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Un approccio probabilistico alla rappresentazione dell ... - SELP

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<strong>Un</strong> <strong>approccio</strong> <strong>probabilistico</strong> <strong>alla</strong><br />

<strong>rappresentazione</strong> <strong>dell</strong>’incertezza: probabilità<br />

imprecise, scommesse e funzionali normalizzati<br />

su spazi di Riesz.<br />

Martina Fedel


A me<br />

ed a tutti quelli che<br />

mi hanno visto “sudare”.


Ringraziamenti<br />

E’ doveroso e allo stesso tempo piacevole ringraziare coloro che hanno col-<br />

laborato a questa Tesi: il prof. Klaus Keimel per aver mostrato da subito<br />

interesse per l’argomento e contribuito a renderne più solide le basi, il prof.<br />

Giuseppe Scianna per avermi pazientemente aiutato a orientarmi fra topo-<br />

logie e funzionali, e il prof. Raffaele Chiappinelli per gli utili suggerimenti<br />

sul Teorema di Hahn-Banach. <strong>Un</strong> grazie va anche al dott. Hykel Hosni, che<br />

mi ha da subito sostenuto ed indirizzato dandomi utili spunti di riflessione,<br />

e al prof. Franco Montagna per avermi seguito e supportato fin dall’inizio e<br />

avermi offerto la possibilità di entrare in contatto con il mondo <strong>dell</strong>a ricerca.


Introduzione<br />

Se pensiamo <strong>alla</strong> Logica come allo studio del ragionamento corretto, risulta<br />

di particolare interesse andare ad analizzare i processi di inferenza che carat-<br />

terizzano la mente umana e le situazioni in cui si svolgono, con l’intento di<br />

fornirne un’adeguata formalizzazione.<br />

Osserviamo come prima cosa che l’incertezza è una componente fonda-<br />

mentale ed ineliminabile <strong>dell</strong>a vita di tutti i giorni, ed in particolare soffer-<br />

miamoci sul fatto che anche in situazioni di ignoranza parziale, l’uomo non<br />

rimane in una condizione di stasi, ma è in grado di (e molto spesso deve)<br />

ragionare e prendere quindi decisioni: dunque sembra lecito affermare che<br />

riuscire ad elaborare un formalismo che renda possibile rappresentare e trat-<br />

tare l’incertezza, ed arrivare in un secondo momento ad una formalizzazione<br />

del ragionamento in condizioni di incertezza, siano obbiettivi di particolare<br />

interesse e rilevanza.<br />

Nella Tesi si affronta il primo problema, ed in particolare si sviluppa<br />

e analizza un <strong>approccio</strong> <strong>probabilistico</strong> <strong>alla</strong> <strong>rappresentazione</strong> <strong>dell</strong>’incertezza<br />

basato sull’utilizzo degli intervalli di probabilità e dei concetti originali di<br />

probabilità superiore e inferiore. Ma se vogliamo quantificare numericamen-<br />

te l’opinione personale, per sua natura incerta, che un determinato evento<br />

si verifichi, risulta essere di fondamentale importanza mettere in chiaro co-<br />

sa rappresentano i numeri scelti, ossia dare una risposta soddisfacente <strong>alla</strong><br />

domanda “Che cos’è la probabilità di un evento?”<br />

Tanto la visione frequentista che quella basata sul concetto <strong>dell</strong>’equiproba-<br />

bilità dei casi, non sembrano fornire risposte adeguate. Le rispettive proposte<br />

sono infatti le seguenti:<br />

3


1. La probabilità di un evento E è la frequenza <strong>dell</strong>’evento su un numero<br />

molto grande di prove (o il limite <strong>dell</strong>a frequenza quando il numero di<br />

prove tende all’infinito).<br />

2. Se l’esperimento a cui l’evento si riferisce ha un numero finito di esiti e<br />

non c’è alcuna ragione per ritenere che un esito sia più probabile di un<br />

altro, la probabilità <strong>dell</strong>’evento E è il rapporto fra il numero degli esiti<br />

in cui E si verifica (casi favorevoli) e il numero totale degli esiti (casi<br />

possibili).<br />

ma è facile trovare esempi che mettano in evidenza la loro inadeguatezza.<br />

Per quanto riguarda la prima risposta, una obiezione è la grande diffi-<br />

coltà (se non impossibilità) di ripetere uno stesso esperimento un numero<br />

molto grande di volte mantenendo le medesime condizioni; inoltre si possono<br />

presentare situazioni in cui è difficile analizzare anche un solo evento. Ad<br />

esempio, come potremmo valutare, in base <strong>alla</strong> frequenza, la probabilità che<br />

un eventuale ponte sullo stretto di Messina resista per almeno cento anni<br />

senza crollare? I ponti esistenti non si trovano mai nelle stesse condizioni, e<br />

molti di essi hanno meno di cento anni, per cui la valutazione <strong>dell</strong>a frequenza<br />

è molto problematica.<br />

Nella seconda risposta, si può subito obiettare che sono assai poche le<br />

situazioni in cui gli esiti di un esperimento si possono ritenere equiproba-<br />

bili; inoltre seguendo questo <strong>approccio</strong> si arriva a trasformare l’assenza di<br />

informazione sulla probabilità degli esiti nella loro supposta equiprobabilità.<br />

Quindi se chiedessimo ad una persona qualunque quale è la probabilità che<br />

ci sia vita in una galassia lontana, non avendo idea <strong>dell</strong>a risposta, dovrebbe<br />

rispondere: il 50%.<br />

4


Ma suponiamo ora di chiedere <strong>alla</strong> stessa persona quale sia la probabilità<br />

che su tale galassia ci sia rispettivamente<br />

1. esattamente un pianeta abitato<br />

2. esattamente due pianeti abitati,<br />

3. esattamente tre pianeti abitati,<br />

e così via fino a mille pianeti abitati. Sicuramente la somma <strong>dell</strong>e probabilità<br />

da lui proposte supererebbe largamente il 100%, e quindi le sue previsioni<br />

violerebbero uno dei principi cardine <strong>dell</strong>a probabilità, ossia che la probabilità<br />

<strong>dell</strong>’unione di due eventi incompatibili è la somma <strong>dell</strong>e probabilità.<br />

Analizziamo adesso l’<strong>approccio</strong> soggettivistico proposto da De Finetti e<br />

Ramsey, basato sull’idea di interpretare la probabilità in termini di scom-<br />

messe e che tutt’ora sembra il più convincente.<br />

Immaginiamo che ad uno scommettitore venga proposta la seguente scom-<br />

messa: sia dato un numero α ∈ [0, 1]; lo scommettitore può scegliere di pagare<br />

α al banco, ricevendo 1 se l’evento E si verifica (guadagnando quindi 1 − α),<br />

e nulla se E non si verifica (perdendo α). Lo scommettitore però, qualora<br />

ritenga che la quota α sia troppo alta, può anche chiedere di invertire i ter-<br />

mini <strong>dell</strong>a scommessa, cioè di scambiare il suo ruolo con quello del banco, e<br />

quindi di scommettere contro E.<br />

Secondo la visione soggettivistica possiamo quindi affermare che la pro-<br />

babilità di E è l’estremo superiore degli α per cui lo scommettitore sceglie di<br />

scommettere a favore di E quando la quota è α.<br />

Da questo punto di vista ogni scelta di numeri dovrebbe essere accettabile,<br />

in quanto due individui razionali possono avere opinioni diverse riguardo il<br />

5


verificarsi o meno di un evento (la scelta del termine “soggettivistico” sta<br />

proprio a sottolineare il fatto che si ammetta che la probabilità di un evento<br />

non abbia valenza assoluta); perché allora ha senso chiedere che un tale<br />

assegnamento numerico rispetti gli assiomi classici <strong>dell</strong>a probabilità?<br />

Osserviamo innanzitutto che sembra lecito supporre che sia lo scommet-<br />

titore che il bookmaker siano di fatto esseri razionali; questo, rimanendo<br />

nell’ambito <strong>dell</strong>e scommesse, si può tradurre nel fatto che entrambi si preoc-<br />

cuperanno di incrementare i loro guadagni limitando le perdite. Il criterio di<br />

razionalità proposto da De Finetti rispecchia proprio questa idea: un insieme<br />

di scommesse viene detto razionale (o coerente) se non c’è un Dutch Book,<br />

ossia una strategia che assicura un guadagno positivo allo scommettitore.<br />

Il risultato dimostrato da De Finetti, che giustifica a pieno il richiedere<br />

che un assegnamento soggettivo soddisfi gli assiomi di probabilità, è il se-<br />

guente: un insieme di scommesse è coerente se e solo se le quote associate<br />

dal bookmaker agli eventi sono una probabilità.<br />

<strong>Un</strong>a prima interessante generalizzazione di questo risultato, che vale nel<br />

caso in cui gli eventi coinvolti siano crisp (o veri o falsi), può essere quella di<br />

vedere cosa succede se si prendono in esame eventi fuzzy (a più valori), quali<br />

ad esempio “Domani ci sarà molto traffico sulla A1.”<br />

Questo caso è stato trattato da Mundici, il quale come prima cosa ha<br />

mostrato che il criterio di razionalità basato sul Dutch Book è ancora accet-<br />

tabile e poi, dopo aver introdotto il concetto di stato (l’analogo <strong>dell</strong>a misura<br />

probabilità per gli eventi a più valori), ha dimostrato un risultato sullo stile<br />

di quello di De Finetti: un insieme di scommesse è razionale se e solo se le<br />

quote associate dal bookmaker agli eventi soddisfano gli assiomi di stato.<br />

6


<strong>Un</strong>a seconda generalizzazione, fino ad ora non considerata in letteratura, è<br />

vedere cosa succede quanto sono coinvolti quelli che ho chiamato “eventi fuzzy<br />

altamente incerti”, ossia eventi per i quali la situazione di incertezza è tale<br />

da rendere impossibile, per un individuo razionale, scegliere un numero che<br />

rappresenti la sua opinione soggettiva che tale evento si verifichi. Per esempio<br />

consideriamo il caso <strong>dell</strong>’estrazione di un numero <strong>dell</strong>a tombola e supponiamo<br />

di sapere che le estrazioni sono truccate in modo a noi sconosciuto: l’evento<br />

“Uscirà un numero alto”, è un evento fuzzy altamente incerto.<br />

Mettiamoci per un attimo nell’ottica di un bookmaker: per scongiurare<br />

esiti potenzialmente nefasti per le sue finanze, è plausibile supporre che il<br />

bookmaker scelga condizioni così svantaggiose per lo scommettitore da in-<br />

durlo a rinunciare a scommettere su un tale evento, e ovviamente non sia<br />

disposto ad uno scambio di ruoli. Osserviamo che questo comportamento<br />

corrisponde <strong>alla</strong> seguente situazione: il bookmaker accetta solo scommesse<br />

positive, con quota β per chi scommette a favore <strong>dell</strong>’evento E e con quo-<br />

ta α < β per chi scommette contro E (ossia su ¬E), di fatto dando una<br />

probabilità inferiore e una probabilità superiore per E ed indicando quindi<br />

l’intervallo a cui secondo lui appartiene la probabilità <strong>dell</strong>’evento.<br />

Quello che ci proponiamo di fare è arrivare anche in questo caso ad un<br />

risultato sullo stile di quello di De Finetti. A tale scopo da una parte cerche-<br />

remo di trovare un adeguato criterio di razionalità per un insieme di scom-<br />

messe su eventi fuzzy altamente incerti, poiché la non esistenza di un Dutch<br />

Book risulta essere una condizione necessaria ma non sufficiente. Dall’al-<br />

tra presenteremo assiomaticamente il concetto di probabilità superiore (ed<br />

inferiore) per poi dimostrare che un insieme di scommesse è razionale se e<br />

7


solo se le quote associate agli eventi dal bookmaker soddisfano gli assiomi di<br />

probabilità superiore.<br />

8


Abstract<br />

Nel Capitolo 1 si presenta la classe <strong>dell</strong>e MV−algebre e si mostra come ogni<br />

MV-algebra semisemplice possa essere vista come un’algebra di funzioni con-<br />

tinue da uno spazio di Hausdorff compatto rispetto <strong>alla</strong> hull kernel topology in<br />

[0; 1]. Si presenta poi sintatticamente la logica proposizionale di ̷Lukasiewicz,<br />

e si fa vedere che le MV-algebre sono la sua semantica algebrica equivalente.<br />

Gli eventi a più valori, che sono in realtà classi di equivalenza di formule<br />

modulo la loro dimostrabile equivalenza nella logica di Lukasiewicz o in una<br />

teoria consistente T sulla logica di Lukasiewicz, possono quindi essere visti<br />

come elementi di una MV-algebra.<br />

Sempre nel Capitolo 1 si introduce il concetto di gruppo abeliano retico-<br />

lare e il funtore Γ di Mundici che determina una equivalenza tra le categorie<br />

dei gruppi abeliani reticolari con unità forte, i cui morfismi sono gli omo-<br />

morfismi che preservano l’unità, e <strong>dell</strong>e MV-algebre i cui morfismi sono gli<br />

omomorfismi. Sfruttando tale equivalenza categoriale, si mostra che i gruppi<br />

abeliani reticolari con unità forte possono essere visti come gruppi di funzioni<br />

continue da uno spazio compatto di Hausdorff in R.<br />

Per ragioni tecniche risulterà conveniente andare a considerare una classe<br />

più ampia di eventi; in particolare, dato un evento φ per ogni α ∈ [0, 1]<br />

si assume l’esistenza di un evento αφ tale che per ogni valutazione v si ha<br />

v(αφ) = αv(φ). L’algebra degli eventi diventa quindi una MV-algebra di<br />

Riesz. Nel Capitolo 2 come prima cosa si introducono proprio le MV-algebre<br />

di Riesz; poi si passa agli spazi vettoriali di Riesz e, sfruttando il funtore<br />

Γ, si riesce a dimostrare l’equivalenza categoriale tra MV-algebre di Riesz e<br />

9


spazi di Riesz con unità forte. Il capitolo si conclude con la dimostrazione<br />

di un teorema sullo stile di Hahn-Banach per spazi di Riesz che risulterà<br />

fondamentale in seguito.<br />

Nel Capitolo 3 si richiama brevemente il concetto di stato e si presentano<br />

assiomaticamente le probabilità superiori mettendone in luce le più importan-<br />

ti proprietà. Si dimostra poi come l’equivalenza categoriale tra MV-algebre<br />

di Riesz e spazi di Riesz con unità forte induca una biiezione tra probabi-<br />

lità superiori e funzionali sublineari, normalizzati, monotoni e debolmente<br />

additivi, ossia tali che dati α ∈ R e v ∈ V , si ha: f(v + α) = f(v) + α)..<br />

Sfruttando tale biiezione faremo ricorso a risultati <strong>dell</strong>’analisi funzionale per<br />

arrivare ad un Teorema di <strong>rappresentazione</strong> per le probabilità superiori e<br />

inferiori; in particolare, sfruttando il teorema di Hahn-Banach per spazi di<br />

Riesz, dimostreremo che è possibile rappresentare una probabilità superiore<br />

(risp. inferiore) come massimo (risp. minimo) di un insieme di stati convesso<br />

e chiuso rispetto <strong>alla</strong> topologia debole*. Più precisamente dimostreremo che<br />

esiste una biiezione tra insiemi di stati convessi e chiusi rispetto <strong>alla</strong> topologia<br />

debole* e probabilità superiori.<br />

Da ultimo nel Capitolo4 si cerca di mettere in relazione i risultati astratti<br />

e algebrici raggiunti nei capitoli precedenti con l’interpretazione in termini di<br />

scommesse <strong>dell</strong>e probabilità imprecise. Dopo una presentazione dei risultati<br />

ottenuti in precedenza da De Finetti e Mundici, si fa vedere che nel caso di<br />

“eventi fuzzy altamente incerti”, sia le regole per effettuare le scommesse che<br />

il criterio di razionalità di un book cambiano: non è infatti più permesso<br />

uno scambio di ruoli tra bookmaker e scommettitore e l’assenza di un Dutch<br />

Book è una condizione necessaria ma non suffciente <strong>alla</strong> razionalità di un<br />

10


insieme di scommesse.<br />

In questa situazione, chiamando scommessa stupida una scommessa per la<br />

quale è possibile trovare un insieme di scommesse che assicuri allo scommet-<br />

titore un guadagno strettamente maggiore, si dice che un book è razionale<br />

(o coerente) se non esiste alcuna scommessa stupida per lo scommettitore<br />

basata su di esso.<br />

Al termine del capitolo si dimostra il risultato centrale <strong>dell</strong>a Tesi, ossia che<br />

un insieme di scommesse è razionale (o coerente) se e solo se le quote associate<br />

agli eventi dal bookmaker soddisfano gli assiomi di probabilità superiore.<br />

11


Capitolo 1<br />

MV-algebre e Gruppi abeliani<br />

reticolari.<br />

1.1 La classe MV <strong>dell</strong>e MV-algebre<br />

Ricordiamo brevemente alcuni concetti fondamentali <strong>dell</strong>’algebra universale:<br />

Definizione 1.1.1. <strong>Un</strong> linguaggio algebrico è una coppia L =< F, τ > for-<br />

mata da simboli di funzione con le loro arietà.<br />

Se X è un insieme numerabile di variabili, definiamo induttivamente l’insieme<br />

dei termini del linguaggio L che indicheremo che T ermL:<br />

1. Se x ∈ X allora x ∈ T ermL<br />

2. Se f ∈ L è una funzione n-aria e t1, . . . , tn ∈ T ermL allora f(t1, . . . , tn) ∈<br />

T ermL<br />

3. Non ci sono termini ottenuti in altro modo.<br />

Le equazioni del linguaggio L sono date dall’insieme<br />

EqL = {t = s| t, s ∈ T ermL}.<br />

12


Si dice algebra la coppia A =< A, < f A | f ∈ L >> dove A è un insieme non<br />

vuoto detto universo e se f è una funzione n-aria, f A : A n −→ A.<br />

Introduciamo adesso le MV-algebre e mostriamo alcune <strong>dell</strong>e loro prin-<br />

cipali proprietà rimandando per una trattazione più dettagliata a [5]. In<br />

particolare facciamo vedere che la classe <strong>dell</strong>e MV-algebre sia una varietà.<br />

Definizione 1.1.2. <strong>Un</strong>’algebra A =< A, & A , → A , ∧ A , ∨ A , 0 A , 1 A > è una<br />

MV-algebra se valgono le seguenti condizioni:<br />

1. < A, & A , 1 A > è un monoide commutativo<br />

2. < A, ∧ A , ∨ A , 0 A , 1 A > è un reticolo limitato<br />

3. → A è il residuo di & A ossia a& A c ≤ b se e solo se c ≤ a → A b dove ≤<br />

è la relazione d’ordine reticolare.<br />

4. A soddisfa l’equazione <strong>dell</strong>a prelinearità (x → y) ∨ (y → x) = 1<br />

5. A soddisfa l’equazione <strong>dell</strong>a divisibilità x&(x → y) = x ∧ y<br />

6. A soddisfa l’equazione di involuzione (x → 0) → 0 = x.<br />

Se l’ordine è lineare si parla di MV-catena.<br />

Spesso le MV-algebre vengono introdotte tramite una definizione equiva-<br />

lente a quella sopra esposta:<br />

Definizione 1.1.3. <strong>Un</strong>a MV − algebra è un’algebra < A, ⊕, ¬, 0 > con una<br />

operazione binaria ⊕, un’operazione unaria ¬ e una costante 0 che soddisfano<br />

le seguenti equazioni:<br />

13


(MV1) x ⊕ (y ⊕ z) = (x ⊕ y) ⊕ z<br />

(MV2) x ⊕ y = y ⊕ x<br />

(MV3) x ⊕ 0 = x<br />

(MV4) ¬¬x = x<br />

(MV5) x ⊕ ¬0 = ¬0<br />

(MV6) ¬(¬x ⊕ y) ⊕ y = ¬(¬y ⊕ x) ⊕ x<br />

Cerchiamo adesso di far vedere perché le due definizioni sono equivalenti.<br />

Da una parte ogni MV-algebra A presentata secondo la Definizione1.1.3 può<br />

essere presentata nella forma descritta d<strong>alla</strong> Definizione1.1.2.<br />

Infatti (MV1)-(MV3) ci dicono che < A, ⊕, 0 > è un monoide abeliano.<br />

Inoltre su A possiamo definire le seguenti operazioni:<br />

• <strong>Un</strong>a costante (od operazione 0-aria) 1 data da 1 def<br />

= ¬0.<br />

• <strong>Un</strong>a operazione binaria → data da x → y def<br />

= ¬x ⊕ y<br />

• L’operazione binaria & come duale di ⊕ ossia x&y = ¬(¬x ⊕ ¬y)<br />

• <strong>Un</strong>a relazione d’ordine ≤ A tale che per ogni due elementi x, y ∈ A si<br />

ha x ≤ A y sse¬x ⊕ y = 1.<br />

Osserviamo adesso che l’operazione → appena definita è il residuo di & poiché<br />

si ha:<br />

x&z ≤ b sse z ≤ x → y<br />

14


,ossia ¬(¬x ⊕ ¬z) ≤ y se e slo se z ≤ (¬x ⊕ ¬y).<br />

Inoltre utilizzando le (MV1)-(MV6) si dimostrano le seguenti proposizioni che<br />

fanno vedere rispettivamente come le condizioni 2,4,5 e 6 <strong>dell</strong>a Definizione<br />

1.1.2 siano soddisfatte.<br />

Proposizione 1.1.1. Su ogni MV-algebra A la relazione d’ordine ≤ A de-<br />

termina una struttura di reticolo limitato.<br />

Infatti per ogni due elementi x, y ∈ A si ha<br />

(i) x ∨ y = (x → y) → y<br />

(ii) x ∧ y = ¬(¬x ∨ ¬y)<br />

Proposizione 1.1.2. Sia A una MV-algebra secondo la definizione1.1.3.<br />

Allora valgono le seguenti equazioni:<br />

1. (x → y) ∨ (y → x) = 1<br />

2. (x → 0) → 0 = x<br />

3. x&(x → y) = x ∧ y<br />

Viceversa, se abbiamo una MV-algebra A presentata secondo la Definizione1.1.2,<br />

questa può essere presentata anche nella forma descritta d<strong>alla</strong> Definizione1.1.3.<br />

Si vede che gli assiomi (MV1)-(MV3) sono soddisfatti ed inoltre se si definisce<br />

