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Prospezioni geofisiche - Treccani

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ESPLORAZIONE PETROLIFERA<br />

fig. 5. Schema per un magnetometro Fluxgate.<br />

linearità fra il campo inducente e il campo indotto). Un<br />

circuito secondario (ancora una bobina) avvolge tutte e<br />

due le barre (fig. 5). Ai suoi capi non si osserverà alcuna<br />

corrente indotta se il campo magnetico della Terra nel<br />

sito di misura è assente. Quando invece le barre sono allineate<br />

parallelamente a un campo magnetico esterno, in<br />

una di esse l’effetto congiunto del campo magnetico esterno<br />

e di quello prodotto dalla bobina provoca la saturazione.<br />

Analizzando la differenza fra i segnali sulle due<br />

bobine, è possibile ottenere in uscita una tensione proporzionale<br />

all’intensità del campo secondo la direzione<br />

delle barre; in tal modo si possono rilevare variazioni del<br />

campo magnetico terrestre dell’ordine del decimo di nT.<br />

Si utilizzano sensori triassiali, orientabili, per massimizzare<br />

il flusso secondo una direzione preferenziale.<br />

Altri strumenti sono i magnetometri a precessione<br />

nucleare, basati sul paramagnetismo nucleare, cioè sul<br />

fatto che i nuclei atomici sono dotati di un momento<br />

magnetico proprio, il quale tende ad allinearsi con un<br />

campo magnetico esterno. Sfruttando questa proprietà<br />

dei nuclei, e più precisamente dei protoni, si sono costruiti<br />

i magnetometri a precessione protonica. Un magnetometro<br />

del genere è costituito da una sonda con un recipiente<br />

contenente un liquido idrogenato (per esempio<br />

acqua) attorno a cui è avvolto un solenoide che, percorso<br />

da corrente, crea un campo magnetico di decine di<br />

migliaia di nT. I protoni tendono allora ad allineare il<br />

loro momento magnetico parallelamente al campo, cioè<br />

lungo l’asse del solenoide che è orientato perpendicolarmente<br />

al campo magnetico terrestre. Annullando bruscamente<br />

il campo del solenoide, i protoni cominciano a<br />

descrivere un moto di precessione intorno al campo<br />

magnetico terrestre. Tale moto induce ai capi della bobina<br />

una f.e.m. indotta, la cui misura permette di risalire al<br />

campo totale. Eliminando con altre bobine la componente<br />

verticale o una delle orizzontali, si può procedere alla<br />

misurazione di una sola componente. Questi strumenti<br />

uniscono grande precisione (fino a 0,1 nT) a relativa<br />

facilità d’uso, notevole speditezza e piccole dimensioni<br />

A<br />

e sono quindi adatti per misure in campagna; sono stati<br />

ampiamente utilizzati anche nelle prospezioni marine,<br />

con sensori trainati dalle navi a varie centinaia di metri<br />

di distanza e a profondità controllate, per migliorare la<br />

risoluzione ed evitare le interferenze. L’esecuzione di<br />

rilevamenti terrestri è effettuata mediante profili o mediante<br />

reti, con strumenti tenuti a 2 o 3 m di altezza fuori<br />

dalle sorgenti più superficiali e rioccupando una stazione<br />

base per il controllo delle derive, mentre un’altra stazione<br />

provvede al monitoraggio delle variazioni giornaliere<br />

del campo.<br />

Gran parte dei rilevamenti magnetici per la ricerca<br />

petrolifera è condotta utilizzando un aeromobile e misurando<br />

l’intensità del campo totale. L’aereo è dotato anche<br />

di strumentazione radar per l’altimetria e per il posizionamento<br />

satellitare (GPS, Global Positioning System). La<br />

quota di volo è usualmente di qualche centinaio di metri;<br />

se però esiste un rilievo morfologico variabile, si alzerà la<br />

quota per distinti blocchi di prospezione, assicurando una<br />

sufficiente sovrapposizione ai contorni. La distanza fra le<br />

linee di volo varia attorno a qualche chilometro. I rilievi<br />

aereomagnetici vengono realizzati grazie a maglie regolari<br />

formate da linee parallele fra di loro e tagliate da linee<br />

trasversali. Normalmente le linee parallele vengono acquisite<br />

con una frequenza maggiore e hanno direzione normale<br />

ai trend geologici conosciuti. Le trasversali vengono<br />

invece acquisite con una frequenza minore e vengono<br />

utilizzate per il controllo dei valori misurati.<br />

Utilizzando un elicottero è possibile volare a quote più<br />

vicine alla superficie del suolo e migliorare la risoluzione.<br />

Il prolungamento del campo osservato verso il basso,<br />

o verso l’alto, può essere fatto in sede di elaborazione (tipicamente<br />

di circa 3 nT per ogni variazione di 100 m).<br />

Per la rilevazione di campi a bassa intensità sono stati<br />

sviluppati magnetometri a sensibilità elevatissima, come<br />

i magnetometri a risonanza magnetica o quelli a pompaggio<br />

ottico, basati sull’allineamento risonante del<br />

momento magnetico dei nuclei, che operano con vapori<br />

di cesio e rubidio, raggiungono sensibilità di 10 3 nT e<br />

forniscono misure assolute del campo magnetico. Strumenti<br />

per misure assolute sono anche i cosiddetti variometri,<br />

concettualmente molto più semplici, basati sui movimenti<br />

torsionali di un magnete sospeso a una fibra, oppure<br />

i magnetometri SQUID (Superconducting Quantum<br />

Interference Device), sensibili fino a campi di 10 5 nT. Il<br />

gradiometro è invece uno strumento utilizzato per misurare<br />

il gradiente di una componente del campo magnetico<br />

terrestre. Esso è basato sulla valutazione della diversa<br />

risposta di due sensori, disposti appropriatamente rispetto<br />

alla componente del gradiente che si intende misurare.<br />

Metodi di filtraggio e di interpretazione<br />

La fase di elaborazione e interpretazione può iniziare<br />

con la riduzione al polo, che trasforma la mappa delle<br />

anomalie magnetiche in una equivalente a quella che si<br />

246 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

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