L'Europa punta i riflettori sul taglio dei consumi - B2B24 - Il Sole 24 ...
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<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong><strong>24</strong>Ore Spa - Via Carlo Pisacane, 1 - 20016 Pero (Milano)<br />
I primi esperimenti<br />
italiani per la cattura<br />
della CO2 IV Conto energia: il punto<br />
su bonus made in Europe<br />
e Registro obbligatorio<br />
Settembre 2011 - Anno 4 - Numero 38<br />
<strong>24</strong><br />
L’Europa <strong>punta</strong> i <strong>riflettori</strong><br />
<strong>sul</strong> <strong>taglio</strong> <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong><br />
Con la proposta di direttiva <strong>sul</strong>l’efficienza, l’Ue rafforza il terzo pilastro della propria<br />
politica energetica in vista degli obiettivi al 2020. L’Italia, intanto, è alle prese<br />
con il recepimento delle norme comunitarie <strong>sul</strong>la certificazione degli edifici<br />
pag. 43<br />
I nuovi scenari post<br />
referendum per gli operatori<br />
del settore idrico<br />
pag. 14 pag. 29 pag. 55
Imperiali Comunicazione - 6DVision Italia<br />
L’energia diventa<br />
un’opportunità<br />
di crescita.<br />
Dove c’è innovazione c’è ICIM.<br />
Competenza ed esperienza fanno oggi di ICIM uno <strong>dei</strong> principali esperti al mondo nell’ambito <strong>dei</strong><br />
servizi rivolti al mercato delle energie rinnovabili.<br />
Dal termico solare al fotovoltaico, dall’eolico al geotermico, dagli impianti a biomasse a quelli ad<br />
idrogeno: ICIM affianca alla certificazione delle singole apparecchiature quella di tutti i componenti<br />
e dell’impianto, assicurando un controllo totale dal progetto all’installazione.<br />
In particolare nell’ambito dell’energia solare ICIM è l’unico organismo al mondo a poter garantire<br />
ai propri clienti il riconoscimento internazionale delle certificazioni erogate, sia per i collettori ed<br />
i sistemi solari termici con il “passaporto europeo” Solar KeyMark, sia per la certificazione delle<br />
prestazioni e degli aspetti di sicurezza elettrica <strong>dei</strong> moduli fotovoltaici, riconosciuta dall’IEC.<br />
Dopo oltre vent’anni di attività, ICIM è oggi un punto di riferimento per tutte le aziende che<br />
adottano modelli di sviluppo sostenibile del business e che, perseguendo politiche di risparmio<br />
energetico, intendono trasformare in opportunità di crescita l’esigenza di ridurre il riscaldamento<br />
globale del pianeta e le emissioni di agenti inquinanti nell’atmosfera.<br />
www.icim.it<br />
Certi chiamo oggi<br />
per il domani.
Dal <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE tutti gli strumenti per progettare, costruire, gestire.<br />
<strong>Il</strong> Gruppo <strong>24</strong> ORE offre tutto il meglio per i professionisti dell’edilizia. Un’ampia gamma di prodotti tra cui: codici, banche dati, software,<br />
formazione e convegni, libri, periodici e, non ultimo, <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE, il più diffuso quotidiano economico d’Italia. Prodotti e servizi integrati<br />
che affiancano e supportano professionisti e aziende del settore tecnico. Tutte le soluzioni e gli strumenti applicativi per edilizia,<br />
architettura, ambiente, energia, sicurezza, gestione e organizzazione aziendale.<br />
L’esperienza e l’autorevolezza di un grande Gruppo per tutti i professionisti che fanno di ogni progetto, un progetto di innovazione<br />
che punti all’eccellenza.<br />
Siamo presenti a:<br />
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Perché è così importante<br />
avere prestazioni stabili?<br />
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I moduli fotovoltaici SCHOTT Solar racchiudono ciò che conta veramente per<br />
ottenere rendimenti interessanti nel lungo periodo: elevata stabilità prestazionale*,<br />
la qualità offerta dalla tecnologia di una rinomata azienda tedesca e<br />
l‘esperienza nel settore dell‘energia solare<br />
sin dal 1958.<br />
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* Nel corso di una misurazione delle prestazioni svolta dal<br />
Fraunhofer-Institut i moduli fotovoltaici SCHOTT Solar hanno<br />
mantenuto in media più del 90% della loro potenza dopo 25 anni.<br />
Chiedimelo di nuovo<br />
fra 25 anni.
9/2011 <strong>24</strong><br />
energia tradizionale<br />
energia alternativa<br />
Storia di copertina:<br />
11 La CO 2 è calata solo per effetto<br />
della crisi. Ora sarà più difficile<br />
centrare gli obiettivi<br />
13 Assocarboni: il 12% della nostra<br />
elettricità va a carbone<br />
14 Imprese a caccia di anidride carbonica.<br />
Come catturarla senza spendere troppo<br />
Focus:<br />
16 Nel 2011 la spesa energetica dell’Italia<br />
toccherà il record di 63 miliardi di euro<br />
18 La crisi del settore petrolifero non ferma<br />
i piani di ristrutturazione delle raffinerie<br />
Storia di copertina:<br />
29 <strong>Il</strong> fotovoltaico cambia pelle<br />
con il bonus made in Europe<br />
e il Registro obbligatorio<br />
31 Le regole del Gse non convincono<br />
l’industria del solare<br />
32 Solon: bene il sostegno alla filiera<br />
nazionale<br />
<br />
il solare<br />
35 Aumenta la convenienza del mini<br />
<br />
nel fotovoltaico<br />
36 Le biomasse convengono con la filiera<br />
corta<br />
5 Sommario 7 Energy map<br />
Tecnologie&Soluzioni:<br />
22 Con il ciclo combinato si risparmia<br />
combustibile e si <strong>punta</strong> a diminuire<br />
l’impatto ambientale<br />
News&Mercati:<br />
26 Offerte poco chiare: il mercato libero<br />
dell’energia non convince gli italiani<br />
27 Al via il ponte energetico <strong>sul</strong>lo Stretto<br />
<br />
<br />
gas<br />
Tecnologie&Soluzioni:<br />
38 Sulle coste italiane vanno in scena<br />
le prove generali dell’energia<br />
dalle onde<br />
40 La tecnologia fotovoltaica<br />
in evoluzione. Più energia e minori<br />
costi di produzione<br />
41 Al via la fabbrica di pannelli di Catania<br />
<br />
<br />
5
6<br />
<strong>24</strong><br />
ambiente sostenibile<br />
Economia&Finanza<br />
63 L’idroelettrico può colmare il vuoto lasciato dalla moratoria per il nucleare<br />
Predictions<br />
65 Gli investimenti punteranno <strong>sul</strong>le rinnovabili anche “grazie” allo stop del nucleare<br />
67 La rivoluzione delle energie rinnovabili presuppone tecnologie e obiettivi di sistema<br />
