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PHOTO<br />

A<strong>RT</strong>A <strong>ntis</strong>.<strong>info</strong><br />

16<br />

Maurizio<br />

GALIMBE<strong>RT</strong>I<br />

ovvero<br />

dell’istantanea emozionante<br />

di Giuseppe Viviano<br />

Maurizio Galimberti non è un fotografo. O perlomeno non lo è<br />

nel senso convenzionale del termine, non limitandosi semplicisticamente<br />

a rappresentare la realtà. Egli stesso si definisce<br />

un artista della fotografia, o meglio un “Istant Artist”, perché<br />

nei suoi scatti insegue la vibrazione emozionale. Il suo nome è<br />

legato alla fotografia istantanea, quella particolare fotografia<br />

che consente di vedere i risultati subito dopo lo scatto. E - cosa<br />

di non poca importanza per l’autore - di poter intervenire in<br />

fase di sviluppo sulla superficie impressionabile, facendovi pressione<br />

con uno stilo, al fine di ottenere effetti originali e irripetibili.<br />

Quella di Galimberti è una vicenda artistica costantemente<br />

votata alla ricerca. Una ricerca stilistica e di contenuti che<br />

aderisce a forme di rappresentazione di una realtà soggettivamente<br />

interpretata, in cui gli elementi fisici, pur conservando<br />

la loro plasticità e riconoscibilità, sono trasfigurati dalla volontà<br />

e dall’azione dell’artista. Leitmotiv di questa ricerca è la creatività,<br />

che contraddistingue e identifica le opere. Maurizio<br />

Galimberti si avvicina alla fotografia sperimentando dapprima<br />

con una Widelux a pellicola tradizionale, dotata di obiettivo<br />

rotante per panoramiche, e a partire dal 1983 passa definitivamente<br />

alla Polaroid a sviluppo istantaneo, il mezzo espressivo<br />

che contribuirà alla formazione e allo sviluppo della sua cifra<br />

stilistica. Egli padroneggia il mezzo fotografico ed è consapevole<br />

delle sue potenzialità espressive. Della Polaroid lo affascina,<br />

oltre all’immediatezza dello sviluppo, la resa delle tonalità<br />

cromatiche tipica della pellicola. Intraprende allora un intenso<br />

percorso di sperimentazione, tuttora in atto, che rivelerà il valore<br />

artistico di questo autore e che nei primi anni Novanta gli<br />

consentirà di iniziare un rapporto di collaborazione con Polaroid<br />

Italia, di cui diventerà il testimonial ufficiale. Sin dai primi<br />

approcci con la fotografia, la produzione di Galimberti risente<br />

degli echi dei movimenti avanguardisti del secolo scorso.<br />

Sono il Cubismo e, principalmente, il Futurismo e il Dadaismo,<br />

a influenzare i suoi primi lavori, le panoramiche realizzate attraverso<br />

un obiettivo rotante. Lo stesso artista ha dichiarato in più<br />

occasioni di ispirarsi al futurista Umberto Boccioni e al dadaista<br />

Marcel Duchamp, e di avere in Picasso un punto di riferimento<br />

essenziale. Delle avanguardie storiche, l’artista viene attratto<br />

dal concetto della scomposizione della forma su piani visivi diversi,<br />

già applicata dai cubisti alla dimensione spaziale, per la<br />

possibilità di rappresentare lo stesso soggetto non solo da punti<br />

di osservazione differenti, e dunque con prospettive differen-<br />

Ready made:<br />

Tessera Ordine Goliardico, Napoli 2010<br />

courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />

Ready made:<br />

Italia 2010<br />

courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />

ti, ma anche in momenti diversi, operando in tal modo sulla<br />

dimensione temporale. Attraverso un’evoluzione graduale e<br />

ragionata, che trae spunto da movimenti artistici che hanno<br />

segnato un’epoca per poi svilupparsi in maniera autonoma e<br />

originale, comincia a delinearsi quello stile inconfondibile che<br />

caratterizzerà la produzione dell’artista, passando dalla fotografia<br />

singola ai famosi mosaici in cui le immagini sono disposte<br />

su piani visivi sfalsati e scomposte in frammenti, talvolta numerosi.<br />

Soggetti ricorrenti dei mosaici sono i ritratti, i paesaggi urbani,<br />

gli elementi architettonici. La tecnica del mosaico, già<br />

utilizzata da autori come David Hockney e Lucas Samaras, viene<br />

reinterpretata in modo personale nei ritratti. I primi mosaiciritratti<br />

risalgono alla fine degli anni Ottanta, con composizioni<br />

di due o tre immagini. In seguito Galimberti applica alla comune<br />

Polaroid un “collector”, ossia una scatola in grado di ottenere<br />

immagini a grandezza naturale, e realizza opere composte<br />