• L’operazione di negazione come: ¬a = a → 0.<br />

• L’operazione ⊕ come duale di & ossia x ⊕ y def.<br />

= ¬(¬x&¬y)<br />

anche (MV4)-(MV6) sono soddisfatti.<br />

15


Oss. Su ogni MV-algebra A possiamo definire una nuova costante 1 e due<br />

operazioni binarie ⊙, ⊖ come segue:<br />

(i) 1 def<br />

= ¬0<br />

(ii) x ⊙ y def<br />

= ¬(¬x ⊕ ¬y)<br />

(iii) x ⊖ y def<br />

= x ⊙ ¬y<br />

Inoltre per ogni numero naturale n, possiamo definire le operazioni (n)x,<br />

e x n per induzione su n come segue:<br />

(iv) (0)x = 0 e (n + 1)x = (n)x ⊕ x<br />

(v) x 0 = 1 e x n+1 = x n ⊙ x<br />

Definizione 1.1.4. <strong>Un</strong>a MV-algebra si dice divisibile se per ogni x esiste un<br />

elemento, denotato con x<br />

x<br />

, tale che (n − 1) n n<br />

= x ⊖ x<br />

n .<br />

Da ora in avanti, in una MV-algebra divisibile, quando n ≤ m e 0 < m,<br />

scriveremo n<br />

x x per (n) m m<br />

e n<br />

m<br />

per (n) 1<br />

m .<br />

Diamo adesso alcuni esempi di MV-algebra:<br />

Esempio. <strong>Un</strong> primo esempio è l’MV-algebra standard, data da<br />

[0, 1]MV =< [0, 1], ⊕, ¬ >,<br />

dove ¬x def<br />

= 1 − x e x ⊕ y def<br />

= min{1, x + y} sono le operazioni di ̷Lukasiewicz.<br />

Inoltre si ha x ⊙ y = max{0, x + y − 1} e x ⊖ y = max{0, x − y}<br />

16


Osserviamo che in questo caso la relazione d’ordine ≤[0,1] coincide con quella<br />

naturale; infatti si ha<br />

x ≤[0,1] y sse ¬x ⊕ y = 1<br />

sse min{1, 1 − x + y} = 1 sse 1 − x + y ≥ 1<br />

sse x ≤ y<br />

Esempio. <strong>Un</strong> altro esempio di MV-algebra è dato dall’insieme<br />

{f : [0, 1] −→ [0, 1]| f funzione continua } con le operazioni definite punto a<br />

punto come segue:<br />

(f ⊕ g)(x) def<br />

= f(x) ⊕ ̷L g(x), (¬f)(x) def<br />

= ¬ ̷L (f(x))<br />

dove ⊕ ̷L e ¬ ̷L sono le operazioni di ̷Lukasiewicz sopra definite.<br />

Oss. L’insieme {f : [0, 1] −→ [0, 1]| ffunzione derivabile e limitata} non è<br />

una MV-algebra; infatti le funzioni x|[0,1] e (¬x)|[0,1] sono entrambe derivabili,<br />

ma la funzione (x ∨ ¬x)|[0,1] non lo è.<br />

Definizione 1.1.5. Sia I un linguaggio con n funzioni (=, F1, . . . , Fn) e sia K<br />

la classe <strong>dell</strong>e strutture per I in cui = viene interpretato con l’uguaglianza.<br />

Si dice che K è una varietà se esiste un insieme T di identità (formule<br />

atomiche di I ) per cui K è la classe di tutte le strutture per I che verificano<br />

tutte le identità di T.<br />

Oss. Per la Definizione 1.1.3, si ha banalmente che la classe MV <strong>dell</strong>e MV-<br />

algebre è una varietà; le MV-algebre sono infatti caratterizzate dall’insieme<br />

di uguaglianze (MV1)-(MV6).<br />

17


I concetti che andiamo ad introdurre sono concetti generali di algebra<br />

universale, ma in questo caso li limiteremo per semplicità al linguaggio <strong>dell</strong>e<br />

MV-algebre rimandando per una trattazione più generale a [3].<br />

Definizione 1.1.6. Data una MV-algebra < A, ⊕, ¬, 0 > diciamo che B è<br />

una sotto MV-algebra di A se B ⊆ A, 0 ∈ B, B è chiusa per ⊕, ¬ e se le<br />

operazioni su B sono le restrizioni a B <strong>dell</strong>e operazioni su A.<br />

Diciamo che B è immagine omomorfa di A se c’è un omomorfismo f da A a<br />

B,ossia una funzione f : A −→ B tale che<br />

(i) f(0) = 0<br />

(ii) h(x ⊕ y) = h(x) ⊕ h(y)<br />

(iii) h(¬x) = ¬h(x).<br />

Data una collezione di MV-algebre Ai, i ∈ I il loro prodotto diretto sarà dato<br />

dall’algebra A =< <br />

i∈I Ai, ⊕, ¬, 0 > dove le funzioni sono definite coordinata<br />

per coordinata ossia:<br />

(i) l’elemento 0 è la funzione f tale che f(i) = 0 ∀i ∈ I<br />

(ii) (f ⊕ g)(x) def<br />

= f(x) ⊕ g(x)<br />

(iii) (¬f)(x) def<br />

= ¬(f(x)).<br />

Se A = <br />

i∈I Ai, per ogni j ∈ I la proiezione canonica πj : A −→ Aj è<br />

definita da pij(ai : i ∈ I) = aj.<br />

Si dice che A è prodotto sottodiretto di una collezione di algebre Ai, i ∈ I se<br />

esiste una immersione h : A ↩→ <br />

i∈I Ai tale che per ogni i ∈ I<br />

πi ◦ h : A −→ Ai sia un omomorfismo suriettivo.<br />

18


Teorema 1.1.1 (Birkhoff). <strong>Un</strong>a classe K di strutture per un linguaggio I<br />

è una varietà se e solo se è chiusa per sottoalgebre, immagini omomorfe e<br />

prodotti diretti.<br />

Dimostrazione. Vedi [?].<br />

Oss. Ricordando che la classe <strong>dell</strong>e MV-algebre è una varietà, per il Teorema<br />

di Birkhoff si ottiene che: una sottoalgebra di una MV-algebra è una MV-<br />

algebra,l’immagine omomorfa di MV-albegra è una MV-algebra e il prodotto<br />

diretto di MV-algebre è una MV-algebra.<br />

1.1.1 La hull kernel topology<br />

Definizione 1.1.7. <strong>Un</strong> filtro su una MV-algebra A (chiamato anche MV-<br />

filtro) è un sottoinsieme F di A tale che:<br />

• 1 ∈ F<br />

• se x, y ∈ F , allora x ⊙ y ∈ F .<br />

<strong>Un</strong> filtro F si dice proprio se 0 /∈ F , e massimale se è proprio ed ogni filtro<br />

che estende F o non è proprio o coincide con F .<br />

Il radicale di A, indicato con Rad(A), è l’intersezione di tutti i suoi filtri<br />

massimali.<br />

Definizione 1.1.8. <strong>Un</strong>a congruenza su una MV-algebra A è una relazione<br />

di equivalenza θ su A tale che<br />

(i) se (x, y) ∈ θ ⇒ (¬x, ¬y) ∈ θ.<br />

(ii) se (x1, y1)e(x2, y2) ∈ θ ⇒ (x1 ⊕ x2, y1 ⊕ y2) ∈ θ.<br />

19


Oss. Osserviamo adesso che le congruenze su MV-algebre sono in corrispon-<br />

denza biiettiva con i filtri. Infatti dati un filtro F e una congruenza θ, se<br />

definiamo<br />

allora le mappe<br />

θF = {(x, y) : x ↔ y ∈ F } , Fθ = {x : (x, 1) ∈ θ}<br />

F ↦→ θF , θ ↦→ Fθ<br />

sono isomorfismi mutualmente inversi tra il reticolo dei filtri e il reticolo <strong>dell</strong>e<br />

congruenze di una MV-algebra (divisibile).<br />

Nel seguito, data una MV-algebra A, un elemento a ∈ A e un filtro F di<br />

A, indichiamo con A/F il quoziente di A modulo la congruenza θF , e con<br />

a/F la classe di equivalenza di a sempre modulo θF .<br />

Definizione 1.1.9. <strong>Un</strong>’algebra A è semplice se ha solo due congruenze, l’i-<br />

dentità e la congruenza banale A 2 .<br />

<strong>Un</strong>’algebra A si dice invece semisemplice se è isomorfa ad un prodotto<br />

sottodiretto di algebre semplici.<br />

Ricordiamo adesso un importante risultato:<br />

Proposizione 1.1.3. Sia M un filtro proprio su l’MV-algebra A. Allo-<br />

ra M è massimale se e solo se il quoziente A/M è semplice se e solo se<br />

A/M è isomorfo ad un’ unica sottoalgebra di [0, 1]MV . Di più, A/Rad(A) è<br />

semisemplice, e A è semisemplice se e solo se Rad(A) = {1}.<br />

Facciamo adesso un passo importante, che ci permetterà di vedere ogni<br />

MV-algebra semisemplice A come un’algebra di funzioni continue rispetto<br />

<strong>alla</strong> hull-kernel topology dallo spazio compatto d Hausdorff M(A) a [0, 1].<br />

20


Definizione 1.1.10. Sia M(A) l’insieme dei filtri massimali di una MV-<br />

algebra semisemplice A, e sia, per ogni a ∈ A, Ca = {M ∈ M(A) : a ∈ M}.<br />

La più piccola topologia per la quale ogni insieme <strong>dell</strong>a forma Ca è chiuso è<br />

chiamata hull-kernel topology.<br />

Oss. <strong>Un</strong> importante risultato dimostrato in [13] ci permette di dire che M(A)<br />

con la hull-kernel topology è uno spazio di Hausdorff compatto.<br />

Sia per, a ∈ A per M ∈ M(A),<br />

Φ(a)(M) def.<br />

= a/M.<br />

Allora, dopo aver identificato A/M con l’unica sottoalgebra di [0, 1]MV ad<br />

esso isomorfa, si ha che Φ(a) è una funzione continua da M(A), dotato <strong>dell</strong>a<br />

hull kernel topology, a [0, 1], e Φ è un’immersione di A in <br />

M∈M(A) A/M.<br />

Quindi ogni MV-algebra semisemplice A può essere vista come un’algebra<br />

di funzioni continue da uno spazio di Hausdorff compatto M(A) con la hull-<br />

kernel topology in [0, 1]. Le operazioni caratteristiche <strong>dell</strong>e MV-algebre sono<br />

definite punto a punto.<br />

1.2 Gruppi abeliani parzialmente ordinati<br />

Definizione 1.2.1. <strong>Un</strong> gruppo abeliano parzialmente ordinato è un gruppo<br />

abeliano G =< G, +, 0 > dotato di una relazione d’ordine parziale ≤ G<br />

compatibile con l’addizione ossia tale che<br />

Se x ≤ G y allora t + x ≤ G t + y ∀t ∈ G<br />

Quando la relazione d’ordine è totale G si dice gruppo abeliano totalmente<br />

ordinato (o-gruppo); se la relazione d’ordine ≤ G rende G un reticolo si parla<br />

21


invece di gruppo abeliano reticolare ordinato (ℓ-gruppo).<br />

Per ogni elemento x ∈ G gruppo abeliano reticolare, definiamo<br />

+ def<br />

− def<br />

x = 0 ∨ x, x = 0 ∨ −x, |x| def<br />

= x + + x − = x ∨ −x<br />

e per ogni numero naturale n definiamo nx per induzione come segue:<br />

0x = 0, (n + 1)x = nx + x.<br />

<strong>Un</strong> gruppo abeliano reticolare G si dice divisibile se per ogni elemento x ∈ G<br />

esiste un elemento denotato con x<br />

n<br />

tale che n x<br />

n<br />

= x.<br />

Definizione 1.2.2. <strong>Un</strong>a unità forte u di G è un elemento 0 ≤ u ∈ G tale<br />

che per ogni x ∈ G esiste un numero naturale n ≥ 0 tale che |x| ≤ nu.<br />

Esempio. Sia R =< R, +, −, ≤, 0 > il gruppo dei reali. Allora R è un l-<br />

gruppo e 1 è la sua unità forte; infatti R è archimedeo e quindi ∀x ∈ R∃n ∈ N<br />

tale che x ≤ n.<br />

Esempio. Le funzioni continue su R sono un gruppo abeliano reticolare<br />

rispetto <strong>alla</strong> somma, al sup e all’inf definiti punto a punto, ma non hanno<br />

unità forte.<br />

Se ci si restringe alle funzioni continue e limitate su R, allora la funzione<br />

costatne 1 è un’unità forte.<br />

Da ora in avanti, in un ℓ-gruppo divisibile con unità forte u, scriveremo<br />

n<br />

x x per n m m<br />

e n<br />

m<br />

per n u<br />

m .<br />

Definizione 1.2.3. <strong>Un</strong> sottogruppo convesso di un gruppo reticolare abeliano<br />

G è un sottogruppo H di G reticolarmente ordinato tale che per ogni y ∈ G<br />

22


e per ogni x ∈ H, se |y| ≤ |x|, allora y ∈ H.<br />

<strong>Un</strong> sottogruppo convesso di G si dice proprio se non è uguale a G e massimale<br />

se è un elemento massimale nella classe dei sottogruppo convessi propri.<br />

L’insieme di tutti i sottogruppi convessi massimali di G si indica con M(G).<br />

Osserviamo che se G ha un’unità forte, allora M(G) = ∅, quindi se G ha<br />

un’unità forte possiamo definire il radicale di G, indicato da Rad(G), come<br />

intersezione di tutti i suoi sottogruppi convessi massimali.<br />

Oss. Se u è un’unità forte di G, allora<br />

Rad(G) = {x ∈ G : ∀n(n|x| ≤ u} .<br />

Teorema 1.2.1 (Gurevich-Kokorin). Sia φ(x0, . . . , xn) una formula libera<br />

da quantificatori scritta nel linguaggio degli l-gruppi.<br />

Se ∀x0 . . . ∀xnφ(x0, . . . , xn) è vera in R, allora ∀x0 . . . ∀xnφ(x0, . . . , xn) è vera<br />

in ogni l-gruppo abeliano linearmente ordinato.<br />

Definizione 1.2.4. Siano A = (A, f1, . . . , fk) e B = (B, f1, . . . , fk) due<br />

strutture <strong>dell</strong>o stesso tipo.<br />

Diciamo che A si immerge parzialmente in B se per ogni sottoinsieme finito<br />

X ⊆ A esiste un sottoinsieme finito Y ⊆ B e una funzione f : X −→ Y ,<br />

iniettiva e che preserva le operazioni esistenti in X, ossia tale che se<br />

x = fj(x1 . . . , xm) con x1 . . . , xm ∈ X allora λ(x) = fj(λ(1) . . . , λ(xm)).<br />

Come conseguenza del Teorema di Gurevich-Kokorin si ottiene il seguente<br />

enunciato:<br />

Proposizione 1.2.1. Ogni ℓ-gruppo G si immerge parzialmente in R.<br />

23


Dimostrazione. Sia X = {a1, . . . , am} un sottoinsieme finito di G.<br />

Sia φ(x1, . . . , xm) la formula ottenuta d<strong>alla</strong> congiunzione <strong>dell</strong>e seguenti clau-<br />

sole:<br />

• xi = xy + xz per ogni i, y, z ∈ [m] tale G ai = ay + az<br />

• xi = xy + xz per ogni i, y, z ∈ [m] tale che G ai = ay + az<br />

• xi ≤ xj per ogni i, j ∈ [m] tale che G ai ≤ aj<br />

• xi xj per ogni i, j ∈ [m] tale che G ai aj<br />

Ne segue che la formula<br />

(∃x1, . . . , xm)(φ(x1, . . . , xm))<br />

è soddisfatta in G e di conseguenta la formula<br />

(∀x1, . . . , xm)(¬φ(x1, . . . , xm))<br />

non è verificata in ogni ℓ-gruppo, in particolare ad esempio non vale in G.<br />

Quindi per il Teorema di Gurevich-Kokorin non vale in R; ne segue che<br />

∃b1, . . . , bm ∈ R tali che R φ(b1, . . . , bm). Chiamiamo Y = {b1, . . . , bm} e<br />

definiamo una mappa λ : X −→ Y tale che λ(ai) = bi. Chiaramante λ è<br />

iniettiva e preserva le operazioni ed è quindi è l’immersione cercata.<br />

Oss. L’immersione parziale λ defnita nella precedente dimostrazione rimane<br />

valida se al linguaggio degli ℓ-gruppi aggiungiamo <strong>dell</strong>e operazioni addizionali<br />

che si defniscono con formule aperte e <strong>dell</strong>e operazioni di gruppo e ordine,<br />

ovvero se esiste una formula aperta φ tale che z = F (x1, . . . , xn) si esprima<br />

come φ(x1, . . . , xn, z).<br />

24


1.2.1 L’equivalenza categoriale tra MV-algebre con unità<br />

forte e ℓ-gruppi<br />

Definizione 1.2.5. Sia G un l-gruppo. Per ogni elemento u ∈ G, u ≥ 0<br />

poniamo [0, u] = {x ∈ G| 0 ≤ x ≤ u} e per ogni x, y ∈ G definiamo<br />

x ⊕ y = u ∧ (x + y), ¬x = u − x<br />

Nel caso in cui u è un’unità forte di G, la struttura < [0, u], ⊕, ¬, 0 > viene<br />

indicata con Γ(G, u).<br />

Inoltre sia h un omomorfismo da G in un l-gruppo G ′ con unità forte u ′ tale<br />

che h(u) = u ′ ; definiamo Γ(h) come la restrizione di h a Γ(G, u).<br />

Proposizione 1.2.2. < [0, u], ⊕, ¬, 0 > è una MV-algebra, quindi in parti-<br />

colare Γ(G, u) è una MV-algebra.<br />

Dimostrazione. Sfruttando la Definizione 1.1.3 dobbiamo vedere che Γ(G, u)<br />

soddisfa le equazioni (MV1)-(MV6). Siano x, y, z ∈ [0, u]<br />

(MV1) Da una parte si ottiene<br />

(x⊕y)⊕z = u∧(u∧(x+y)+z) = u∧((z+u)∧(x+y+z)) = u∧(x+y+z)<br />

e dall’altra x ⊕ (y ⊕ z) = u ∧ (x + y + z) ossia (x ⊕ y) ⊕ z = x ⊕ (y ⊕ z)<br />

(MV2) x ⊕ y = u ∧ (x + y) = u ∧ (y + x) = y ⊕ x<br />

(MV3) x ⊕ 0 = u ∧ (x + 0) = u ∧ x = x<br />

(MV4) ¬¬x = u − (u − x) = x<br />

(MV5) x ⊕ ¬0 = u ∧ (x + (u − x)) = u = u − 0 = ¬0<br />

25


(MV6)<br />

¬(¬x ⊕ y) ⊕ y = y ⊕ ¬(y ⊕ ¬x) = u ∧ (y + (u − (u ∧ (y + u − x))))<br />

= u ∧ (y + u + (−u ∨ (−y − u + x)))<br />

= u ∧ ((y + u − u) ∨ (y + u − y + x))<br />

= u ∧ ((y + u − u) ∨ (y + u − y − u + x))<br />

= u ∧ (y ∨ x)<br />

e allo stesso modo ¬(¬y ⊕ x) ⊕ x = u ∧ (x ∨ y) quindi<br />

¬(¬x ⊕ y) ⊕ y = ¬(¬y ⊕ x) ⊕ x.<br />

Vale anche il viceversa:<br />

Proposizione 1.2.3. Sia A una MV-algebra. Allora esiste un l-gruppo GA<br />

ed un elemento u ∈ GA, u > 0 tale che A è isomorfa a Γ(GA, u)<br />

Dimostrazione. Vedi [5].<br />

Oss. In realtà nel 1986 Mundici ha dimostrato qualcosa di più, ossia che<br />

è possibile invertire Γ ottenendo un funtore Γ −1 d<strong>alla</strong> categoria <strong>dell</strong>e MV-<br />

algebre, in cui i morfismi sono gli omomorfismi, <strong>alla</strong> categoria degli ℓ−gruppi<br />

con unità forte, in cui i morfismi sono gli omomorfismi che conservano l’unità<br />

forte in modo tale che la coppia (Γ, Γ −1 ) sia un’equivalenza di categorie.<br />

Sfruttando il funtore Γ appena introdotto e in modo simile a quanto fatto<br />

nel caso <strong>dell</strong>e MV-algebre, facciamo vedere che ogni ℓ-gruppo G con unità<br />

forte può essere rappresentato come un ℓ-gruppo di funzioni da M(G) in R<br />

continue rispetto <strong>alla</strong> hull-kernel topology.<br />

26


Osserviamo innanzitutto che i sottogruppi convessi di un ℓ-gruppo G<br />

sono un reticolo rispetto l’inclusione isomorfo al reticolo <strong>dell</strong>e congruenze<br />

di G tramite la mappa Φ che associa ad ogni sottogruppo convesso H la<br />

congruenza<br />

θH<br />

def<br />

= {(x, y) : x − y ∈ H} .<br />

La mappa inversa di Φ è Φ −1 che associa ad ogni congrunza θ di G il<br />

sottogruppo convesso<br />

H = {x ∈ G : (x, 0) ∈ θ} .<br />

Dato un gruppo abeliano reticolare G, un elemento x ∈ G e un sottogrup-<br />

po convesso H di G, indichiamo con G/H e x/H rispettivamente il quoziente<br />

di G e la classe di equivalente di x modulo la conruenza determinata da H.<br />

Anche in questo caso vale la seguente proposizione:<br />

Proposizione 1.2.4. G/H è semplice se e solo se H è massimale.<br />

Se G è un ℓ-gruppo con unità forte, allora G/Rad(G) è semisemplice; inoltre<br />

G è semisemplice se e solo se Rad(G) = {0}.<br />

Definizione 1.2.6. Sia G un ℓ-gruppo semisemplice con unità forte. La<br />

hull-kernel topology su M(G), insieme dei sottogruppi convessi massimali di<br />

G è la più piccola topologia per cui per ogni a ∈ G, l’insieme<br />

è chiuso.<br />

Ca = {H ∈ M(G) : a ∈ H}<br />

Oss. Se G è un ℓ-gruppo semisemplice con untà forte u, allora gli spazi<br />

topologici M(G) e M(Γ(G, u)), con la hull-kernel topology, sono omeomorfi<br />

27


tramite l’omeomorfismo Φ che associa ad ogni H ∈ M(G) il filtro massimale<br />

{u − (|x| ∧ u) : x ∈ H}.<br />

Quindi M(G) è uno spazio di Hausdorff compatto.<br />

Dopo aver identificato per ogni H ∈ M(G), G/H con la sottoalgebra<br />

di R ad esso isomorfa, si ha che ogni ℓ-gruppo semisemplice G con unità<br />

forte può essere rappresentato come un ℓ-gruppo con unità forte di funzioni<br />

continue da uno spazio di Hausdorff compatto M(G) in R, dove le operazioni<br />

di ℓ-gruppo sono definite punto a punto.<br />

1.3 <strong>Un</strong> Teorema di Rappresentazione per le<br />

MV-algebre<br />

Esempio. Consideriamo l’l-gruppo R =< R, +, −, ≤, 0 > e la sua unità<br />

forte 1. Si ottiene banalmente che l’MV-algebra Γ(R, 1) coincide con la<br />

MV-algebra standard [0, 1]MV =< [0, 1], ⊕, ¬, 0 ><br />

Come corollario del Teorema 1.2.1 si ottiene la seguente proposizione:<br />

Proposizione 1.3.1. Ogni MV-catena A si immerge parzialmente nell’MV-<br />

algebra standard.<br />

Dimostrazione. Diamo solamente un’idea <strong>dell</strong>a dimostrazione. Sia A una<br />