Premi&Sostenibilità<br />
70 Nuova illuminazione a Led per i quadri della Pinacoteca Ambrosiana<br />
Agenda<br />
72 <strong>Il</strong> giusto mix energetico per il nostro Paese<br />
Altri ap<strong>punta</strong>menti<br />
Storia di copertina:<br />
43 L’Ue in ritardo <strong>sul</strong> risparmio energetico.<br />
Così la Commissione corre ai ripari<br />
46 <br />
47 Certificazione energetica degli edifici.<br />
C’è poco tempo per recepire<br />
la direttiva Ue<br />
50 Novabita, la cooperativa che costruisce<br />
e riqualifica<br />
52 La sostenibilità ambientale<br />
è anche sociale per UniAbita<br />
Informativa ex D. Lgs 196/3 (tutela della privacy).<br />
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i Suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione<br />
dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si<br />
<br />
-<br />
<br />
Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta,<br />
memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore .<br />
<br />
dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati alle<br />
società di Gruppo <strong>24</strong> ORE per il perseguimento delle medesime finalità della raccolta, a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di<br />
nostro materiale promozionale.<br />
Focus:<br />
9/2011<br />
55 Le aziende dell’acqua devono recuperare<br />
efficienza per investire in infrastrutture<br />
57 Al settore idrico il pubblico non basta.<br />
La nuova linfa deve arrivare dal mercato<br />
Esperienze&Carriere:<br />
61 <br />
per il nuovo headquarter<br />
<br />
Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice<br />
di deontologia relativo al trattamento<br />
<strong>dei</strong> dati personali nell’esercizio della attività<br />
giornalistica”.<br />
La società <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., editore della<br />
rivista Energia<strong>24</strong> rende noto al pubblico che<br />
esistono banche dati ad uso redazionale nelle<br />
quali sono raccolti dati personali . <strong>Il</strong> luogo dove<br />
<br />
to<br />
<strong>dei</strong> dati personali, presso il coordinamento
9/2011 <strong>24</strong><br />
IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />
Luogo: Cuneo<br />
Tecnologia: copertura fotovoltaica completamente integrata<br />
Potenziale produttivo: l’impianto è composto da due sezioni<br />
di potenza pari a 2,02 e 1,78 MW, per un totale di oltre 16.500<br />
moduli e un’estensione di circa 21.000 metri quadri <strong>sul</strong> tetto<br />
degli stabilimenti di Agc Flat Glass. A pieno regime sarà in grado<br />
di produrre circa 4.400 MWh/anno<br />
Stato progetto: connesso alla rete<br />
Progetto sviluppato da Kopernico, joint venture tra Solsonica<br />
ed Espe<br />
Note: il valore economico dell’impianto è di circa 11 milioni<br />
di euro e consentirà un risparmio in termini di emissioni<br />
pari a 1.500 tonnellate annue di CO 2<br />
RIQUALIFICAZIONE<br />
Luogo: Ancona<br />
Tecnologia: bonifica e installazione di un impianto fotovoltaico<br />
Potenziale produttivo: dalla copertura di undici capannoni<br />
dell’ex Tubimar è stato rimosso l’amianto ed è stato realizzato<br />
un impianto fotovoltaico da 3,2 MW per un’estensione<br />
di 18.907 mq<br />
Stato progetto: realizzato<br />
Progetto sviluppato da Conscoop, Edra Ambiente<br />
ed Energy Resources in accordo con l’Autorità portuale<br />
di Ancona e la Holding Porto Ancona<br />
Note: la Regione Marche ha aderito alla rete “Eternit free”<br />
che promuove interventi di bonifica <strong>sul</strong> territorio<br />
RIGASSIFICATORE<br />
Luogo: Falconara Marittima (An)<br />
Tecnologia: rigassificatore e nuova condotta sottomarina<br />
per l’allacciamento alla rete esistente di trasporto nazionale<br />
Potenziale produttivo: 4 miliardi di metri cubi l’anno di gas<br />
Stato progetto: la Conferenza <strong>dei</strong> servizi ha dato il via libera<br />
definitivo<br />
Progetto sviluppato da Api Nova Energia<br />
Note: l’impianto sarà realizzato mediante un adeguamento<br />
dell’esistente piattaforma off shore posta a 16 km dalla costa<br />
Impianti e siti regione per regione<br />
Le novità segnalate da Energia<strong>24</strong><br />
IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />
Luogo: Parma<br />
Tecnologia: tetto parzialmente integrato con moduli<br />
fotovoltaici inclinati di 5 gradi<br />
Potenziale produttivo: la potenza totale è di 929,28 kWp,<br />
per un totale di 8.000 metri quadri di copertura <strong>dei</strong> due<br />
magazzini dell’azienda Rodolfi Mansueto. La produzione annua<br />
stimata è di circa 1.000.000 kWh<br />
Stato progetto: realizzato<br />
Progetto sviluppato da Isofoton con installazione da parte<br />
di Fanfoni Impianti<br />
Note: i pannelli sono stati fissati con strutture in acciaio zincato<br />
a caldo, senza la sostituzione <strong>dei</strong> materiali esistenti<br />
IMPIANTO EOLICO<br />
Luogo: San Marco in Lamis (Fg)<br />
Tecnologia: parco eolico<br />
Potenziale produttivo: 13 aerogeneratori da 3,4 MW l’uno<br />
per un totale di oltre 44 MW installati. La produzione a regime<br />
sarà pari a 86 GWh/anno<br />
Stato progetto: accordo sottoscritto<br />
Progetto sviluppato da Renergy (controllata di Alerion Energie<br />
Rinnovabili) in partnership con RePower Systems<br />
Note: l’investimento sarà pari a circa 62 milioni di euro<br />
IMPIANTO FOTOVOLTAICO<br />
Luogo: Torre Santa Susanna (Br)<br />
Tecnologia: moduli solari con sistema a inseguimento<br />
Potenziale produttivo: l’impianto è dotato di 32.202 moduli<br />
per un totale di 7,567 MW installati<br />
Stato progetto: connesso alla rete<br />
Progetto sviluppato da Sanyo<br />
Note: il progetto è stato implementato da un consorzio guidato<br />
da Deutsche Bank<br />
7
una divisione di<br />
COGENER<br />
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9/2011 storia di copertina <strong>24</strong><br />
MIX ENERGETICO<br />
La CO 2 è calata solo per effetto della crisi<br />
Ora sarà più difficile centrare gli obiettivi<br />
Rinnovabili in crescita del 126%, calo del petrolio del 20% e aumento del gas<br />
pari al 15%. Questo il probabile scenario italiano al 2025 secondo l’Up<br />
Per l’Italia sarà difficile rispettare gli<br />
impegni del protocollo di Kyoto, anche<br />
se figura tra i Paesi che più stanno<br />
migliorando nella riduzione delle emissioni<br />
