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PHOTO<br />
A<strong>RT</strong>A <strong>ntis</strong>.<strong>info</strong><br />
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Maurizio<br />
GALIMBE<strong>RT</strong>I<br />
ovvero<br />
dell’istantanea emozionante<br />
di Giuseppe Viviano<br />
Maurizio Galimberti non è un fotografo. O perlomeno non lo è<br />
nel senso convenzionale del termine, non limitandosi semplicisticamente<br />
a rappresentare la realtà. Egli stesso si definisce<br />
un artista della fotografia, o meglio un “Istant Artist”, perché<br />
nei suoi scatti insegue la vibrazione emozionale. Il suo nome è<br />
legato alla fotografia istantanea, quella particolare fotografia<br />
che consente di vedere i risultati subito dopo lo scatto. E - cosa<br />
di non poca importanza per l’autore - di poter intervenire in<br />
fase di sviluppo sulla superficie impressionabile, facendovi pressione<br />
con uno stilo, al fine di ottenere effetti originali e irripetibili.<br />
Quella di Galimberti è una vicenda artistica costantemente<br />
votata alla ricerca. Una ricerca stilistica e di contenuti che<br />
aderisce a forme di rappresentazione di una realtà soggettivamente<br />
interpretata, in cui gli elementi fisici, pur conservando<br />
la loro plasticità e riconoscibilità, sono trasfigurati dalla volontà<br />
e dall’azione dell’artista. Leitmotiv di questa ricerca è la creatività,<br />
che contraddistingue e identifica le opere. Maurizio<br />
Galimberti si avvicina alla fotografia sperimentando dapprima<br />
con una Widelux a pellicola tradizionale, dotata di obiettivo<br />
rotante per panoramiche, e a partire dal 1983 passa definitivamente<br />
alla Polaroid a sviluppo istantaneo, il mezzo espressivo<br />
che contribuirà alla formazione e allo sviluppo della sua cifra<br />
stilistica. Egli padroneggia il mezzo fotografico ed è consapevole<br />
delle sue potenzialità espressive. Della Polaroid lo affascina,<br />
oltre all’immediatezza dello sviluppo, la resa delle tonalità<br />
cromatiche tipica della pellicola. Intraprende allora un intenso<br />
percorso di sperimentazione, tuttora in atto, che rivelerà il valore<br />
artistico di questo autore e che nei primi anni Novanta gli<br />
consentirà di iniziare un rapporto di collaborazione con Polaroid<br />
Italia, di cui diventerà il testimonial ufficiale. Sin dai primi<br />
approcci con la fotografia, la produzione di Galimberti risente<br />
degli echi dei movimenti avanguardisti del secolo scorso.<br />
Sono il Cubismo e, principalmente, il Futurismo e il Dadaismo,<br />
a influenzare i suoi primi lavori, le panoramiche realizzate attraverso<br />
un obiettivo rotante. Lo stesso artista ha dichiarato in più<br />
occasioni di ispirarsi al futurista Umberto Boccioni e al dadaista<br />
Marcel Duchamp, e di avere in Picasso un punto di riferimento<br />
essenziale. Delle avanguardie storiche, l’artista viene attratto<br />
dal concetto della scomposizione della forma su piani visivi diversi,<br />
già applicata dai cubisti alla dimensione spaziale, per la<br />
possibilità di rappresentare lo stesso soggetto non solo da punti<br />
di osservazione differenti, e dunque con prospettive differen-<br />
Ready made:<br />
Tessera Ordine Goliardico, Napoli 2010<br />
courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />
Ready made:<br />
Italia 2010<br />
courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />
ti, ma anche in momenti diversi, operando in tal modo sulla<br />
dimensione temporale. Attraverso un’evoluzione graduale e<br />
ragionata, che trae spunto da movimenti artistici che hanno<br />
segnato un’epoca per poi svilupparsi in maniera autonoma e<br />
originale, comincia a delinearsi quello stile inconfondibile che<br />
caratterizzerà la produzione dell’artista, passando dalla fotografia<br />
singola ai famosi mosaici in cui le immagini sono disposte<br />
su piani visivi sfalsati e scomposte in frammenti, talvolta numerosi.<br />
Soggetti ricorrenti dei mosaici sono i ritratti, i paesaggi urbani,<br />
gli elementi architettonici. La tecnica del mosaico, già<br />
utilizzata da autori come David Hockney e Lucas Samaras, viene<br />
reinterpretata in modo personale nei ritratti. I primi mosaiciritratti<br />
risalgono alla fine degli anni Ottanta, con composizioni<br />
di due o tre immagini. In seguito Galimberti applica alla comune<br />
Polaroid un “collector”, ossia una scatola in grado di ottenere<br />
immagini a grandezza naturale, e realizza opere composte<br />