MV-catena e sia G l’ℓ-gruppo con unità forte u tale che Γ(G, u) = A. Per<br />

la Proposizione 1.2.1 G si immerge parzialmente nel gruppo linearmente or-<br />

dinato R. Sia λ tale immersione. Si vede facilmente che Γ(R, 1) coincide<br />

con la MV-algebra standard [0, 1]MV =< [0, 1], ⊕, ¬, 0 > e quindi abbiamo<br />

la tesi.<br />

28


Ricordiamo adesso un risultato importante <strong>dell</strong>’algebra universale indi-<br />

spensabile per arrivare ad un teorema di <strong>rappresentazione</strong> per MV-algebre.<br />

Definizione 1.3.1. <strong>Un</strong>’ algebra A è (finitamente) sottodirettamente irridu-<br />

cibile se e solo se per ogni <strong>rappresentazione</strong> (finita) sottodiretta h : A ↩→<br />

<br />

i∈I Ai esiste i ∈ I tale che πi ◦ h è un isomorfismo.<br />

Teorema 1.3.1. Ogni algebra è rappresentabile come prodotto sottodiretto<br />

di algebre sottodirettamente irriducibili.<br />

Dimostrazione. Vedi [3].<br />

Sfruttando questo risultato generale e il fatto che<br />

Lemma 1.3.1. A ∈ MV è finitamente sottodirettamente irriducibile se e<br />

solo se è una catena.<br />

Dimostrazione. Vedi [5]<br />

si ottiene il seguente enunciato per il quale rimandiamo a [4] e [5]:<br />

Teorema 1.3.2 (Teorema di Rappresentazione per MV-algebre, C.Chang).<br />

Ogni MV-algebra è rappresentabile come prodotto sottodiretto di MV-catene.<br />

1.4 Il calcolo proposizionale infinito-valente<br />

di ̷Lukasiewicz<br />

In questo paragrafo presentiamo sintatticamente la logica proposizionale infinito-<br />

valente di ̷Lukasiewicz (̷L), che ammette come valori di verità l’intervallo rea-<br />

le unitario [0,1], e facciamo vedere che le MV-algebre sono la sua semantica<br />

algebrica equivalente.<br />

29


Ricordiamo brevemente che una logica proposizionale è una coppia<br />

L =< L, ⊢L>, dove L è un linguaggio proposizionale comprendente una<br />

quantità numerabile di variabili proposizionale, <strong>dell</strong>e costanti e <strong>dell</strong>e funzioni<br />

di diverse arietà (connettivi primari), e ⊢L è la relazione di dimostrabilità.<br />

Le formule del linguaggio, indicate con F mL, sono la controparte formale del<br />

concetto intuitivo di proposizione e sono costruite induttivamente tramite<br />

l’uso dei connettivi a partire dalle variabili e costanti.<br />

<strong>Un</strong>a valutazione è una funzione che associa ad ogni variabile proposizionale<br />

il suo valore di verità e può essere estesa all’insieme <strong>dell</strong>e formule tramite il<br />

principio <strong>dell</strong>a verofunzionalità.<br />

Definizione 1.4.1 (Logica proposizionale infinito-valente ̷L=< ̷L, ⊢ ̷L >, 1930).<br />

Il linguaggio di ̷Lè<br />

̷L =< x0, x1, . . . , ¬, →, [0, 1] ><br />

dove i connettivi primitivi → e ¬ sono definiti come<br />

x → y def<br />

= min{1, 1 − x + y}, ¬x def<br />

= 1 − x.<br />

<strong>Un</strong> assioma del calcolo proposizionale di ̷Lukasiewicz a infiniti valori è una<br />

formula che può essere scritta in uno dei modi seguenti, dove φ, ψ, χ sono<br />

formule arbitrarie:<br />

(̷L1) φ → (ψ → φ)<br />

(̷L2) (φ → ψ) → (ψ → χ) → (φ → χ))<br />

(̷L3) ((φ → ψ) → ψ) → ((ψ → φ) → φ)<br />

(̷L4) (¬ψ → ¬φ) → (φ → ψ)<br />

30


e l’unica regola di inferenza è il modus ponens.<br />

Sia F m ̷L l’insieme <strong>dell</strong>e formule del linguaggio. Dati Γ∩{φ} ⊆ F m ̷L diremo<br />

che φ deriva da Γ, in simboli Γ ⊢ ̷L φ, se esiste una dimostrazione di φ a<br />

partire da Γ nel calcolo sopra proposto.<br />

Oss. E’ possibile definire dei connettivi derivati &, ∧, ∨ come segue:<br />

x&y def<br />

= ¬(x → ¬y)<br />

x ∨ y def<br />

= (x → y) → y<br />

x ∧ y def<br />

= ¬(¬x ∨ ¬y)<br />

1.4.1 Algebrizzazione di ̷L e Teorema di completezza<br />

rispetto <strong>alla</strong> classe MV<br />

La cosa di maggiore importanza per poter andare verso l’algebrizzazione di<br />

una logica proposizionale è tenere in considerazione che le formule logiche<br />

di un linguaggio proposizionale possono essere viste come termini di un lin-<br />

guaggio algebrico. Cerchiamo adesso di illustrare il procedimento in modo<br />

generale rimandando per i dettagli a [1].<br />

Ad ogni logica proposizionale L =< L, ⊢> si associa una varietà (o quasi-<br />

varietà) VL il cui linguaggio ha un simbolo di operazione n−ario per ogni<br />

connettivo n-ario di L e un simbolo di costante per ogni simbolo di costante<br />

proposizionale di L. Il connettivo e la corrispondente operazione sono deno-<br />

tati allo statto modo, quindi le L-formule sono identificate con i termini di<br />

VL. Ecco che si può parlare di un’ algebra <strong>dell</strong>e formule<br />

Fm = 〈F mL, < f Fm |f ∈ L >〉.<br />

31


<strong>Un</strong>a valutazione di L in un’algebra A ∈ VL è un omomorfismo dall’algebra<br />

<strong>dell</strong>e L-formule in A.<br />

Definizione 1.4.2. Sia Γ un insieme di formule e φ una formula di L. Di-<br />

ciamo che φ è una conseguenza semantica di Γ in VL (in simboli Γ |=VL φ)<br />

se per ogni valutazione v in un’algebra A ∈ VL, se v(ψ) = 1 per ogni ψ ∈ Γ,<br />

allora v(φ) = 1.<br />

Dato un insieme Σ di equazioni e un’equazione r = s nel linguaggio <strong>dell</strong>e<br />

VL-algebre, diciamo che r = s è una conseguenza semantica di Σ in VL (in<br />

simboli Σ |=VL γ), se per ogni A ∈ VL e per ogni valutazione v in A se<br />

p A (v) = q A (v) per ogni p = q ∈ Σ allora r A (v) = s A (v). Ricordiamo che per<br />

ogni termine t si indica con t A (v) la sua interpretazione.<br />

Siamo ora giunti <strong>alla</strong> definizione principale:<br />

Definizione 1.4.3. L è algebrizzabile e VL è la sua semantica algebrica equi-<br />

valente se e solo se esistono <strong>dell</strong>e mappe ◦<br />

e ∗ dalle formule di L alle equazioni<br />

di VL e viceversa tali che ponendo per ogni insieme di formule Γ e per ogni<br />

insieme di equazioni Σ<br />

Γ ◦<br />

= ψ ◦<br />

: ψ ∈ Γ , Σ ∗ = {δ ∗ : ∆ ∈ Σ}<br />

per ogni L−formula φ e per ogni equazione γ nel linguaggio di VL valgono le<br />

seguenti condizioni:<br />

1. {φ} ⊢L φ ◦ ∗ , φ ◦ ∗ ⊢L φ, {γ} |=VL γ∗◦<br />

2. Γ ⊢L φ sse Γ |=VL φ sse Γ◦<br />

3. Σ |=VL γ sse Σ∗ |=VL ψ∗ .<br />

|=VL φ◦.<br />

32<br />

e γ ∗◦ |=VL γ.


Oss. Nel caso che stiamo trattando per ogni formula φ, φ ◦<br />

è l’equazione φ = 1,<br />

e per ogni equazione γ <strong>dell</strong>a forma t = s nel linguaggio <strong>dell</strong>e VL-algebre, γ ∗<br />

è la formula t ↔ s.<br />

Torniamo adesso al caso particolare e mostriamo come le MV-algebre,<br />

viste ampiamente nelle precedenti sezioni, siano la semantica algebrica equi-<br />

valente <strong>dell</strong>a logica di ̷Lukasiewicz infinito-valente sopra sintatticamente pre-<br />

sentata.<br />

Teorema 1.4.1 (Teorema di Completezza). Per ogni Γ ∩ {φ} ⊆ F m ̷L si ha<br />

Γ ⊢ ̷L φ sse Γ MV φ<br />

Dimostrazione. Per quanto riguarda la correttezza ossia<br />

è sufficiente osservare che<br />

se Γ ⊢ ̷L φ allora Γ MV φ<br />

(i) Le MV-algebre soddisfano gli assiomi del calcolo <strong>dell</strong>a logica proposizio-<br />

nale ̷L.<br />

(ii) Le MV-algebre soddisfano il modus ponens: sia A ∈ MV e sia e una A-<br />

valutazione. Se e(φ) = 1 A ed e(φ → ψ) = 1 A allora e(ψ) = 1 A perché<br />

in ogni MV-algebra vale 1 → x = x.<br />

Diamo ora un’idea <strong>dell</strong>a dimostrazione <strong>dell</strong>a completezza, ossia che<br />

Per i dettagli rimandiamo a [5].<br />

se Γ ̷L φ allora Γ ⊢MV φ.<br />

Suddividiamo la dimostrazione in passi:<br />

33


(i) Diciamo che un insieme T ⊆ F m ̷L è una teoria di se è chiuso per ⊢ ̷L<br />

ossia se T ⊢ ̷L φ allora φ ∈ T . Adesso data una teoria T la relazione<br />

Ω(T ) tale che < φ, ψ >∈ Ω(T ) se e solo se T ⊢ ̷L φ ↔ ψ<br />

(ii) Si riesce poi a dimostrare che Ω(T ) è una relazione di equivalenza su<br />

Fm, compatibile con T nel senso che se < φ, ψ >∈ Ω(T ) e φ ∈ T allora<br />

ψ ∈ T . Inoltre Ω(T ) è la più grande relazione di equivalente si Fm<br />

compatibile con T.<br />

(iii) Per ogni formula φ si ha che < φ, 1 >∈ Ω(T ) se e solo se φ ∈ T .<br />

Infatti da una parte se < φ, 1 >∈ Ω(T ) allora si ha T ⊢ ̷L φ ↔ 1 ed in<br />

particolare T ⊢ ̷L 1 → φ; essendo poi T ⊢ ̷L 1 allora per modus ponens<br />

si ottiene T ⊢ ̷L φ ossia φ ∈ T .<br />

Viceversa se φ ∈ T si ha T ⊢ ̷L φ e T ⊢ ̷L 1 → (1 → φ) da cui per modus<br />

ponens T ⊢ ̷L 1 → φ. Allo stesso modo si ottiene T ⊢ ̷L φ → 1 e quindi<br />

< φ, 1 >∈ Ω(T ).<br />

(iv) L’algebra di Lindenbaum-Tarski del calcolo proposizionale infinito-valente<br />

di ̷Lukasiewicz L =< F m ̷L , 0, ⊕, ¬ > è una MV-algebra.<br />

(v) Supponiamo che Γ ̷L φ. Sia T la teoria generata da Γ; allora φ /∈ T .<br />

Consideriamo adesso F m ̷L /Ω(T ) e la F m ̷L /Ω(T )-valutazione e tale<br />

che per ogni formula ψ sia e(ψ) = |ψ|. Osserviamo quindi che si ha<br />

|ψ| = |1| se e solo se ψ ∈ T da cui e[Γ] = 1 e e(φ) = 1 ossia Γ MV φ.<br />

Questo conclude la dimostrazione.<br />

34


Tenendo presente il Teorema di <strong>rappresentazione</strong> per MV-algebre come<br />

prodotto sottodiretto di MV-catene, si ottiene come conseguenza il seguente<br />

enunciato:<br />

Teorema 1.4.2. Per ogni Γ ∩ {φ} ⊆ F m ̷L si ha<br />

Γ ⊢ ̷L φ sse Γ {MV −catene} φ<br />

1.4.2 Teorema di Completezza finita standard per ̷L<br />

rispetto all’MV-algebra standard [0, 1]MV<br />

Sfruttando il Teorema 1.4.2 e ricordando che per la Proposizione 1.3.1 ogni<br />

MV-catena si immerge nell’MV-algebra standard, è possibile dimostrare que-<br />

sto importante teorema:<br />

Teorema 1.4.3 (Completezza Standard). Sia φ una formula <strong>dell</strong>a logica di<br />

̷Lukasiewicz. Allora si ha<br />

⊢ ̷L φ sse [0,1] φ<br />

Dimostrazione. Per quanto riguarda la correttezza è sufficiente verificare che<br />

l’MV-algebra standard soddisfa gli assiomi del calcolo <strong>dell</strong>a logica proposi-<br />

zionale ̷Le il modus ponens.<br />

Per quanto riguarda invece la completezza, supponiamo che ̷L φ.<br />

Allora dato che la logica di ̷Lukasiewicz è completa rispetto alle catene, esiste<br />

una MV-catena A e una A-valutazione v tale che v(φ) < 1. Sia X l’insieme<br />

di tutte le valutazioni, sotto v, <strong>dell</strong>e sottoformule di φ più lo 0 e l’1, ossia<br />

X = {v(ψ)|ψ sottoformula di φ} ∪ {0, 1}.<br />

35


Osserviamo adesso che la Proposizione 1.3.1 esistono una funzione<br />

λ : A −→ [0, 1]MV e un insieme Y ⊆ [0, 1]MV tali che<br />

• λ : X −→ Y è 1-1<br />

• λ preserva le operazioni di X<br />

In particolare, il fatto che λ sia una immersione parziale assicura che esista<br />

una valutazione v ′ : V ariabili −→ [0, 1] tale che v ′ (ψ) = λ(v(ψ)) per ogni ψ<br />

sottoformula di φ. In definitiva si ha v ′ (ψ) < 1 ossia [0,1] φ.<br />

Oss. La precedente dimostrazione può essere estesa al caso <strong>dell</strong>a Completezza<br />

Finita Standard, ma non al caso di teorie infinite.<br />

Oss. <strong>Un</strong>endo il Teorema di Completezza e il Teorema di Completezza Stan-<br />

dard si arriva ad un risultato molto utile: una equazione è soddisfatta nell’MV-<br />

algebra standard [0,1] se e solo se è soddisfatta in tutte le MV-algebre. Quindi<br />

non solo [0, 1]MV è una MV-algebra, ma la classe <strong>dell</strong>e MV-algebre è la varietà<br />

generata da [0, 1]MV .<br />

36


Capitolo 2<br />

MV-algebre di Riesz e Spazi<br />

vettoriali di Riesz.<br />

2.1 MV-algebre di Riesz<br />

Definiamo adesso il concetto di MV-algebra di Riesz, che risulta essere una<br />

classe più ampia di eventi rispetto una MV-algebra qualunque perché che<br />

prevede l’esistenza di eventi <strong>dell</strong>a forma αφ con α ∈ [0, 1].<br />

Definizione 2.1.1. <strong>Un</strong>a MV-algebra di Riesz su [0,1] è una struttura<br />

A = (A − , fα | α ∈ [0, 1]) dove A − è una MV-algebra e per ogni α ∈ [0, 1], fα<br />

è una operazione unaria su A che soddisfa le seguenti equazioni per ogni<br />

x, y ∈ A e per ogni α, β ∈ [0, 1]<br />

(i) f1(x) = x<br />

(ii) fα⊖β(x) = fα(x) ⊖ fβ(x)<br />

(iii) fα(x ⊖ y) = fα(x) ⊖ fα(y)<br />

(iv) fαβ(x) = fα(fβ(x))<br />

37


Oss. Ricordiamo che x ⊖ y = ¬(¬x ⊕ y) e rappresenta quindi la differenza<br />

fra x e y troncata a 0.<br />

Da ora in avanti per brevità scriveremo αx al posto di fα(x). Dimostriamo<br />

alcune proprietà <strong>dell</strong>e funzioni appena introdotte:<br />

Lemma 2.1.1. Sia A una MV-algebra di Riesz. Per ogni x ∈ A e per ogni<br />

α, β ∈ [0, 1] valgono le seguenti affermazioni:<br />

(i) 0x = α0 = 0<br />

(ii) se β ≤ α, allora βx ≤ αx<br />

(iii) se x ≤ y, allora αx ≤ αx<br />

(iv) se x ⊙ y = 0 allora α(x ⊕ y) = α(x) + α(y)<br />

(v) se α + β ≤ 1 allora (α + β)(x) = α(x) + β(x)<br />

(vi) α(x ∨ y) = (αx) ∨ (αy) e α(x ∧ y) = (αx) ∧ (αy)<br />

Dimostrazione. (i) 0x = (α ⊖ α)x = αx ⊖ αx = 0<br />

α0 = α(x ⊖ x) = (αx) ⊖ (α) = 0<br />

(ii) Ricordando che a ≤ b se e solo se a ⊖ b = 0 si ha<br />

(iii) αx ⊖ αy = α(x ⊖ y) = α0 = 0<br />

βx ⊖ αx = (β ⊖ α)x = 0x = 0<br />

(iv) Se x ⊙ y = 0 allora (x ⊕ y) ⊖ y = x e quindi αx = α(x ⊕ y) ⊖ αy.<br />

Essendo per (ii) α(x ⊕ y) ≥ αy segue che α(x ⊕ y) = α(x) + α(y).<br />

38


(v) Se α + β ≤ 1 allora α = (α ⊕ β) ⊖ β. Quindi αx = (α + β)(x) ⊖ β(x) e<br />

poiché per (ii) β(x) ≤ (α + β)(x) si ha α + β)(x) = α(x) ⊕ β(x)<br />

(vi) Ricordiamo innanzitutto che x ∨ y = x ⊕ (y ⊖ x) ed osserviamo che<br />

x ⊙ (y ⊖ x) = ¬(¬x ⊕ ¬(y ⊖ x)) = ¬(¬x ⊕ ¬¬(¬y ⊕ x)) = 0<br />

A questo punto si ottiene<br />

α(x ∨ y) iv = (αx) ⊕ (α(y ⊖ x)) = (αx) ⊕ ((αy) ⊖ (αx)) = (αx) ∨ αy<br />

Ricordando poi che x ∧ y = x ⊕ (x ⊖ y) e procedendo allo stesso modo<br />

otteniamo<br />

a(x ∧ y) = (αx) ∧ (αy)<br />

Possiamo ottenere un esempio di MV-algebra di Riesz tramite una co-<br />

struzione che sfrutta il prodotto tensoriale.<br />

Definizione 2.1.2. Siano A, B, C MV-algebre. <strong>Un</strong> bimorfismo da A × B in<br />

C è una mappa β : A × B −→ C che soddisfa le seguenti condizioni. Per<br />

ogni a, a1, a2 ∈ A e per ogni b, b1, b2 ∈ B:<br />

1. β(1, 1) = 1<br />

2. β(0, b) = β(a, 0) = 0<br />

3. f(x) = β(a, x) e g(y) = β(y, b) sono omomorfismi reticolari da A in C<br />

e da B in C rispettivamnte.<br />

4. Se a1 ⊙ a2 = 0, allora β(a1 ⊕ a2, b) = β(a1, b) ⊕ β(a2, b).<br />

Se b1 ⊙ b2 = 0, allora β(a, b1 ⊕ b2) = β(a, b1) ⊕ β(a, b2).<br />

39


Il prodotto tensoriale di due MV-algebre A and B è una MV-algebra (<strong>dell</strong>a<br />

quale si dimostra l’esistenza e l’unicità a meno di isomorfismo) A ⊗ B con la<br />

seguente proprietà:<br />

C’è un bimorfismo x ⊗ y : A × B −→ A ⊗ B tale che per ogni bimorfismo<br />

β : A × B −→ C, con C MV-algebra, esiste un unico omomorfismo<br />

h : A⊗B −→ C tale che per ogni a ∈ A e per ogni b ∈ B, h(a⊗b) = β(a, b).<br />

Teorema 2.1.1. Data una MV-algebra A, il prodotto tensore [0, 1]MV ⊗ A è<br />

una MV-algebra di Riesz se si considerano le operazioni α(β ⊗x) = (αβ)⊗x.<br />

Dimostrazione. Gli assiomi <strong>dell</strong>e MV-algebre di Riesz possono essere verifi-<br />

cati in [0, 1]MV ⊗ A tramite una computazione.<br />

2.2 Spazi vettoriali di Riesz<br />

Definizione 2.2.1. <strong>Un</strong>o spazio vettoriale di Riesz sui reali (per brevità<br />

spazio di Riesz) è una struttura (V, +, −, 0, ∨, ∧, gα| α ∈ R) che rispetta<br />

le seguenti condizioni:<br />

(i) V − = (V, +, −, 0, ∨, ∧) è un gruppo abeliano reticolare<br />

(ii) se definiamo la moltiplicazione scalare ◦ per α come α ◦ v def<br />

= gα(v),<br />

allora (V, +, −, 0, gα| α ∈ R) è uno spazio vettoriale su R.<br />

<strong>Un</strong> elemento positivo u di uno spazio di Riesz si dice unità forte se per ogni<br />

v ∈ V c’è un intero positivo n tale che |v| ≤ nu, dove |v| = v ∨ (−v).<br />

Da ora in poi per brevità scriveremo αv al posto di gα(v).<br />

Enunciamo adesso un Lemma che risulterà molto utile in seguito:<br />

40


Lemma 2.2.1. <strong>Un</strong>o spazio di Riesz e il suo gruppo abeliano reticolare sog-<br />

giacente hanno le stesse congruenze. Quindi il reticolo <strong>dell</strong>e congruenze di<br />

uno spazio di Riesz è isomorfo al reticolo dei suoi sottogruppi convessi.<br />

Dimostrazione. Banalmente una congruenza <strong>dell</strong>o spazio di Riesz V è una<br />

congruenza del gruppo abeliano reticolare V − .<br />

Viceversa, sia θ una congruenza del gruppo abeliano reticolare V − di uno<br />

spazio di Riesz V, e sia H = {x ∈ V : (x, 0) ∈ θ} il sottogrppo convesso<br />

ad essa associato. Dobbiamo dimostrare che se (x, y) ∈ θ e α ∈ R, allora<br />

(αx, αy) ∈ θ, o equivalentemente che se z = x−y ∈ H, allora αz = αx−αy ∈<br />

H.<br />

Sia n un intero positivo tale che n > |α|. Allora nz ∈ H, e |αz| ≤ n|z|.<br />

Poiché H è convesso, αz ∈ H.<br />

Teorema 2.2.1. L’equivalenza tra MV-algebre e gruppi abeliani reticolari<br />

con unità forte data dai funtori di Mundici Γ e Γ −1 si estende ad una equi-<br />

valenza tra la categoia <strong>dell</strong>e MV-algebre di Riesz e la categoria degli spazio<br />

di Riesz con unità forte u, infatti:<br />

(i) Supponiamo che (V, +, −, 0, ∨, ∧, gα| α ∈ R) sia uno spazio vettoriale<br />

di Riesz e che u sia un’unità forte di V − . Allora Γ(V − , u) è una<br />

MV-algebra di Riesz rispetto alle restrizioni all’intervallo [0,u] <strong>dell</strong>e<br />

operazioni {gα| α ∈ R}.<br />

(ii) Viceversa supponniamo che A = (A − , fα |α ∈ [0, 1]) sia una MV-algebra<br />

di Riesz. Allora Γ −1 (A − ) può essere esteso in modo unico ad uno spa-<br />

zio vettoriale di Riesz tale che per ogni α ∈ [0, 1] le restrizioni di gα,<br />

moltiplicazione scalare per α, a [0,u] coincidono con fα.<br />

41


Prima di iniziare la dimostrazione di questo importante teorema enuncia-<br />

mo il seguente lemma:<br />

Lemma 2.2.2. Sia G un gruppo abeliano reticolare divisibile con unità forte<br />

u. Allora per ogni x ∈ G ci sono un numero naturale n ed elementi a, b ∈<br />

Γ(G, u) tali che a ∧ b = 0 e x = na − nb.<br />

Dimostrazione. Osserviamo che x + ∧ x − = 0. Poiché u è unità forte di G,<br />

esiste un n tale che |x| ≤ nu; ricordando che x = x + − x − si vede che a = x+<br />

n<br />

e b = x−<br />

n<br />

sono gli elementi cercati.<br />

Siamo ora in grado di procedere <strong>alla</strong> dimostrazione del Teorema 2.2.1.<br />