inquinanti, grazie anche a un sistema<br />
di produzione di elettricità tra i più<br />
moderni al mondo, nonostante la sua<br />
elevatissima dipendenza dal gas (60%<br />
circa). Resta centrale il problema della<br />
pianificazione energetica, soprattutto<br />
dopo lo stop definitivo al nucleare sancito<br />
dal referendum.<br />
Anche l’obiettivo europeo di riduzione<br />
del 20% delle emissioni entro il 2020 è<br />
passato un po’ in secondo piano, con il<br />
“contributo” della crisi economica internazionale<br />
che ha portato a una contrazione<br />
<strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> energetici e quindi a<br />
un calo fisiologico delle emissioni, ma<br />
«queste riprenderanno a crescere già nel<br />
breve periodo, insieme ai <strong>consumi</strong> elettrici<br />
- è stato l’avvertimento di Rita Pistacchio,<br />
dell’Up, Unione petrolifera -.<br />
Secondo le nostre previsioni, entro il<br />
2025 ci sarà tuttavia un miglioramento<br />
dell’efficienza delle centrali elettriche.<br />
Sempre a quella data, in Italia cambierà<br />
la domanda di energia primaria, con<br />
un’impennata delle rinnovabili del<br />
126%, un calo del petrolio del 20% (<strong>sul</strong>la<br />
diminuzione della domanda peserà<br />
per il 10% la diffusione <strong>dei</strong> biocarburan-<br />
ti) e una crescita del gas pari al 15%. Nel<br />
2020 le emissioni di CO saranno inferio-<br />
2<br />
ri del 7% rispetto al 2005, ma si assesteranno<br />
su livelli superiori del 6% rispetto<br />
al 1990».<br />
Emerge quindi in modo chiaro la limitatezza<br />
del protocollo di Kyoto, non sottoscritto<br />
da Paesi grandi inquinatori come<br />
gli Stati Uniti, mentre la Cina ha aderito<br />
a Kyoto pur essendo esentata dai suoi<br />
parametri, in qualità di nazione in via di<br />
sviluppo. Ma sono proprio i Paesi emergenti<br />
a emettere la quantità maggiore di<br />
gas serra: si prevede che la Cina nel 2030<br />
inquinerà il 79% in più rispetto al 2008,<br />
l’India il 132%, il Medio Oriente il 70%.<br />
Vanificando così gli sforzi altrui, con<br />
l’Unione europea in testa.<br />
«L’Europa si è posta l’obiettivo di ridurre<br />
dell’80% i gas serra entro il 2050, ma<br />
per ottenere <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati serve una politica<br />
energetica globale - ha affermato<br />
Luigi Michi, direttore divisione generazione<br />
ed energy management di Enel -.<br />
In Italia, dove la domanda elettrica alla<br />
fine del 2011 sarà ancora inferiore a<br />
quella del 2008, occorre lavorare <strong>sul</strong> mix<br />
elettrico e <strong>sul</strong>l’efficienza energetica. Per<br />
ciò che riguarda la cattura e lo stoccaggio<br />
della CO gli impianti ci sono, ma<br />
2<br />
11
12<br />
<strong>24</strong><br />
sono ancora in fase embrionale». L’Italia<br />
registra il dato migliore dell’Unione europea<br />
per ciò che riguarda l’intensità<br />
energetica (alta efficienza), un aspetto<br />
importante, senza nulla togliere allo sviluppo<br />
delle rinnovabili e alla riduzione<br />
<strong>dei</strong> gas serra, prodotti, tra l’altro, per circa<br />
il 50% dalla deforestazione e dal settore<br />
agricolo. «Un aspetto di cui pochi<br />
parlano ma su cui occorre investire, insieme<br />
a quello della mobilità sostenibile<br />
e dell’efficienza energetica degli edifici»,<br />
ha ricordato Stefano Pastori, amministratore<br />
delegato di Edipower.<br />
Senza contare che anche l’Europa mostra<br />
continue ambiguità, come dimostra<br />
il dibattito, mai risolto, <strong>sul</strong>l’eventualità di<br />
alzare la posta per il 2020, con un obiettivo<br />
di ridurre le emissioni del 30% che<br />
però non piace a molti settori industriali.<br />
La nuova proposta di direttiva <strong>sul</strong>l’efficienza<br />
energetica potrebbe aiutare, ma<br />
le incognite su questo percorso sono ancora<br />
tante. Tornando all’Italia, il <strong>24</strong> marzo<br />
è stato approvato il decreto legislativo<br />
Previsione <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> energetici in Italia<br />
storia di copertina<br />
Emissioni di CO 2 nel mondo<br />
di recepimento della direttiva comunitaria<br />
2009/31/Ce <strong>sul</strong>lo stoccaggio della<br />
CO per definire i contorni delle varie<br />
2<br />
fasi autorizzative, di scelta <strong>dei</strong> siti, della<br />
dismissione degli impianti per la Ccs.<br />
«Come Autorità vogliamo ridurre al minimo<br />
i rischi autorizzativi, industriali e<br />
del mercato - ha affermato Guido Borto-<br />
Fonte: McKinsey<br />
9/2011<br />
ni, presidente dell’Autorità per l’energia<br />
elettrica e il gas -. Sterilizzando il rischio<br />
del mercato, chi investe in questi impianti<br />
capital intensive è sicuro di non essere<br />
sottoposto ai meccanismi delle oscillazioni<br />
del prezzo e che l’investimento<br />
sarà remunerato nel tempo».<br />
Agnese Ananasso<br />
<strong>Il</strong> nucleare sarebbe indispensabile<br />
ma bisognerà fare i conti senza l’atomo<br />
Fonte: McKinsey<br />
«L’obiettivo della riduzione della CO 2 ha perso di importanza negli<br />
ultimi tempi per effetto della crisi che ha ridotto i <strong>consumi</strong> energetici,<br />
ma lo scenario cambierà». Questa è stata l’opinione di Davide Tabarelli,<br />
presidente di Nomisma Energia. «Le emissioni riprenderanno a<br />
crescere coi <strong>consumi</strong>, ma dimentichiamoci che nei prossimi anni cambieranno<br />
i trend e i mix energetici. La domanda mondiale di gas crescerà<br />
entro il 2030 di 500 milioni di Mtep (tonnellate equivalenti di<br />
petrolio), quella di energia da fonti fossili di un miliardo di Mtep, mentre<br />
le emissioni di gas serra cresceranno del 10%». Tabarelli ha evidenziato<br />
che il nucleare sarebbe indispensabile perché non emette CO 2 ,<br />
ma l’Italia dovrà ripensare completamente la sua politica energetica<br />
post referendum. Per Tabarelli, infine, sarà già un buon obiettivo se al<br />
2030 le emissioni mondiali di anidride carbonica si attesteranno a quota<br />
40 miliardi di tonnellate, considerando una chimera l’obiettivo italiano<br />
del 17% di produzione di energia da rinnovabili fissato per il<br />
2020. E anche <strong>sul</strong>la Ccs non si è mostrato così ottimista, definendo lo<br />
stoccaggio della CO 2 “un problema”.
