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9] Giovanni Labus e l’iscrizione del Capitolium di Brescia 9 viante lettura dei frammenti della Loggia. Innanzi tutto dobbiamo tenere presente l’acribia con la quale lo studioso utilizza le fonti disponibili, ma non solo quelle epigrafiche, com’è logico attendersi, bensì anche quelle letterarie, quelle numismatiche e bibliografiche. Nel suo tentativo di ricostruzione del testo, infatti, la combinazione e il confronto dei dati messi a disposizione dalle singole tipologie di documenti lo aiutano progressivamente a sciogliere ogni dubbio e incertezza. “I nomi dunque, le titolazioni e le note croniche non ammettono opposizione, provate essendo da incontrastabili monumenti, i quali se da un lato chiariscono l’intero dettato dell’iscrizione, dall’altro gradita sorpresa far debbono a chi riportandola con la mente sul fregio di marmoreo edificio, dall’altezza e lunghezza di lei raccoglie quanto quello dovette essere grandioso e magnifico” 16 . Significativa anche questa ultima considerazione, legata alla forma e alle proporzioni del testo, che permettono al Labus, già nel 1823, di esprimersi sulle imponenti dimensioni del monumento cui l’iscrizione doveva fungere da coronamento17 . Il procedimento scientifico seguito dallo studioso lo porta a conclusioni assolutamente logiche e coerenti che egli afferma con forza in più di una circostanza, ribattendo con l’evidenza dei fatti tutte le questioni sollevate per contestare l’interpretazione del testo, come accade nella polemica che lo vede schierato contro l’abate Pietro Seletti18 . 16 Intorno varj antichi monumenti 1823, p. 118. 17 Dell’importanza che Labus attribuiva alle misurazioni e al rapporto fra le lettere e lo specchio epigrafico si ha testimonianza nella nota e dotta querelle che oppone Rodolfo Vantini a Raoul Rochette e legata alla pubblicazione dell’opera Museo bresciano illustrato (R. VANTINI, Intorno ad alcune osservazioni del sig. Raoul-Rochette sull’opera “Museo bresciano illustrato”, in «Commentari dell’Ateneo di Brescia per gli anni accademici MDCCCXLV-MDCCCXLVI», Brescia 1847, pp. 307-310. 18 Nota da tempo è la lettera di Labus a Giuseppe Brunati, datata Milano 27 maggio 1826, nella quale ribadisce la validità del suo metodo interpretativo
10 PIERFABIO PANAZZA [10 Infine, altre indicazioni utili a definire la statura davvero moderna dell’archeologo ed epigrafista bresciano sono desumibili da alcune lettere indirizzate a Girolamo Joli 19 . Si tratta, com’è noto, di scritti composti qualche anno dopo e sostanzialmente collegati al riordino delle raccolte epigrafiche locali in vista dell’apertura del Museo Patrio presso la cella centrale del Capitolium bresciano 20 . Si percepisce assai bene la volontà del Labus di trasmettere al suo più giovane corrispondente un rigoroso e sistemati- e la bontà della sua lettura dell’epigrafe del Capitolium (G. BUSTICO-G. ZA- DEI, Lettere inedite di Giovanni Labus al salodiano Giuseppe Brunati, presentate con proemio dal prof. Guido Bustico e scelte dal sig. Guido Zadei, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1908, Brescia 1909, pp. 186- 188) in contrasto con l’abate Pietro Seletti (P. SELETTI, Sopra due frammenti di un’antica latina inscrizione bresciana. Dissertazione storico-critica di don Pietro Seletti ... Con una lettera preliminare molto interessante ed in fine un’appendice, Milano 1826; successiva è invece un’ulteriore replica del sacerdote bussetano: P. SELETTI, Risposta alle critiche contro la dissertazione sopra due frammenti di una antica latina inscrizione bresciana dell’abate Pietro Seletti pubblicate nelle gazzette di Milano 19 maggio, 2 e 25 giugno, e nel Giornale bresciano 26 maggio, 16 e 30 giugno 1826, Milano 1826). 19 Si tratta in particolare di tre missive, datate rispettivamente Milano 13 maggio, 22 novembre e 23 novembre 1828, pubblicate da A. BELLEZZA, Testimonianze inedite dai carteggi del tempo sull’allestimento del Museo romano bresciano, in Atti del Convegno internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium e per il 150° anniversario della sua scoperta (Ateneo di Brescia, 27-30 settembre 1973), I, Brescia 1975, pp. 95-125 (l’opera, d’ora in avanti, sarà citata come BELLEZZA 1975). 20 Quando il Museo fu inaugurato nel 1830, “in fronte alla porta maggiore” del Capitolium ricostruito venne collocata un’iscrizione il cui testo, dettato da G. Labus, era il seguente («Commentari dell’Ateneo di Brescia», 1830, p. 216): MONVMENTA . ANTIQVA . VRBIS . ET . AGRI IN . AEDEM . VESPASIANI. AVG . NOMINE . CONSPICVAM RVDERIBVS . EGESTIS . PARIETIBVS . RESTITVTIS TRANSLATA ORDO . POPVLVSQ . BRIXIANVS CVRAM . AGENTIBVS . SODALIBVS . ATHENAEI DECORI . PATRIÆ . CONSTITVIT AN. M DCCC XXX
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