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Martina Fedel - Formalizzazioni del ragionamento non ... - SELP

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Capitolo 1<br />

Logiche <strong>non</strong> monotone e<br />

<strong>ragionamento</strong> di senso comune<br />

1.1 Introduzione<br />

Se identifichiamo un agente con la relazione di conseguenza che caratterizza<br />

il suo modo di fare inferenza, è facile rendersi conto di come la logica classica<br />

sia inadeguata allo scopo di rappresentare un agente capace di agire in un<br />

ambiente dinamico e realistico, come quello in cui ci troviamo a ragionare ad<br />

agire quotidianamente. L’operatore classico di conseguenza soddisfa infatti<br />

il principio <strong>del</strong>la monotonia: se φ è conseguenza logica in senso classico di<br />

θ allora per una qualunque formula ψ si ha che φ continua a seguire da θ e<br />

ψ; tale operatore risulterà quindi adeguato a formalizzare il <strong>ragionamento</strong> di<br />

chi in ogni momento può trarre conclusioni sulla base di certezze ritenendo<br />

sufficienti le ragioni a sua disposizione.<br />

Un agente capace di agire in un mondo reale avrà invece informazioni parziali<br />

ed imperfette riguardo l’ambiente in cui opera, dalle quali basandosi sul<br />

′′ buon senso ′′ potrà trarre conclusioni che dovranno pertanto essere rivedibili<br />

con l’aggiunta di nuove informazioni. L’operatore di conseguenza adatto a<br />

rappresentare un tale agente dovrà pertanto catturare una nozione di conseguenza<br />

plausibile, in quanto il buon senso offre solo buone ragioni <strong>non</strong> necessariamente<br />

sufficienti sulla base <strong>del</strong>le quali trarre conclusioni, e <strong>non</strong> potrà<br />

quindi soddisfare il principio <strong>del</strong>la monotonia: se ′′ θ è una buona ragione per<br />

accettare φ ′′ significa che nelle situazioni più normali e plausibili se θ è vero<br />

anche φ lo è, ma se aggiungiamo alle ipotesi un qualunque enunciato ψ <strong>non</strong> è<br />

1


detto che sulla base <strong>del</strong> buon senso si possa continuare a dedurre φ in quanto<br />

le situazioni più normali in cui sono verificate θ e ψ possono <strong>non</strong> coincidere<br />

o <strong>non</strong> essere incluse in quelle in cui è verificato θ.<br />

Nel tentativo di avvicinarci ad una più precisa rappresentazione <strong>del</strong>la conoscenza<br />

e <strong>del</strong> <strong>ragionamento</strong> di ′′ senso comune ′′ , in cui l’aggiunta di nuove informazioni<br />

può portare alla revisione <strong>del</strong>l’insieme <strong>del</strong>le convinzioni precedentemente<br />

acettate che può quindi diminuire, ci troviamo perciò nella nnecessità<br />

di introdurre e studiare logiche diverse da quella classica e che siano<br />

<strong>non</strong>monotone.<br />

1.2 Piano <strong>del</strong>l’opera<br />

In seguito presenteremo sia sintatticamente che semanticamente tre diverse<br />

relazioni di conseguenza: una monotona, quella classica [Cap.2], e due <strong>non</strong>monotone,<br />

estensioni <strong>del</strong>la relazione di conseguenza classica e l’una strettamente<br />

inclusa nell’altra che chiameremo rispettivamente relazione di conseguenza<br />

razionale [Cap.4] e preferenziale [Cap.3].<br />

Per quanto riguarda la presentazione semantica, cercheremo di dare per<br />

tutte e tre le relazioni una caratterizzazione unitaria basata sull’idea intuitiva<br />

che una asserzione φ segue da θ quando φ è vera nei mondi preferiti di<br />

θ. In particolare faremo vedere che nel caso <strong>del</strong>la relazione di conseguenza<br />

monotona il concetto di preferibilità <strong>non</strong> si traduce in un ordinamento tra i<br />

mondi possibili ma viene assimilato nell’idea di accettabilità o meno di un<br />

mondo rispetto agli assiomi <strong>del</strong>la relazione stessa [sez. 2.3].<br />

Nel caso invece sia <strong>del</strong>le relazioni preferenziali che di quelle razionali l’idea<br />

di preferibilità si traduce proprio in un ordinamento tra i mondi possibili. Per<br />

le relazioni preferenziali questo ordinamento sarà parziale e affermeremo che<br />

φ è conseguenza plausibile di θ se e solo se φ è vera in tutti i mondi minimali<br />

rispetto a tale ordine in cui è vera θ [def. 3.5.1]; presenteremo quindi un<br />

mo<strong>del</strong>lo semantico corrispondente ad un insieme di alberi finito i cui nodi<br />

saranno etichettati con i mondi possibili che potranno quindi essere anche<br />

ripetuti.<br />

Nel caso razionale invece l’ordine tra i mondi sarà lineare e affermeremo<br />

che φ segue plausibilmente da θ se e solo se φ è vera nel mondo minimo<br />

rispetto alla relazione d’ordine in cui è verificata θ [def. 4.2.1]; il mo<strong>del</strong>lo<br />

2


semantico corrisponderà questa volta ad un vettore formato da sottoinsiemi<br />

di mondi possibili.<br />

Per tutte e tre le relazioni introdotte faremo poi vedere come i due diversi<br />

approcci <strong>del</strong>ineati,semantico e sintattico, siano equivalenti. Nel caso <strong>del</strong>le<br />

relazioni monotone mostreremo come intersecando tutte le relazioni accettabili<br />

sintatticamente rispetto alle regole proposte [2.1] sia possibile definire<br />

una minima relazione classica [Teorema 1] e proprio di questa daremo una<br />

caratterizzazione semantica tramite un Teorema di Completezza [Teorema<br />

2].<br />

Lo stesso faremo per le relazioni di conseguenza preferenziali: dopo aver<br />

presentato in 3.1 le condizioni che una relazione deve soddisfare per essere<br />

considerata preferenziale mostreremo come anche per queste valga la chiusura<br />

per intersezione [Teorema 5] ed enuncieremo poi un risultato di Completezza<br />

[Teorema 8]<br />

Nel caso <strong>del</strong>le relazioni razionali [4.1.1] osserveremo invece come venga<br />

meno proprio la chiusura per intersezione [Oss.4.1.2]: per mostrare l’equivalenza<br />

tra approccio semantico e sintattico <strong>non</strong> sarà quindi sufficiente<br />

ricorrere ad un Teorema di Completezza, il quale fa riferimento ad una particolare<br />

relazione, ma dovremo ricorrere piuttosto ad un Teorema di Rappresentaizone<br />

[Teorema 4.2.1] il quale dimostra che ogni relazione sintatticamente<br />

presentata di una determinata classe, nel nostro caso la classe <strong>del</strong>le<br />

relazioni razionali, è uguale ad una relazione appartenente alla classe stessa<br />

ma semanticamente introdotta.<br />

Per dare un’unitarietà alla nostra presentazione enunceremo poi un analogo<br />

Teorema di Rappresentazione per relazioni monotone [Teorema 3] e per<br />

relazioni preferenziali [Teorema 7].<br />

3


Capitolo 2<br />

Richiami sulla Logica Classica<br />

Prima di iniziare lo studio <strong>del</strong>le logiche <strong>non</strong>-monotone torniamo un attimo<br />

alla logica classica con l’intento <strong>non</strong> di dare una trattazione approfondita di<br />

tale argomento ma con quello di mettere in evidenza le forti analogie nelle<br />

indagini semantiche e sintattiche <strong>del</strong>le relazioni di conseguenza monotone e<br />

<strong>non</strong>-monotone e sottolineare quindi la naturalezza <strong>del</strong> passaggio dallo studio<br />

<strong>del</strong>le prime allo studio <strong>del</strong>le seconde.<br />

Definizione 2.0.1. Un linguaggio L è un insieme di lettere dette variabili<br />

proposizionali p1, p2, p3, . . . .<br />

In seguito assumeremo che il linguaggio sia finito, quindi L = {p1, . . . , pn}.<br />

Definizione 2.0.2. L’insieme dei connettivi proposizionali presi in considerazione<br />