9/2011 storia di copertina <strong>24</strong><br />
DATI ASSOCARBONI<br />
<strong>Il</strong> 12% della nostra elettricità va a carbone<br />
La produzione di carbone continua<br />
a conquistare spazio nello scenario<br />
energetico mondiale. Stando agli ultimi<br />
dati rilasciati da Assocarboni, infatti,<br />
la produzione complessiva è aumentata<br />
nel 2010 dell’8% rispetto all’anno<br />
precedente, raggiungendo quota 6,5<br />
miliardi di tonnellate.<br />
Una crescita continua, con incrementi<br />
del 7% anno su anno nell’ultima decade.<br />
Fino ad arrivare oggi a coprire una<br />
quota del 41% nella produzione mondiale<br />
di energia elettrica. Una fetta<br />
enorme se paragonata a quella del nucleare,<br />
19%, e del gas, 16%.<br />
Più contenuto il contributo del carbone<br />
in ambito europeo (33%), mentre<br />
il nucleare incide per il 30% <strong>sul</strong> mix<br />
energetico del vecchio Continente.<br />
Nella hit parade <strong>dei</strong> Paesi esportatori<br />
troviamo l’Australia (300 milioni di<br />
tonnellate, +10% rispetto al 2009),<br />
l’Indonesia, con <strong>24</strong>0 milioni di tonnellate<br />
(+20%), la Colombia a quota 75<br />
milioni di tonnellate (+7%), la Russia<br />
(90 milioni di tonnellate) e il Sudafrica<br />
(63 milioni di tonnellate). Queste ultime,<br />
però, non hanno fatto registrare<br />
incrementi significativi dell’export<br />
nell’ultimo anno. Da segnalare un dato<br />
importante, ossia che la Cina importa<br />
il 25% della quantità di carbone<br />
esportata dall’Indonesia ed è sempre<br />
più evidente come questa fonte sia<br />
sempre più utilizzata nei Paesi in via di<br />
sviluppo, in particolar modo in India, in<br />
Cina e in Indonesia. Nell’Unione euro-<br />
pea le importazioni sono rimaste più o<br />
meno ferme ai valori del 2009, intorno<br />
ai 189 milioni di tonnellate. In Italia il<br />
carbone continua a rivestire un ruolo<br />
costante ma marginale nella produzione<br />
di energia elettrica: solo il 12%,<br />
schiacciato dalla dipendenza dal gas.<br />
Questo sarebbe un danno per l’economia<br />
italiana perché, secondo Assocarboni,<br />
lo sbilanciamento verso il gas fa<br />
aumentare il peso della bolletta energetica<br />
<strong>sul</strong> Pil. Nel 2010, infatti, la spesa<br />
elettrica è aumentata del 18% rispetto<br />
al 2009, arrivando a 51,7 miliardi di<br />
euro, gravando <strong>sul</strong> Pil per il 3,3% (nel<br />
2009 l’incidenza era del 2,7%). Un in-<br />
cremento non giustificato perché i con-<br />
sumi energetici sono ai livelli del 1998.<br />
Arrivare in Italia a un mix energetico in<br />
linea con quello europeo consentirebbe<br />
una riduzione della fattura energetica<br />
e anche una sicurezza in termini di<br />
approvvigionamento. Tanto più che in<br />
Italia le competenze per lo sviluppo di<br />
un mercato del “carbone pulito” ci sono,<br />
lo dimostrano le tredici centrali a<br />
carbone che hanno un livello medio di<br />
efficienza del 40%, paragonabile a<br />
quelle del Nord Europa.<br />
Agnese Ananasso<br />
«Per fortuna che c’è il carbone - sostiene Andrea Clavarino di Assocarboni -<br />
perché in ogni momento di crisi degli approvigionamenti è sempre stato una<br />
certezza: quando c’è stata la crisi del gas in Ucraina, quando c’è stata la crisi<br />
del nucleare in Francia, il carbone si è rivelato una fonte preziosa. E anche<br />
adesso la situazione giapponese porterà a un ulteriore boom del carbone. Lo<br />
dimostrano già i mercati, sia quello produttivo che borsistico. D’altra parte è<br />
una fonte “democratica” perché, mentre le riserve di gas e petrolio sono nelle<br />
mani di pochi (il 3% della popolazione controlla il 54% delle riserve), il carbone<br />
ha un controllo più diffuso (la medesima percentuale di riserve è nelle mani<br />
del 42% della popolazione). D’altronde ce n’è in abbondanza, non ha<br />
problemi né di stoccaggio, né di trasporto. Noi siamo disposti a fare la nostra<br />
parte in questo momento di difficoltà e se il Governo ce lo chiederà possiamo<br />
accelerare l’avvio di tre/quattro nuovi siti».<br />
13
14<br />
<strong>24</strong><br />
In uno scenario futuro dove i <strong>consumi</strong><br />
di energia da fonti fossili sono destinati<br />
ad aumentare, la cattura e lo stoccaggio<br />
della CO (Ccs, carbon capture and<br />
2<br />
storage) diventa una fase importante e<br />
necessaria per recuperare risorse e contrastare<br />
l’aumento delle emissioni inquinanti.<br />
Ma i costi della tecnologia sono<br />
ancora alti e le aziende, italiane ed estere,<br />
stanno cercando il modo di abbatterli,<br />
unendo le forze per investire nelle<br />
tecniche più efficaci ed economicamente<br />
sostenibili.<br />
Perciò la frontiera del cosiddetto “clean<br />
carbon”, il carbone pulito, è ricca d’incognite<br />
soprattutto per il rapporto tra<br />
costi e benefici. Attualmente il fronte su<br />
storia di copertina<br />
SPERIMENTAZIONI<br />
Imprese a caccia di anidride carbonica<br />
Come catturarla senza spendere troppo<br />
cui si sta lavorando è quello della gestione<br />
integrata della CO e dell’idrogeno<br />
2<br />
nelle raffinerie, perché è nella produzione<br />
di idrogeno che si genera una quantità<br />
importante di anidride carbonica.<br />
Technip e Geogreen hanno stretto una<br />
partnership proprio per sviluppare <strong>dei</strong><br />
modelli che combinino tecnologie e risorse<br />
per la cattura della CO nel ciclo<br />
2<br />
produttivo delle raffinerie, meno costoso<br />
del recupero dai fumi.<br />
Una tecnologia su cui stanno investendo<br />
anche Tecnimont Kt ed Eni, che insieme<br />
stanno sperimentando da quattro-cinque<br />
anni la tecnica dell’ossidazione catalitica<br />
parziale, che consente il processo<br />
