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Paolo Cesaretti - Antichità e Tradizione Classica

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PAOLO CESARETTI<br />

elaborato come quello che riguarda Teofano, nessuno ha tanta cura per<br />

l’ambientazione e per la psicologia dei protagonisti, a partire dalle giovani<br />

aspiranti alle nozze imperiali 72 . Se c’è finzione, è una finzione credibile<br />

alla luce della scansione del tempo narrativo, dell’accuratezza della<br />

descrizione (visuality), della suspense accuratamente costruita e di cui le<br />

mani dei protagonisti sono efficace Leitmotiv narrativo.<br />

Le mani di Teofano ritorneranno in un altro passo, quando l’autore vorrà<br />

gettare luce su un diverso interno segreto. In precedenza, aveva ambientato<br />

la scena del bride-show non genericamente a Palazzo ma specificamente<br />

nella Magnaura (VTh 5,17), dapprima in un ταµιεν, poi in un γυµνάσιν.<br />

Ora conduce il lettore nella prigione dove Leone è gettato, a quanto leggiamo<br />

73 , insieme a moglie e figlia (un’altra Eudocia, ma il testo non ne fa<br />

il nome, con un’altra delle sue significative omissioni legate alla famiglia<br />

imperiale). L’incarceramento di Leone (storicamente 883-886) 74 , crea nell’imperatore<br />

una per il vero non molto imperiale (e tanto meno σή)<br />

caduta nel pathos dell’angoscia 75 , e nel testo è Teofano che gli parla con parole<br />

di consolazione. Indulgendo sulla bocca «onorata e santa» di Teofano,<br />

VTh si premura di osservare che le parole di questa nuova «Sara e Rebecca»<br />

(VTh 8,20-21), con sottolineatura dei due «tipi» veterotestamentari 76 , vengo-<br />

72 Su questo punto – inclini che si sia all’interpretazione «fisico-storica» o a<br />

quella «connotativo-letteraria» dei bride-shows – non si potrà non convenire con<br />

TREADGOLD, The Bride-shows of the Byzantine Emperors, cit., p. 408, per cui la storia<br />

narrata in VTh è «impressively circumstantial».<br />

73 Cf. TOUGHER, The Reign of Leo VI cit., pp. 137-138: l’autore reputa improbabile<br />

che Teofano e la piccola Eudocia siano state realmente incarcerate. L’elaborazione<br />

letteraria del loro incarceramento è comunque funzionale all’economia del testo, che<br />

può così presentare la protagonista non solo in veste di asceta ma anche in veste di<br />

Consolatrice.<br />

74 Ibid., pp. 55-60.<br />

75 Per questo tema cf. VTh 8,15-19; anche in precedenza, in 7,5 (sofferenza di<br />

Leone per la morte della madre). Non sembra si possa o si debba qui parlare di Kaiserkritik,<br />

sono semmai sottolineature affettive tipiche del testo.<br />

76 KURTZ, Zwei Griechische Texte cit., p. IV, fa riferimento al passo per sottolineare<br />

le conoscenze veterotestamentarie dell’autore. Ma ben più importante è il<br />

tema della funzionalizzazione e valorizzazione narrativa e qualitativa nel contesto<br />

della narrazione. Perché proprio Sara e Rebecca – esempi canonici di maternità tardiva<br />

– per Teofano, madre a meno di venti anni? Appare, a tutta prima, un ulteriore<br />

πρσδκητν rispetto a un condiviso «sistema di attese». Poi l’autore specifica: Sara<br />

viene menzionata perché come lei un tempo condivise le sofferenze di Abramo, così<br />

Teofano condivide quelle di Leone (VTh 8,20-21 – sempre che non fosse alluso un<br />

implicito riferimento anche alla Agar di Leone, cioè Zoe Zautzina). Invece il rimando<br />

a Rebecca è δι τν τρπν (VTh 8,21), «per l’atteggiamento» o l’«indole»,<br />

evidentemente in riferimento alla sua disinteressata generosità verso Isacco – il figlio<br />

«puro» di Abramo e Sara – nel celebre episodio narrato in Gen. 24,15 e seguenti.

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