è C = {∧, ∨, →, ¬} dove<br />

• ∧ denota la congiunzione<br />

• ∨ denota la disgiunzione<br />

• → denota l’implicazione<br />

• ¬ denota la negazione<br />

4


Definizione 2.0.3. Fissato il linguaggio proposizionale L possiamo definire<br />

ricorsivamente l’insieme EL degli enunciati <strong>del</strong> linguaggio L utilizzando i<br />

connettivi in C come:<br />

EL0 = L<br />

ELn+1 = ELn ∪ {(θ ∧ φ), (θ ∨ φ), (θ → φ), ¬θ| θ, φ ∈ ELn}<br />

EL = <br />

n ELn<br />

In seguito ulitizzeremo lettere greche minuscole θ, φ, ψ, . . . per gli elementi<br />

di EL, mentre useremo le maiuscole Γ, ∆, . . . per i sottoinsiemi di EL.<br />

2.1 Presentazione Sintattica<br />

Definizione 2.1.1. Chiamiamo relazione di conseguenza monotona una relazione<br />

|∼ mon⊆ 2EL × EL che soddisfa le condizioni seguenti:<br />

REF<br />

∧ D<br />

∧ S<br />

∨ D<br />

∨ S<br />

→ D<br />

Modus Ponens<br />

θ |∼ mon θ<br />

Γ |∼ mon θ Γ |∼ mon φ<br />

Γ |∼ mon θ ∧ φ<br />

Γ |∼ mon θ<br />

Γ |∼ mon θ ∨ φ<br />

Γ, θ, φ |∼ mon ψ<br />

Γ, θ ∧ φ |∼ mon ψ<br />

Γ |∼ mon θ<br />

Γ |∼ mon φ ∨ θ<br />

Γ, θ |∼ mon ψ Γ, φ |∼ mon ψ<br />

Γ, θ ∨ φ |∼ mon ψ<br />

Γ, θ |∼ mon φ<br />

Γ |∼ mon (θ → φ)<br />

Γ |∼ mon θ Γ |∼ mon (θ → φ)<br />

Γ |∼ mon φ<br />

5


RAA<br />

¬ D<br />

Monotonia<br />

Γ |∼ mon ¬¬θ<br />

Γ |∼ mon θ<br />

Γ, θ |∼ mon φ Γ, θ |∼ mon ¬φ<br />

Γ |∼ mon ¬θ<br />

Γ |∼ mon θ<br />

Γ ∪ ∆ |∼ mon θ<br />

Le proprietà sopra presentate, oltrechè come condizioni che catturano<br />

aspetti <strong>del</strong>la nozione di conseguenza che si vuole formalizzare, possono essere<br />

viste come relazioni puramente sintattiche tra le premesse al di sopra <strong>del</strong>la<br />

barra e le conseguenza al di sotto <strong>del</strong>la barra stessa ed essere considerate come<br />

regole di inferenza. Possiamo a questo punto dare la seguente definizione:<br />

Definizione 2.1.2. Una derivazione (o dimostrazione formale) per il calcolo<br />

proposizionale è una sequenza finita di applicazioni <strong>del</strong>le regole di inferenza<br />

sopra menzionate.<br />

Definizione 2.1.3. Siano θ ∈ EL e Γ un sottoinsieme finito di EL. Diciamo<br />

che ′′ Γ dimostra θ ′′ scritto Γ ⊢ θ se e solo se il sequente Γ |∼ mon θ è derivabile<br />

a partire dalle regole.<br />

Teorema 1. • ⊢ è una relazione di conseguenza monotona.<br />

• se |∼ mon è una relazione di conseguenza monotona e Γ ⊢ θ<br />

allora Γ |∼ mon θ.<br />

• Γ ⊢ θ ⇐⇒ per tutte le relazioni di conseguenza monotone |∼ mon si ha<br />

Γ |∼ mon θ.<br />

ossia ⊢ è la più piccola relazione di conseguenza monotona.<br />

Dimostrazione. Per la dimostrazione vedi [9].<br />

6


2.2 Presentazione Semantica<br />

Per formalizzare la nozione di conseguenza logica secondo un determinato<br />

schema di <strong>ragionamento</strong> che vogliamo catturare si pu seguire anche un approccio<br />

diverso da quello sintattico seguito sopra. presentato si può seguire<br />

anche un diverso tipo di approccio che tiene in considerazione le relazioni che<br />

intercorrono tra una qualsiasi formula ed oggetti esterni ad essa. Secondo<br />

questo tipo di approccio che chiameremo semantico, si tiene in considerazione<br />

le relazioni che intercorrono tra una qualsiasi formula ed oggetti esterni ad<br />

essa; quello che si cerca di fare è quindi attribuire un significato agli elementi<br />

<strong>del</strong> linguaggio, dare loro un’interpretazione (ad esempio, nel caso <strong>del</strong> calcolo<br />

proposizionale, i valori di verità 0 e 1) verificando l’adeguatezza materiale<br />

<strong>del</strong>la formalizzazione proposta rispetto ai vincoli esterni individuati.<br />

Tale approccio è quindi in linea con quanto afferma Tarski in un suo scritto<br />

<strong>del</strong> 1936:<br />

The concept of following logically belongs to the category of those concepts<br />

whose introduction into the domain of exact formal investigations was<br />

not only an act of arbitrary decision on the side of this or that researcher: in<br />

making precise the content of this concept, efforts were made to conform to<br />

the everyday pre-existing way it is used.<br />

(Tarski A. On the concept of following logically, History and Philosophy<br />

of Logic, Volume 23, Number 3, pp. 155-196, 2002) Diamo quindi le seguenti<br />

definizioni.<br />

Definizione 2.2.1. Una valutazione su un linguaggio L è una funzione<br />

v : L −→ {0, 1}<br />

Nonostante sia definita solo su L = EL0 possiamo estendere una valutazione<br />

su tutte le espressioni <strong>del</strong> linguaggio sfruttando il principio di composizionalità<br />

<strong>del</strong>le formule, ovvero il fatto che il valore di verità di un enunciato<br />

composto dipende dal valore di verità dei suoi componenti. Quindi<br />

se θ = ¬φ allora v(θ) = 1 se v(φ) = 0 e 0 altrimenti<br />

se θ = (φ ∧ ψ) allora v(θ) = 1 se v(φ) = v(ψ) = 1 e 0 altrimenti<br />

se θ = (φ ∨ ψ) allora v(θ) = 0 se v(φ) = v(ψ) = 0 e 1 altrimenti<br />

se θ = (φ → ψ) allora v(θ) = 0 se v(φ) = 1 e v(ψ) = 0 e 1 altrimenti.<br />

7


Definizione 2.2.2. Diciamo che due enunciati θ e φ sono logicamente equivalenti<br />

e scriviamo θ ≡ φ se per ogni valutazione v si ha v(θ) = v(φ).<br />

Definizione 2.2.3. Siano V linsieme <strong>del</strong>le valutazioni su L e Γ ⊆ EL.<br />

Diciamo che v ∈ V è un mo<strong>del</strong>lo di Γ se per ogni γ ∈ Γ si ha v(γ) = 1<br />

Nel 1936 Tarski formulò le condizioni di accettabilità che stanno alla base<br />

<strong>del</strong>la definizione di conseguenza logica in forma semantica:<br />

Let us consider an arbitrary class of sentences Γ and an arbitrary sentence<br />

θ which follows from the sentences of this class. From the point of view of<br />

everyday intuitions it is clear that it cannot happen that all the sentences of<br />

the class Γ would be true but at the same time the sentence θ would be false.<br />

(Tarski A. On the concept of following logically, History and Philosophy of<br />

Logic, Volume 23, Number 3, pp. 155-196, 2002)<br />

Formalizzando tale definizione intuitiva lo stesso Tarski diede nello stesso<br />

scritto la seguente definizione:<br />

We say that the sentence θ follows logically from the sentences of the<br />

class Γ if and only if every mo<strong>del</strong> of the class Γ is at the same time a mo<strong>del</strong><br />

of the sentence θ.<br />

Definizione 2.2.4. Sia Γ ⊆ EL, allora diremo che Γ implica classicamente<br />

θ, scritto Γ |= θ, se ogni mo<strong>del</strong>lo di Γ è mo<strong>del</strong>lo di θ.<br />

Questa definizione è la formalizzazione che si ottiene <strong>del</strong> concetto classico<br />

di conseguenza seguendo quello che abbiamo chiamato approccio semantico.<br />

Osservazione 2.2.1. Osserviamo inoltre che la definizione sopra esposta mette<br />

bene in evidenza come la nozione classica di conseguenza <strong>non</strong> sia compatibile<br />

con la volontà di rappresentare un agente capace di muoversi in un ambiente<br />

dinamico solo parzialmente noto e che debba essere in grado di rivedere le<br />

sue conclusioni; infatti si ha che θ segue in senso classico da Γ se ogni volta<br />

che tutte le asserzioni di Γ sono vere allora anche θ è vera. In particolare<br />

quindi è soddisfatto il principio <strong>del</strong>la monotonia:<br />

per ogni θ, φ, ψ ∈ EL si ha che θ |= φ ⇒ θ ∧ ψ |= φ.<br />

8


Siamo a questo punto in grado di dimostrare l’equivalenza tra i due diversi<br />

approcci enunciando il Teorema di Completezza per relazioni di conseguenza<br />

Monotone:<br />

Teorema 2 (Completezza). Sia Γ ⊆ EL, θ ∈ EL. Allora<br />

Γ |= θ ⇐⇒ Γ ⊢ θ<br />

Come anticipato nel Cap.1 enunciamo per le relazioni di conseguenza<br />

monotone un Teorema di Rappresentazione:<br />

Teorema 3 (Teorema di Rappresentazione per Relazioni di Conseguenza<br />

Monotone). Sia ∆ ⊆ EL un sottoinsieme finito e definiamo una relazione<br />

|∼∆ nel seguente modo:<br />

Γ |∼∆ θ ⇐⇒ Γ, ∆ ⊢ θ (∗)<br />

Allora |∼∆ è una relazione di conseguenza monotona. Viceversa data una<br />

relazione di conseguenza monotona |∼∆ allora c’è un insieme finito ∆ ⊆ SL<br />

tale che la relazione sopra vale.<br />

Dimostrazione. Per la dimostrazione vedi [9].<br />

Osserviamo che per il teorema di Completezza sopra enunciato possiamo<br />

riscrivere l’equazione (*) nella forma:<br />

Γ |∼∆ φ ⇐⇒ Γ, ∆ |= φ<br />

2.3 Valutazioni e Atomi<br />

Introduciamo adesso il concetto di atomo il quale permetterà di attuare un<br />

cambio di notazione che metterà in evidenza la naturalezza <strong>del</strong> passaggio dalla<br />

costruzione di un mo<strong>del</strong>lo semantico per l’operatore classico di conseguenza<br />

a quella di un mo<strong>del</strong>lo semantico per relazioni di conseguenza <strong>non</strong>monotone.<br />