di “steam reforming” su gas naturale e<br />
9/2011<br />
Si sviluppano partnership per tecnologie non inquinanti ed economicamente<br />
sostenibili. Le sperimentazioni di Technip, Geogreen, Tecnimont Kt, Enel ed Eni<br />
<strong>Il</strong> progetto Vasco nel porto di Marsiglia<br />
A lcuni spunti interessanti <strong>sul</strong>la Ccs vengono dall’estero. Uno dalla Francia per esempio,<br />
dal porto di Marsiglia, dove Geogreen ha avviato il progetto Vasco, in cui sono coinvolte<br />
aziende consorziate, non solo per la cattura e lo stoccaggio della CO 2 , ma anche per la sua<br />
valorizzazione e l’utilizzo a beneficio della comunità locale. L’anidride carbonica verrebbe,<br />
infatti, impiegata per la produzione di alghe per alimentare i pesci e per il trattamento delle<br />
acque. La presenza del porto faciliterebbe il trasporto della CO 2 verso il sito di stoccaggio<br />
(attualmente ne sono stati individuati sette) e consentirebbe di ottimizzare anche i costi nel<br />
caso in cui nel viaggio di ritorno si trasportasse gas naturale o altro tipo di fonte fossile<br />
estratto da giacimenti limitrofi al sito di stoccaggio. In effetti, quello del trasporto della CO 2<br />
è un altro problema che le aziende stanno cercando di risolvere. E la tecnica di effettuare il<br />
viaggio di ritorno trasportando altro carburante (Eor-enanced oil recovery) secondo Sofregaz<br />
è, infatti, quella per ora più economica rispetto a quelle tradizionali, ma è stata giudicata<br />
anche “supercritical” per il rischio di interazione <strong>dei</strong> componenti trasportati.<br />
idrocarburi a temperature ridotte. «Stiamo<br />
lavorando su due impianti, uno a<br />
Milazzo (Me) e uno a Mantova - ha spiegato<br />
Luca Basini di Eni -. Quello di Mantova<br />
è un distributore di carburanti dove<br />
abbiamo installato un reattore, sicuro,<br />
piccolo e flessibile, che richiede quindi<br />
anche un investimento contenuto. Le<br />
dimensioni ridotte consentono di trasportarlo<br />
e integrarlo facilmente anche<br />
in impianti preesistenti, abbattendo i<br />
costi di integrazione».<br />
I costi sono, quindi, il tasto dolente della<br />
Ccs, ma le prospettive di riduzione delle<br />
voci di spesa nel medio-lungo termine ci<br />
sono, a patto che, come ha evidenziato<br />
Simone Mori, vice presidente Assoelettrica<br />
e direttore regolamentazione, ambiente<br />
e carbon strategy di Enel, «si renda<br />
operativo un programma di dimostrazione<br />
che incentivi le aziende, sollevandole<br />
dal rischio di essere penalizzate<br />
da un “first mover disadvantage”». Lo<br />
scorso marzo, il Consiglio <strong>dei</strong> ministri ha<br />
approvato un decreto <strong>sul</strong> Ccs, accogliendo<br />
la direttiva comunitaria in materia,<br />
ma siamo ancora lontani da un quadro<br />
normativo omogeneo.<br />
Sia Enel che Eni sono, in effetti, in attesa<br />
del via libera del legislatore per procedere<br />
alla fase di test per la procedura di<br />
“storage” salino acquifero offshore.
9/2011 storia di copertina <strong>24</strong><br />
Enel conta di effettuare l’iniezione della<br />
prima tonnellata di CO entro il 2015, in<br />
2<br />
un raggio di 200 chilometri da Porto Tolle<br />
(vedi box qui sotto). Eni e Stogit, invece,<br />
ad aprile hanno ricevuto il via libera<br />
dal ministero dell’Ambiente per avviare<br />
il progetto pilota per l’iniezione e il sequestro<br />
di CO nel giacimento di stoc-<br />
2<br />
caggio di Cortemaggiore (Pc).<br />
<strong>Il</strong> test durerà al massimo tre anni con<br />
l’obiettivo «di studiare le tecniche di<br />
iniezione, il comportamento della CO , 2<br />
ma anche lo studio della possibilità di<br />
utilizzare l’anidride carbonica come “cushion<br />
gas” per migliorare l’efficienza del<br />
giacimento di stoccaggio», ha spiegato<br />
Mario Marchionna di Eni.<br />
«Ma sarebbe anche un modo per testare<br />
l’interazione con autorità, cittadini, enti<br />
e stakeholder -, ha poi aggiunto Mar-<br />
Sul piatto finanziamenti per 100 milioni di euro<br />
dall’Unione europea (attraverso l’European energy programme<br />
for recovery), cui potrebbero aggiungersi altri 350<br />
milioni di provenienza comunitaria. In tutto, comunque,<br />
Enel ha intenzione di investire circa un miliardo di euro per<br />
realizzare e gestire un impianto di cattura delle emissioni di<br />
anidride carbonica. È questa la dote per il Ccs con cui do-<br />
Fotosimulazione dell’impianto di stoccaggio Eni (Cortemaggiore)<br />
chionna -. Quando si effettuano opera-<br />
zioni del genere non basta la tecnologia:<br />
è necessario conquistare la fiducia di<br />
azionisti e cittadini, muovendosi nel rispetto<br />
della normativa e del luogo dove<br />
si agisce». Agnese Ananasso<br />
Ecco i piani di Enel per la cattura della CO 2 : i siti di Brindisi e Porto Tolle<br />
vrebbe partire il controverso progetto per la riconversione<br />
a carbone della centrale di Porto Tolle (Ro), bocciato dal<br />
Consiglio di Stato ma forse rimesso in pista da una modifica<br />
della legge regionale del Veneto. Enel vorrebbe realizzare<br />
un impianto su “scala industriale” capace di trattare<br />
810mila metri cubi l’ora di fumi (il 40% di quelli di uno<br />
<strong>dei</strong> tre gruppi da 660 MW con cui sarà equipaggiata la<br />
centrale), separando fino a un milione di tonnellate l’anno<br />
di CO , che saranno confinate in un acquifero salino nel<br />
2<br />
mare Adriatico. In realtà un prototipo è già in azione. Nei<br />
mesi scorsi, infatti, è stato inaugurato il progetto pilota di<br />
cattura della CO nella centrale Enel Federico II a Brindisi.<br />
2<br />
L’impianto sperimentale varato in Puglia è il primo in Italia<br />
e uno <strong>dei</strong> primi sei in Europa di questo tipo. Consente di<br />