Dimostrazione. (i) Per il Teorema 1.2.5 sappiamo che Γ(V − , u) è una MV-<br />

algebra ed è facile far vedere che le restrizioni di gα a [0,u] rispettano<br />

gli assiomi <strong>dell</strong>e MV-algebre di Riesz.<br />

(ii) Sia A = (A − , fα | α ∈ [0, 1]) una MV-algebra di Riesz. Chiaramente<br />

le operazioni f 1<br />

n<br />

: n ∈ ω rendono A una MV-algebra divisibile, quindi<br />

Γ −1 (A) è un gruppo abeliano reticolare divisibile. A questo punto ci<br />

rimane da definire le operazioni gα : α ∈ R. Ricordiamo che per il<br />

Lemma 2.2.2 per ogni x ∈ Γ −1 (A) ci sono un numero naturale n ed<br />

elementi a, b ∈ A tali che a ∧ b = 0 e x = na − nb. Sia α ∈ R ed m ∈ ω<br />

tale che m ≥ |α|.<br />

Se α ≥ 0 allora α<br />

m<br />

∈ [0, 1] e in questo caso poniamo<br />

gα(x) def<br />

= mn(f α<br />

m (a) − f α<br />

m (b))<br />

Se α < 0 sia β = −α e poniamo invece<br />

gα(x) def<br />

= mn(f β (b) − f β (a)).<br />

m<br />

m<br />

42


Osserviamo per prima cosa che le gα sono ben definite.<br />

Se x = n ′ a ′ − n ′ b ′ con a ′ , b ′ ∈ A e a ′ ∧ b ′ = 0 si ha x + = na = n ′ a ′<br />

e x − = nb = n ′ b ′ ; infatti in R se x = y − z con y ∧ z = 0 allora<br />

y = x + e z = x − , quindi poiché R genera la varietà dei gruppi abeliano<br />

reticolari come quasivarietà, tali uguaglianze sono vere in tutti i gruppi<br />

abeliani reticolari ed in particolare in Γ −1 (A). Supponiamo adesso che<br />

m ′ ≥ |α|; se α ≥ 0<br />

m ′ n ′ (f α<br />

m ′ (a′ ) − f α<br />

m ′ (b′ )) = m ′ n ′ mn(f α<br />

m ′ n ′ m (a) − f α<br />

m ′ n ′ m (b))<br />

= (f α<br />

m (a) − f α<br />

m (b))<br />

se invece α < 0 ponendo β = −α otteniamo<br />

m ′ n ′ (f β<br />

m ′ (b′ ) − f β<br />

m ′ (a′ )) = m ′ n ′ mn(f β<br />

m ′ n ′ (b) − f β<br />

m<br />

m ′ n ′ (a))<br />

m<br />

= (f β (b) − f β (a))<br />

m<br />

m<br />

E’ facile verificare che le operazioni gα : α ∈ R rendono Γ −1 (A) uno<br />

spazio di Riesz.<br />

Inoltre si verifica che per ogni γ ∈ [0, 1], fγ è la restrizione di gγ ad A.<br />

Infatti se x ∈ A possiamo scrivere x = na − nb con n = 1, a = x e b = 0<br />

ed inoltre se γ ∈ [0, 1] possiamo scegliere m = 1 quindi si ottiene:<br />

gγ(x) = (1 · 1)(f γ<br />

1<br />

(x) − f γ (0)) = fγ(x).<br />

1<br />

Come ultima cosa dimostriamo che le operazioni gα : α ∈ ω sono<br />

determinate in modo unico dalle operazioni fγ : γ ∈ [0, 1].<br />

Supponiamo α ≥ 0. Se m ≥ α e x = na − nb con a, b ∈ A e a ∧ b = 0,<br />

poiché per γ ∈ [0, 1] fγ e gγ coincidono su A, si ha g α<br />

m (a) = f α (a) e<br />

m<br />

43


g α<br />

m (b) = fg α<br />

m (a) α (b) e quindi:<br />

m<br />

gα(x) = mn(g α<br />

m (a)) − g α<br />

m (b) = mn(f α<br />

m (a)) − f α (b) = fα(x)<br />

m<br />

Supponiamo invece che α < 0. Se poniamo β = −α e se m ≥ β<br />

e x = na − nb con a, b ∈ A e a ∧ b = 0 si ha g β (a) = f β (a) e<br />

m<br />

m<br />

g β (b) = fg β (a) β (b) e quindi:<br />

m<br />

m m<br />

gα(x) = mn(g β (b)) − g β (a) = mn(f β (b)) − f β (a) = fα(x)<br />

m<br />

m<br />

m<br />

m<br />

ossia le operazioni gα : α ∈ R sono determinate in modo univoco dalle<br />

operazioni fγ : γ ∈ [0, 1]. Questo conclude la dimostrazione.<br />

2.2.1 Il Teorema di Hahn-Banach per spazi di Riesz<br />

Definizione 2.2.2. Sia V uno spazio di Riesz con unità forte u. <strong>Un</strong> funzio-<br />

nale su V è una mappa da V in R. <strong>Un</strong> funzionale f si dice:<br />

-subadditivo se per ogni v, w ∈ V, f(v + w) ≤ f(v) + f(w).<br />

-superadditivo se per ogni v, w ∈ V, f(v + w) ≥ f(v) + f(w).<br />

-omogeneo se per ogni α ∈ R e per ogni v ∈ V, se α ≥ 0, allora f(αv) =<br />

αf(v).<br />

-sublineare se è subadditivo e omogeneo.<br />

-superlineare se è superadditivo e omogeneo.<br />

-lineare se è sublineare e superlineare.<br />

-monotono se per ogni v, w ∈ V, se v ≤ w, allora f(v) ≤ f(w).<br />

-normalizzato se f(u) = 1.<br />

44


-debolmente additivo se per ogni costante α ∈ R per ogni v ∈ V, si ha:<br />

f(v + α) = f(v) + α.<br />

Oss. <strong>Un</strong> funzionale lineare f è monotono se e solo se per ogni v ≥ 0, f(v) ≥ 0.<br />

Lemma 2.2.3. Sia V uno spazio di Riesz con unità forte u e sia f un<br />

funzionale sublineare, monotono e normalizzato su V.<br />

Per ogni v, w ∈ V, se v − w ∈ Rad(V), allora f(v) = f(w). Quindi ponendo<br />

per ogni v ∈ V,<br />

f ′<br />

(v/Rad(V)) def<br />

= f(v)<br />

si ha che f ′ è ben definito ed è un funzionale sublineare, monotono e norma-<br />

lizzato sullo spazio di Riesz semisemplice V/Rad(V). Di più, f è debolmente<br />

additivo se e solo se f ′ è debolmente additivo, e f è lineare se e solo se f ′ è<br />

lineare.<br />

Dimostrazione. Chiaramente si ha f(|v − w|) ≥ 0, perché f(0) = 0 e f è<br />

monotono. Supponiamo che f(|v − w|) > 0. Allora per qualche numero<br />

naturale n, f(n|v − w|) = nf(|v − w|) > 1 = f(u). Ma questo è impossibile<br />

perché n|v − w| ≤ u e f è monotona. Quindi f(|v − w|) = 0.<br />

Ora, poiché v−w ≤ |v−w|, si ha f(v−w) ≤ 0. Allora si ottiene f(v) = f(v−<br />

w+w) ≤ f(v−w)+f(w) ≤ f(w) e in modo simmetrico f(w) ≤ f(v). Quindi,<br />

f(v) = f(w). Le altre affermazioni sono immediate da dimostrare.<br />

Corollario 2.2.2. Sia V uno spazio di Riesz con unità forte u, e sia g una<br />

funzione da un sottoinsieme X di V in R. Le seguenti sono equivalenti:<br />

1. Esiste un funzionale f sublineare (risp. lineare), monotono, norma-<br />

lizzato e debolmente additivo su V tale che per ogni x ∈ X, f(x) =<br />

g(x).<br />

45


2. Esiste un funzionale f ′ su V/Rad(V) sublineare (risp. lineare),monotono,<br />

normalizzato e debolmente additivo e tale che per ogni x ∈ X, f ′ (x/Rad(V)) =<br />

g(x).<br />

Enunciamo adesso un teorema sullo stile di quello di Hahn-Banach per<br />

gli spazi di Riesz che risulterà fondamentale in seguito nel tentativo di dare<br />

una <strong>rappresentazione</strong> alle probabilità superiori.<br />

Teorema 2.2.3 (Teorema di Hahn-Banach per spazi vettoriali di Riesz). Sia<br />

V = (V, +, −, 0, 1, ∨, ∧, gα : α ∈ R) uno spazio vettoriale reticolare ordinato<br />

e sia u una unità forte del gruppo abeliano reticolare (V, +, −, 0, 1, ∨, ∧); sia<br />

U un sottospazio di V (non necessariamente una sua sottoalgebra) tale che<br />

u ∈ U. Sia Ψ un funzionale normale sublineare che preserva l’ordine definito<br />

su V e Φ un funzionale lineare che preserva l’ordine definito su U e tale che<br />

per ogni w ∈ U si abbia Φ(w) ≤ Ψ(w).<br />

Allora esiste un funzionale normale lineare Λ che preserva l’ordine, definito<br />

su V tale che<br />

(i) Λ estende Φ<br />

(ii) per ogni v ∈ V, Λ(v) ≤ Ψ(v)<br />

Dimostrazione. Per il Lemma di Zorn, esiste un sottospazio vettoriale mas-<br />

simale Y ⊆ V tale che W ⊆ Y e per cui esiste un funzionale lineare che<br />

preserva l’ordine Λ su Y che soddisfa le condizioni (i) e (ii) per ogni y ∈ Y .<br />

Dimostreremo adesso che Y = V e conseguentemente che Λ è l’estensione<br />

cercata.<br />

Supponiamo per assurdo che Y ⊂ V e sia x0 ∈ Y \V . Allora essendo<br />

46


x0 = x + 0 − x − 0 si ha che o x + 0 /∈ Y oppure x − 0 /∈ Y ; quindi senza perdita<br />

di generalità possiamo assumere che x0 > 0. Sia Y ′ lo spazio vettoriale gene-<br />

rato da Y ∪ {x0}; allora ogni elemento y ′ ∈ Y ′ sarà <strong>dell</strong>a forma y ′ = y + αx0<br />

con y ∈ Y e α ∈ R.<br />

Cerchiamo adesso un operatore lineare Λ ′ su Y ′ che preserva l’ordine e sod-<br />

disfa le condizioni (i) e (ii) per ogni y ′ ∈ Y ′ , ed osserviamo che questo con-<br />

traddirrebbe la massimalità di Y .<br />

Il funzionale Λ ′ cercato deve soddisfare le seguenti condizioni:<br />

1. Per ogni y ∈ Y e per ogni α ∈ R dovrà essere<br />

Λ ′ (y + αx0) = Λ(y) + αΛ ′ (x0) ≤ Ψ(y + αx0)<br />

2. se y + αx0 ≥ 0 allora Λ(y) + Λ(αx0) ≥ 0.<br />

Sia w = y<br />

α<br />

rispettivamente:<br />

se α > 0 e w = y<br />

−α<br />

se α < 0; allora la condizione (1) diventa<br />

(1a) Per ogni w ∈ Y si ha Λ(w) + Λ ′ (x0) ≤ Ψ(w + x0)<br />

(1b) Per ogni w ∈ Y si ha Λ(w) − Λ ′ (x0) ≤ Ψ(w − x0)<br />

Invece ponendo w = y<br />

, se α > 0 la condizione (2) diventa<br />

−α<br />

(2a) Per ogni w ∈ Y se w ≤ x0 allora Λ(w) ≤ Λ ′ (x0)<br />

mentre se α < 0 diventa<br />

(2b) Per ogni w ∈ Y se w ≥ x0 allora Λ(w) ≥ Λ ′ (x0)<br />

Per quanto riguarda (1a) e (1b) è sufficiente prendere Λ ′ (x0) tale che<br />

(1’) sup z∈Y (Λ(z) − Ψ(z − x0)) ≤ Λ ′ (x0) ≤ infy∈Y (Ψ(y + x0)) − Λ(y)<br />

47


mentre per quanto riguarda (2a) e (2b) è sufficiente prendere Λ ′ (x0) tale che<br />

(2’) sup z∈Y ;z≤x0 Λ(z) ≤ Λ′ (x0) ≤ infw∈Y ;w≥x0 Λ(w).<br />

Ci rimane adesso da dimostrare che esiste un numero reale Λ ′ (x0) che soddisfa<br />

la (1’) e la (2’). Sia a = sup z∈Y (Λ(z)−Ψ(z−x0)), b = infy∈Y (Ψ(y+x0))−Λ(y),<br />

c = sup z∈Y ;z≤x0 Λ(z) e d = infw∈Y ;w≥x0 Λ(w). Chiaramente si ha c ≤ d; quindi<br />

è sufficiente dimostrare che a ≤ b, a ≤ d, c ≤ b, ossia dobbiamo dimostrare<br />

che per ogni x, y, z, w ∈ Y se z ≤ x0 ≤ w allora<br />

(a) Λ(x) − Ψ(x − x0) ≤ Ψ(y − x0) − Λ(y)<br />

(b) Λ(z) ≤ Ψ(y − x0) ≤ −Λ(y)<br />

(c) Λ(x) − Ψ(x − x0) ≤ Λ(w)<br />

La (a) si riduce a Λ(x) + Λ(y) ≤ Ψ(y + x0) + Ψ(x − x0) che è vera perché<br />

Λ(x)+Λ(y) = Λ(x−x0 +y+x0) ≤ Ψ(y+x0 +x−x0) ≤ Ψ(y+x0)+Ψ(x−x0).<br />

La (b) vale perché Λ(z) = Λ(y + z) − Λ(y) ≤ Ψ(y + x0) − Λ(y)<br />

e la (c) perché Λ(w) = Λ(x−(x−w)) ≥ Λ(x)−Ψ(x−w) ≥ Λ(x)−Ψ(x−x0).<br />

Quanto provato fino adesso ci dice che possiamo estendere Λ ad un funzionale<br />

lineare Λ ′ definito su una estensione propria Y ′ di Y ′ e questo contradice la<br />

massialità di Y .<br />

48


Capitolo 3<br />

Probabilità imprecise ed<br />

insiemi chiusi e convessi di<br />

stati.<br />

3.1 Stati per MV-algebre<br />

Richiamiamo brevemente il concetto di stato introdotto da Mundici in [13] e<br />

alcune sue importanti proprietà.<br />

Definizione 3.1.1. Data una MV-algebra A uno stato su A è una funzione<br />

P : A −→ [0, 1] che soddisfa le seguenti proprietà:<br />

1. P (1) = 1<br />

2. Se x ⊙ y = 0 allora P (x ⊕ y) = P (x) + P (y)<br />

Oss. Ricordiamo che per quanto visto nel Capitolo 1, ogni evento, ossia ogni<br />

elemento di una MV-algebra, può essere considerato una funzione continua<br />

da uno spazio compatto di Hausdorff X in R, dove X è l’insieme di tutte le<br />

valutazioni in [0, 1]MV dotato <strong>dell</strong>a hull-kernel topology.<br />

49


In particolare poiché ad ogni elemento x ∈ X corrisponde un filtro massimale<br />

<strong>dell</strong>a MV-algebra A, associamo ad ogni elemento a ∈ A la funzione<br />

φa(x) def<br />

= x(a), x ∈ X.<br />

dove x(a) è la classe di equivalenza di a modulo x per ogni a ∈ A e per ogni<br />

x ∈ M(A).<br />

Quanto dimostrato da Panti in [14], ci permette di vedere gli stati co-<br />

me integrali <strong>dell</strong>e funzioni di verità degli eventi rispetto ad una misura di<br />

probabilità µ su X, ossia uno stato P : A −→ [0, 1] è tale che<br />

<br />

P (a) =<br />

X<br />

φadµ.<br />

Osserviamo a questo punto che nel caso classico le funzioni di verità variano<br />

in {0, 1}, pertanto si ottengono integrali di funzioni caratteristiche, ossia<br />

misure di probabilità. E’ qundi pienamente giustificata l’idea di riferirsi agli<br />

stati come ad una generalizzazione del concetto di probabilità nel caso di<br />

eventi a più valori.<br />

Proposizione 3.1.1. Sia P uno stato su una MV-algebra A. Allora si ha:<br />

(i) P (x) + P (y) = P (x ⊕ y) + P (x ⊙ y) per ogni x, y ∈ A<br />

(ii) P è monotono ossia se x ≤ y allora P (x) ≤ P (y)<br />

(iii) P (¬x) = 1 − P (x)<br />

Dimostrazione. (i) Consideriamo le seguenti identità:<br />

x = ((x ⊕ y) ⊙ ¬y) ⊕ (x ⊙ y); ((x ⊕ y) ⊙ ¬y) ⊕ (x ⊙ y) = 0<br />

50


y = ((x ⊕ y) ⊙ ¬x) ⊕ (x ⊙ y); ((x ⊕ y) ⊙ ¬y) ⊕ (x ⊙ y) = 0<br />

((x ⊕ y) ⊙ ¬y) ⊙ ((x ⊕ y) ⊙ ¬x = 0<br />

((x ⊕ y) ⊙ ¬y ⊕ (x ⊕ y) ⊙ ¬x) ⊙ x ⊙ y = 0<br />

(x ⊕ y) ⊙ ¬y ⊕ (x ⊕ y) ⊙ ¬x ⊕ x ⊙ y = 0<br />

Dividendo i casi x + y < 1 e x + y ≥ 1, si può facilmente verificare che<br />

queste identità valgono per la MV-algebra [0,1]; quindi per il Teorema<br />

di completezza, valgono in ogni MV-algebra ed in particolare in A.<br />

Utilizzando la prima e la seconda e tenendo presente la definizione di<br />

stato si ottiene<br />

P (x) = P ((x ⊕ y) ⊙ ¬y) + P (x ⊙ y), P (y) = P ((x ⊕ y) ⊙ ¬x) + P (x ⊙ y)<br />

da cui otteniamo<br />

P (x) + P (y) = P ((x ⊕ y) ⊙ ¬y) + P ((x ⊕ y) ⊙ ¬x) + P (x ⊙ y) + P (x ⊙ y)<br />

(eq3)<br />

= P ((x ⊕ y) ⊙ ¬y ⊕ (x ⊕ y) ⊙ ¬x) + P (x ⊙ y) + P (x ⊙ y)<br />

(eq4)<br />

= P ((x ⊕ y) ⊙ ¬y ⊕ (x ⊕ y) ⊙ ¬x ⊕ x ⊙ y) + P (x ⊙ y)<br />

(eq5)<br />

= P (x ⊕ y) + P (x ⊙ y)<br />

(ii) Supponiamo che x ≤ y e sia z = ¬x ⊙ y. Allora si hanno le seguenti<br />

uguaglianze<br />

x ⊙ z = x ⊙ ¬x ⊙ y = ¬(¬x ⊕ x) ⊙ y = 0<br />

x ⊕ z = x ⊕ (¬x ⊙ y) = x ⊕ ¬(x ⊕ ¬y)<br />

d<strong>alla</strong> quali segue facilmente che<br />

(MV 6)<br />

= ¬(¬x ⊕ y) ⊕ y = ¬1 ⊕ y = y<br />

P (y) = P (x ⊕ z) = P (x) + P (y) ≥ P (x)<br />

51


(iii) Osserviamo che x ⊕ ¬x = 1, x ⊙ ¬x = 0. Per definizione di stato si ha<br />

quindi:<br />

da cui P (x) = 1 − P (¬x)<br />

1 = P (x ⊕ ¬x) = P (x) + P (¬x)<br />

Oss. Sfruttando la (iii) <strong>dell</strong>a proposizione precedente si ottiene facilmente<br />

che dato una stato P si ha P (0) = 0.<br />

3.2 Probabilità superiori per MV-algebre di<br />

Riesz<br />

Andiamo adesso ad introdurre il concetto di probabilità superiori su una<br />

MV-algebra di Riesz, dove dato un evento φ e un numero reale α ∈ [0, 1], si<br />

assume l’esistenza di un evento denotato con αφ tale che per ogni valutazione<br />

v si ha v(αφ) = αv(φ).<br />

Definizione 3.2.1. Data una MV-algebra di Riesz A, una probabilità supe-<br />

riore su A è una funzione P + : A −→ [0, 1] che ∀x, y ∈ A, ∀α ∈ [0, 1] soddisfa<br />

i seguenti assiomi:<br />

(Ax1) P + è monotona, ossia se x ≤ y allora P + (x) ≤ P + (y)<br />

(Ax2) P + (1) = 1<br />

(Ax3) P + (αx) = αP + (x)<br />

(Ax4) Se x ⊙ y = 0 allora P + (x ⊕ y) ≤ P + (x) + P + (y)<br />

52


(Ax5) Se α ⊙ x = 0 allora P + (α ⊕ x) = α + P + (x)<br />

Lemma 3.2.1. Sia P + una probabilità superiore su una MV-algebra di Riesz<br />

A, allora valgono le seguenti affermazioni:<br />

(i) P + (0) = 0<br />

(ii) P + (¬x) ≥ 1 − P + (x)<br />

Dimostrazione. (i) P + (0) = P + (0x) = 0P + (x) = 0<br />

(ii) Poiché x ⊙ ¬x = 0 e x ⊕ ¬x = 1 si ha<br />

1 = P + (x ⊕ ¬x) ≤ P + (x) ⊕ P + (¬x)<br />

da cui si ottiene P + (¬x) ≥ 1 − P + (x).<br />

Enunciamo adesso un risultato fondamentale che ci permetterà di fare<br />

riferimento a funzionali sublineari, normalizzati, monotoni e debolmente ad-<br />

ditivi su spazi di Riesz con unità forte anzichè a probabilità superiori su<br />