Sia L = {p1, . . . , pn}; poniamo p 1 = p e p 0 = ¬p.<br />

9


Definizione 2.3.1. Definiamo atomi di L i 2 n enunciati <strong>del</strong>la forma<br />

p ε1<br />

1 ∧ . . . ∧ p εn<br />

n<br />

con εi ∈ {0, 1}<br />

e indichiamo il loro insieme in questo modo At L = {αi|i = 1, . . . , 2 n }<br />

Osserviamo ora che per ogni valutazione V sul linguaggio L si ha<br />

V (pε <br />

ε = 1, V(p)=1;<br />

) = 1 ⇐⇒<br />

ε = 0, V(¬ p)=1.<br />

Quindi V (pε ) = 1 ⇐⇒ V (p) = ε<br />

A questo punto siamo in grado di dimostrare il seguente teorema:<br />

Proposizione 2.3.1. Dato un atomo α c’è un’unica valutazione V tale che<br />

V (α)=1 e data una valutazione V c’è un unico atomo α ∈ At L tale che<br />

V (α) = 1<br />

Dimostrazione. Per quanto detto sopra abbiamo<br />

v(α) = 1 ⇐⇒ ∀1 ≤ i ≤ n, v(p εi<br />

i ) = 1 ⇐⇒ ∀1 ≤ i ≤ n, v(pi) = εi<br />

Quindi dato un atomo α l’unica valutazione v per cui si ha v(α)=1 è la<br />

valutazione Vα definita nel modo seguente:<br />

Vα(pi) = εi ∀1 ≤ i ≤ n<br />

Invece data una valutazione v l’atomo α per cui si ha v(α)=1 è<br />

α = p<br />

V (p1)<br />

1<br />

∧, . . . , ∧p<br />

Introduciamo poi un’altra definizione:<br />

V (pn)<br />

n<br />

Definizione 2.3.2. Mθ = {α ∈ At L |α |= θ} = {α ∈ At L |Vα(θ) = 1}<br />

dove l’ultima ugualgianza è giustificata dal fatto che<br />

α |= θ ⇐⇒ V (θ) = 1 per ogni valutazione V tale che V (α) = 1<br />

⇐⇒ Vα(θ) = 1 poichè per quanto abbiamo detto c’è un’unica<br />

valutazione tale che V (α) = 1 ossia Vα<br />

Per Mθ così definito vale il seguente teorema per la cui dimostrazione<br />

rimandiamo a [9]:<br />

10


Teorema 4. Siano θ e φ ∈ EL allora:<br />

1. θ ≡ Mθ<br />

2. Mθ è l’unico sottoinsieme di At L tale che θ ≡ Mθ<br />

3. Per R ⊆ AtL, M R = R<br />

Osservazione 2.3.1. Valgono poi altre proprietà fra le quali citiamo le seguenti:<br />

1. θ ≡ φ ⇐⇒ Mθ ≡ Mφ<br />

2. Mθ∧φ = Mθ ∩ Mφ<br />

3. Mθ∨φ = Mθ ∪ Mφ<br />

4. M¬θ = At L − Mθ<br />

5. |= θ ⇐⇒ Mθ = At L<br />

6. θ |= φ ⇐⇒ Mθ ⊆ Mφ<br />

Ricordiamoci adesso che secondo quanto afferma il Teorema di Rappresentazione<br />

per Relazioni di Conseguenza Monotone, per ogni relazione monotona<br />

|∼∆ è possibile trovare un insieme ∆ ⊆ EL tale che Γ |∼∆ φ ⇐⇒ Γ, ∆ |= φ.<br />

Sia M∆ = {α ∈ At L |Vα(∆) = 1}, l’insieme <strong>del</strong>le valutazini che verificano<br />

l’insieme di assiomi ∆ <strong>del</strong>la relazione considerata, ossia l’unico mondo accettabile<br />

per la relazione stessa; nel caso particolare in cui Γ = {θ} abbiamo<br />

che<br />

θ |∼∆ φ ⇐⇒ ∀α ∈ M∆(α ∈ Mθ =⇒ α ∈ Mφ)<br />

⇐⇒ M∆ ∩ Mθ ⊆ Mφ<br />

11


Capitolo 3<br />

Relazioni di Conseguenza<br />

Preferenziali<br />

Gabbay è stato il primo a suggerire di indagare il <strong>ragionamento</strong> <strong>non</strong>-monotono<br />

da un punto di vista sintattico ossia a suggerire di concentrare l’attenzione<br />

sulle proprietà che vogliamo siano soddisfatte dalla relazione di conseguenza<br />

che lo deve formalizzare. Seguendo anche noi questo suggerimento, inizieremo<br />

la nostra indagine elencando quelle che possono essere considerate le<br />

caratteristiche minime che una relazione di conseguenza |∼⊆ EL × EL deve<br />

soddisfare per poter essere considerata un’adeguata formalizzazione di un sistema<br />

di <strong>ragionamento</strong> <strong>non</strong> monotono, e cercheremo di dare una giustificazione<br />

intuitiva di alcune di queste proprietà desiderabili.<br />

3.1 Presentazione Sintattica<br />

Definizione 3.1.1. Sia |∼⊆ EL × EL e siano θ, φ ∈ EL. L’oggetto metalinguistico<br />

θ |∼ φ viene chiamato default.<br />

Reflexivity (REF)<br />

θ |∼ θ<br />

Left Logical Equivalence(LLE)<br />

θ ≡ φ, θ |∼ ψ<br />

φ |∼ ψ<br />

12


esprime la richiesta che formule logicamente equivalenti in senso classico<br />

abbiano esattamente le stesse conseguenze, ossia che le conseguenze di una<br />

formula dipendano solamente <strong>del</strong> suo significato e <strong>non</strong> dalla forma in cui<br />

questa viene espressa.<br />

Right Weakening(RWE)<br />

θ |∼ φ, φ |= ψ<br />

θ |∼ ψ<br />

esprime il fatto che dobbiamo essere pronti ad accettare come conseguenza<br />

plausibile tutto ciò che è classicamente implicato da quello che riteniamo<br />

essere a sua volta una conseguenza plausibile rispetto alla nostra base di<br />

conoscenza.<br />

And on right (AND)<br />

Disjunction on the left (OR)<br />

θ |∼ φ, θ |∼ ψ<br />

θ |∼ φ ∧ ψ<br />

θ |∼ φ, φ |∼ ψ<br />

θ ∨ ψ |∼ φ<br />

Cautious Monotonicity(CMO)<br />

θ |∼ φ, θ |∼ ψ<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

è una forma ristretta di monotonia e rappresenta una schema di <strong>ragionamento</strong><br />

spesso adottato nella vita di tutti i giorni.<br />

In particolare la regola sopra menzionata esprime il fatto che aggiungere alle<br />

nostre conoscenze un fatto la cui plausibilità poteva già essere provata <strong>non</strong><br />

invalida le conclusioni raggiunte. Facciamo un esempio:<br />

supponiamo che il nostro interlocutore affermi<br />

- mi aspetto che stasera piova<br />

- è plausibile che domani il Torino vinca la partita<br />

allora noi siamo convinti che il nostro interlocutore pensi che<br />

13


- anche se la sera pioverà, è plausibile che il Torino il giorno seguente<br />

vinca la partita.<br />

La forza di questa regola si può osservare anche da un punto di vista pratico;<br />

infatti <strong>non</strong> succede di rado di imparare nuovi fatti e quello che vorremo<br />

fare è minimizzare il costo di aggiornamento <strong>del</strong>la nostra base di conoscenza.<br />

(CMO) serve proprio a questo in quanto afferma che se già a livello<br />

di conoscenza incerta ci aspettavamo che ciò che abbiamo imparato doveva<br />

essere vero, <strong>non</strong> dobbiamo modificare le nostre convinzioni.<br />

