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PROFILI<br />

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18<br />

Alberto BIASI<br />

una poetica di rigore<br />

di Marcello Palminteri<br />

L’integrità dell’opera di Alberto Biasi (Padova, 1937) è<br />

scandita da una cifra stilistica inconfondibile e coerente,<br />

pregnante e persuasiva, che da oltre un cinquantennio lo<br />

pone tra gli artisti più interessanti del panorama non solo<br />

nazionale. Unanimamente considerato tra i maggiori esponenti<br />

dell’Arte Cinetica e Programmata, Biasi è artista che<br />

non ama le classificazioni: “Se proprio mi si vuole etichettare,<br />

- dichiara in una recente intervista - vorrei essere catalogato<br />

e distinto per quello che effettivamente sono, cioè<br />

per la mia ricerca poliedrica ... quindi artista cinetico, ma<br />

anche optical, anche programmato, soprattutto gestaltico,<br />

insomma un artista caleidoscopico, iniziatore dell’arte<br />

interattiva, creatore di opere che non rappresentano ma<br />

diventano, costruttore di contenitori d’energia, di strumenti<br />

che interagiscono con chi li guarda, dando origine a immagini<br />

e forme virtuali, non cinetiche, si badi bene, ma dinamiche”.<br />

Costante, nel suo lavoro, è la ricerca di un equilibrio<br />

compositivo la cui razionalità strutturale non si esaurisce nella<br />

sola dimensione volumetrica; una razionalità che si accompagna,<br />

sempre, ad una interiorità che evidenzia l’assimilazione<br />

poetica come sentimento liberatorio. Infatti, se<br />

Dinamica visuale triangolare 1965<br />

tecnica mista, cm 100x115x4,5<br />

Distorsione gialla 1965<br />

tecnica mista, cm 130x110x4<br />

a destra<br />

Contrazione-Espansione 1987-1994<br />

tecnica mista, cm 70x104x3<br />

sotto<br />

Rompere il cerchio 2001<br />

tecnica mista, cm 50x45x3<br />

da un punto di vista tecnico rivela un sorprendente mestiere,<br />

necessario a chi, come lui, opera in ambiti di precisione<br />

e rigore, dal punto di vista emotivo rivitalizza una sintassi che<br />

si presenta senza cedimenti, densa di valori appartenenti<br />

all’universo dell’uomo e alle sue discipline. Negli anni Sessanta,<br />

anni inquieti e di intensa sperimentazione, la volontà<br />

di scoperta, la necessità di confronto, porteranno l’artista<br />

a formare il Gruppo N (1959, con il quale opererà sino al<br />

‘67); più tardi sarà tra i promotori di Nuove Tendenze (1961)<br />

e tra i fondatori di Arte Programmata (1962). Il superamento<br />

della pittura tradizionalmente intesa, avverrà con l’ausilio<br />

di strutture lamellari in pvc, prismi di cristallo, plexiglas<br />

e altri materiali utili ai “congegni” visivi immaginati dall’artista.<br />

Tuttavia Alberto Biasi non rinnegherà mai la pittura; il<br />

senso del colore, del resto, dà la dimensione dell’amore e<br />

del rispetto che l’artista nutre per essa. E lo si ravvisa nelle<br />

variazioni cromatiche, nelle sovrapposizioni, nel fascino<br />

misterioso delle sue forme su materiali trasparenti, nel rapporto<br />

tra movimento e staticità negli assemblaggi. Di più.<br />

Dopo gli anni di sperimentazione “di gruppo”, terminata la<br />

carica propulsiva del lavoro d’insieme, ovvero quando la<br />

ricerca di Biasi proseguirà “da solista”, la pittura invaderà<br />

il campo emergendo con rinnovata potenza: il suo lavoro<br />

assumerà un inconfondibile ritmo musicale, armonico, polifonico;<br />

giallo e ocra, celeste e azzurro, rosa e rosso, grigi e<br />

neri, fino a riflettere i suoi moti in una ondulazione di linee<br />

che nel tempo e soprattutto nelle opere più recenti, amerà<br />

sempre meno il rigore lineare e sempre più la diffusione<br />

cromatica, attraverso una deformazione che si specifica in<br />

una personalissima stilizzazione. Ne sono prova alcuni parti-<br />

colari elementi linguistici: l’organizzazione della complessità<br />

strutturale, la tendenza alle stratificazioni visive che mutano<br />

percettivamente le superfici, la disposizione della gamma<br />

dei colori, l’attenzione ad evitare gerarchie cromatiche;<br />

un modo per superare il vincolo di sincronie troppo rigide<br />

come antidoto all’irrigidimento dell’articolazione formale.<br />

Esaminare il corpus della sua opera, permette di comprendere<br />

come il genio della forma abiti nell’artista veneto e<br />

come esso sia capace di concretizzare uno stile capace<br />

di elaborare un vasto repertorio immaginifico il cui vigore<br />

formale e cromatico si agita in ogni composizione, non<br />

negando mai i lati emozionali del suo intervento. Potremmo<br />

dire che Biasi riesce a far coincidere le verità della<br />

geometria con le verità della natura e dell’idea, sorprendendoci<br />

attraverso l’opera d’arte grazie alla concretezza<br />

immediata con la quale si propone, con un vitalismo pulsante<br />

e la perfetta disponibilità nei confronti dell’esperienza<br />

visiva di chi guarda. E’ in virtù di queste regole, di<br />

questa poetica di rigore, che l’opera di Alberto Biasi riesce,<br />

come un contrappunto, un canone o una fuga, a destare<br />

assai presto l’impressione di una espressività sentita e vissuta,<br />

lirica ed elegiaca, come solo alla musica è concesso.<br />

Alberto Biasi<br />

vive ed opera a Padova<br />

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