trattare 10mila metri cubi l’ora di fumi provenienti dalla<br />
centrale per separare 2,5 tonnellate l’ora di anidride carbonica,<br />
fino a raggiungere un massimo di ottomila tonnellate<br />
l’anno. La CO prodotta dall’impianto di Brindisi sarà<br />
2<br />
trasportata presso il sito Eni/Stogit di Cortemaggiore (Pc),<br />
dove sarà iniettata e immagazzinata permanentemente<br />
nel sottosuolo.<br />
.com<br />
15
16<br />
<strong>24</strong><br />
Nel 2010 la bolletta energetica<br />
nazionale è aumentata nonostante<br />
il calo <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong>. L’Italia,<br />
causa il caro greggio, ha speso infatti<br />
lo scorso anno 53,9 miliardi di euro,<br />
11,5 miliardi in più rispetto al<br />
2009 (+27%) per l’acquisto di materie<br />
prime destinate alla produzione di<br />
energia. Ma il conto è destinato a salire<br />
per l’esercizio in corso: secondo<br />
le stime di Unione petrolifera (Up),<br />
infatti, la bolletta toccherà nel 2011<br />
il record di 63 miliardi. Per quanto<br />
riguarda la sola fattura petrolifera<br />
nel 2010 l’esborso è stato pari a 28,5<br />
miliardi di euro (+8 miliardi rispetto<br />
al 2009), mentre nel 2011 (con quotazioni<br />
intorno ai valori attuali) po-<br />
focus<br />
FABBISOGNO<br />
Nel 2011 la spesa energetica dell’Italia<br />
toccherà il record di 63 miliardi di euro<br />
trebbe arrivare addirittura vicino ai<br />
36 miliardi di dollari. Eppure proprio<br />
il petrolio, ha sottolineato nella sua<br />
recente relazione annuale il presidente<br />
di Up, Pasquale De Vita, «è<br />
stata l’unica fonte che non ha recuperato<br />
nulla di quanto perso nel<br />
2009 a causa della crisi, come hanno<br />
invece fatto energia elettrica e gas. <strong>Il</strong><br />
suo peso <strong>sul</strong> totale <strong>sul</strong> fabbisogno<br />
energetico nazionale è così sceso intorno<br />
al 39% rispetto al 41% del<br />
2009, pur restando la nostra principale<br />
fonte di energia. Complessivamente,<br />
negli ultimi sei anni i <strong>consumi</strong><br />
petroliferi sono diminuiti più di quanto<br />
avessero fatto in occasione del<br />
secondo shock petrolifero (19,2 mi-<br />
9/2011<br />
Secondo l’Unione petrolifera, per effetto del caro greggio già nel 2010 la bolletta<br />
pagata dal Sistema Paese è salita a 53,9 miliardi, 11,5 in più rispetto al 2009<br />
La fattura energetica italiana<br />
lioni di tonnellate in meno)». Questo<br />
calo ha determinato un peggioramento<br />
<strong>dei</strong> conti delle aziende operanti<br />
nel settore del downstream,<br />
che appare sempre meno remunerativo.<br />
Nel 2010 le perdite in totale sono<br />
ammontate a 650-700 milioni di<br />
euro rispetto al miliardo perso nel<br />
2009. Nonostante ciò, segnala l’Up,<br />
negli ultimi quattro anni il settore ha<br />
investito circa 6,4 miliardi di euro<br />
(62% nella raffinazione) e circa il<br />
55% di questi investimenti è andato<br />
all’ammodernamento, al recupero di<br />
efficienza e all’adeguamento ambientale<br />
degli impianti. Nel prossimo<br />
quadriennio sono previsti altri 5,1<br />
miliardi di euro (oltre il 55% nella<br />
Fonte: Unione petrolifera su dati Istat
<strong>Il</strong> 30%* di risparmio <strong>sul</strong>la<br />
bolletta energetica <strong>dei</strong> vostri<br />
edifici è solo l’inizio<br />
Immaginate cosa potremmo fare per il resto dell’azienda<br />
La gestione di edifici complessi e il conseguimento di obiettivi di efficienza energetica<br />
non sono attività di poco conto. EcoStruxure, la nostra architettura per la gestione<br />
dell'energia, è in grado di aiutarvi a raggiungere con precisione questi obiettivi attraverso<br />
un'integrazione intelligente di sistemi per edifici su una singola piattaforma IP.<br />
Risparmi ben oltre gli edifici<br />
L’architettura di gestione dell'energia EcoStruxure di Schneider Electric è in grado<br />
di offrire un risparmio energetico fino al 30%, mediante l'integrazione di sistemi per<br />
l’efficienza energetica, come i sistemi HVAC, il controllo degli accessi, la gestione della<br />
videosorveglianza e il controllo dell'illuminazione in tutta l'azienda. Un risparmio nell'ordine<br />
del 30% sui costi dell'energia di un edificio rappresenta un inizio significativo e, grazie<br />
all'architettura di gestione dell'energia EcoStruxure, i risparmi possono andare ben oltre.<br />
Imparate il risparmio energetico<br />
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“Active Energy Efficiency”<br />
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Codice chiave 93034t oppure chiamate il N. Verde 800-563-266<br />
©2011 Schneider Electric. All Rights Reserved. Schneider Electric, EcoStruxure, and Active Energy Management Architecture from Power Plant to Plug<br />
are trademarks owned by Schneider Electric Industries SAS or its affiliated companies. All other trademarks are property of their respective owners.<br />
35 rue Joseph Monier, CS 30323, 95506 Rueil Malmaison Cedex (Francia) • 998-2758_IT<br />
*L'architettura EcoStruxure riduce il consumo energetico fino al 30%.<br />
L’architettura per la gestione attiva dell’energia,<br />
dalla centrale alla presa elettrica <br />
Data center<br />
Dal rack alla fila, dal singolo ufficio<br />
all’intero edificio, l'utilizzo e la<br />
disponibilità di energia in questi ambienti<br />
interconnessi vengono attentamente<br />
monitorati e regolati in tempo reale.<br />
Impianti industriali<br />
L'utilizzo di protocolli standard aperti<br />
consente di gestire processi automatizzati<br />
nell’intero sistema con una riduzione <strong>dei</strong><br />
downtime, un miglioramento delle prestazioni<br />
e un'ottimizzazione dell'efficienza energetica.<br />
Edifici<br />
L'integrazione intelligente di sicurezza,<br />