MV-algebre di Riesz, e a funzionali lineari, normalizzati e monotoni anzichè<br />

a stati.<br />

Ricordiamo innanzitutto che per il Teorema 2.2.1 l’equivalenza tra MV-<br />

algebre e gruppi abeliani reticolari con unità forte data dai funtori di Mundici<br />

Γ e Γ −1 si estende ad una equivalenza tra la categoia <strong>dell</strong>e MV-algebre di<br />

Riesz e la categoria degli spazi di Riesz con unità forte u.<br />

Teorema 3.2.1. Sia V uno spazio di Riesz con unità forte u.<br />

53


• Per ogni funzionale f su V normalizzato, monotono, sublineare e de-<br />

bolmente additivo sia Φ(f) la restrizione di f a Γ(V, u).<br />

• Per ogni probabilità superiore P + su Γ(V, u), definiamo una mappa<br />

Ψ(P + ) su V come segue:<br />

(Ψ(P + ))(v) def<br />

<br />

= 2n P +<br />

<br />

v<br />

2n<br />

u<br />

<br />

+ −<br />

2<br />

1<br />

<br />

,<br />

2<br />

dove v ∈ V, ed n è un intero positivo tale che |v| ≤ nu, in modo tale<br />

che v u + 2n 2<br />

∈ Γ(V, u).<br />

Allora valgono le seguenti affermazioni:<br />

(i) Φ(f) è una probabilità superiore. Di più,se f è lineare allora Φ(f) è uno<br />

stato.<br />

(ii) Ψ(P + ) è ben definito ed è un funzionale sublineare, monotono, norma-<br />

lizzato e debolmente additivo. Di più, se P + è uno stato, allora Ψ(P + )<br />

è lineare.<br />

(iii) Φ e Ψ sono biiezioni mutualmente inverse.<br />

Dimostrazione. (i). Se v, w ∈ Γ(V, u) e v ⊙ w = 0, allora v ⊕ w = v + w.<br />

Questo ci permette di ottenere (Ax4) e (Ax5) <strong>dell</strong>a probabilità superiore. Le<br />

altre proprietà si verificano facilmente tramite conti.<br />

Da ultimo se f è lineare e v⊙w = 0, allora f(v⊕w) = f(v+w) = f(v)+f(w).<br />

Quindi la restrizione di f a [0, u] è uno stato su Γ(V, u). (ii). Come prima<br />

cosa dimostriamo che Ψ è ben definita, ossia se |v| ≤ nu e |v| ≤ mu, allora<br />

2n P + <br />

v u 1<br />

+ + − = 2m P 2n 2 2<br />

<br />

v u 1 + − . Senza perdita di generalità<br />

2m 2 2<br />

54


possiamo supperre che n ≤ m. Essendo n<br />

m<br />

<br />

2n P +<br />

<br />

v<br />

2n<br />

≤ 1 si ha<br />

u<br />

<br />

+ −<br />

2<br />

1<br />

<br />

= 2m P<br />

2<br />

+<br />

<br />

v<br />

2m<br />

nu<br />

<br />

+ −<br />

2m<br />

n<br />

2m<br />

<br />

⊙ u<br />

2<br />

<br />

nu − = 2m<br />

Ora poiché nu v u nu v u<br />

+ + − = + 2m 2m 2 2m 2m 2 ≤ u si ottiene nu v + 2m 2m<br />

0, da cui <br />

nu v u nu v u<br />

+ ⊕ − = + . Quindi si ha<br />

2m 2m 2 2m 2m 2<br />

P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

+ = P<br />

2m 2<br />

+<br />

<br />

nu v<br />

<br />

u nu<br />

<br />

+ ⊕ − = P<br />

2m 2m 2 2m<br />

+<br />

<br />

nu v<br />

<br />

+ +<br />

2m 2m<br />

1 n<br />

−<br />

2 2m .<br />

Ma se P + <br />

v u 1 + − 2n 2 2 = P + <br />

v nu n + − allora Ψ è ben definita.<br />

2m 2m 2m<br />

Chiaramente si ha Ψ(P + )(u) = 1, e quindi Ψ(P + ) è normalizata.<br />

Dimostriamo adesso che Ψ(P ∗ ) è monotona. Supponiamo v ≤ w e sia n tale<br />

che |v| ≤ nu e |w| ≤ nu.<br />

Allora v<br />

2n<br />

+ u<br />

2<br />

Ψ(P + )(v) = 2n<br />

≤ w<br />

2n<br />

+ u<br />

2<br />

<br />

P +<br />

<br />

v<br />

2n<br />

e per la monotonicità di P + ,<br />

u<br />

<br />

+ −<br />

2<br />

1<br />

2<br />

<br />

<br />

≤ 2n P +<br />

<br />

w<br />

2n<br />

u<br />

<br />

+ −<br />

2<br />

1<br />

<br />

= Ψ(P<br />

2<br />

+ (w)).<br />

Facciamo vedere che Ψ(P + ) è omogenea. Sia α > 0, e sia n tale che |v| ≤<br />

nu e α ≤ n. Allora, α|v| ≤ n2 , Ψ(P ∗ )(αv) = 2n2 P ∗ αv<br />

2n2 + u<br />

<br />

1 − e<br />

2 2<br />

αΨ(P ∗ )(v) = α · 2n P ∗ <br />

v u 1<br />

α<br />

+ − . Poiché ≤ 1, si dimostra che<br />

2n 2 2<br />

n<br />

nP ∗<br />

<br />

αv u<br />

<br />

+ −<br />

2n2 2<br />

n<br />

<br />

∗ v u<br />

<br />

= αP + −<br />

2 2n 2<br />

α<br />

2 ,<br />

o, equivalentemente che P ∗ αv<br />

2n2 + u<br />

<br />

1 α − = 2 2 nP ∗ <br />

v u α + − da cui segue<br />

2n 2 2n<br />

l’omogeneità di Ψ(P + ).<br />

Dimostriamo adesso che Ψ(P + ) è subadditiva. Siano v, w ∈ V, e sia n tale<br />

che |v| ≤ nu e |w| ≤ nu. Allora, |v + w| ≤ 2nu. Si ha quindi<br />

Ψ(P + )(v + w) =<br />

<br />

4n P +<br />

<br />

v + w u<br />

+ −<br />

4n 2<br />

1<br />

<br />

2<br />

55


= 4n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ + + −<br />

4n 4 4n 4<br />

1<br />

<br />

2<br />

<br />

≤ 4n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

+ + P<br />

4n 4<br />

+<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ −<br />

4n 4<br />

1<br />

<br />

2<br />

<br />

= 2n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

+ + P<br />

2n 2<br />

+<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ − 1<br />

2n 2<br />

= Ψ(P + )(v) + Ψ(P ∗ )(w).<br />

Di più, se w = αu è una costante allora<br />

Ψ(P + )(v + w) =<br />

<br />

4n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

αu u<br />

<br />

+ + + −<br />

4n 4 4n 4<br />

1<br />

=<br />

<br />

2<br />

<br />

4n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

1 α<br />

+ + + −<br />

4n 4 4 4n<br />

1<br />

<br />

2<br />

= Ψ(P + )(v) + Ψ(P + )(w).<br />

Per concludere la dimostrazione del punto (ii), rimane da dimostrare che se<br />

P + è uno stato, allora Ψ(P + ) è lineare. Assumiamo che |v| ≤ nu e |w| ≤ nu,<br />

si ottiene:<br />

Ψ(P + )(v + w) =<br />

<br />

4n P ∗<br />

<br />

v u<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ + + −<br />

4n 4 4n 4<br />

1<br />

=<br />

<br />

2<br />

<br />

4n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

+ + P<br />

4n 4<br />

+<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ −<br />

4n 4<br />

1<br />

=<br />

<br />

2<br />

<br />

2n P +<br />

<br />

v u<br />

<br />

+ + P<br />

2n 2<br />

+<br />

<br />

w u<br />

<br />

+ − 1<br />

2n 2<br />

= Ψ(P + )(v) + Ψ(P + )(w).<br />

(iii). Per dimostrare il punto (iii), dobbiamo solo far vedere che ogni<br />

probabilità superiore P ammette una sola estensione ad un funzionale subli-<br />

neare, monotono,normalizzato e debolmente additivo. Sia f tale estensione,<br />

sia v ∈ V, ed n tale che |v| ≤ nu. Allora, v = 2n <br />

v u u + − , da cui<br />

2n 2 2<br />

f(v) = 2n f <br />

v u u<br />

+ + − f = 2n P 2n 2 2<br />

<br />

v u 1 + − .<br />

2n 2 2<br />

56


3.3 <strong>Un</strong> Teorema di Rappresentazione per le<br />

Probabilità superiori<br />

Il Teorema3.2.1 ci permette di fare ricorso a risultati di analisi funzionale per<br />

dimostrare che è possibile rappresentare una probabilità superiore come mas-<br />

simo di un insieme di stati convesso e chiuso rispetto <strong>alla</strong> topologia debole*<br />

che in seguito definiremo.<br />

Introduciamo adesso brevemente i concetti fondamentali a cui faremo<br />

ricorso.<br />

3.3.1 Il Teorema di Hahn-Banach<br />

Definizione 3.3.1. Ricordiamo che uno spazio normato (su R) è una coppia<br />

(X, · ) dove X è uno spazio vettoriale su R e · : X −→ [0, +∞) è una<br />

funzione detta norma che gode <strong>dell</strong>e seguenti proprietà:<br />

1. x = 0 ⇐⇒ x = 0<br />

2. λx = |λ|x, ∀λ ∈ R, x ∈ X<br />

3. x + y ≤ x + y, ∀x, y ∈ X.<br />

<strong>Un</strong>a norma su X induce sempre una metrica<br />

e pertanto definisce una topologia.<br />

d(x, y) = x − y<br />

Esempio. (R n , x), dove x = ( n<br />

i=1 x2 i ) 1<br />

2 è uno spazio normato. Osser-<br />

viamo che tale norma induce la metrica euclidea ed è pertanto detta norma<br />

euclidea.<br />

57


Esempio. Sia Ω ⊆ R n . La funzione<br />

f∞ = sup |f(x)|<br />

x∈Ω<br />

è un norma nello spazio <strong>dell</strong>e funzioni limitate su Ω e nello spazio <strong>dell</strong>e<br />

funzioni continue a supporto compatto Cc(Ω).<br />

Definizione 3.3.2. Sia (X, · ) uno spazio vettoriale normato. Definiamo<br />

X ∗ , spazio duale di X, come l’insieme di tutti i funzionali lineari f : X −→ R<br />

continui quando su X si considera la topologia indotta d<strong>alla</strong> norma. X ∗ è<br />

munito <strong>dell</strong>a norma duale così definita:<br />

fX ∗ = sup{|f(x)|<br />

x<br />

: x ∈ X, x = 0}.<br />

Se f < ∞, f viene detta trasformazione lineare limitata.<br />

Oss. In realtà possiamo limitarci a considerare i vettori x tali che x ≤ 1 e<br />

dire che<br />

fX ∗ = sup{|f(x)| : x ∈ X, x ≤ 1}<br />

perché essendo f lineare, ed in particolare omogenea, si ha<br />

|f(αx)| = |αf(x)| = |α||f(x)|.<br />

Teorema 3.3.1 (Hahn-Banach, forma analitica). Sia X uno spazio vettoriale<br />

normato ed M un sottospazio di X (cioè un sottoinsieme di X chiuso rispetto<br />

<strong>alla</strong> somma e al prodotto per uno scalare). Sia p : X −→ R un funzionale<br />

sublineare e sia g : M −→ R un’applicazione lineare tale che g(x) ≤ p(x) per<br />

ogni x ∈ M.<br />

Allora esiste un funzionale lineare f definitp su X tale che:<br />

58


1. g(x) = f(x) per ogni x ∈ M, ossia f prolunga g.<br />

2. f(x) ≤ p(x) per ogni x ∈ X.<br />

Dimostrazione. Per la dimostrazione si rimanda a [2].<br />

In seguito ci tornerà utile anche una forma geometrica del teorema di<br />

Hahn-Banach equivalente a quella analitica appena enunciata.<br />

Cominciamo con alcune definizioni preliminari:<br />

Definizione 3.3.3. Sia X uno spazio vettoriale normato. <strong>Un</strong> iperpiano è un<br />

insieme <strong>dell</strong>a forma<br />

H = {x ∈ X : f(x) = α},<br />

dove f è una forma lineare su X non identicamente nulla e α ∈ R. Si dice<br />

che H è l’iperpiano di equazione f = α.<br />

Siano A, B ⊆ X. Diciamo che l’iperpiano H di equazione f = α separa in<br />

senso largo A e B se risulta<br />

f(x) ≤ α ∀x ∈ A e f(x) ≥ α ∀x ∈ b.<br />

Diciamo che H separa in senso stretto A e B in senso largo se esiste ɛ > 0<br />

tale che:<br />

f(x) ≤ α − ɛ ∀x ∈ A e f(x) ≥ α + ɛ ∀x ∈ b.<br />

Definizione 3.3.4. Sia X spazio vettorale normato. <strong>Un</strong> insieme A ⊆ X è<br />

convesso se<br />

tx + (1 − t)y ∈ A, ∀x, y ∈ A ∀t ∈ [0, 1]<br />

Teorema 3.3.2 (Hahn-Banach, forma geometrica). Siano X spazio normato<br />

e A, B ⊆ X due insiemi convessi, non vuoti e disgiunti. Supponiamo che A<br />

59


sia chiuso e B sia compatto. Allora esiste un iperpiano chiuso che separa A<br />

e B in senso stretto<br />

Dimostrazione. Per la dimostrazione si rimanda a [2].<br />

Oss. Ricordiamo che l’iperpiano di equazione f = α è chiuso se e solo se f è<br />

continua.<br />

3.3.2 Spazi di Banach<br />

Definizione 3.3.5. Sia (X, d) uno spazio metrico. <strong>Un</strong>a successione (xn) di<br />

elementi di X si dice di Cauchy se per ogni ɛ > 0 esiste nɛ ∈ N tale che<br />

d(xn, xm) < ɛ, ∀n, m > nɛ.<br />

Si dimostra facilmente che ogni successione convergente è anche di Cau-<br />

chy. Il viceversa non è vero, in generale. Per esempio è falso in Q come<br />

sottospazio topologico di R con la metrica euclidea. Quello che comunque si<br />

riesce a dimostrare in generale è che ogni successione di Cauchy è limitata.<br />

Definizione 3.3.6. <strong>Un</strong>o spazio metrico X si dice completo se ogni succes-<br />

sione di Cauchy è convergente ad un punto di X.<br />

Gli spazi normati completi rispetto <strong>alla</strong> metrica indotta d<strong>alla</strong> norma si dicono<br />

spazi di Banach.<br />

Esempio. R con la metrica euclidea è completo.<br />

(L 1 (Ω), · 1) è uno spazio di Banach.<br />

Se Ω è compatto (C(Ω), · ∞) è uno spazio di Banach.<br />

Proposizione 3.3.1. Sia X uno spazio vettoriale normato. Allora X ∗ con<br />

la norma duale è uno spazio di Banach.<br />

60


Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che X ∗ è completo. Sia dunque (Tn)<br />

una successione di Cauchy in X ∗ , cioè per ogni ɛ > 0 esiste nɛ ∈ N tale che<br />

Tn − Tm < ɛ per ogni n, m > nɛ. Per definizione di norma duale, allora per<br />

ogni x ∈ X con x ≤ 1 si ha |Tnx − Tmx| < ɛ. Ne consegue che per tali x<br />

la successione (Tnx)n è di Cauchy in R e quindi convergente in R poiché R<br />

è completo. Osserviamo adesso che lim Tn(x) esiste non solo per x ∈ X tali<br />

che x ≤ 1 ma per ogni x; infatti sia x ∈ X e sia α tale che x ≤ α. Allora<br />

Tn(x) = α x<br />

α<br />

con x<br />

α e quindi limn Tn(x) = α limn Tn( x<br />

α ).<br />

Detto T x il limite di (Tn), è facile verificare che T è lineare.<br />

Ricordiamo adesso che se X è uno spazio normato e f : X −→ R una funzione<br />

lineare si ha che f è continua se e solo se esiste una costante L > 0 tale che<br />

|f(x)| < Lx per ogni x ∈ X, quindi è sufficiente mostrare che<br />

Tn − T → 0,<br />

perché da ciò segue che T < ∞. Infatti essendo |T x| ≤ |T x − Tnx| + |Tnx|<br />

si ha<br />

T ≤ T − Tn + Tn<br />

e poiché Tn è limitato dato che la successione (Tn) è di Cauchy si ha<br />

T < ∞ ossia T continua.<br />

Proviamo dunque che Tn − T → 0. Si ha<br />

|T x − Tnx| ≤ |T x − Tmx| + |Tmx − Tnx| ≤ |T x − Tmx| + Tm − Tnx,<br />

e poiché il primo membro è indipendente da m, passando al limite per m → ∞<br />

si ottiene<br />

T − Tn < ɛ, ∀n > nɛ<br />

61


3.3.3 Topologia forte, debole e debole*<br />

Definizione 3.3.7. Sia X uno spazio di Banach. La topologia indotta d<strong>alla</strong><br />

norma prende il nome di topologia forte.<br />

Sia X uno spazio di Banach. La continuità <strong>dell</strong>e applicazioni lineari<br />

f : X −→ R dipende, per definizione, d<strong>alla</strong> topologia che si considera su X.<br />

In precedenza abbiamo definito lo spazio duale X ∗ come l’insieme di tutte<br />

le funzioni lineari f : X −→ R che sono continue quando su X si considera<br />

la topologia <strong>dell</strong>a norma. Se indeboliamo la topologia su X, la continuità<br />

di una funzione può essere conservata oppure no. Diamo quindi la seguente<br />

definizione:<br />

Definizione 3.3.8. Sia X uno spazio di Banach e sia X ∗ il suo duale. La<br />

più debole tra le topologie su X che rendono continui tutti gli elementi di<br />

X ∗ prende il nome di topologia debole su X e si indica con σ(X, X ∗ ).<br />

Oss. In generale dato un sottoinsieme Y ⊆ X ∗ possiamo definire la topologia<br />

σ(X, Y ) come la più debole tra le topologie su X che rendono continui tutti<br />

gli elementi di Y .<br />

Oss. Ogni insieme aperto (risp. chiuso) per la topologia debole è aperto<br />

(risp. chiuso) per la topologia forte, ma esistono degli aperti (risp.chiusi) per<br />

la topologia forte che non sono aperti (risp. chiusi) per la topologia debole.<br />

Consideriamo infatti i seguente esempi:<br />

Esempio. Se X ha dimensione infinita l’insieme S = {x ∈ X : x = 1}<br />

non è mai chiuso per la topologia debole σ(X, X ∗ ), in particolare si ha<br />

S σ(X,X∗ ) = {x ∈ X : x ≤ 1},<br />

62


dove S σ(X,X∗ ) indica la chiusura di S rispetto la topologia σ(X, X ∗ ).<br />

Nella sezione successiva saremo in grado di dare una dimostrazione di questa<br />

affermazione.<br />

Esempio. L’insieme U = {x ∈ X : x < 1} non è mai aperto per la<br />

topologia debole σ(X, X ∗ ).<br />

Per maggiore chiarezza da ora in avanti se f ∈ X ∗ e x ∈ X scriveremo<br />

〈φ, x〉 in luogo di φ(x).<br />

Mettiamo adesso in evidenza un’importante proprietà, ossia che restrin-<br />

gendoci ad insiemi convessi, le nozioni di topologia debole e forte coincidono.<br />

Vale infatti il seguente enunciato:<br />

Teorema 3.3.3. Sia C ⊆ X convesso. Allora C è debolmente chiuso per<br />

σ(X, X ∗ ) se e solo se è fortemente chiuso.<br />

Dimostrazione. Osserviamo che per definizione di topologia debole, ogni in-<br />

sieme debolmente chiuso è anche fortemente chiuso,quindi la parte non banale<br />

del teorema è la ⇐. Supponiamo che C sia fortemente chiuso e mostriamo<br />

che esso è anche debolmente chiuso. Verifichiamo che C c è aperto per la<br />

topologia σ(X, X ∗ ). Sia dunque x0 ∈ C c . Per il Teorema di Hahn-Banach<br />

esiste un iperpiano chiuso che separa strettamente {x0} e C, cioè esistono<br />

f ∈ X ∗ ed α ∈ R tali che<br />

Posto<br />

〈f, x0〉 < α < 〈f, y〉 ∀y ∈ C.<br />

V = {x ∈ X : 〈f, x〉 < α}<br />

63


allora si ha x0 ∈ V, V C = ∅ (ossia V ⊂ C c ) e V è aperto per σ(X, X ∗ ),<br />

ossia C c è aperto.<br />

Sia X uno spazio di Banach e sia X ∗ il suo duale. Poiché anche X ∗<br />

è uno spazio vettoriale normato, si può considerare il suo spazio duale che<br />

indicheremo con X ∗∗ .<br />

Osserviamo che esiste una iniezione canonica J : X −→ X ∗∗ che permette<br />

di dire che X ⊆ X ∗∗ . Ad ogni elemento x ∈ X si può associare l’elemento<br />

Jx ∈ X ∗∗ definito come segue:<br />

ed inoltre si ha<br />

Jx : X ∗ −→ R<br />

φ ↦→ 〈Jx, φ〉 = 〈φ, x〉<br />

JxX ∗∗ = sup{|〈Jx, φ〉| : φ ≤ 1} = sup{|〈φ, x〉| : φ ≤ 1} = xX<br />

Quindi è definita un’isometria lineare<br />

J : X −→ X ∗∗<br />

x ↦→ Jx<br />

che permette di identificare X con un sottospazio di X ∗∗ .<br />

Definizione 3.3.9. Sia X uno spazio di Banach e sia J l’immersione cano-<br />

nica di X in X ∗∗ . Diciamo che X è riflessivo se J(X) = X ∗∗ ossia se J è<br />

suriettiva.<br />

Ricordiamo che per quanto afferma la Proposizione 3.3.1 se X è uno<br />

spazio normato (ed in particolare uno spazio di Banach è normato), X ∗ è<br />

64


uno spazio di Banach.<br />

Sia X uno spazio normato e X ∗ il suo duale. Su X ∗ sono quindi ben definite<br />

le due seguenti topologie:<br />

• La topologia forte, ossia quella indotta d<strong>alla</strong> norma duale · X ∗.<br />

