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Paolo Cesaretti - Antichità e Tradizione Classica

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136<br />

PAOLO CESARETTI<br />

di questa ma di ogni santa 92 . Quando poi verrà la sua ora suprema e Teofano<br />

potrà, dopo estenuante e logorante ascesi, realizzare il suo desiderio<br />

di vita ultraterrena, ecco che finalmente ella rimetterà la sua santa anima<br />

alle sante mani di Dio (VTh 16,20 ες σίας τ ε ερας).<br />

A quel punto, sulla formularità agiografica tornerà a far leva quella<br />

Pathetisierungsucht che è fra gli elementi caratterizzanti del testo. Teofano<br />

avrà dato allo sposo, e da lui ricevuto, un ultimo abbraccio (VTh 16,14-15<br />

τελευταν σπασµν). Si tratta del terzo abbraccio in cui il testo coinvolge<br />

Teofano; si è già detto di quello da lei ricevuto da parte dell’ancella che<br />

l’accoglie tra le braccia dopo il prodigio e presagio imperiale dell’infanzia;<br />

l’altro era stato appena prima, quando cioè, nella chiesa costantinopolitana<br />

di Basso e della Semprevergine 93 , la piccola aveva abbracciato l’icona<br />

della Madre di Dio (VTh 4,7), in quello speciale legame con la<br />

Vergine che si è menzionato anche a proposito del seno verginale della<br />

nutrice e che ricomparirà anche in séguito 94 . Ma torniamo alla scena finale,<br />

al trionfo in morte di Teofano (VTh 16,15-16) che è descritta σν<br />

δάκρυσι τς παρεις ατ [scil. Λέντς] κα τς ερας ιλσα.<br />

Leone è dunque infine da lei abbracciato e baciato sulle guance e<br />

sulle mani, sicché il consorte imperiale ancora una volta appare più come<br />

terminale dell’azione che non come suo motore, per non definirlo addirittura<br />

comprimario. Statuaria, muta quanto mite funzione dell’altrui<br />

movimento ed emozione. Muta ma non inespressiva: lacrime e sofferenze<br />

non sembrano poter essere disgiunte da lui, qui come già al tempo del<br />

carcere o quando morì la madre Eudocia 95 .<br />

κτεινν ς τ Πέτρω oppure di ερά µι ρεν εί, per cui cf. H. FOLLIERI, Initia<br />

Hymnorum Ecclesiae Graecae,V/1, Città del Vaticano 1966 (Studi e testi, 215), pp. 89-90.<br />

92 A scorrere «a volo d’uccello» quella agiografia femminile bizantina del IX-X<br />

secolo che Rydén giudicava «extraordinary», non si troveranno facilmente esempi<br />

accostabili a quelli qui forniti in tema di visuality e tempo della narrazione. Il caso della<br />

mano amputata nella Vita di Teoctista di Lesbo è altra questione.Anche un testo apprezzabile<br />

come la Vita di Irene di Chrysobalanton – cf. The Life of St Irene Abbess of Chrysobalanton,<br />

A Critical Edition with Introduction, Translation, Notes and Indices by J.O.<br />

ROSENQVIST, Uppsala 1986 (Studia Byzantina Upsaliensia, 1) – non sfugge a una sua<br />

formularità. Ciò non significa che il testo non abbia pregi, opportunamente evidenziati<br />

dal Rosenqvist alle sue pp. XLIII-XLVIII. Si vuol solo dire che i suoi pregi specifici<br />

non sono questi, attenendo essi semmai al campo della struttura e della composizione.<br />

93 R. JANIN, La géographie ecclésiastique de l’empire byzantin, I:Le siège de Constantinople<br />

et le Patriarcat œcuménique, III: Les églises et les monastères, Paris 1953, pp.66-67<br />

(dove invero sembrano attribuirsi alla tarda Vita di Teofano, opera di Niceforo Gregora,<br />

dati che invece leggiamo nella nostra VTh).<br />

94 Cf. supra, p.122 e n. 39; anche e soprattutto infra, p.145 e n. 140.<br />

95 Cf. supra, n.75. Sulle reazioni «estreme» di Leone, Strano mi ricorda oppor-

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