Con la (CMO) abbiamo terminato l’esposizione <strong>del</strong>le regole che costituiscono<br />

una relazione di conseguenza presentata e studiata per la prima volta<br />

in [5] e possiamo quindi dare la seguente definizione:<br />

Definizione 3.1.2 (Preferential Consequence Relation). Ogni Relazione di<br />

Conseguenza |∼⊆ EL × EL che soddisfa le regole (REF)-(CMO) sopra elencate<br />

è detta Relazione di Conseguenza Preferenziale.<br />

Anche in questo caso, come per il caso monotono le condizioni desiderabili<br />

sopraesposte possono essere considerate regole di inferenza ed è quindi<br />

possibile introdurre una nozione di derivazione:<br />

Definizione 3.1.3. Una derivazione (o dimostrazione) per il calcolo proposizionale<br />

di base è una sequenza finita di applicazioni <strong>del</strong>le regole di inferenza<br />

sopra menzionate.<br />

Definizione 3.1.4. Siano θ ∈ EL e Γ un sottoinsieme finito di EL. Diciamo<br />

che ′′ Γ dimostra tramite le regole <strong>del</strong> sistema preferenziale θ ′′ scritto Γ ⊢pref θ<br />

se e solo se esiste una dimostrazione di θ a partire da Γ.<br />

Concludiamo enunciando il teorema che caratterizza la minima relazione<br />

preferenziale:<br />

Teorema 5. • ⊢pref è una relazione di conseguenza preferenziale.<br />

• se |∼ è una relazione di conseguenza preferenziale e Γ ⊢pref θ<br />

allora Γ |∼ θ.<br />

• Γ ⊢pref θ ⇐⇒ per tutte le relazioni di conseguenza preferenziali |∼ si<br />

ha Γ |∼ θ.<br />

ossia ⊢pref è la più piccola relazione di conseguenza preferenziale.<br />

14


3.2 Alcune regole derivabili<br />

Dopo aver presentato le regole base che compongono le relazioni di conseguenza<br />

preferenziali enunciamo alcune importanti regole che possono essere da<br />

esse derivate:<br />

Supraclassicality (SCL)<br />

θ |= φ<br />

θ |∼ φ<br />

Dimostrazione.<br />

θ |∼ φ, θ |= φ<br />

θ |∼ φ<br />

Mette in evidenza come le relazioni di conseguenza <strong>non</strong>-monotone sopra<br />

definite siano un’estensione inferenziale <strong>del</strong> concetto di conseguenza classica<br />

|= in quanto se consideriamo le relazioni come sottoinsieme <strong>del</strong> prodotto<br />

cartesiano <strong>del</strong>le formule la relazione di conseguenza classica risulta strettamente<br />

inclusa in quelle <strong>non</strong>-monotone.<br />

Conditionalisation (CON)<br />

Dimostrazione.<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

θ |∼ φ → ψ<br />

θ ∧ φ |∼ ψ, ψ |= φ → ψ<br />

θ ∧ φ |∼ φ → ψ<br />

Applicando (DIS)si ottiene poi<br />

(theta ∧ φ) ∨ (θ ∧ ¬φ)<br />

θ ∧ ¬φ |= φ → ψ<br />

θ ∧ ¬φ |∼ φ → ψ<br />

da cui in un passaggio utilizzando (LLE) si ottiene la tesi:<br />

(θ ≡ θ ∧ φ) ∨ (θ ∧ ¬φ) (θ ∧ φ) ∨ (θ ∧ ¬φ) |∼ φ → ψ<br />

θ |∼ φ → ψ<br />

15


Cautious Cut(CCUT)<br />

θ |∼ φ θ ∧ φ |∼ ψ<br />

θ |∼ ψ<br />

Dimostrazione. Tramite la regola (CON) sopra dimostrata si ottiene<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

θ |∼ φ → ψ<br />

Utilizzando la prima ipotesi tramite la regola (AND) si ottiene θ |∼ (φ →<br />

ψ) ∧ φ. Tramite (RWE) si arriva alla tesi:<br />

θ |∼ (φ → ψ) ∧ φ φ ∧ (φ → ψ) |= ψ<br />

θ |∼ ψ<br />

Gabbay nel suo primo lavoro inserì (CCUT) fra le condizioni minimali<br />

che una relazione di conseguenza deve soddisfare per essere considerata <strong>non</strong>monotona<br />

affermando che questa è in grado di catturare uno schema di inferenza<br />

ricorrente in molte formalizzazioni <strong>del</strong> <strong>ragionamento</strong> plausibile.<br />

Chiarifichiamo questa affermazione con un esempio:<br />

• Se piove molto normalmente il prato rimane bagnato per due giorni<br />

(θ |∼ φ)<br />

• Se piove molto e il prato rimane bagnato per due giorni normalmente<br />

<strong>non</strong> c’è bisogno di annaffiarlo (θ ∧ φ |∼ ψ)<br />

Sotto queste ipotesi è infatti comunemente inteso come razionale concludere<br />

che:<br />

∴ Se piove molto normalmente <strong>non</strong> c’è bisogno di annaffiare il prato<br />

(θ |∼ ψ).<br />

16


3.3 Alcune regole <strong>non</strong> desiderabili<br />

Mostriamo adesso come alcune proprietà soddisfatte dalla relazione di conseguenza<br />

classica che <strong>non</strong> possono invece essere ritenute proprietà desiderabili<br />

da un sistema di <strong>ragionamento</strong> il cui scopo è formalizzare il <strong>ragionamento</strong><br />

<strong>non</strong>monotono in quanto equivalenti a (MON) oppure implicanti la<br />

monotonia.<br />

Cut o Transitivity(TRN)<br />

θ |∼ φ φ |∼ ψ<br />

θ |∼ ψ<br />

TRN⇒MON. Tramite (SCL) si ottiene<br />

θ ∧ φ |= θ<br />

θ ∧ φ |∼ θ<br />

e quindi sfruttando l’ipotesi e applicando (TRN) ho finito<br />

θ ∧ φ |∼ θ θ |∼ ψ<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

MON⇒TRN. Applicando (MON) a φ |∼ ψ ottengo θ ∧ φ |∼ ψ Grazie a<br />

(CCUT) e alla seconda ipotesi ottengo la tesi:<br />

θ ∧ φ |∼ ψ θ |∼ φ<br />

θ |∼ ψ<br />

Easy Half Deduction Theorem (EHD)<br />

θ |∼ φ → ψ<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

EHD⇒MON. Tramite (RWE) ottengo<br />

θ |∼ ψ ψ |= φ → ψ<br />

θ |∼ φ → ψ<br />

da cui applicando (EHD) ottengo la tesi.<br />

17


MON⇒EHD. Da una parte sapendo che θ ∧ φ |= φ tramite (SCL) si ottiene<br />

θ ∧ φ |∼ φ e dall’altra applicando (MON) all’ipotesi θ |∼ φ → ψ si ottiene<br />

θ ∧ φ |∼ φ → ψ. A questo punto applico (AND)<br />

θ ∧ φ |∼ φ θφ |∼ φ → ψ<br />

θφ |∼ (φ ∧ φ → ψ<br />

e poi concludo osservando che φ ∧ φ → ψ |= ψ e applicando (RWE).<br />

Contraposition(CNT)<br />

θ |∼ φ<br />

¬ψ |∼ ¬θ<br />

CTR⇒MON. Tramite (CTR) applicato all’ipotesi ottengo<br />

θ |∼ ψ<br />

¬ψ |∼ ¬θ<br />

Considerando che ¬θ |= ¬(θ∧φ) applicando (RWE) si ottiene ¬ψ |∼ ¬(θ∧φ).<br />

Tramite (CTR) ottengo la tesi:<br />

¬ψ |∼ ¬(θ ∧ φ)<br />

θ ∧ φ |∼ ψ<br />

18


3.4 Un Problema da risolvere<br />

Usando il sistema fin qui <strong>del</strong>ineato è possibile stabilire se una data asserzione<br />

è derivabile a partire da una certa base di conoscenza. Ad esempio<br />

Sia K = {θ |∼ φ, ψ |∼ ¬φ ψ |∼ θ} ci chiediamo se la formula<br />

θ ∧ ψ |∼ ¬φ segue <strong>non</strong>monotonicamente da K. Tramite l’applicazione di<br />

(CMO) abbiamo subito<br />

ψ |∼ ¬φ ψ |∼ θ<br />

ψ ∧ θ |∼ ¬φ<br />

e quindi possiamo rispondere in modo affermativo.<br />

Ma possiamo stabilire se una data formula <strong>non</strong> può essere derivata da una<br />

base di conoscenza tramite le regole che compongono una relazione di conseguenza<br />

preferenziale? Proprio come accade per la logica classica per rispondere<br />

a tale domanda è necessario fare un passo in più; è necessario introdurre<br />

una semantica, quindi dare un’interpretazione, un significato agli elementi <strong>del</strong><br />

linguaggio e dimostrare un appropriato teorema di Completezza (o Rappresentazione).<br />