• La topologia debole σ(X ∗ , X ∗∗ ) che è la più piccola <strong>dell</strong>e topologie che<br />

rendono continui gli elementi di X ∗∗ .<br />

Ricordiamo ora che per ogni il funzionale J sopra introdotto ci permette<br />

di considerare X ⊆ X ∗∗ . Su X ∗ possiamo pertanto definire come segue una<br />

terza topologia:<br />

Definizione 3.3.10. Indichiamo con σ(X ∗ , X) la più piccola topologia che<br />

rende continui gli elementi di X. Tale topologia prende il nome di topologia<br />

debole*.<br />

Facciamo adesso una importante osservazione:<br />

Oss. In generale poiché X ⊆ X ∗∗ , la topologia debole* su X ∗ possiede meno<br />

aperti (risp. chiusi) <strong>dell</strong>a topologia debole su X ∗ che a sua volta ne possiede<br />

meno <strong>dell</strong>a topologia forte su X ∗ .<br />

Osserviamo però che se X è uno spazio di Banach riflessivo, la topologia<br />

debole e debole* su X ∗ coincidono.<br />

3.3.4 Alcuni risultati interessanti<br />

Enunciamo adesso alcuni importanti risultati che ci torneranno utili nel<br />

seguito. Per le dimostrazioni si rimanda a [2].<br />

65


Lemma 3.3.1. Sia X uno spazio vettoriale.<br />

1. Si ottiene una base di intorni di un punto x0 ∈ X per la topologia<br />

σ(X, X ∗ ) considerando tutti gli insiemi <strong>dell</strong>a forma:<br />

V = {x ∈ X : |fi, x − x0| < ɛ ∀i ∈ I}<br />

dove I è un insieme finito, fi ∈ X ∗ ed ɛ > 0.<br />

2. Si ottiene una base di intorni di un punto f0 ∈ X ∗ per la topologia<br />

σ(X ∗ , X) considerando tutti gli insiemi <strong>dell</strong>a forma:<br />

V = {f ∈ X ∗ : |f − f0, xi| < ɛ ∀i ∈ I}<br />

dove I è un insieme finito, xi ∈ X ed ɛ > 0.<br />

Proposizione 3.3.2. Sia φ : X ∗ −→ R un’applicazione lineare e continua<br />

per la topologia σ(X ∗ , X). Allora esiste x ∈ X tale che<br />

φ(f) = 〈f, x〉 ∀f ∈ X ∗ .<br />

La dimostrazione di questa proposizione si basa sul seguente lemma:<br />

Lemma 3.3.2. Sia E uno spazio vettoriale e siano φ, φ1, . . . , φn <strong>dell</strong>e forme<br />

lineari su E tali che<br />

[φi(v) = 0, ∀i = 1, . . . , n] ⇒ [φ(v) = 0]<br />

Allora esistono λ1, . . . , λn ∈ R tali che φ = n<br />

i=1 λiφi<br />

Dimostrazione. Prop.3.3.2. Poiché φ è continua per σ(X ∗ , X), esiste un<br />

intorno V di 0 per σ(X ∗ , X) tale che<br />

|φ(f)| < 1 ∀f ∈ V.<br />

66


Per il Lemma 3.3.1 possiamo supporre che V sia <strong>dell</strong>a forma<br />

V = {f ∈ X ∗ : |〈f, xi〉| < ɛ ∀i = 1, 2, . . . , n}<br />

con xi ∈ X ed ɛ > 0. Osserviamo che 〈f, xi〉 e φ(f) sono forme lineari su<br />

X tali che se 〈f, xi〉 = 0 ∀i = 1, 2, . . . , n allora φ(f) = 0. Quindi possiamo<br />

applicare il Lemma sopra enunciato ottenendo<br />

con n<br />

i=1 λixi ∈ X.<br />

φ(f) =<br />

n<br />

λi〈f, xi〉 = 〈f,<br />

i=1<br />

n<br />

λixi〉 ∀f ∈ X ∗<br />

Proposizione 3.3.3. Sia X uno spazio normato a dimensione infinita. Al-<br />

lora l’insieme S = {x ∈ X : x = 1} non è mai chiuso per la topologia<br />

debole σ(X, X ∗ ).<br />

Dimostrazione. Dimostrioamo che<br />

i=1<br />

S σ(X,X∗ ) = {x ∈ X : x ≤ 1},<br />

dove S σ(X,X∗ ) indica la chiusura di S rispetto la topologia σ(X, X ∗ ).<br />

Sia x0 ∈ X con x0 < 1 e verifichiamo che x0 ∈ S σ(X,X∗ ) . Sia dunque V un<br />

intorno di x0 per σ(X, X ∗ ) e facciamo vedere che V ∩ S = ∅.<br />

Per il Lemma 3.3.1 si può sempre supporre che V abbia la forma<br />

V = {x ∈ X : |fi, x − x0| < ɛ ∀i = 1, . . . , n}<br />

con ɛ > 0 e fi ∈ X ∗ . Fissiamo adesso y0 ∈ X, y0 = 0 tale che 〈fi, y0〉 = 0 per<br />

ogni i = 1, . . . , n.<br />

Osserviamo che un tale y0 esiste, altrimenti l’applicazione φ : E −→ R n<br />

67


definita da φ(z) = (〈fi, z〉)1≤i≤n sarebbe iniettiva e φ sarebbe un isomorfismo<br />

di X su φ(X) da cui dim X ≤ n.<br />

Consideriamo la funzione g(t) = x0+ty0. Allora g è continua su [0, +∞[ ed<br />

inotre g(0) < 1 e limt→∞ = +∞; dunque esiste t0 > 0 tale che x0 +ty0 = 1<br />

e, di conseguenza, x0 + ty0 ∈ V ∩ S.<br />

Abbiamo così verificato che S ⊂ {x ∈ X : x ≤ 1} ⊂ S σ(X,X∗ ) .<br />

Adesso osserviamo che {x ∈ X : x ≤ 1} è un insieme convesso e chiuso<br />

per la topologia forte e quindi è anche chiuso per σ(X, X ∗ ).<br />

Da S ⊂ {x ∈ X : x ≤ 1} ⊂ S σ(X,X∗ ) si ottiene pertanto<br />

S σ(X,X∗ ) = {x ∈ X : x ≤ 1}.<br />

Teorema 3.3.4 (Banach-Alaoglu-Bourbaki). La p<strong>alla</strong> chiusa BX∗ = {f ∈<br />

X ∗ : f ≤ 1} è compatta per la topologia debole ∗ σ(X ∗ , X).<br />

Oss. E’ interessante osservare che la sfera unitaria chiusa di uno spazio nor-<br />

mato di dimensione infinita non è mai compatta per la topologia forte. Si<br />

comprende così l’importanza fondamentale <strong>dell</strong>a topologia debole* σ(X ∗ , X)<br />

e del teorema appena enunciato.<br />

Teorema 3.3.5. Sia X uno spazio di Banach separabile (ossia uno spazio<br />

che ammette un sottoinsieme numerabile denso). Allora BX ∗ = {f ∈ X∗ :<br />

f ≤ 1} è metrizzabile per la topologia debole* σ(X ∗ , X).<br />

Viceversa se BX ∗ è metrizzabile per σ(X∗ , X), allora X è separabile.<br />

Oss. Quando X ∗ ha dimensione infinita lo spazio intero non è mai metriz-<br />

zabile per la topologia σ(X ∗ , X), cioè non esiste alcuna metrica (e quindi<br />

68


nessuna norma) definita su X che induca su X la topologia debole*. Lo<br />

stesso vale per la topologia debole.<br />

3.3.5 Probabilità superiori e insiemi chiusi e convessi<br />

di stati<br />

Cerchiamo adesso di mettere in evidenza come sia possibile sfruttare i risul-<br />

tati generali sopra esposti nel caso specifico di funzionali su spazi vettoriali<br />

di Riesz con unità forte.<br />

Sia V uno spazio di Riesz semisemplice con unità forte u e sia X = M(V )<br />

l’insieme dei suoi sottogruppi convessi massimali dotato <strong>dell</strong>a hull kernel to-<br />

pology. Come abbiamo già notato in precedenza X è uno spazio di Hausdorff<br />

compatto e V può essere identificato con un insieme di funzioni continue da<br />

X in R e in cui l’unità forte u può essere identificata con la funzione costante<br />

1. Poiché X è compatto, la sua immagine tramite ogni v ∈ V è compatta,<br />

e quindi ogni v considerata come funzione è limitata. Su V possiamo quindi<br />

considerare la norma v∞ = sup{|v(x)| : x ∈ X}.<br />

Ricordiamo adesso la versione reticolare del Teorema di Stone-Weierstrass:<br />

Teorema 3.3.6. Sia K uno spazio compatto di Hausdorff costituito da al-<br />

meno due punti e sia R un reticolo contenuto in C(K) che separa i punti di<br />

K. Allora R è denso in C(K).<br />

Di fondamentale importanza adesso è osservare che V considerato come<br />

spazio <strong>dell</strong>e funzioni continue da X in R è un sottoreticolo di C(X) che separa<br />

i punti di X e quindi per il Teorema di Stone-Weierstrass versione reticolare,<br />

69


si ha che V è denso in C(X). A questo punto parlare di funzionali sullo<br />

spazio di Riesz V (e quindi di probabilità superiori su MV-algebre di Riesz<br />

per quanto affermato dal Teorema 3.2.1) equivale a parlare di funzionali su<br />

C(X). Andiamo quindi andare a considerare il duale di C(X), C(X) ∗ con la<br />

topologia debole*.<br />

Definizione 3.3.11. Indichiamo con P (X) l’insieme di tutti i funzionali li-<br />

neari normalizzati e monotoni su C(X).<br />

Per ogni funzionale p sublineare, normalizzato, monotono e debolmente ad-<br />

ditivo su C(X) indichiamo con Kp l’insieme di tutti i funzionali lineari,<br />

monotoni e normalizzati su C(X) tali che f(γ) ≤ p(γ), per ogni γ ∈ C(X).<br />

Su P (X) ⊆ C(X) ∗ consideriamo la topologia indotta.<br />

Lemma 3.3.3. P(X) è chiuso per la topologia debole*.<br />

Dimostrazione. Consideriamo l’insieme<br />

{f ∈ C(X) ∗ : f(1) = 1}.<br />

Per definizione di topologia debole* il funzionale v 1 ∈ C(X) ∗∗ : C(X) ∗ −→ R<br />

tale che v 1 (f) = f(1) è continuo, quindi l’insieme {f ∈ C(X)∗ : f(1) = 1} è<br />

chiuso per la topologia debole* perché controimmagine del chiuso {1} tramite<br />

il funzionale continuo v 1 .<br />

Procedendo allo stesso modo si dimostra che sono chiusi anche gli insiemi<br />

{f ∈ C(X) ∗ : f(x + y) = f(x) + f(y), ∀x, y ∈ C(X)} e {f ∈ C(X) ∗ : f(x) ≤<br />

f(y) ∀x, y ∈ C(X), x ≤ y}. Quindi P (X) è chiuso per la topologia debole*<br />

perché intersezione di chiusi.<br />

70


Oss. Poiché P (X) è chiuso, i sottoinsiemi di P (X) chiusi nella topologia<br />

indotta, sono chiusi anche in C(X) ∗ .<br />

Lemma 3.3.4. Kp è un sottoinsieme di P (X) chiuso e convesso rispetto la<br />

topologia debole*.<br />

Dimostrazione. Kp è convesso. Siano f, g ∈ Kp vogliamo dimostrare che<br />

h = tf + (1 − t)g ∈ Kp, ∀t ∈ [0, 1]. Banalmente h è lineare e positivo,<br />

inoltre h(1) = tf(1) + (1 − t)g(1) = t · 1 + (1 − t) · 1 = 1 ed essendo<br />

f ≤ p e g ≤ p si ha h = tf + (1 − t)g ≤ tp + (1 − t)p = p.<br />

Kp è chiuso. Sia γ ∈ C(X) e consideriamo<br />

Cγ = {f ∈ P (X) : f(γ) ≤ p(γ)}.<br />

Allora Cγ è chiuso per definizione di topologia debole*. Inoltre l’insieme<br />

di tutte le f ∈ P (X) tali che f ≤ p è intersezione di tutti i Cγ al variare<br />

di γ in C(X) e quindi è chiuso.<br />

Lemma 3.3.5. Supponiamo che p sia sublineare, monotono, normalizzato<br />

e debolmente additivo. Allora per ogni γ ∈ C(X), esiste f ∈ Kp tale che<br />

f(γ) = p(γ).<br />

Dimostrazione. Consideriamo il sottospazio vettoriale U di C(X) generato<br />

da 1 e da γ. Sia g il funzionale su U definito per ogni α, β ∈ R come<br />

g(αγ + β) def<br />

= αp(γ) + β.<br />

Osserviamo che per la condizione <strong>dell</strong>a additività debole, per ogni α ≥ 0 e<br />

per ogni β si ha g(αγ + β) = p(αγ + β).<br />

71


Si vede facilmente che g è lineare e normalizzata. Dimostriamo adesso che g<br />

è monotona. E’ sufficiente provare che per ogni δ ≥ 0 si ha g(δ) ≥ 0.<br />

(i) Se α ≥ 0 e αγ + β ≥ 0 allora g(αγ + β) = p(αγ + β) ≥ 0.<br />

(ii) Se α < 0 e αγ + β ≥ 0 allora β > 0 e −αγ ≤ β con −α > 0. Quindi per<br />

la monotonia di p si ha −αp(γ) ≤ β e g(αγ + β) = αp(γ) + β ≥ 0.<br />

Dimostriamo adesso che in U si ha g ≤ p.<br />

(i) Se α ≥ 0 vale g(αγ + β) = p(αγ + β) ≥ 0.<br />

(ii) Se α < 0 allora si ha<br />

g(αγ + β) = αp(γ) + β = −p(−αγ) + β ≤ p(αγ) + β<br />

dove l’ultima disuguaglianza segue dal fatto che per la subadditività di<br />

p si ha −p(δ) ≤ p(−δ).<br />

Riassumendo g è lineare, normalizzata, monotona e tale che g ≤ p in U e per<br />

il Teorema di Hahn-Banach g si estende quindi ad un funzionale lineare f su<br />

C(X) tale che f ≤ p in C(X). Quindi f ∈ Kp e f(γ) = p(γ).<br />

Teorema 3.3.7 (Teorema di Rappresentazione per la Probabilità Supe-<br />

riori). Supponiamo che p sia un funzionale sublineare, monotono, norma-<br />

lizzato e debolmente additivo su C(X). Allora per ogni γ ∈ C(X) si ha<br />

p(γ) = max{f(γ) : f ∈ Kp}<br />

Facciamo adesso vedere che vale anche il viceversa, ossia che ogni insieme<br />

chiuso e convesso K di P (X) determina una probabilità superiore definita<br />

da pK = max{f(γ) : f ∈ K} e che le biiezioni p ↦→ Kp e K ↦→ pK sono l’una<br />

inversa <strong>dell</strong>’altra.<br />

72


Come prima cosa dimostriamo che se K è un sottoinsieme chiuso e convesso<br />

di P (X) allora l’insieme {f(γ) : f ∈ K} ammette massimo.<br />

Lemma 3.3.6. P (X) è compatto.<br />

Dimostrazione. Osserviamo che P (X) ⊆ BC(X) ∗ = {f ∈ C(X)∗ : f ≤<br />

1} e tale insieme è compatto rispetto la topologia debole* per il Teorema<br />

3.3.4. Poiché per il Lemma3.3.3 P (X) è chiuso, si ottiene subito che P (X) è<br />

compatto.<br />

Lemma 3.3.7. Per ogni γ ∈ C(X), l’insieme {f(γ) : f ∈ K} ha un<br />

massimo.<br />

Dimostrazione. Sia α = sup{f(γ) : f ∈ K}. Poiché K è un sottoinsieme<br />

chiuso del compatto P (X), è anch’esso compatto. Ora, per ogni γ ∈ C(X),<br />

γ ∗∗ è continua e quindi γ ∗∗ (K) è un sottoinsieme compatto di R e perciò<br />

ammette massimo.<br />

Teorema 3.3.8. Sia K un sottoinsieme chiuso e convesso di P (X) e sia per<br />

ogni γ ∈ C(X), pK(γ) = max{f(γ) : f ∈ K}. Allora pK è un funzionale<br />

sublineare, monotono, normalizzato e debolmente additivo.<br />

Dimostrazione. Il Lemma precedente ci assicura che pK è ben definito. Con<br />

facili conti si verificano le proprietà richieste.<br />

Sublinearità<br />

pK(γ + δ) = max<br />

f∈K<br />

f(γ + δ) = max(f(γ)<br />

+ f(δ))<br />

f∈K<br />

≤ max f(γ) + max<br />

f∈K f∈K f(δ) = pK(γ) + pK(δ)<br />

73


Normalità pK(1) = maxf∈K f(1) = maxf∈K{1} = 1<br />

Monotonia Supponiamo γ ≤ δ, allora si ha<br />

pK(γ) = max<br />

f∈K<br />

debolmente additivo Sia r ∈ R. Allora si ha<br />

pK(γ + r · 1) = max<br />

f∈K<br />

f(γ) ≤ max f(δ) = pK()δ<br />

f∈K<br />

f(γ + r · 1) = max(f(γ)<br />

+ f(r · 1))<br />

f∈K<br />

= max(f(γ)<br />

+ r · 1) = max f(γ) + r · 1<br />

f∈K f∈K<br />

= pK(f) + r · pK(1) = pK(f) + pK(r · 1)<br />

Teorema 3.3.9. Le biiezioni p ↦→ Kp e K ↦→ pK tra insiemi convessi e chiusi<br />

per la topologia debole* di misure di probabilità su X e funzionali sublineari,<br />

normalizzati, monotoni e debolmente additivo su uno spazio di Riesz con<br />

unità forte V sono una l’inversa <strong>dell</strong>’altra.<br />

Dimostrazione. Si ottiene facilmente che p = pKp. Per dimostrare invece<br />

che K = KpK<br />

osserviamo che si ottiene immediatamente che K ⊆ KpK ; per<br />

l’inclusione non banale supponiamo per assurdo che esista f ∈ KpK , ossia<br />

f ≤ pK e f /∈ K. Ricordiamo che stiamo lavorando in C(X) ∗ con la tpologia<br />

debole*. Poiché K è convesso e chiuso per ipotesi, {f} è compatto e convesso<br />

e {f} e K sono disgiunti, per il Teorema di Hahn-Banach in forma geometrica<br />

esiste un funzionale continuo Φ : C(X) ∗ −→ R tale che Φ(f) > Φ(g), per<br />

ogni g ∈ K. Ricordiamo adesso che per la Proposizione 3.3.2 esiste γ ∈ C(X)<br />

tale che Φ(g) = g(γ) per ogni g ∈ C(X) ∗ si ha Φ(g) = g(γ). Si arriva così ad<br />

74


un assurdo perché si ottiene:<br />

e quindi f pK.<br />

pK(γ) = max<br />

g∈K<br />

g(γ) = max φ(g) < φ(f) = f(γ)<br />

g∈K<br />

3.4 Probabilità inferiori per MV-algebre di<br />

Riesz<br />

Introduciamo adesso la probabilità inferiore, un concetto duale rispetto a<br />

quello di probabilità superiore e cerchiamo di darne una caratterizzazione<br />

come minimo di un insieme di stati (o meglio di funzionali lineari, norma-<br />

lizzati, monotonie debolmente additivo) convesso e chiuso per la topologia<br />

debole*.<br />

Definizione 3.4.1. <strong>Un</strong>a probabilità inferiore su una MV-algebra di Riesz A<br />

è una funzione P − : A −→ [0, 1] per cui esiste una probabilità superiore P +<br />

tale che P − (x) = 1 − P + (¬x) per ogni x ∈ A.<br />

Sia V uno spazio di Riesz semisemplice con unità forte u e sia X =<br />

M(V ) l’insieme dei suoi sottogruppi convessi massimali dotato <strong>dell</strong>a hull<br />

kernel topology. Per il Teorema 3.3.7, se p è un funzionale normalizzato,<br />

monotono, sublineare e debolmente additivo su V (e quindi su C(X) di cui<br />

V è sottoinsieme) allora p(γ) = max{f(γ) : f ∈ Kp}. Ricordando che per il<br />

Teorema 3.2.1 Φ(p) e Φf, restrizioni di p e f a Γ(V, u), sono rispettivamente<br />

una probabilità superiore e uno stato sull’ MV-algebra di Riesz A = Γ(V, u),<br />

possiamo affermare che per ogni evento E ∈ A si ha<br />

P + (E) = max{P (E) : P ∈ S}<br />

75


dove P + = Φ(p) e S = {Φ(f) : f ∈ Kp}.<br />

Cerchiamo adesso di arrivare ad un Teorema di Rappresentazione anche nel<br />

caso <strong>dell</strong>e probabilità inferiori, mostrando che per ogni evento E ∈ A si ha<br />

P − (E) = min{P (E) : P ∈ S}.<br />

Ricordiamo prima alcune proprietà sul comportamento di massimo e<br />

minimo che ci torneranno utili in seguito.<br />

Lemma 3.4.1. Siano A e B due sottoinsiemi di R; allora valgono le seguenti<br />

affermazioni<br />

(i) 1 − max A = min{1 − a|a ∈ A}<br />

(ii) Sia k ∈ [0, 1] allora k min A = min{ka|a ∈ A}<br />

(iii) min{k + a| a ∈ A} = k + min A.<br />

Dimostrazione. (i) Sia α = max A; allora 1 − α ∈ {1 − a|a ∈ A} ed inoltre<br />

(1 − α) ≤ (1 − a) ∀a ∈ A poiché si ha<br />

(1 − α) ≤ (1 − a) ∀a ∈ A sse a ≤ α ∀a ∈ A.<br />

(ii) Siano α = min A, k ∈ [0, 1] e dimostriamo che kα = min{ka|a ∈ A}.<br />

Se k = 0 il risultato è ovvio.<br />

Supponiamo quindi k = 0 e osserviamo che kα ∈ {ka|a ∈ A} ed inoltre<br />

kα ≤ ka ∀a ∈ A poiché<br />

kα ≤ ka ∀a ∈ A sse α ≤ a ∀a ∈ A.<br />

76


(iii) Sia α = min A; allora k + α ∈ {k + a|a ∈ A} ed inoltre (k + α) ≤<br />

(k + a) ∀a ∈ A.<br />

Possiamo adesso enunciare e dimostrare il seguente risultato che ci per-<br />

mette di caratterizzare le probabilità inferiori come minimo di un insieme di<br />

stati:<br />

Teorema 3.4.1 (Teorema di Rappresentazione per probabilità inferiori). Sia<br />

P − un funzionale definito sulla MV-algebra di Riesz A. Allora le seguenti<br />

sono equivalenti:<br />

(i) P − è una probabilità inferiore<br />

(ii) Esiste una collezione S di stati di A tale che per ogni evento E ∈ A si<br />

ha P − (E) = min{P (E)| P ∈ S}.<br />

Dimostrazione. (i) ⇒ (ii) Sia S come nel Teorema 3.3.7; si ha allora<br />

P − (E) = 1 − P + (¬E)<br />

T eo3.3.7<br />

= 1 − max{P (¬E)| P ∈ S}<br />

= min{1 − P (¬E)|P ∈ S}<br />

lemma3.1.1<br />

= min{P (E)|P ∈ S}<br />

(ii) ⇒ (i) Si vede facilmente che definendo P − (E) = min{P (E)| P ∈ S} si<br />

ottiene P − (E) = 1 − max{P (¬E)| P ∈ S} = 1 − P + (¬E) ossia P − (E)<br />

è una probabilità inferiore.<br />

77


Oss. Si vede facilmente che per ogni evento x ∈ A algebra di Riesz si ha<br />

P − (x) ≤ P + (x). Infatti:<br />

P − (x) = 1 − P + (¬x) lemma3.2.1<br />

≤ 1 − (1 − P + (x)) = P + (x)<br />

Di seguito dimostriamo alcune interessanti proprietà <strong>dell</strong>a probabilità<br />

inferiore che ricalcano gli assiomi che definiscono le probabilità superiori:<br />

