera. Morirono in concetto di santità.<br />

Qualcuno riferì invece un altro fatto: appena le tre donne<br />

entrarono nella capanna di Gordiano, Dio le fece morire<br />

immediatamente portandole subito in cielo con lui.<br />

B. Beltrame<br />

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