A questo punto, proprio come accade nel caso di una relazione<br />

di conseguenza monotona possiamo dimostrare che una certa formula <strong>non</strong> è<br />

derivabile da un insieme di defaults K semplicemente esibendo un mo<strong>del</strong>lo<br />

che soddisfa K ma <strong>non</strong> la formula data.<br />

19


3.5 Semantica F per Relazioni di Conseguenza<br />

Preferenziali<br />

Richiamiamo brevemente ciò che è stato detto nel paragrafo 2.3 quando abbiamo<br />

introdotto una semantica per le relazioni di conseguenza monotone;<br />

in particolare ricordiamo che avevamo concluso affermando che:<br />

θ |∼∆ φ ↔ M∆ ∩ Mθ ⊆ Mφ<br />

dove avevamo interpretato l’insieme M∆ ⊆ At L come il mondo in cui ci<br />

troviamo a ragionare.<br />

Come già abbiamo affermato nell’introduzione la caratterizzazione semantica<br />

<strong>del</strong>le relazioni preferenziali prima introdotte, così come quella <strong>del</strong>le<br />

relazioni razionali di cui parleremo nel capitolo successivo, si basa sull’idea<br />

intuitiva che i mondi possibili <strong>non</strong> hanno tutti lo stesso grado di normalità,<br />

plausibilità, preferibilità, come nel caso <strong>del</strong>le relazioni monotone dove si distingueva<br />

solo tra mondi accettabili e <strong>non</strong> rispetto ad un insieme di assiomi da<br />

verificare, ma sono ordinati secondo la loro normalità; in particolare nel caso<br />

<strong>del</strong>le relazioni preferenziali l’ordine tra i mondi sarà parziale e affermeremo<br />

che φ è conseguenza plausibile di θ se e solo se φ è vera in tutti i mondi<br />

minimali rispetto a tale ordine in cui è vera θ.<br />

L’idea intuitiva sopra esposta formalmente si traduce nel modo seguente:<br />

Definizione 3.5.1. Sia F = (N, ≺) una foresta (insieme di alberi) dove ogni<br />

nodo ni ∈ N è etichettato con un atomo <strong>del</strong> linguaggio L considerato e dove<br />

≺ è un ordine parziale stretto fra nodi secondo cui per ogni nodo l’insieme<br />

dei suoi predecessori è linearmente ordinato.<br />

Osservazione 3.5.1. Osserviamo che la funzione ′′ etichettatrice ′′ che manda<br />

atomi in nodi <strong>non</strong> è iniettiva come si dimostra in [8]; per semplicità però<br />

identifichiamo ogni nodo con l’atomo che lo etichetta.<br />

Diciamo che<br />

θ |∼F φ ⇐⇒ N ∩ Mθ = ∅ oppure definito Minθ come l’insieme dei minimali<br />

di Mθ si ha Minθ ⊆ Mφ<br />

20


3.5.1 Teorema di Rappresentazione per Relazioni di<br />

Conseguenza Preferenziali<br />

Possiamo a questo punto dare una precisa caratterizzazione semantica <strong>del</strong>le<br />

relazioni di conseguenza preferenziali enunciando il Teorema di Rappresentazione,<br />

<strong>non</strong> nella forma proposta da Kraus, Lehmann e Magidor in [5] ma<br />

in una originale elaborata su suggerimento <strong>del</strong> professor D.Makinson.<br />

Teorema 6 (Correttezza). Dato un insieme di alberi F allora |∼F definita<br />

come sopra è una relazione di conseguenza preferenziale.<br />

Dimostrazione. Per dimostrare il teorema dobbiamo provare che |∼F soddisfa<br />

tutte le proprietà da (REF ) a (CMO).<br />

REF Se N ∩ Mθ = ∅ per definizione θ |∼F θ. Altrimenti sia Minθ l’insieme<br />

dei minimali di Mθ;allora Minθ ⊆ Mθ quindi θ |∼ m θ.<br />

LLE Supponiamo che θ |∼F ψ, θ ≡ φ. Se N ∩ Mφ = ∅ ottengo φ |∼F ψ<br />

per definizione. Altrimenti sia Minφ l’insieme dei minimali di Mφ.<br />

Osserviamo che per il teorema 4 θ ≡ φ ⇐⇒ Mθ = Mφ quindi si ottiene<br />

Minφ = Minθ ⊆ Mψ da cui per definizione φ |∼F ψ.<br />

RWE Supponiamo θ |∼F φ, φ |= ψ. Se N ∩ Mθ = ∅ allora θ |∼F ψ<br />

per definizione. Altrimenti sia Minθ l’insieme dei minimali di Mθ; per<br />

ipotesi si ha Minθ ⊆ Mφ ed inoltre per il teorema 4 φ |= ψ ⇐⇒ Mφ ⊆<br />

Mψ. Quindi si ottiene Minθ ⊆ Mφ ⊆ Mψ ossia per definizione θ |∼F ψ.<br />

AND Supponiamo che θ |∼ m φ, θ |∼ m ψ. Se N ∩ Mθ = ∅ allora per<br />

definizione θ |∼ m φ ∧ ψ. Altrimenti sia Minθ l’insieme dei minimali<br />

di Mθ. Allora per ipotesi Minθ ⊆ Mφ e Minθ ⊆ Mψ da cui possiamo<br />

concludere Minθ ⊆ Mφ ∩ Mψ e quindi θ |∼F φ ∧ ψ.<br />

DIS Supponiamo che θ |∼F φ, ψ |∼F φ. Se N ∩ Mθ∨ψ = ∅ allora θ ∨ ψ |∼F<br />

φ. Altrimenti sia Minθ∨ψ l’insieme degli elementi minimali di Mθ∨ψ;<br />

quello che vorremmo dimostrare è che Minθ∨ψ ⊆ Mφ. Osserviamo<br />

che Minθ∨ψ ⊆ Minθ ∪ Minψ; infatti sia n ∈ Minθ∨ψ, se per assurdo<br />

n ∈ ′ Minθ ∪ Minψ allora in particolare ∃n ′ ≺ n ∈ Mθ. Ma allora<br />

n ′ ∈ Mθ ⊆ Mθ∨ψ e quindi n <strong>non</strong> sarebbe minimale in Mθ∨ψ;assurdo.<br />

A questo punto osserviamo che per ipotesi Minθ ⊆ Mφ e Minψ ⊆ Mφ<br />

quindi si ottiene Minθ∨ψ ⊆ Mθ ∪ Mψ ⊆ Mφ ossia θ ∨ ψ |∼F φ.<br />

21


CMO Supponiamo che θ |∼F φ, θ |∼F ψ. Se N ∩ Mθ = ∅ allora N ∩<br />

Mθ∧φ = N ∩ Mθ ∩ Mφ = ∅ quindi si ottiene θ ∧ φ |∼F ψ. Altrimenti sia<br />

Minθ∧φ l’insieme degli elementi minimali di Mθ∧φ; quello che vorremmo<br />

dimostrare è che Minθ∧φ ⊆ Mψ. Osserviamo che Minθ∧φ ⊆ Minθ;<br />

infatti sia n ∈ Minθ∧φ, se per assurdo n ∈ ′ Minθ allora ∃n ′ ≺ n ∈ Mθ,<br />

e senza perdita di generalità possiamo supporre che n ′ sia minimale<br />

in Mθ. Ma allora avendo per ipotesi θ |∼F φ si ottiene n ′ ∈ Mφ da<br />

cui n ′ ∈ Mθ∧φ e quindi n <strong>non</strong> sarebbe minimale in Mθ∧φ;assurdo. A<br />

questo punto osserviamo che per ipotesi Minθ ⊆ Mψ e quindi si ottiene<br />

Minθ∧φ ⊆ Minθ ⊆ Mψ ossia θ ∧ φ |∼F ψ.<br />

Teorema 7 (Rappresentazione per relazioni di conseguenza preferenziali).<br />

Ogni relazione di conseguenza preferenziale su EL, |∼, è <strong>del</strong>la forma |∼F per<br />

un qualche insieme di alberi F = (N, ≺) definito come in 3.5.1 e viceversa<br />

(per il teroema di Correttezza).<br />

Dimostrazione.<br />

Osservazione 3.5.2. Data una relazione di conseguenza preferenziale |∼ <strong>non</strong><br />

esiste un unico insieme di alberi F tale che |∼=|∼F . Notiamo infatti che<br />

se eliminiamo o aggiungiamo un nodo nk che già compare sul cammino che<br />

va dalla radice al nodo stesso, la relazione <strong>non</strong> cambia in quanto nk <strong>non</strong> è<br />

minimale.<br />

Supponiamo di sapere che |∼=|∼F (con i nodi lungo uno stesso cammino<br />

tutti distinti) e ricorsivamente cerchiamo di capire da che atomi sono<br />

etichettati i nodi <strong>del</strong>l’albero.<br />

Base definiamo le radici dei vari alberi che compongono la foresta F N0<br />

osservando che per R ⊆ At L<br />

N0 ⊆ R ⇐⇒ N0 ∩ At L ⊆ R<br />

⇐⇒ N0 ∩ Mη ⊆ R per ogni tautologia η<br />

⇐⇒ η |∼ R poichè R = M R eMinη = N0<br />

∴ N0 = il più piccolo insieme R ⊆ At L tale che |∼ R<br />

= {R ⊆ At L | |∼ R}<br />

22


Passo ricorsivo Unifichiamo tutti gli alberi in un unico albero aggiungendo<br />

come radice il nodo n0 = ∅ e procediamo cercando dato un nodo nk<br />

l’insieme dei suoi figli che indicheremo Snk . Indichiamo con ni i nodi sul<br />

cammino dalla radice a nk. Osserviamo che i nodi minimali <strong>del</strong>l’insieme<br />