Proposizione 3.4.1. Sia P − una probabilità inferiore su una [0,1]-algebra<br />

di Riesz A. Allora valgono le seguenti affermazioni:<br />

(i) P − è monotona, ossia se x ≤ y allora P − (x) ≤ P − (y)<br />

(ii) P − (1) = 1<br />

(iii) Per ogni α ∈ [0, 1] si ha P − (αx) = αP − (x)<br />

(iv) Se x ⊙ y = 0 allora P − (x ⊕ y) ≤ P − (x) + P − (y)<br />

(v) Per ogni α ∈ [0, 1] se α ⊙ x = 0 allora P − (α ⊕ x) = α + P − (x)<br />

Dimostrazione. (i) Ricordando che x ≤ y sse ¬y ≤ ¬x si ha<br />

(ii) P − (1) = 1 − P + (¬1) = 1<br />

(iii) Sia α ∈ [0, 1]<br />

P − (x) = 1 − P + (¬x) ≤ 1 − P + (¬y) = P − (y)<br />

P − (αx) = inf{P (αx)| P ∈ S} = min{αP (x)|P ∈ S}<br />

lemma3.4.1<br />

= α min{P (x)|P ∈ S} = αP − (x)<br />

78


(iv) Supponiamo che x ⊙ y = 0. Allora<br />

P − (x ⊕ y) = min{P (x ⊕ y)| P ∈ S} = min{P (x) + P (y)| P ∈ S}<br />

≥ min{P (x)| P ∈ S} + min{+P (y)| P ∈ S} = P − (x) + P − (y)<br />

(v) Supponiamo che α ∈ [0, 1] e α ⊙ x = 0; allora si ha<br />

P − (α ⊕ x) = min{P (α ⊕ x)| P ∈ S} = min{α + P (x)| P ∈ S}<br />

= α + min{P (x)| P ∈ S} = α + P − (x)<br />

79


Capitolo 4<br />

Probabilità e scommesse<br />

4.1 Coerenza nel senso di de Finetti<br />

Ricordiamo brevemente che, secondo l’interpretazione soggettivistica <strong>dell</strong>a<br />

probabilità proposta da de Finetti e Ramsey, la probabilità di un evento E è<br />

l’estremo superiore degli α per cui uno scommettitore sceglie di scommettere<br />

a favore di E quando α è la quota proposta da un bookmaker per la seguente<br />

scommessa: sia dato un numero α ∈ [0, 1]; lo scommettitore può scegliere di<br />

pagare α al banco, ricevendo 1 se l’evento E si verifica (guadagnando quindi<br />

1 − α), e nulla se E non si verifica (perdendo α). Lo scommettitore però,<br />

qualora rietenga la quota α sia troppo alta, può anche chiedere, di invertire i<br />

termini <strong>dell</strong>a scommessa, cioè di scambiare il suo ruolo con quello del banco,<br />

e quindi di scommettere contro E.<br />

Da ora in avanti adottiamo però il punto di vista non di uno scommettitore<br />

ma di un bookmaker (che supponiamo onesto e razionale) che deve proporre<br />

quote di scommessa per una serie di eventi.<br />

Il gioco si svolge nel modo seguente: sia (φi, αi) una scommessa proposta dal<br />

bookmaker (Ada), dove φi è un evento ed αi la quota di scommessa stabilita<br />

80


da Ada. <strong>Un</strong>o scommettitore (Blaise) scommette un numero reale k e paga ad<br />

Ada kαi. Se φi risulterà vero, Blaise riceverà da Ada k, mentre se φi sarà falso<br />

non riceverà indietro alcunché. Per quanto abbiamo detto prima, se Blaise<br />

ritiene che αi sia troppo elevato può rovesciare i termini <strong>dell</strong>a scommessa<br />

puntando una quantità negativa −k sull’evento φi. Osserviamo che pagare<br />

k < 0 è lo stesso che ricevere −k, quindi scommettere un numero negativo<br />

porta in realtà ad uno scambio dei ruoli tra bookmaker e scommettitore: da<br />

qui il nome di gioco reversibile.<br />

Definizione 4.1.1. Chiamiamo book di scommesse per un gioco reversibile<br />

un insieme finito Γ = {(φ1, α1) . . . (φn, αn)} dove per i = 1, . . . , n<br />

φi è un evento e αi è la quota stabilita dal bookmaker Ada per una scommessa<br />

sull’evento φi <strong>dell</strong>a forma sopra esposta.<br />

Supponiamo adesso che per i = 1, . . . , n Blaise scommetta ki sull’evento<br />

φi e che il valore di verità di φi sia v(φi). Allora si vede facilmente che il<br />

guadagno di Blaise sarà<br />

ΠBlaise =<br />

n<br />

ki(v(φi) − αi)<br />

i=1<br />

mentre quello di Ada sarà ovviamente l’opposto<br />

ΠAda =<br />

n<br />

ki(αi − v(φi)).<br />

i=1<br />

Definizione 4.1.2. Sia ∆ un book in un gioco reversibile. <strong>Un</strong>a strategia<br />

vincente (rispettivamente strategia perdente) per Blaise basata su ∆ consiste<br />

in un sottoinsieme finito Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} di ∆ e in un sistema<br />

di scommesse λ1, . . . , λn su φ1, . . . , φn tali che il corrispondente guadagno di<br />

81


Balise n<br />

i=1 λi(v(φi) − αi) sia strettamente positivo (rispettivamente stretta-<br />

mente negativo). <strong>Un</strong>a strategia perdente per Blaise viene spesso detta Dutch<br />

Book.<br />

<strong>Un</strong>a scommessa stupida per Blaise è formata da un elemento (φ, α) di ∆<br />

e da una quota di scommessa δ su φ per cui esiste un sottoinsieme finito<br />

Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} di ∆ e un sistema di scommesse λ1, . . . , λn su<br />

φ1, . . . , φn che assicura a Blaise un guadagno maggiore indipendentemente<br />

d<strong>alla</strong> valutazione, ossia per cui si ha n<br />

i=1 λi(v(φi) − αi) > δ(v(φ) − α) per<br />

ogni valutazione v.<br />

Siamo ora in grado di dare una presentazione formale del criterio di razio-<br />

nalità proposto da de Finetti al quale avevamo accennato nell’introduzione.<br />

Definizione 4.1.3 (Criterio di razionalità per gioco reversibili ed eventi a<br />

due valori). <strong>Un</strong> book ∆ si dice razionale (o coerente) se non esiste una stra-<br />

tegia vincente (o Dutch book) per Blaise, ossia se non esiste un sottoinsieme<br />

finito Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} di ∆ e un sistema di scommesse λ1, . . . , λn<br />

per cui il guadagno di Blaise n<br />

i=1 λi(v(φi) − αi) sia strettamente positivo<br />

indipendentemente dai valori di verità v(φ1), . . . , v(φn).<br />

Enunciamo adesso un teorema che presenta, almeno nel caso di giochi<br />

reversibili, alcune forme equivalenti del criterio di razionalità.<br />

Teorema 4.1.1. Sia ∆ un gioco reversibile. Le seguenti affermazioni sono<br />

equivalenti:<br />

(i) Non esiste una strategia vincente per Blaise.<br />

(ii) Non esiste una strategia perdente per Blaise.<br />

82


(iii) Non esiste una scommessa stupida per Blaise.<br />

Dimostrazione. (i) ⇔ (ii) Se Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} e λ1, . . . , λn sono<br />

una strategia vincente per Blaise allora Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} e<br />

−λ1, . . . , −λn sono una strategia perdente, e viceversa.<br />

(2) ⇔ (3) . Se Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} e λ1, . . . , λn sono una strategia<br />

perdente per Blaise, allora per ogni valutazione v si ha<br />

λ1(v(φ1−α1)) < n<br />

i=2 λi(v(φi)−αi) ossia (φ1, α1) e λ1 sono una cattiva<br />

scommessa. Viceversa se scommettere λ su φ è una scommessa stupida<br />

e scommettere per i = 1, . . . , n λi su φi è una alternativa migliore,<br />

allora scommettere λ su φ e −λi su φi per i = 1, . . . , n è una strategia<br />

perdente.<br />

Il seguente Teorema risulta essere di fondamentale importanza nella teoria<br />

<strong>dell</strong>a probabilità soggettiva perché ci dice che andando ad identificare l’opi-<br />

nione soggettiva che un evento accada con la propensione a scommettere su<br />

un tale evento, imporre il soddisfacimento del criterio di razionalità equivale<br />

a chiedere che l’opinione soggettiva rispetti le leggi <strong>dell</strong>a probabilità. L’ap-<br />

proccio soggettivistico risulta quindi essere equivalente a quello assiomatico<br />

di Kolmogoroff, ma presenta il grande vantaggio di permettere l’attribuzione<br />

di una probablità ad un insieme qualunque di eventi e non necessariamente<br />

ad una σ−algebra. Infatti è naturale ritenere che un individuo razionale non<br />

debba necessariamente avere un’idea sulla probabilità di tutti gli eventi; in<br />

particolare, è possibile che un individuo abbia <strong>dell</strong>e idee chiare sulla proba-<br />

83


ilità di A e di B senza avere un’idea precisa sulla probabilità <strong>dell</strong>’evento<br />

composto A&B.<br />

Teorema 4.1.2 (de Finetti). <strong>Un</strong> book Γ è razionale se e solo se esiste una<br />

probabilità P tale che se (φ, α) ∈ Γ allora P (φ) = α.<br />

Dimostrazione. Vedere [7]<br />

4.2 Book razionali di eventi many valued<br />

Cerchiamo adesso di generalizzare quanto fatto da de Finetti andando a con-<br />

siderare giochi reversibili che prevedono scommesse su eventi many-valued,<br />

ed in particolare su eventi che possono prendere valori nell’intervallo reale<br />

unitario [0, 1].<br />

In questo caso φ1, . . . φn sono quindi classi equivalenza di formule modulo<br />

la loro dimostrabile equivalenza nella logica di Lukasiewicz o in una teoria<br />

consistente T sulla logica di Lukasiewicz; in altre parole gli eventi φ1, . . . φn<br />

sono i termini <strong>dell</strong>’algebra di Lindenbaum d<strong>alla</strong> logica di Lukasiewicz, ossia<br />

per quanto abbiamo visto nel Capitolo 1, gli elementi di una MV-algebra A.<br />

In questo contesto una valutazione in [0, 1]MV sarà un omomorfismo da A<br />

nell’MV-algebra [0, 1]MV .<br />

Dato un book finito Γ = {(φ1, α1), ..., (φn, αn)}, le regole del gioco riman-<br />

gono invariate. In particolare le definizioni di book, di strategia vincente e<br />

perdente e di scommessa stupida sono ancora quelle rispettivamente <strong>dell</strong>a<br />

Definizione 4.1.1 e 4.1.2, ed ancora una volta quindi, se per i = 1, . . . , n<br />

Blaise scommette λi su φi e v è una qualunque valutazione che assegna<br />

84


ad ogni evento un valore di verità in [0, 1], il suo guadagno è ΠBlaise =<br />

n<br />

i=1 λi(v(φi) − αi).<br />

Rimane a questo punto da chiedersi quale possa essere un ragionevole<br />

criterio di razionalità, e se anche in questo caso possa fornire una giustifi-<br />

cazione necessaria e sufficiente al richiedere che un’assegnamento numerico<br />

che rappresenta l’opinione soggettiva che un evento a più valori si verifichi,<br />

rispetti gli assiomi di stato.<br />

Con l’intento di dimostrare un analogo del Teorema di de Finetti, Mun-<br />

dici fa ricorso all’analogo many-valued <strong>dell</strong>e misure di probabilità, ossia al<br />

concetto di stato definito su una MV-algebra<br />

Ancora una volta il criterio di razionalità sarà l’assenza di un Dutch Book.<br />

Definizione 4.2.1 (Criterio di razionalità per giochi reversibili ed eventi a<br />

più valori). <strong>Un</strong> book ∆ si dice razionale (o coerente) se non esiste una stra-<br />

tegia vincente (o Dutch book) per Blaise, ossia se non esiste un sottoinsieme<br />

finito<br />

Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} di ∆ e un sistema di scommesse λ1, . . . , λn<br />

per cui il guadagno di Blaise n<br />

i=1 λi(v(φi) − αi) sia strettamente positivo<br />

indipendentemente dai valori di verità v(φ1), . . . , v(φn).<br />

Oss. Anche nel caso di eventi più valori vale il Teorema 4.1.1 la cui dimo-<br />

strazione rimane invariata.<br />

Il Teorema dimostrato da Mundici è il seguente:<br />

Teorema 4.2.1 (Mundici). Sia Γ = {(φ1, α1), . . . , (φn, αn)} un book finito<br />

su eventi rappresentati da formule <strong>dell</strong>a logica di Lukasiewicz. Le seguenti<br />

affermazioni sono equivalenti:<br />

85


(i) C’è uno stato s sull’algebra di Lindenbaum <strong>dell</strong>a logica di Lukasiewicz<br />

tale che per i = 1, . . . , n si ha s(φi) = αi.<br />

(ii) Γ è un book razionale, ossia non esiste un Dutch-book per Blaise.<br />

4.3 Coerenza e probabilità imprecise.<br />

4.3.1 Giochi non reversibili.<br />

Rivolgiamo adesso la nostra attenzione alle probabilità imprecise per eventi<br />

a più valori. Osserviamo innanzitutto che utilizzando gli intervalli di proba-<br />

bilità si riesce a mo<strong>dell</strong>are in modo più realistico i veri bookmakers perché si<br />

introducono giochi non reversibili, dove per una scommessa non è possibile<br />

invertire i ruoli alle stesse condizioni.<br />

Con due esempi cerchiamo di capire quali possono essere le situazioni in<br />

cui il ricorso alle probabilità imprecise è indispensabile per un bookmaker<br />

che mira a proteggere i suoi guadagni.<br />

Esempio. Supponiamo di lanciare una volta una moneta. Gli eventi che<br />

si possono verificare sono due, testa e croce. Se sappiamo che la moneta è<br />

onesta, sembra corretto assegnare la probabilità 1/2 ad entrambi gli eventi.<br />

Supponiamo adesso di sapere che la moneta è truccata ma di non sapere in<br />

che modo. Che probabilità potremmo adesso assegnare ai due eventi? <strong>Un</strong><br />

<strong>approccio</strong> potrebbe essere quello di continuare ad applicare il noto principio<br />

<strong>dell</strong>’indifferenza ed assegnare ancora 1/2 ad entrambi gli eventi, ma in questo<br />

modo si andrebbe a perdere l’indubbia differenza tra il lancio di una moneta<br />

onesta e quello di una moneta truccata in modo non noto. <strong>Un</strong> altro <strong>approccio</strong><br />

86


è invece quello di assegnare ad entrambi gli eventi un intervallo di probabilità<br />

che in questo caso sarà [0,1].<br />

Esempio. Supponiamo che un sacchetto contenga 100 biglie <strong>dell</strong>e quali 30<br />

sono rosse e le altre sono o blu o gialle in una proporzione sconosciuta. Tutti ci<br />

troveremmo d’accordo sull’assegnare 0.3 all’evento biglia rossa e 0.7 all’evento<br />

biglia gi<strong>alla</strong> o blu ma non è chiaro come dare un valore numerico all’opinione<br />

soggettiva che accadano gli eventi gi<strong>alla</strong> e blu.<br />

Osserviamo adesso in modo empirico e rifacendoci all’interpretazione <strong>dell</strong>a<br />

probabilità soggettiva tramite scommesse, come difficilmente il principio di<br />

indifferenza possa essere accettato in casi di incertezza; consideriamo le tre<br />

seguenti scommesse<br />

• Br puntare 1 su rosso<br />

• Bb puntare 1 su blu<br />

• Bg puntare 1 su giallo<br />

La maggior parte <strong>dell</strong>e persone, dovendo scegliere preferiranno scommettere<br />

sull’evento rosso la cui probabilità è 0.3, ma per il principio <strong>dell</strong>’indifferenza<br />

ad entrambi gli altri eventi andrebbe assegnata la probabilità 0.35 e quindi<br />

in linea di principio sarebbero entrambi preferibili.<br />

Anche in questo caso sembra preferibile un <strong>approccio</strong> basato sulle probabilità<br />

imprecise che assegni agli eventi blu e giallo l’intervallo di probabilità [0, 0.7]<br />

Se un bookmaker reale non ha la minima idea <strong>dell</strong>a probabilità di un<br />

evento E, come nel caso del primo esempio, invece di assegnargli in modo<br />

semplicistico probabilità 1,<br />

con esito potenzialmente pericoloso per le sue<br />

2<br />

87


finanze, preferirà assegnare ad E probabilità inferiore 0 e probabilità supe-<br />

riore 1, proponendo quindi <strong>dell</strong>e condizioni così svantaggiose per lo scom-<br />

mettitore da indurlo a rinunciare a scommettere. Ma anche avendo idee solo<br />

parzialmente incerte, come nel secondo esempio, è plausibile ritenere che il<br />

bookmaker tenti di proteggersi il più possibile accettando una scommessa su<br />

un evento E con quota β per chi scommette a favore e con quota α < β per<br />

chi scommette contro.<br />

In altre parole, lo scommettitore si troverà a dover scegliere se pagare βλ<br />

(con λ > 0) e ricevere in cambio λv(E), dove v(E) è il valore di verità di E,<br />

oppure se ricevere αλ subito e pagare in cambio λv(E). In questo caso, β<br />

rappresenterà la probabilità superiore che il bookmaker assegna ad E, mentre<br />

α rappresenterà la probabilità inferiore.<br />

Definizione 4.3.1. Chiamiamo book di scommesse per un gioco non-reversibile<br />

un insieme di coppie<br />

Γ = {(A1, [α1, β1]), . . . , (An, [αn, βn])},<br />

dove A1, . . . , An sono eventi e α1, . . . , αn, β1, . . . , βn sono numeri tali che per<br />

ogni i = 1, . . . , n sia 0 ≤ αi ≤ βi ≤ 1.<br />

La scommessa si svolge nel modo seguente: lo scommettitore sceglie per ogni<br />

eventi Ai se scommettere contro o a favore; se scommette a favore paga βiλi,<br />

con λi > 0 ricevendo λiv(Ai) mentre se scommette contro riceve αiλi, con λi<br />

e paga λiv(Ai).<br />

Il guadagno <strong>dell</strong>o scommettitore sarà<br />

Π =<br />

n<br />

λi(v(Ai) − βi) +<br />

i=1<br />

88<br />

n<br />

µi(αi − v(Ai)),<br />

i=1


dove v è una valutazione che assegna a ogni evento un valore di verità in<br />

[0, 1].<br />

4.3.2 <strong>Un</strong> adeguato criterio di razionalità.<br />

Definizione 4.3.2. Dato un book Γ = {(A1, [α1, β1]), . . . , (An, [αn, βn])} si<br />

dice scommessa stupida a favore o contro un evento Ai una scommessa per<br />

la quale esiste un sistema di scommesse che garantisce allo scommettito-<br />

re un guadagno strettamente migliore qualunque siano i valori di verità di<br />

A1, . . . , An.<br />

Si dice strategia vincente (risp. perdente)un insieme di scommesse che ga-<br />

rantisce una vincita (risp. perdita) allo scommettitore.<br />

Osserviamo subito che nel caso <strong>dell</strong>e probabilità imprecise, il criterio di<br />

razionalità non potrà più essere il Dutch Book in quanto la non esistenza<br />

di una strategia vincente per Blaise è una condizione necessaria ma non<br />

suffciente per la razionalità del book.<br />

Esempio. Consideriamo il book<br />

Γ = (φ, 1<br />

1<br />

), (¬φ, 1), (ψ, ), (¬ψ, 1)(φ ∨ ψ, 1), (¬(φ ∨ ψ), 1).<br />

3 3<br />

Se per esempio φ e ψ risultano falsi sotto la stessa valutazione, lo scommet-<br />

titore non ha una strategia vincente per il book Γ perché non può vincere<br />

nulla. Ma questo book non può essere ritenuto razionale: infatti una buona<br />

strategia per lo scommettitore è fare due scommesse su φ, ψ o entrambe poi-<br />

chè questo risulta più conveniente di fare una singola scommessa su φ ∨ ψ; in<br />

questo caso però il bookmaker potrebbe rendere più appetibile il suo book<br />

riducendo la quota di scommessa su φ∨ψ, ad esempio a 2,<br />

senza che ci sia per<br />

3<br />

89


lui possibilità di perdita nonostante lo scommettitore giochi la sua migliore<br />

strategia.<br />

Ma se il criterio <strong>dell</strong>a non esistenza di un Dutch book risulta essere troppo<br />

debole per rispecchiare la razioanlità di giochi non-reversibili, la non esistenza<br />

di una strategia perdente per lo scommettitore risulta essere una richiesta<br />

troppo forte, nel senso che non è ragionevole aspettarsi che valga nel caso<br />

di un book che si può ritenere razionale. Consideriamo infatti il seguente<br />

esempio:<br />

Esempio. Se il book ∆ contiene (φ, α), (¬φ, β) con α + β > 1, allora Blaise<br />

ha una strategia perdente che consiste nel puntare 1 su entrambi gli eventi.<br />

