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Domenico ZORA<br />
<strong>www</strong>.domenicozora.it<br />
Si puo dire che ogni scultura di Zora sia un fenomeno di<br />
esperienza che adatta stile e sensibilità alla situazione concreta<br />
dell’opera, che è incontro specifico di forma e contenuto,<br />
interessato ora alla metafora ora alla somiglianza,<br />
ma senza un articolato interesse naturalistico quale e quello<br />
che lo caratterizza ogni opera rimarrebbe priva dello<br />
spiccato senso plastico che la personalizza. Una poetica<br />
complessa la sua, sia dal punto di vista dei soggetti scelti<br />
di volta in volta, sia da quello dei materiali, dei modi di<br />
lavorazione e delle patine con cui esprimerli; ma spesso<br />
Zora preferisce lo sviluppo diffuso di una tematica, con la<br />
qualità di materiali che sono lavorati con senso di durata<br />
come opere che vogliono e riescono a sfidare il tempo. (…)<br />
L’idea di bellezza che egli caratterizza viene da lontano,<br />
quasi da una condizione antropologica di siciliano nato e<br />
vissuto in un mondo di bellezza che si trova dappertutto,<br />
in un territorio stratificato di scultura, pittura e architettura<br />
che finisce per essere imprinting, continuato dall’istruzione<br />
artistica più importante del mondo, in cui non si e mai<br />
spezzato il filo della continuità e della legittimità, anche a<br />
dispetto del forte differenziale introdotto dal nostro tempo,<br />
diventato veloce consumatore di scuole e tendenze stilistiche,<br />
portate al limite della loro capacita espressive. (…)<br />
Non si tratta di un’idea statica di bellezza, ma di una complessa<br />
attività di ricerca, che Zora porta avanti con i mezzi<br />
espressivi della contaminazione, di elementi emulsionati da<br />
una sapiente attività inventiva. Nel suo lavoro compositivo<br />
Zora prende spunto da momenti diversi che vengono resi<br />
omogenei dalla capacità di tradurre la forma materiale in<br />
forma spirituale per poi riportarla in una forma “altra” che<br />
è quella dell’arte. (...)<br />
(...)“Mi riferisco qui alla scena di tragedia e di trionfo che è<br />
data dalla mattanza di tonni, vista nel momento del sacrificio,<br />
nel bagno di sangue. Un rito oltre che un mito, fatto di<br />
gesti, di uomini, di ripetizioni ossessive che servono a scandire<br />
il movimento della macchina di morte, ma senza che in<br />
essa vi sia senso di offesa, di violenza mentale, ma solo una<br />
ieratica e paradossale affermazione di vita. Zora ha lavorato<br />
a questa scena collettiva con una grande forza d’invenzione,<br />
facendo fare un salto di qualità all’evento, immortalandolo,<br />
prima della sua inevitabile scomparsa e consegna al<br />
Omaggio a Carla Fracci: Giulietta Insieme (Maternità) Il Satiro danzante La grande mattanza (part.)<br />
Studio<br />
Via G.Rossini, 5 - 90030 Altofonte (Pa)<br />
Telefax 091.438923 - domenicozora@libero.it<br />
museo, del lavoro inteso come fatica emblematica del dare<br />
la morte per permettere la vita. Zora ha composto un semicerchio<br />
dove avviene la scena e si incrociano i movimenti<br />
rituali dei pescatori, obbedienti alle prescrizioni disciplinari,<br />
con quelli scomposti delle bestie marine che annegano<br />
nel sangue il momento della loro involontaria passione. Si<br />
tratta di un bassorilievo che non ha nulla di oleografico<br />
e di decorativo, ma corrisponde ad una funzione sociale<br />
che l’arte conserva in occidente, senza per questo cadere<br />
nella sociologia, nell’essere al posto di un’altra cosa. (...)<br />
Francesco Gallo<br />
“Zora. Tunisi Cartagine”<br />
Campo Edizioni d’Arte, Alcamo 2002