(AtL − k i=1 ni) sono Snk e la radice <strong>del</strong>l’albero,ossia<br />

e quindi<br />

Min k ¬ = Snk ∪ ∅<br />

i=1<br />

ni<br />

• Snk ∩ M ¬ k i=1 ni ⊆ R ⇒ Snk ⊆ M R ⇒ Snk ∪ ∅ ⊆ M R ⇒<br />

Min k ¬ i=1 ni ⊆ M R ⇒ ¬ k i=1 ni |∼ R<br />

• ¬ k<br />

i=1 ni |∼ R ⇒ Min ¬ k<br />

i=1 ni ⊆ M R ⇒ Snk ⊆ M R ⇒<br />

Snk ∩ M ¬ k<br />

i=1 ni ⊆ M R<br />

Possiamo a questo punto affermare che per R ⊆ At L<br />

Snk ⊆ R ⇐⇒ Snk ∩ (AtL − k<br />

i=1 ni) ⊆ R<br />

⇐⇒ Snk ∩ M ¬ k<br />

i=1 ni ⊆ R = M R<br />

⇐⇒ ¬ k<br />

i=1 ni |∼ R<br />

∴ Snk = il più piccolo insieme R ⊆ AtL tale che ¬ k<br />

i=1 ni |∼ R<br />

= {R ⊆ At L |¬ k<br />

i=1 ni |∼ R}<br />

Allo stato attuale <strong>del</strong>le cose abbiamo però un’infinità di nodi; per ottenerne<br />

un numero finito osserviamo che i nodi lungo un cammino sono tutti<br />

distinti, ossia nk+1 = nj per j < k + 1.<br />

Osserviamo che ¬ k i=1 ni ≡ (AtL − k i=1 ni) o equivalentemente<br />

M ¬ k<br />

i=1 ni = (AtL − k<br />

i=1 ni)<br />

Quindi tramite SCL otteniamo ¬ k<br />

i=1 ni |∼ (At L − k<br />

i=1 ni); per la<br />

definizione di Snk otteniamo invece Snk ⊆ (AtL − k<br />

i=1 ni) e quindi<br />

Snk ∩ nj ⊆ (At L − k<br />

i=1 ni) ∩ nj ⊆ (At L − nj) ∩ nj = ∅<br />

come richiesto.<br />

Poichè il linguaggio considerato è finito, c’è un numero finito di atomi;<br />

<strong>non</strong> potendo esserci atomi ripetuti sullo stesso cammino, ogni ramo avrà<br />

lunghezza finita e quindi per il Lemma di Konig l’intero albero sarà finito.<br />

23


Osservazione 3.5.3. In particolare decidiamo di arrestare lo sviluppo di ogni<br />

ramo quando per la prima volta si ottiene come insieme dei figli <strong>del</strong> nodo<br />

foglia considerato l’insieme vuoto.<br />

Consideriamo adesso l’insieme di alberi F risultante dall’albero sopra senza<br />

la radice e introduciamo un ordinamento parziale tra i nodi ≺ secondo cui<br />

per ogni nodo l’insieme dei vari predecessori è linearmente ordinato.<br />

Quello che adesso andremo a dimostrare è la seguente affermazione:<br />

|∼F =|∼<br />

|∼⊆|∼F . Supponiamo che θ |∼ φ; vogliamo dimostrare che θ |∼F φ. Se N ∩Mθ<br />

abbiamo finito; altrimenti consideriamo nk ∈ Minθ.<br />

∴ Mθ ∩ k−1<br />

i=1 ni = ∅<br />

⇒ Mθ ⊆ At L − k−1<br />

i=1 ni = M ¬ k−1<br />

i=1 ni<br />

⇒ θ |= ¬ k−1<br />

i=1 ni<br />

⇒ θ |∼ ¬ k−1<br />

i=1 ni<br />

per SCL<br />

∴ θ ∧ ¬ k−1<br />

i=1 ni |∼ φ per CMO con θ |∼ φ<br />

⇒ ¬ k−1<br />

i=1 ni |∼ θ → φ per CON<br />

⇒ ¬ k−1<br />

i=1 ni |∼ Mθ→φ per RWE<br />

⇒ Snk−1 ⊆ Mθ→φ<br />

per definizione di Snk−1<br />

⇒ Snk−1 ∩Mθ ⊆ Mθ ∩Mθ→φ = Mθ∧(θ→φ) ⊆ Mφ in quanto θ ∧(θ → φ) |= φ<br />

Quindi in particolare otteniamo che nk ∈ Snk−1 ⊆ Mφ; la stessa cosa si<br />

può fare per ogni elemento di Minθ quindi Minθ ⊆ Mφ ossia θ |∼F φ.<br />

|∼F ⊆|∼. Supponiamo ora che θ |∼F φ.Vogliamo mostrare che θ |∼ φ. Consideriamo<br />

dapprima il caso in cui Mθ∩N = ∅; avremo quindi Mθ ⊆ AtL− k i=1 ni<br />

dove nk è una foglia. Per come abbiamo definito il grafo G, si ha che Snk = ∅,<br />

perciò<br />

¬ k<br />

i=1 ni |∼ ∅<br />

da cui si ottiene essendo ∅ una contraddizione<br />

¬ k<br />

i=1 ni |∼ θ ¬ k<br />

i=1 ni |∼ φ<br />

24


Tramite CMO si arriva a<br />

Ma M θ∧¬ k<br />

i=1 ni = Mθ ∩ M ¬ k<br />

quanto detto sopra), quindi<br />

θ ∧ ¬ k<br />

i=1 ni |∼ φ<br />

i=1 ni = Mθ ∩ (AtL − k i=1 ni) = Mθ(per<br />

θ ≡ θ ∧ ¬ k<br />

i=1 ni;<br />

applicando LLE a θ ∧ ¬ k<br />

i=1 ni |∼ φ otteniamo quello che cercavamo:<br />

θ |∼ φ.<br />

Consideriamo ora il caso in cui Minθ = ∅. Osserviamo che<br />

Minθ ⊆ Mθ ⇐⇒ Minθ ∩ At L − |rami|<br />

j=1<br />

kj<br />

i=1 nji ⊆ Mθ<br />

dove njkj+1 ∈ Minθ∀j = 1, . . . , |rami|oppure njkj+1 = ∅.<br />

Quindi si ottiene:<br />

Minθ ⊆ Mθ ⇐⇒ Minθ ∩ M |rami| kj ¬ j=1 i=1 nji<br />

⊆ Mθ = M Mθ<br />

⇐⇒ ¬ |rami| kj j=1 i=1 nji |∼ Mθ<br />

Ma Mθ ≡ θ quindi in particolare Mθ |= θ. Tramite RWE con<br />

¬ |rami|<br />

j=1<br />

kj<br />

i=1 nji |∼ Mθ si ottiene<br />

¬ |rami|<br />

j=1<br />

kj<br />

i=1 nji |∼ θ (∗)<br />

Inoltre per ipotesi θ |∼F φ quindi per definizione Minθ ⊆ Mφ; seguendo<br />

quanto fatto sopra si ottiene<br />

¬ |rami|<br />

j=1<br />

e per CMO con (*) si arriva a<br />

¬ |rami|<br />

j=1<br />

A questo punto osserviamo che<br />

¬ |rami|<br />

j=1<br />

kj<br />

i=1 nji |∼ φ<br />

kj<br />

i=1 nji ∧ θ |∼ φ<br />

kj<br />

i=1 nji ∧ θ ≡ θ<br />

25


in quanto Mθ ⊆ At L − |rami|<br />

quindi θ |= ¬ |rami|<br />

j=1<br />

j=1<br />

kj<br />

i=1 nji.<br />

kj<br />

i=1 nji per come sono stati scelti gli njkj+1 e<br />

Da ¬ |rami| kj j=1 i=1 nji∧θ |∼ φ e da ¬ |rami| kj j=1 i=1 nji∧θ ≡ θ applicando<br />