In questo caso il suo guadagno è infatti<br />

(v(φ) − α) + (v(¬φ) − β) = 1 − (α + β) < 0.<br />

<strong>Un</strong> criterio di razionalità che ci sembra ragionevole nel caso di giochi non<br />

reversibili che coinvolgono eventi fuzzy altamente incerti è il seguente:<br />

Definizione 4.3.3. <strong>Un</strong> book Γ = {(A1, [α1, β1]), . . . , (An, [αn, βn])} si dirà<br />

razionale (o coerente) se non esiste alcuna scommessa stupida per lo scom-<br />

mettitore basata su di esso.<br />

Oss. Si noti che nel caso <strong>dell</strong>a probabilità semplice, l’esistenza di una scom-<br />

messa stupida per Blaise e l’esistenza di un Dutch Book per Ada erano<br />

equivalenti, mentre non è così nel caso di probabilità imprecise.<br />

90


4.3.3 Caratterizzazione <strong>dell</strong>a coerenza in termini di<br />

scommesse.<br />

Facciamo adesso un’importante osservazione: non porre vincoli sugli eventi<br />

presenti in un book e permettere ad uno scommettitore di scommettere a<br />

favore o contro un evento A equivale ad inserire nel book per ogni evento A<br />

il suo complementare A c e imporre allo scommettitore di puntare sempre a<br />

favore <strong>dell</strong>’ evento scelto.<br />

Questa osservazione ci permette di semplificare la forma del book lascian-<br />

do implicito il riferimento agli intervalli di probabilità.<br />

Infatti se un book coerente contiene due scommesse del tipo (A, [α, β]), (A c , [γ, δ])<br />

si vede subito che deve essere α = 1 − δ e β = 1 − γ. Pertanto se in un book<br />

compare insieme ad ogni evento A anche il suo complementare A c , non c’è<br />

bisogno di assegnare ad A e ad A c sia la probabilità superiore che quella<br />

inferiore: basta assegnare la probabilità inferiore (o equivalentemente quella<br />

superiore): se β è la probabilità superiore di A e δ è la probabilità superiore<br />

di A c , le loro probabilità inferiori sono rispettivamente 1 − δ e 1 − β.<br />

Inoltre per lo scommettitore non c’è più bisogno di specificare se punta a<br />

favore di un evento A. Possiamo infatti assumere che punti sempre a favore<br />

di A, in quanto puntare λ contro A ha lo stesso effetto che puntare λ a favore<br />

di A c .<br />

Da ora in avanti possiamo supporre che il book sia <strong>dell</strong>a forma:<br />

B = {(A1, α1), (A c 1, β1), . . . , (A1, α1), (A c n, βn)}<br />

Ricordiamo adesso che ogni evento A può essere visto come una funzione<br />

continua da uno spazio compatto e di Hausdorff X in R, dove X è l’insieme<br />

91


di tutte le valutazioni in [0, 1]MV dotate <strong>dell</strong>a hull-kernel topology.<br />

Inoltre per quanto detto prima se B è un book coerente, è un insieme di<br />

coppie del tipo (φ, α), quindi può essere visto come una funzione<br />

PB : D ⊆ C(X) −→ [0, 1]<br />

dove D è un sottoinsieme degli eventi. Quindi se indichiamo con C(X)<br />

l’insieme di tutte le funzioni continue da X in R, possiamo supporre che<br />

D ⊆ C(X) e PB ∈ C(X) ∗ .<br />

Sfruttando il Teorema di Rappresentazione per Probabilità Superiori pos-<br />

siamo dimostrare un risultato analogo a quello di De Finetti ma nel caso di<br />

eventi many-valued e probabilità imprecise. Nonostante gli intervalli di pro-<br />

babilità rappresentaino l’opinione soggettiva che la probabilità di un evento<br />

sia compresa in tali valori, è quindi pienamente legittimo chiedere che gli<br />

estremi superiori ed inferiori proposti dal bookmaker rispettino gli uni le<br />

leggi <strong>dell</strong>a probabilità superiore e gli altri quelle <strong>dell</strong>a probabilità inferiore.<br />

In altre parole anche nel caso <strong>dell</strong>e probabilità imprecise, si ha che l’ap-<br />

proccio soggettivo è equivalente a quello assiomatico.<br />

Oss. Osserviamo che anche il Teorema di Rappresentazione ha una chiara<br />

interpretazione nell’<strong>approccio</strong> soggettivo. Supponiamo di dover valutare le<br />

probabilità di certi eventi A1, . . . , An ma di non avere le idee molto chiare<br />

in proposito. <strong>Un</strong>a scelta saggia può essere quella di consultare degli esperti,<br />

ma non è del tutto improbabile che tali esperti esprimano pareri leggermen-<br />

te discordi su tali probabilità. <strong>Un</strong> atteggiamento prudente sembra essere<br />

quello di adottare come probabilità superiore (risp. inferiore) <strong>dell</strong>’evento Ai<br />

92


la probabilità massima (risp. minima) fra quelle attribuite ad Ai dai vari<br />

esperti.<br />

Teorema 4.3.1. Sia B un book in un gioco non reversibile. Allora le seguenti<br />

sono equivalenti:<br />

(i) C’è una probabilità superiore P + definita sull’algebra degli eventi tale che<br />

se (φ, α) ∈ B allora P + (φ) = α.<br />

(ii) Non ci sono scommesse stupide per lo scommettitore basate su B<br />

Dimostrazione.<br />

(i) ⇒ (ii) Per quanto affermato nel Teorema 3.2.1 possiamo considerare al<br />

posto di P + il funzionale normalizzato, sublineare, monotono e debol-<br />

mente additivo p = Ψ(P + ). Adesso (i) ⇒ (ii) diventa: non esiste un<br />

book finito <strong>dell</strong>a forma Σ = {(φn, p(φn)), . . . , (φn, p(φn))}, λi ≥ 0 per<br />

i = 1, . . . , n, un evento ψ e δ > 0 tali che<br />

n<br />

λi(v(φi) − p(φi)) > δ(v(ψ) − p(ψ))<br />

i=1<br />

per ogni valutazione v.<br />

Supponiamo per assurdo che valga l’ultima disuguaglianza. Sfruttando<br />

la sublinearità di p si ottiene<br />

n<br />

n<br />

v( λiφi) − p( λiφi) > v(δψ) − p(δψ))<br />

i=1<br />

i=1<br />

Ricordiamo che per il Teorema di Rappresentazione per le probabilità<br />

superiori esiste uno stato P tale che P (ψ) = p(ψ) e P ≤ p, quindi si<br />

ottiene<br />

n<br />

n<br />

v( λiφi) − P ( λiφi) > v(δψ) − P (δψ)).<br />

i=1<br />

i=1<br />

93


Poniamo adesso Φ = n<br />

i=1 λiφi. Si ha<br />

v(Φ − δψ) > P (Φ − δψ)<br />

Ricordando che per ogni valutazione v e ogni evento x si ha x(v) = v(x)<br />

e che gli stati sono integrali rispetto ad una misura di probabilità, la<br />

disuguaglianza sopra diventa<br />

<br />

(Φ − δψ)(x) > (Φ − δψ)dP<br />

per ogni x. Ma questo è assurdo perché un integrale di una fun-<br />

zione continua rispetto ad una misura di probabilità non può essere<br />

strettamente minore di tutti i valori assunti d<strong>alla</strong> funzione stessa.<br />

(ii) ⇒ (i) Ricordiamo che un book B può essere visto come una funzione PB<br />

da un sottoinsieme D degli eventi in [0, 1].<br />

Per dimostrare la tesi è pertanto sufficiente definire una mappa Φ ∗ da<br />

C(X) in R sublineare, monotona, normalizzata e debolmente additivo<br />

che estende PB; la sua restrizione all’insieme degli eventi ci darà una<br />

probabilità superiore che estende PB, e quindi il book B.<br />

Cominciamo dimostrando il seguente Lemma:<br />

Lemma 4.3.1. Siano φ1, ..., φn, ψ ∈ D, e sia B un book su questi eventi per<br />

cui non esiste una scommessa stupida. Siano poi ρ1, ..., ρn, σ ≥ 0. Allora<br />

1. minx∈X ( n<br />

i=1 ρiφi − σψ) ≤ n<br />

i=1 ρiP (φi) − σP (ψ).<br />

2. Per ogni α ∈ R, se ψ ≤ n<br />

i=1 ρiφi+α, allora P (ψ) ≤ n<br />

i=1 ρiP (φi)+α.<br />

94


Dimostrazione. 1. Se per assurdo minx∈X ( n<br />

i=1 ρiφi − σψ) > n<br />

i=1 ρiP (φi)−<br />

σP (ψ), allora per ogni valutazione x si avrebbe<br />

n<br />

n<br />

ρix(φi) − ρiP (φi) > σx(ψ) − σP (ψ)<br />

i=1<br />

i=1<br />

ossia scomettere σ su ψ sarebbe una scommessa stupida.<br />

2. Supponiamo ψ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α. Allora minx∈X ( n<br />

i=1 ρiφi − ψ) ≥ −α.<br />

Per la (1) (con σ = 1), si ha<br />

n<br />

ρiP (φi) − P (ψ) ≥ −α,<br />

e quindi la (2).<br />

i=1<br />

Dimostrazione. Torniamo adesso <strong>alla</strong> dimostrazione del Teorema 4.3.1. De-<br />

finiamo una mappa Φ ∗ da C(X) in R come segue:<br />

Φ ∗ (γ) def<br />

= inf { n<br />

i=1 ρiPB(φi) + α : φi ∈ D, ρi ≥ 0, α ∈ R, γ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α}<br />

e dimostriamo che è un funzionale sublineare, monotono e normalizzato su<br />

C(X) che estende PB.<br />

Claim 1 Siano α, σ, ρ1, ..., ρn ∈ R con ρi ≥ 0 (i = 1, ..., n), e siano φ1, ..., φn ∈<br />

D e γ ∈ C(X) tali che σ ≤ γ ≤ n i=1 ρiφi + α. Allora,<br />

n<br />

ρiPB(φi) + α ≥ σ.<br />

i=1<br />

Dimostrazione del Claim (1). Poiché σ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α, si ottiene<br />

0 ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α − σ. Quindi per ogni ψ ∈ D, abbiamo<br />

ψ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + ψ + α − σ, e per la (2) del Lemma 4.3.1, si ottiene<br />

PB(ψ) ≤ n<br />

i=1 ρiPB(φi)+PB(ψ)+α−σ, e da ultimo σ ≤ n<br />

i=1 ρiφi+α.<br />

95


Claim 2 Per ogni γ ∈ C(X), minx∈X γ(x) ≤ Φ ∗ (γ) ≤ maxx∈X γ(x). In par-<br />

ticolare, se γ è costante, allora Φ ∗ (γ) = γ, e quindi, Φ ∗ è normalizzata.<br />

Dimostrazione del Claim (2). Sia σ = minx∈X γ(x) e α = maxx∈X γ(x).<br />

Allora σ ≤ γ ≤ α, e per il Claim (1), con ρi = 0, i = 1, ..., n, si ottiene<br />

σ ≤ Φ ∗ (γ) ≤ α.<br />

Claim 3 Φ ∗ è sublineare e monotona.<br />

Dimostrazione del Claim (3). Come prima cosa dimostriamo che<br />

Φ ∗ (γ1 + γ2) ≤ Φ ∗ (γ1) + Φ ∗ (γ2).<br />

Se γ1 ≤ n<br />

i=1 ρi,1φi,1 + α1 e γ2 ≤ n<br />

i=1 ρi,2φi,2 + α2, allora si ha<br />

γ1 + γ2 ≤ n<br />

i=1 (ρi+1φi,1 + ρi,2φi,2) + α1 + α2, e quindi<br />

Φ ∗ (γ1 + γ2) ≤ n<br />

i=1 (ρi,1PB(φi,1) + ρi,2PB(φi,2)) + α1 + α2.<br />

Ne segue che Φ ∗ (γ1 + γ2) è limitata superiormente d<strong>alla</strong> somma <strong>dell</strong>’inf<br />

di n<br />

i=1 ρi,1PB(φi,1)+α1 con γ1 ≤ n<br />

i=1 ρi,1φi,1 e <strong>dell</strong>’ inf di n<br />

i=1 ρi,1PB(φi,1)+<br />

α2 con γ2 ≤ n<br />

i=1 ρi,2φi,2 + α2. Quindi si ottiene Φ ∗ (γ1 + γ2) ≤<br />

Φ ∗ (γ1) + Φ ∗ (γ2). Dimostriamo adesso che per ogni numero reale σ ≥ 0<br />

e per ogni γ ∈ C(X) si ha Φ ∗ (σγ) = σΦ ∗ (γ).<br />

Questo segue direttamente d<strong>alla</strong> definizione di Φ ∗ e dal fatto che<br />

γ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α se e solo se σγ ≤ n<br />

i=1 σρiφi + σα.<br />

Il fatto che Φ ∗ sia monotona segue direttamente d<strong>alla</strong> sua definizione.<br />

Claim 4 Per ogni γ ∈ C(X) e per ogni β ∈ R, abbiamo<br />

Φ ∗ (γ + β) = Φ ∗ (γ) + β.<br />

Dimostrazione del Claim (5). Se γ + β ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α, allora<br />

γ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α − β, e Φ ∗ (γ) ≤ n<br />

i=1 ρiPB(φi) + α − β.<br />

96


Quindi Φ ∗ (γ) + β ≤ Φ ∗ (γ + β). La disuguaglianza opposta segue d<strong>alla</strong><br />

sublinearità di Φ ∗ and dal Claim (2).<br />

Claim 5 Per ogni φ ∈ D, Φ ∗ (φ) = P (Bφ).<br />

Dimostrazione del Claim (4). Dal fatto che φ ≤ φ e d<strong>alla</strong> definizione di<br />

Φ ∗ otteniamo che Φ ∗ (φ) ≤ PB(φ). D’altra parte per la (2) del Lemma<br />

4.3.1, se φ ≤ n<br />

i=1 ρiφi +α, allora PB(φ) ≤ n<br />

i=1 ρiPB(φi)+α, e quindi<br />

PB(φ) è limitata superiormente dall’ inf di tutti i numeri <strong>dell</strong>a forma<br />

PB(φ) ≤ n<br />

i=1 ρiPB(φi) + α tali che φ ≤ n<br />

i=1 ρiφi + α, ossia da Φ ∗ (φ).<br />

97


Prospettive di Ricerca<br />

Nella Tesi abbiamo sviluppato e analizzato un <strong>approccio</strong> <strong>probabilistico</strong> <strong>alla</strong><br />

<strong>rappresentazione</strong> <strong>dell</strong>’incertezza basato sull’utilizzo degli intervalli di proba-<br />

bilità e dei concetti di probabilità superiore e inferiore.<br />

<strong>Un</strong>a prima prospettiva di indagine, è andare a cercare una logica per<br />

ragionare sulle probabilità superiori e inferiori, che permetta quindi di rap-<br />

presentare il ragionamento in condzioni di incertezza.<br />

<strong>Un</strong>a seconda interessante prospettiva di ricerca, è quella di andare a con-<br />

siderare non solo eventi semplici ma eventi condizionati. In particolare è<br />

interessante chiedersi Esiste un criterio di coerenza <strong>alla</strong> de Finetti per la<br />

probabilità condizionata su eventi many-valued? Per rispondere <strong>alla</strong> doman-<br />

da bisogna innanzitutto capire come sia possibile interpretare in termini di<br />

scommesse la probabilità condizionata. Ci sono infatti due distinte soluzioni:<br />

(i) Dati due eventi a più valori A e B, la scommessa sull’evento condizionato<br />

A|B è valida solo se B ha valore di verità 1. Se la quota proposta dal<br />

bookmaker su A|B è α|β e lo scommettitore decide di scommettere λ,<br />

paga λ(α|β) al bookmaker; se B non ha vaolre di verità 1 la scommessa<br />

è annullata e lo scommettitore riceve dal bookmaker quanto versato,<br />

invece se B ha vaolre 1 riceve λv(A).<br />

(ii) La scommessa viene annullata solo se B è completamente falso,ossia<br />

ha valore di verità 0, altrimenti si ritiene valida solo una parte <strong>dell</strong>a<br />

scommessa proporzionale a v(B). Lo scommettitore paga al bookmaker<br />

98


λ(α|β) e gli viene restituito (1−v(B))(λ(α|β))per la parte di scommessa<br />

da annullare e λv(A)v(B) per la parte di scommessa valida da lui vinta.<br />

Nonostante la prima soluzione sembri più ragionevole, nella seconda il gua-<br />

dagno del bookmaker è dato d<strong>alla</strong> stessa formula del caso classico, ossia<br />

λv(B)(α|β − v(A)), quindi la scelta tra la prima o la seconda non è bana-<br />

le. Risolto poi questo problema, ci si dovrebbe domandare come definire<br />

assiomaticamente una misura di probabilità su eventi condizionati (inizial-<br />

mente precisa e poi come ulteriore sviluppo imprecisa), quale possa essere<br />

un adeguato criterio di razionalità per un book e da ultimo cercare una<br />

generalizzazione del risultato ottenuto da de Finetti.<br />

<strong>Un</strong>a terza prospettiva parte dall’osservazione che per motivi tecnici ab-<br />

biamo nella Tesi abbiamo fatto ricorso alle MV-algebre di Riesz, ma dal<br />

punto di vista intuitivo non è chiaro come si possa interpretare l’evento αφ<br />

con α ∈ [0, 1]. Sarebbe quindi interessante capire cosa succederebbe se ci<br />

limitiassimo alle MV-algebre; in particolare ci chiediamo quali possano es-<br />

sere gli assiomi adatti a caratterizzare il concetto di probabilità imprecise<br />

sulle MV-algebre e quale un adeguato criterio di razionalità per un book di<br />

scommesse, con l’intento di arrivare ad un risultato sullo stile di quello di de<br />

Finetti.<br />

99


Bibliografia<br />

[1] Blok W.J., Pigozzi D.: Algebraizable Logics Memoirs of the American<br />

Mathematical Society 396, vol 77, 1989.<br />

[2] Brezis H.: Analisi funzionale - Teoria e applicazioni, Masson Editeur<br />

(1983)<br />

[3] Burris S.,Sankappanavar H.P.: A course in <strong>Un</strong>iversal Algebra, Springer<br />

Verlag, New York, 1981.<br />

[4] Chang C.C.: Algebraic analysis of many valued logics, Transactions of<br />

the American Mathematical Sociey 88,2 (1958)<br />

[5] Cignoli R.,D’Ottaviano I.,Mundici D.: Algebraic Foundations of Many-<br />

valued Reasoning, Kluwer Academic Publishers (2000)<br />

[6] Coletti G., Scozzafava R.: Probabilistic logic in a coherent setting,<br />

Kluwer, Dordrecht 2002.<br />

[7] De Finetti B.: Theory of Probability, John Wiley and sons, Chichester<br />

1974.<br />

[8] Flaminio T.,Noguera C.: Introduzione <strong>alla</strong> Mathematical Fuzzy Logic,<br />

Dispense del corso (2009)<br />

100


[9] Hàjek P.: Metamathematics of Fuzzy Logic, Kluwer, Dordrecht 1998<br />

[10] Halpern J.: Reasoning about <strong>Un</strong>certainty The MIT Press (2003)<br />

[11] Kropua T.: Every state on semisimple MV-algebra is integral, Fuzzy<br />

Sets and Systems (in attesa di pubblicazione)<br />

[12] Kuhr J.,Mundici D.: De Finetti theorem and Borel states in [0,1]-valued<br />

algebraic logic International Journal of Approximate Reasoning 46,3<br />

(2007)<br />

[13] Mundici D.: Averaging the Truth-Value in Lukasiewicz Logic, Studia<br />

logica 55,1 (1995)<br />

[14] Panti G.: Invariant measures in free MV algebras, to appear<br />

in Communications in Algebra, available at Arvix preprint math.<br />

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[15] Paris J.B.: The uncertain reasoner’s companion, - a mathematical<br />

perspective, Cambridge <strong>Un</strong>iversity Press, 1994.<br />

[16] Paris J.B.: A note o the Dutch Book method Proceedings of the<br />

2nd International Symposium on Imprecise Probabilities and their<br />

Applications (2001)<br />

[17] Smith C.: Consistency in Statistical Inference and Decision<br />

[18] Walley P.: Measures of uncertainty in expert systems, Artificial<br />

Intelligence vol.83, pp 1-58 (1996)<br />

101


[19] Walley P.: Statistical Reasoning with Imprecise Probabilities Volume 42<br />

of Monographs on Statistics and Applied Probability, Chapman and<br />

Hall, London 1991.<br />

102


Indice<br />

Ringraziamenti 2<br />

Introduzione 3<br />

Abstract 9<br />

1 MV-algebre e Gruppi abeliani reticolari. 12<br />

1.1 La classe MV <strong>dell</strong>e MV-algebre . . . . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

1.1.1 La hull kernel topology . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

1.2 Gruppi abeliani parzialmente ordinati . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

1.2.1 L’equivalenza categoriale tra MV-algebre con unità for-<br />

te e ℓ-gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />

1.3 <strong>Un</strong> Teorema di Rappresentazione per le MV-algebre . . . . . . 28<br />

1.4 Il calcolo proposizionale infinito-valente di ̷Lukasiewicz . . . . 29<br />

1.4.1 Algebrizzazione di ̷L e Teorema di completezza rispetto<br />

<strong>alla</strong> classe MV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />

1.4.2 Teorema di Completezza finita standard per ̷L rispetto<br />

all’MV-algebra standard [0, 1]MV . . . . . . . . . . . . 35<br />

2 MV-algebre di Riesz e Spazi vettoriali di Riesz. 37<br />

103


2.1 MV-algebre di Riesz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />

2.2 Spazi vettoriali di Riesz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />

2.2.1 Il Teorema di Hahn-Banach per spazi di Riesz . . . . . 44<br />

3 Probabilità imprecise ed insiemi chiusi e convessi di stati. 49<br />

3.1 Stati per MV-algebre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />

3.2 Probabilità superiori per MV-algebre di Riesz . . . . . . . . . 52<br />

3.3 <strong>Un</strong> Teorema di Rappresentazione per le Probabilità superiori . 57<br />

3.3.1 Il Teorema di Hahn-Banach . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />

3.3.2 Spazi di Banach . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />

3.3.3 Topologia forte, debole e debole* . . . . . . . . . . . . 62<br />

3.3.4 Alcuni risultati interessanti . . . . . . . . . . . . . . . 65<br />

3.3.5 Probabilità superiori e insiemi chiusi e convessi di stati 69<br />

3.4 Probabilità inferiori per MV-algebre di Riesz . . . . . . . . . . 75<br />

4 Probabilità e scommesse 80<br />

4.1 Coerenza nel senso di de Finetti . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />

4.2 Book razionali di eventi many valued . . . . . . . . . . . . . . 84<br />

4.3 Coerenza e probabilità imprecise. . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />

4.3.1 Giochi non reversibili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />

4.3.2 <strong>Un</strong> adeguato criterio di razionalità. . . . . . . . . . . . 89<br />

4.3.3 Caratterizzazione <strong>dell</strong>a coerenza in termini di<br />

scommesse. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91<br />

Prospettive di Ricerca 98<br />

Bibliografia 100<br />

104

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