alimentazione, illuminazione, distribuzione<br />
elettrica, sistemi antincendio, sistemi HVAC,<br />
IT e telecomunicazioni permettono una<br />
riduzione <strong>dei</strong> costi di formazione, messa<br />
in servizio, manutenzione, operativi ed<br />
energetici.<br />
30%
18<br />
<strong>24</strong><br />
raffinazione)». In ogni caso, secondo<br />
l’associazione <strong>dei</strong> petrolieri, le fonti<br />
fossili rimarranno anche nel prossimo<br />
futuro il principale driver energetico<br />
a livello mondiale: i numeri parlano<br />
di una domanda di energia mondiale<br />
che nei prossimi anni è destinata ad<br />
aumentare del 40% rispetto a oggi.<br />
<strong>Il</strong> mix globale sarà caratterizzato dal<br />
ruolo determinante delle fonti fossili<br />
(petrolio, gas, carbone) che, anche<br />
focus<br />
PROGRAMMAZIONE<br />
La crisi del settore petrolifero non ferma<br />
i piani di ristrutturazione delle raffinerie<br />
Diversi gruppi, tra cui Eni, hanno in agenda investimenti da decine di milioni<br />
di euro sugli impianti della Penisola, per ottenere più efficienza e sostenibilità<br />
Nonostante i cattivi conti economici<br />
registrati anche nel 2010, il<br />
settore italiano della raffinazione non<br />
ha rinunciato ai piani di ristrutturazione<br />
delle proprie strutture produttive.<br />
Come evidenzia la relazione annuale<br />
dell’Unione petrolifera (Up), per rilanciare<br />
o migliorare gli impianti esistenti<br />
sono in programma vari piani industriali<br />
di investimento. Molto attivo è il<br />
Gruppo Eni, che anche in questa fase<br />
può contare su una disponibilità di<br />
cassa maggiore rispetto a quella delle<br />
altre società petrolifere. Innanzitutto<br />
l’ex società pubblica ha presentato il<br />
piano industriale per il rilancio della<br />
raffineria di Livorno, rinunciando<br />
quindi all’ipotesi di cessione. Più nel<br />
nello scenario più virtuoso, copriranno<br />
ancora tra il 60% e il 70% della<br />
domanda totale. Ciò vale soprattutto<br />
per il fabbisogno nei trasporti, che al<br />
2035, tenuto conto di tutte le possibili<br />
alternative, sarà soddisfatto per<br />
l’80% ancora dal petrolio.<br />
«Qualsiasi scenario si voglia prospettare<br />
- ha concluso De Vita - resta il<br />
ruolo insostituibile delle fonti fossili<br />
in termini di disponibilità, versatilità,<br />
det<strong>taglio</strong> sono previsti 80 milioni di<br />
euro per il consolidamento e l’integra-<br />
zione dell’impianto con le altre installazioni<br />
industriali del gruppo, interventi<br />
di mantenimento strutturale,<br />
manutenzione straordinaria, miglioramento<br />
dell’efficienza produttiva, recupero<br />
energetico e di sicurezza ambientale,<br />
nonché la realizzazione del<br />
progetto del nuovo passaggio degli<br />
oleodotti che consentirà l’allargamento<br />
del canale industriale del porto. In<br />
Sicilia il Cane a sei zampe ha sottoscritto<br />
un protocollo d’intesa con la<br />
Regione per il rilancio della raffineria<br />
di Gela (Cl): il piano industriale prevede<br />
ingenti investimenti, pari a 650 milioni<br />
di euro, per migliorare la produt-<br />
9/2011<br />
economicità e anche sicurezza. Ma<br />
se da un lato bisogna fare i conti con<br />
la concorrenza internazionale, la volatilità<br />
<strong>dei</strong> prezzi del petrolio, i problemi<br />
nel settore raffinazione, dall’altro<br />
nel nostro Paese dobbiamo tenere<br />
presente qualche vincolo in più,<br />
rappresentato dal moltiplicarsi degli<br />
adempimenti amministrativi e dalle<br />
lungaggini burocratiche che si traducono<br />
in maggiori costi».<br />
tività e la logistica, a fronte del quale<br />
la Regione concederà una nuova concessione<br />
ventennale, quando l’attuale<br />
arriverà a scadenza. Le attività saranno<br />
volte ad assicurare sostenibilità,<br />
sicurezza, recupero energetico e tecnologico<br />
degli impianti, compresa la<br />
copertura del petcoke. Eni ha poi destinato<br />
quasi un miliardo di euro<br />
all’adeguamento della raffineria di<br />
Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia<br />
di Pavia, che utilizzerà una nuova tecnologia<br />
in grado di trasformare greggi<br />
pesanti ad alto contenuto di zolfo in<br />
gasoli per autotrazione, grazie al processo<br />
denominato Eni slurry technology<br />
(Est). In programma c’è anche il<br />
raddoppio del tasso medio annuo de-
<strong>Il</strong> 30%* di risparmio <strong>sul</strong>la bolletta<br />
energetica <strong>dei</strong> vostri impianti<br />
industriali è solo l’inizio<br />
Immaginate cosa potremmo fare per il resto dell’azienda<br />
Gestire l'ambiente operativo complesso di impianti industriali non è un'attività di poco<br />
conto. Con il crescente aumento <strong>dei</strong> costi dell'energia e la comparsa di sempre nuove<br />
disposizioni in materia di tutela ambientale, la riduzione al minimo <strong>dei</strong> downtime e<br />
il conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica rappresentano traguardi più<br />
impegnativi che in passato. Schneider Electric ha la soluzione che fa al caso vostro:<br />
EcoStruxure, l'architettura di gestione dell'energia progettata per ottimizzare le<br />
prestazioni operative e la produttività <strong>dei</strong> siti industriali, proponendo nuovi livelli di efficienza<br />
energetica. Oggi l'impianto di produzione, domani l'azienda nel suo insieme.<br />
Risparmi energetici ben oltre l'impianto produttivo<br />
Oggi, l'architettura EcoStruxure è in grado di fornire ai data center e agli edifici aziendali<br />
un risparmio di energia fino al 30%. Un risparmio del 30% sui costi energetici di un<br />
impianto industriale rappresenta un inizio significativo e, grazie all'architettura di gestione<br />