LLE si ottiene<br />

θ |∼ φ.<br />

Questo conclude la nostra dimostrazione.<br />

Osserviamo adesso che il teorema di Completezza per relazioni di conseguenza<br />

preferenziali segue dal Teorema di Rappresentazione sopra dimostrato:<br />

Teorema 8 (Completezza). Sia K una qualunque base di conoscenza e siano<br />

θ, φ ∈ EL. Allora le seguenti affermazioni sono equivalenti:<br />

1. Per ogni insieme di alberi F = (N, ≺) tale che |∼F verifica K si ha<br />

θ |∼F φ.<br />

2. θ |∼ φ ha una dimostrazione nel sistema preferenziale a partire da K.<br />

Dimostrazione. Dal teorema di Correttezza si ha che (2) → (1). Per provare<br />

il contrario supponiamo che (2) sia falso; allora esiste una relazione di conseguenza<br />

preferenziale che contiene K ma <strong>non</strong> contiene θ |∼ φ. Per il Teorema<br />

di Rappresentazione esiste un insieme di alberi F che definisce tale relazione<br />

e questo mo<strong>del</strong>lo mostra che anche (1) è falso; assurdo.<br />

26


3.6 Il problema risolto<br />

Siamo adesso nella possibilità di dare una risposta al quesito che ci eravamo<br />

posti precedentemente: è possibile dimostrare che certe conclusioni <strong>non</strong><br />

sono derivabili applicando le regole che compongono il sistema preferenziale<br />

a partire da una certa base di conoscenza? Adesso infatti, come nel caso<br />

di una relazione di conseguenza monotona, possiamo sfruttare i mo<strong>del</strong>li semantici<br />

<strong>del</strong>la relazione di conseguenza preferenziale proposta e ottenere una<br />

dimostrazione fornendo un mo<strong>del</strong>lo nel quale le premesse sono vere ma la<br />

conclusione è falsa.<br />

Mostriamolo con un utile esempio; in particolare facciamo vedere come le relazioni<br />

di conseguenza preferenziale <strong>non</strong> soddisfino la monotonia presentando<br />

un mo<strong>del</strong>lo semantico in cui θ |∼ φ ma θ ∧ ψ |∼ φ.<br />

Consideriamo F = (N, ≺) dove N = {n1, n2,n 3} e n1 ≺ n3; siano<br />

n1 = θ¬ψφ<br />

n2 = θψφ<br />

n3 = θψ¬φ<br />

Allora abbiamo che<br />

1. θ |∼ φ in quanto Mθ = {n1, n2,n 3} quindi Minθ = {n1, n2} ⊆ Mφ.<br />

2. θ∧ψ |∼ φ in quanto Mθ∧ψ = {n2,n 3} e quindi Minθ∧ψ = {n2,n 3} Mφ<br />

27


Capitolo 4<br />

Relazioni di Conseguenza<br />

Razionali<br />

4.1 Presentazione sintattica<br />

Consideriamo adesso in aggiunta alle condizione <strong>del</strong> sistema preferenziale<br />

sopra proposte la seguente:<br />

Rational Monotonicity(RMO)<br />

θ |∼ φ θ |∼ ¬ψ<br />

θ ∧ ψ |∼ φ<br />

come (CMO) è una forma ristretta di monotonia e sempre come (CMO) è<br />

rilevante dal punto di vista <strong>del</strong>l’aggiornamento <strong>del</strong>la base di conoscenza. Ci<br />

dice infatti che la sola aggiunta di informazioni la negazione <strong>del</strong>le quali era<br />

una conseguenza plausibile <strong>del</strong>le nostre credenze ci deve spingere a rivedere<br />

le conseguenze tratte in precedenza: gli agenti razionali devono quindi procedere<br />

ad un riaggiornamento <strong>del</strong>le loro convinzioni solo nel momento in cui<br />

apprendono fatti che sono in contraddizione con i precedenti. Osserviamo che<br />

grazie a questo schema un agente si avvicina ancora di più al nostro modo di<br />

fare inferenze in quanto diventa in grado di supportare ragionamenti simili a<br />

quello che segue:<br />

- supponiamo di sapere che plausibilmente la festa sarà divertente<br />

- supponiamo di <strong>non</strong> avere come informazione che plausibilmente Antonio<br />

<strong>non</strong> verrà alla festa<br />

28


Sembra naturale concludere che<br />

- anche se Antonio verrà alla festa, questa sarà divertente.<br />

Proprio (RMO) è l’unica regola che ha in più rispetto al sistema preferenziale<br />

il sistema proposto e studiato da Lehmann e Magidor in [6] e possiamo<br />

quindi dare la seguente definizione:<br />

Definizione 4.1.1 (Rational Consequence Relation). Ogni Relazione di Conseguenza<br />

|∼⊆ EL × EL che soddisfa le regole (REF)-(RMO) sopra elencate<br />

è detta Relazione di Conseguenza Razionale.<br />

4.1.1 Rational Monotonicity<br />

Facciamo ancora alcune ulteriori osservazioni sulla regola appena introdotta:<br />

Osservazione 4.1.1. come si può facilmente notare la forma di (RMO) è<br />

sostanzialmente differente da quella <strong>del</strong>le altre regole; <strong>non</strong> deduce infatti la<br />

presenza di alcune asserzioni dalla presenza di altre, ma piuttosto l’assenza di<br />

certe asserzioni dall’assenza di altre, come si può meglio osservare riscrivendo<br />

Rational Monotonicity come proposto dal Lehmann e Magidor:<br />

θ ∧ φ |∼ ψ θ |∼ ¬φ<br />

θ |∼ ψ<br />

Osservazione 4.1.2. causa di RMO, la quale <strong>non</strong> è una regola induttiva, le<br />

relazioni di conseguenza razionali <strong>non</strong> sono chiuse per intersezione e quindi<br />

che <strong>non</strong> è possibile parlare, come per il caso monotono e quello preferenziale,<br />

di una minima relazione razionale definita come intersezione di tutte le relazioni<br />

razionali. Un’idea <strong>del</strong>la dimostrazione è la seguente:<br />

In [6] si dimostra che intersezione di relazioni di conseguenza razionali è<br />

preferenziale; per ottenere la tesi è quindi sufficiente trovare una relazione<br />

preferenziale che <strong>non</strong> soddisfi RMO. Una tale relazione è ad esempio quella<br />

fornita da David Makinson nel Lemma 13 di [6] che presenteremo nel<br />

paragrafo 4.3.1.<br />

Osservazione 4.1.3. RMO ha reso più difficile la creazione di un algoritmo che<br />

riesca a stabilire se una asserzione è conseguenza logica o meno di una data<br />

base di conoscenza;infatti nel caso di una base di conoscenza formata solo<br />

29


da clausole induttive già Lehmann e Magidor nel 1992 avevano proposto un<br />

algoritmo con tempo di esecuzione polinomiale rispetto alla dimensione <strong>del</strong>la<br />

base di conoscenza, invece nel caso <strong>del</strong>l’inserimento di clausole <strong>non</strong> induttive<br />

un tale algoritmo è stato proposto da Paris e Booth nel 1998.<br />

4.2 Semantica m per Relazioni di Conseguenza<br />

Razionali<br />

Come già affermato nella sezione 3.5, la caratterizzazione semantica <strong>del</strong>le<br />

relazioni razionali si basa sull’idea intuitiva che i mondi possibili <strong>non</strong> hanno<br />

tutti lo stesso grado di normalità ma sono ordinati linearmente e affermeremo<br />

che φ segue plausibilmente da θ se e solo se φ è vera nel mondo minimo<br />

rispetto alla relazione d’ordine in cui è verificata θ.<br />

L’idea intuitiva sopra esposta si traduce formalmente nel modo seguente:<br />

Definizione 4.2.1. Sia m = m1 . . . ms ⊆ At L con mi ≺ mj ⇐⇒ i < j e dove<br />

interpretiamo ≺ come essere più normale o tipico o preferibile di. Diciamo<br />

che<br />

θ |∼ m φ ⇐⇒ ∀i mi ∩ Mθ = ∅ oppure ∃i mi ∩ Mθ = ∅ e per il minimo<br />

i tale che mi ∩ Mθ = ∅ si ha mi ∩ Mθ ⊆ Mφ.<br />

4.2.1 Teorema di Rappresentazione per Relazioni di<br />

Conseguenza Razionali<br />

Possiamo a questo punto enunciare il Teorema di Rappresentazione che ci<br />

consente di dare una precisa caratterizzazione semantica <strong>del</strong>le relazioni di<br />

conseguenza razionali e ci indica a quale relazione fare riferimento nel momento<br />

in cui vogliamo dimostrare risultati che siano validi per ogni relazione<br />

di conseguenza razionale.<br />

Osservazione 4.2.1. Ricordiamo che le relazioni di conseguenza razionali <strong>non</strong><br />

sono chiuse per intersezione e <strong>non</strong> è quindi possibile far riferimento come<br />

nel caso monotono ad una minima relazione razionale definita come intersezione<br />

di tutte le relazioni <strong>del</strong>la classe nel momento in cui si vuole dimostrare<br />