anche da un gran numero di istantanee seguendo uno<br />

schema ricorrente: inizia a fotografare dall’alto al basso e da<br />

sinistra a destra, appoggiando il “collector” al volto, attento<br />

a valorizzare le peculiarità dei soggetti e a coglierne l’anima,<br />

quindi ordina in sequenza le immagini. Una creazione a mano<br />

libera, la sua, impulsiva, alimentata dall’esperienza e dall’emozione<br />

che egli stesso sente nel momento in cui fotografa. L’artista<br />

ha eseguito ritratti di star internazionali del cinema, del<br />

mondo della moda, dello spettacolo, dello sport, della cultura,<br />

della politica e persino della religione. Ha “scomposto”, tra gli<br />

altri, personaggi come Robert De Niro, Catherine Zeta Jones,<br />

George Clooney, Jonnhy Depp, Lady Gaga, guadagnandosi il<br />

primo posto nella classifica dei foto-ritrattisti italiani stilata dalla<br />

rivista Class nel 1999; le emozioni più forti, però, le vive quando<br />

ha a che fare con personaggi del mondo della cultura, Mario<br />

Luzi o Norberto Bobbio ad esempio, che si mostrano nella<br />

loro vera natura, senza resistenze né sovrastrutture. La stessa<br />

tecnica è utilizzata nei mosaici più recenti raffiguranti ambienti<br />

urbani: veri e propri reportage che presentano un luogo o un<br />

edificio-simbolo della città da un punto di vista insolito, o meglio<br />

da molteplici punti di vista. Una ricerca che ha portato<br />

alla pubblicazione di volumi a tema, come “Metacittàfisica”,<br />

che raccoglie mosaici di varie città europee, “Napoli Istantanea”,<br />

“A Journey to Italy - Viaggio in Italia”. Galimberti ha una<br />

particolare attenzione per gli edifici, sia per i monumenti con<br />

cui si identifica una città che per i palazzi dell’economia, della<br />

Mosaico Galleria Umberto, Napoli<br />

Polaroid, cm 120x60<br />

courtesy The Apartment Contemporary Art, Napoli<br />

a destra<br />

Mosaico Roby<br />

Polaroid, cm 120x50<br />

collezione privata<br />

cultura, della fede, del potere. I mosaici, più delle foto singole,<br />

non lasciano spazio all’improvvisazione: richiedono un piano<br />

progettuale e si caratterizzano per l’intenzionalità. Sono lavori<br />

di un certo rigore, che risentono della formazione tecnica del<br />

loro autore, maturata durante gli studi da geometra e affinata<br />

sul campo nei cantieri edili di famiglia. Di particolare suggestione<br />

è inoltre la recente produzione di “ready made” che<br />

richiama, ancora, la poetica dadaista. L’osservazione del quotidiano<br />

e l’analisi di oggetti comuni presenti nei luoghi di vita<br />

vissuta, profondamente intrisi di valori emozionali, conducono<br />

l’artista lombardo a una promettente sperimentazione su materiali<br />

e prodotti già utilizzati, trasformati in oggetti altri e investiti<br />

di nuovi significati. Egli opera su cartoline e materiali pubblicitari,<br />

mappe e carte geografiche, vecchi documenti, giornali<br />

e riviste, buste e carta da pacchi affrancata e bollata, pagine<br />

e biglietti su cui si leggono messaggi lontani nel tempo, ne<br />

fotografa un frammento, quello che l’istinto e l’esperienza gli<br />

suggeriscono, e vi applica l’istantanea ottenuta, non prima di<br />

averla manipolata in fase di sviluppo come nel suo stile classi-<br />

co. Il risultato è un nuovo prodotto, un’opera d’arte che splende<br />

di luce propria, in cui due piani materici, semantici e temporali<br />

convivono e si fondono in un’armonia di segni, linguaggi<br />

e messaggi. Un timbro, personalizzato con il nome dell’artista<br />

e datato, viene posto a suggello dell’atto creativo, fornendo<br />

all’opera un ulteriore elemento di connotazione temporale.<br />

L’intervento dell’artista trae origine da un istinto emotivo, dal<br />

sentimento che suscitano gli oggetti sui quali agisce, le piccole<br />

cose della vita di tutti i giorni concettualmente assimilabili agli<br />

“oggetti d’affezione” di Man Ray, nell’intimo bisogno di riappropriarsene<br />

per mezzo dell’atto creativo. Anche nell’era del<br />

digitale, Galimberti continua ad esprimersi attraverso la tradizionale<br />

Polaroid per le straordinarie possibilità di manipolazione<br />

intenzionale che la pellicola a sviluppo istantaneo offre nel<br />

breve lasso di tempo che intercorre tra lo scatto e il momento<br />

il cui l’immagine si è fissata.<br />

Maurizio Galimberti<br />

vive e lavora tra Meda (MB), Peschiera del Garda(VR) e Parigi<br />

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