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Il Sacerdote degli Esploratori - 1947 - MASCI Reggio Calabria 4

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invece che accumulare proibizioni (educazione negativa), ha<br />

preferito proporre il bene, come appare dalla «Legge» e dalla<br />

«Promessa». E finalmente ha messo a buon frutto l’amore del<br />

romanzesco e dell’avventuroso, che tanto fascino hanno per<br />

l’adolescente, nel suo continuo tentativo di evasione dalla grigia<br />

vita quotidiana. <strong>Il</strong> giovane, che teme l’intervento dell’adulto,<br />

distruttore del suo sogno gelosamente custodito per sé solo,<br />

trova nello Scoutmaster un adulto che sogna con lui, e intanto ne<br />

volge l’attività verso un sano realismo, pur conservando il colore<br />

esotico e il senso dell’avventurosa scoperta con l’insegnargli a<br />

bastare a se stesso, a vincere la natura, ad aiutare il prossimo.<br />

Psicologicamente e pedagogicamente il Baden-Powell non si<br />

è ingannato. 26<br />

Sullo spirito d’avventura, così abilmente sfruttato dal Baden-<br />

Powell, si è talora insistito fin troppo, e ne è nato “l’Indianismo”<br />

(Red-Indianism), che consiste nell’abuso dell’esotismo,<br />

nell’eccessiva attribuzione di valore educativo alla vita primitiva.<br />

Se l’«Indianismo» è da biasimarsi, occorre tuttavia mettere le<br />

cose in chiaro e dividere le responsabilità. <strong>Il</strong> Fondatore ed i suoi<br />

collaboratori avevano bensì preso talora ad esempio,<br />

l’ingegnosità del Pellerossa nel trarsi d’impaccio tra le difficoltà<br />

della natura selvaggia, e il suo spirito di osservazione; né era<br />

26 F. MODUGNO, F. W. Foerster e la crisi dell’anima contemporanea, pagg. 227-228, Bari, Laterza,<br />

1931; e F. W. FOERSTER, L’anima della gioventù, trad., ital., pagg. 204-206, Torino, S.T.E.N.,<br />

1926<br />

47<br />

gran male se gli <strong>Esploratori</strong> dipingevano su qualche tenda una<br />

piroga od un tomahawk, o tracciavano pretenziosi pittogrammi<br />

senza senso. Se attorno al fuoco serale di bivacco si imitò<br />

allegramente qualche cosa di esotico, se venne riprodotta, Dio sa<br />

come, qualche presunta scena di un presunto «Far-West»; se ci<br />

si infilò una penna colorata tra i capelli e si fumò solennemente,<br />

per chiasso, il calumet della, pace; se si appioppò qualche<br />

soprannome più o meno indovinato, in complesso, sarebbe stato<br />

solo un innocuo giuoco, se non fosse giunto qualche esaltato (e<br />

come chiamarlo altrimenti?), a codificare codeste fantasie, e a<br />

proporre l’imitazione seria delle autentiche Tribù di Pellerossa, in<br />

tutti i loro costumi e riti, dall’incantesimo del fuoco in poi.<br />

<strong>Il</strong> Baden-Powell protestò: «C’è qualcuno che s’immagina che<br />

Woodcraft significhi che bisognava acconciarsi da Pellerossa,<br />

con piume, totem, wampum e altri gingilli. Niente affatto. Per<br />

Woodcraft intendiamo semplicemente la conoscenza e la pratica<br />

del campeggio, la vita nei boschi, lo studio della natura».<br />

E altrove:<br />

«Ho avuto occasione di far la conoscenza col Pellerossa<br />

autentico; non l’ho affatto visto con i colori con i quali l’hanno<br />

dipinto la leggenda e il romanzo”. 27<br />

Dal canto suo, H. G. Elwes, capo redattore del Bollettino<br />

Ufficiale, scriveva: «Io sostengo che un giovinetto, per diventare<br />

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