anche da un gran numero di istantanee seguendo uno<br />
schema ricorrente: inizia a fotografare dall’alto al basso e da<br />
sinistra a destra, appoggiando il “collector” al volto, attento<br />
a valorizzare le peculiarità dei soggetti e a coglierne l’anima,<br />
quindi ordina in sequenza le immagini. Una creazione a mano<br />
libera, la sua, impulsiva, alimentata dall’esperienza e dall’emozione<br />
che egli stesso sente nel momento in cui fotografa. L’artista<br />
ha eseguito ritratti di star internazionali del cinema, del<br />
mondo della moda, dello spettacolo, dello sport, della cultura,<br />
della politica e persino della religione. Ha “scomposto”, tra gli<br />
altri, personaggi come Robert De Niro, Catherine Zeta Jones,<br />
George Clooney, Jonnhy Depp, Lady Gaga, guadagnandosi il<br />
primo posto nella classifica dei foto-ritrattisti italiani stilata dalla<br />
rivista Class nel 1999; le emozioni più forti, però, le vive quando<br />
ha a che fare con personaggi del mondo della cultura, Mario<br />
Luzi o Norberto Bobbio ad esempio, che si mostrano nella<br />
loro vera natura, senza resistenze né sovrastrutture. La stessa<br />
tecnica è utilizzata nei mosaici più recenti raffiguranti ambienti<br />
urbani: veri e propri reportage che presentano un luogo o un<br />
edificio-simbolo della città da un punto di vista insolito, o meglio<br />
da molteplici punti di vista. Una ricerca che ha portato<br />
alla pubblicazione di volumi a tema, come “Metacittàfisica”,<br />
che raccoglie mosaici di varie città europee, “Napoli Istantanea”,<br />
“A Journey to Italy - Viaggio in Italia”. Galimberti ha una<br />
particolare attenzione per gli edifici, sia per i monumenti con<br />
cui si identifica una città che per i palazzi dell’economia, della<br />
Mosaico Galleria Umberto, Napoli<br />
Polaroid, cm 120x60<br />
courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />
a destra<br />
Mosaico Roby<br />
Polaroid, cm 120x50<br />
collezione privata<br />
cultura, della fede, del potere. I mosaici, più delle foto singole,<br />
non lasciano spazio all’improvvisazione: richiedono un piano<br />
progettuale e si caratterizzano per l’intenzionalità. Sono lavori<br />
di un certo rigore, che risentono della formazione tecnica del<br />
loro autore, maturata durante gli studi da geometra e affinata<br />
sul campo nei cantieri edili di famiglia. Di particolare suggestione<br />
è inoltre la recente produzione di “ready made” che<br />
richiama, ancora, la poetica dadaista. L’osservazione del quotidiano<br />
e l’analisi di oggetti comuni presenti nei luoghi di vita<br />
vissuta, profondamente intrisi di valori emozionali, conducono<br />
l’artista lombardo a una promettente sperimentazione su materiali<br />
e prodotti già utilizzati, trasformati in oggetti altri e investiti<br />
di nuovi significati. Egli opera su cartoline e materiali pubblicitari,<br />
mappe e carte geografiche, vecchi documenti, giornali<br />
e riviste, buste e carta da pacchi affrancata e bollata, pagine<br />
e biglietti su cui si leggono messaggi lontani nel tempo, ne<br />
fotografa un frammento, quello che l’istinto e l’esperienza gli<br />
suggeriscono, e vi applica l’istantanea ottenuta, non prima di<br />
averla manipolata in fase di sviluppo come nel suo stile classi-<br />
co. Il risultato è un nuovo prodotto, un’opera d’arte che splende<br />
di luce propria, in cui due piani materici, semantici e temporali<br />
convivono e si fondono in un’armonia di segni, linguaggi<br />
e messaggi. Un timbro, personalizzato con il nome dell’artista<br />
e datato, viene posto a suggello dell’atto creativo, fornendo<br />
all’opera un ulteriore elemento di connotazione temporale.<br />
L’intervento dell’artista trae origine da un istinto emotivo, dal<br />
sentimento che suscitano gli oggetti sui quali agisce, le piccole<br />
cose della vita di tutti i giorni concettualmente assimilabili agli<br />
“oggetti d’affezione” di Man Ray, nell’intimo bisogno di riappropriarsene<br />
per mezzo dell’atto creativo. Anche nell’era del<br />
digitale, Galimberti continua ad esprimersi attraverso la tradizionale<br />
Polaroid per le straordinarie possibilità di manipolazione<br />
intenzionale che la pellicola a sviluppo istantaneo offre nel<br />
breve lasso di tempo che intercorre tra lo scatto e il momento<br />
il cui l’immagine si è fissata.<br />
Maurizio Galimberti<br />
vive e lavora tra Meda (MB), Peschiera del Garda(VR) e Parigi<br />
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