proprietà valide per tutta la classe considerata.<br />

30


Teorema 9 (Correttezza). Dato m = m1, . . . , ms ⊆ At L allora |∼ m è una<br />

relazione di conseguenza razionale.<br />

Dimostrazione. Per dimostrare il teorema dobbiamo provare che |∼s soddisfa<br />

tutte le proprietà da (REF) a (RMO).<br />

REF Se ∀i mi ∩ Mθ = ∅ per definizione θ |∼ m θ. Altrimenti sia i il minimo<br />

tale che mi ∩ Mθ = ∅ Allora mi ∩ Mθ ⊆ Mθ quindi θ |∼ m θ.<br />

LLE Supponiamo che θ |∼ m ψ, θ ≡ φ. Se ∀i mi ∩ Mφ = ∅ ottengo<br />

φ |∼ m ψ Altrimenti sia i il minimo tale che mi ∩ Mφ = ∅. Osserviamo<br />

che per il teorema 4, θ ≡ φ ⇐⇒ Mθ = Mφ quindi si ottiene mi ∩ Mφ =<br />

mi ∩ Mθ ⊆ Mψ da cui per definizione φ |∼ m ψ.<br />

RWE Supponiamo θ |∼ m φ, φ |= ψ. Se ∀i mi ∩ Mθ = ∅ allora θ |∼ m ψ.<br />

Altrimenti per il teorema 4 φ |= ψ ⇐⇒ Mφ ⊆ Mψ quindi sia i il<br />

minimo indice tale che mi ∩ Mθ = ∅ allora mi ∩ Mθ ⊆ Mφ ⊆ Mψ ossia<br />

per definizione θ |∼ m ψ.<br />

AND Supponiamo che θ |∼ m φ, θ |∼ m ψ. Se ∀imi ∩ Mθ = ∅ allora θ |∼ m<br />

φ ∧ ψ. Altrimenti sia i il minimo indice tale che mi ∩ Mθ = ∅ Allora<br />

per ipotesi mi ∩ Mθ ⊆ Mφ e mi ∩ Mθ ⊆ Mψ da cui possiamo concludere<br />

mi ∩ Mθ ⊆ Mφ ∩ Mψ e quindi θ |∼ m φ ∧ ψ.<br />

DIS Supponiamo che θ |∼ m ψ, φ |∼ m ψ. Se ∀imi ∩ Mθ∨φ = ∅ allora<br />

θ∨ |∼ m ψ. Altrimenti sia i il minimo indice tale che mi ∩ Mθ∨φ = ∅.<br />

Osserviamo che per il teorema 4 si ha mi ∩ Mθ∨φ = mi ∩ (Mθ ∪ Mφ) =<br />

(mi ∩ Mθ) ∪ (mi ∩ Mφ) e che tale i è il minimo per cui mi ∩ Mθ = ∅ e<br />

mi ∩ Mφ = ∅; infatti se per assurdo ∃j < i tale che mj ∩ Mθ = ∅ allora<br />

mj ∩ Mθ∨φ ⊇ mj ∩ Mθ = ∅ e questo è assurdo. Ma allora abbiamo<br />

finito perchè per ipotesi mi ∩ Mθ ⊆ Mψ e mi ∩ Mθ ⊆ Mψ e quindi<br />

mi ∩ Mθ∨φ = mi ∩ (Mθ ∪ Mφ) = (mi ∩ Mθ) ∪ (mi ∩ Mφ) ⊆ Mψ, ossia<br />

θ ∨ φ |∼ m ψ.<br />

CMO Supponiamo che θ |∼ m φ, θ |∼ m ψ. Se ∀i mi ∩ Mθ = ∅ allora<br />

∀i mi ∩ Mθ∧φ = mi ∩ Mθ ∩ Mφ = ∅ quindi si ottiene θ ∧ φ |∼ m ψ.<br />

Altrimenti sia i il minimo indice tale che mi ∩ Mθ = ∅.Osserviamo<br />

che questo è anche il minimo indice per cui mi ∩ Mθ∧φ = ∅; infatti<br />

per il teorema 4 Mθ∧φ = Mθ ∩ Mφ e se per assurdo ∃j < i tale che<br />

mj ∩ Mθ ∩ Mφ = ∅ allora in particolare mj ∩ Mθ = ∅ e abbiamo<br />

31


così l’assurdo. A questo punto abbiamo finito in quanto per ipotesi<br />

mi ∩ Mθ ⊆ Mφ e mi ∩ Mθ ⊆ Mψ da cui si ottiene mi ∩ Mθ ∩ Mφ =<br />

mi ∩ Mθ ⊆ Mψ ossia θ ∧ φ |∼ m ψ.<br />

RMO Supponiamo che φ |∼ m ψ, φ |∼ ¬θ. Innanzitutto osserviamo che ∃i<br />

tale che mi ∩ Mφ = ∅ altrimenti per definizione φ |∼ m ¬θ e facciamo<br />

vedere che questo è il minimo indice per cui mi∩Mθ∩Mφ = ∅;infatti per<br />

ipotesi mi ∩ Mφ M¬θ quindi ∃α ∈ mi ∩ Mφ tale che α ∈ Mθ. Inoltre<br />

se per assurdo ∃j < i tale che mj ∩ Mθ∧φ = ∅ allora in particolare<br />

mj ∩ Mφ = ∅,assurdo. A questo punto abbiamo finito perchè mi ∩<br />

Mθ∧φ = mi ∩ Mθ ∩ Mφ ⊆ mi ∩ Mφ ⊆ Mψ e quini θφ |∼ m ψ.<br />

Teorema 10 (Rappresentazione per relazioni di conseguenza razionali). Ogni<br />

relazione di conseguenza razionale su EL, |∼, è <strong>del</strong>la forma |∼ m per un<br />

qualche m = m1, . . . , ms ⊆ At L e viceversa.<br />

Dimostrazione. Per la dimostrazione di questo teorema rimandiamo a [9]<br />

4.3 Le relazioni di conseguenza razionali sono<br />

strettamente incluse nelle preferenziali<br />

Concludiamo la nostra esposizione presentando una relazione di conseguenza<br />

preferenziale che <strong>non</strong> soddisfa (RMO), e mettendoci così nella possibilità<br />

di dimostrare seguendo lo schema presentato nell’osservazione 4.1.2 che le<br />

relazioni razionali <strong>non</strong> sono chiuse per intersezione; una è la seguente.<br />

Consideriamo F = (N, ≺) dove N = {n0, n1, n2} e n1 ≺ n2. Sia<br />

n0 = θ ∧ ¬ψ ∧ ¬φ<br />

n1 = ¬θ ∧ ψ ∧ ¬φ<br />

n2 = ¬θ ∧ ¬ψ ∧ φ<br />

Allora abbiamo che<br />

1. θ ∨ ψ ∨ φ |∼F ¬φ, in quanto Minθ∨ψ∨φ = {n0, n1}, M¬φ = {n0, n1} e<br />

quindi Minθ∨ψ∨φ ⊆ M¬φ<br />

32


2. θ ∨ ψ ∨ φ |∼F ψ in quanto Minθ∨ψ∨φ = {n0, n1} Mψ = {n1}<br />

3. (θ ∨ ψ ∨ φ) ∧ ¬ψ |∼ ¬φ in quanto Min(θ∨ψ∨φ)∧¬ψ = {n0, n2} M¬φ =<br />

{n0, n1}<br />

La Rational Monotonicity <strong>non</strong> è pertanto soddisfatta in quanto dovremmo<br />

avere:<br />

θ ∨ ψ ∨ φ |∼F ¬φ θ ∨ ψ ∨ φ |∼F ψ<br />

(θ ∨ ψ ∨ φ) ∧ ¬ψ |∼ ¬φ<br />

33


Bibliografia<br />

[1] D.M.Gabbay:Theoretical foundations for <strong>non</strong>-monotonic reasoning in<br />

expert system.In Kryzysztof R.Apt, editor, Proc. of the NATO Advanced<br />

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[2] D.M.Gabbay, C.Hogger, J.Robinson: Handbook of Logic in Artificial<br />

Intelligence and Logic Programming, volume 3, Oxford University Press,<br />

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[3] M.L.Ginsgberg: AI and Nonmonotonic reasoning in Gabbay et al. [2]<br />

[4] H.Hosni: Nonmonotonic Logic, Manuscript, March 2007<br />

[5] S.Kraus, D.Lehmann, M.Magidor: Nonmonotonic Reasoning, Preferential<br />

Mo<strong>del</strong>s and Cumulative Logics, Artificial Intelligence, 44(1):167-207<br />

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[6] D.Lehmann, M.Magidor: What does a conditional knowledge base<br />

entail?, Artificial Intelligence, 55:1-60 1992<br />

[7] D.Makinson: Completeness Theorems, Representation Theorems:<br />

What?s the Difference?, Hommage a Wlodek:Philosophical Papers<br />

dedicated to Wlodek Rabinowicz, ed. Rosmussen et al.<br />

[8] D.Makinson: Bridges from Classical to Nonmonotonic Logic, Texts in<br />

Computing volume 5, Texts in computing Series Editor Ian Mackie,<br />

King’s College London, 2005 :73-83<br />

[9] J.B.Paris: Nomonotonic Logic,Manuscript December 2003<br />

34


[10] J.B.Paris, R.Booth: A note on the rational closure of knowledge bases<br />

with both positive and negative knowledge Journal of Logic Language<br />

and Information, 7(2):165-190, 1998<br />

[11] A.Tarski: On the concept of following logically, History and Philosophy<br />

of Logic, 23(3): 155-196, 2002<br />

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