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Edifici<br />
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alimentazione, illuminazione, distribuzione<br />
elettrica, sistemi antincendio, sistemi HVAC, IT<br />
e telecomunicazioni permettono una riduzione<br />
<strong>dei</strong> costi di formazione, messa in servizio,<br />
manutenzione, operativi ed energetici.<br />
Data center<br />
Dal rack alla fila, dal singolo ufficio all’intero<br />
edificio, l'utilizzo e la disponibilità di energia<br />
in questi ambienti interconnessi vengono<br />
attentamente monitorati e regolati in tempo<br />
reale.<br />
Impianti industriali<br />
L'utilizzo di protocolli standard aperti<br />
consente di gestire processi automatizzati<br />
nell’intero sistema con una riduzione <strong>dei</strong><br />
downtime, un miglioramento delle prestazioni<br />
e un'ottimizzazione dell'efficienza energetica.<br />
30%<br />
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*L'architettura EcoStruxure riduce il consumo energetico fino al 30%.<br />
L’architettura per la gestione attiva dell’energia,<br />
dalla centrale alla presa elettrica
20<br />
<strong>24</strong><br />
gli investimenti della Ram, la raffineria<br />
di Milazzo (joint-venture paritetica tra<br />
Eni e Kupit), con interventi destinati<br />
principalmente a innalzare il grado di<br />
conversione, nonché a ottenere prodotti<br />
a più elevata compatibilità ambientale<br />
e massimizzare l’efficienza<br />
degli impianti. A fronte <strong>dei</strong> 500 milioni<br />
di euro investiti nella raffineria nel<br />
decennio 2000-2009, nel periodo<br />
2010-2015 sono previsti infatti ulteriori<br />
investimenti per oltre 600 milioni,<br />
<strong>dei</strong> quali circa il 40% riguarderà l’ambiente.<br />
Ma le iniziative non riguarda-<br />
focus<br />
no soltanto la compagnia guidata da<br />
Paolo Scaroni: nel Lazio la Petrolifera<br />
Italo Rumena (Pir) e il Gruppo Gavio<br />
hanno presentato il progetto “Darsena<br />
energetica grandi masse”, in base<br />
al quale il porto di Civitavecchia diventerà<br />
il polo logistico di prodotti petroliferi<br />
più all’avanguardia d’Italia. <strong>Il</strong><br />
piano ha un valore complessivo di 80<br />
milioni di euro e ha l’obiettivo di incrementare<br />
la flessibilità e ridurre i costi<br />
di gestione dell’area, introducendo la<br />
possibilità di ricezione in banchina di<br />
navi fino a 50mila tonnellate. Tra i pia-<br />
Consumi <strong>dei</strong> prodotti petroliferi e capacità di lavorazione delle raffinerie in Italia<br />
9/2011<br />
ni industriali di trasformazione la relazione<br />
dell’Up menziona quello del<br />
Gruppo Tamoil, che ha annunciato e<br />
avviato la riconversione della raffineria<br />
di Cremona in un moderno polo logistico<br />
integrato di ricezione, stoccaggio<br />
e distribuzione di prodotti petroliferi.<br />
<strong>Il</strong> nuovo deposito sarà operativo dal<br />
2012 e comporterà un investimento<br />
complessivo di 65 milioni di euro. Nelle<br />
Marche, infine, Api investirà nella<br />
raffineria di Falconara (An) 80 milioni<br />
di euro in sicurezza ordinaria e strutture<br />
energetiche.<br />
gi.to.<br />
Fonte: Unione petrolifera su dati Istat
<strong>Il</strong> 30%* di risparmio <strong>sul</strong>la<br />
bolletta energetica del vostro<br />
data center è solo l’inizio<br />
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Un risparmio del 30% <strong>sul</strong>la bolletta dell'energia elettrica del vostro data center non è una cosa da<br />
poco e, dal momento che i prezzi dell'energia elettrica continuano a lievitare, ogni watt risparmiato<br />
conta. I data center, infatti, non lavorano da soli; essi supportano e vengono supportati da altri<br />
sistemi — processi, HVAC e sicurezza, per elencarne alcuni — che richiedono un altrettanto<br />
elevato dispendio di elettricità.<br />
Risparmi energetici per tutta l'azienda<br />
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risparmio di energia fino al 30%. Una riduzione del 30% sui costi energetici di un data center è<br />
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Impianti industriali<br />
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sistema con una riduzione <strong>dei</strong> downtime,<br />
un miglioramento delle prestazioni e<br />
un’ottimizzazione dell’efficienza energetica.<br />
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alimentazione, illuminazione, distribuzione<br />
elettrica, sistemi antincendio, sistemi HVAC, IT<br />
e telecomunicazioni permettono una riduzione<br />
<strong>dei</strong> costi di formazione, messa in servizio,<br />
manutenzione, operativi ed energetici.<br />
Data center<br />
Dal rack alla fila, dal singolo ufficio all’intero<br />
edificio, l’utilizzo e la disponibilità di energia<br />
in questi ambienti interconnessi vengono<br />
attentamente monitorati e regolati in tempo reale.
22<br />
<strong>24</strong><br />
Elevati rendimenti, un utilizzo più<br />
efficiente <strong>dei</strong> combustibili e tecnologia<br />
matura. Sono queste le caratteristiche<br />
vincenti delle centrali a ciclo<br />
combinato che accoppiano le due fasi<br />
di gas e vapore ottenendo rendimenti<br />
di conversione superiori rispetto<br />
all’uso singolo delle due tecniche.<br />
Nel ciclo combinato i gas di scarico in<br />
uscita da una turbina a gas sono utilizzati<br />
per il ciclo a vapore come fonte di<br />
calore, dato che raggiungono temperature<br />
elevate di circa 600°. Secondo<br />
il principio del recupero, dunque, si<br />
converte in energia ciò che altrimenti<br />
andrebbe disperso.<br />
Abbiamo già parlato nel numero di<br />
giugno della centrale di Turano Lodigiano,<br />
realizzata da Ansaldo Energia<br />
per Sorgenia.<br />
tecnologie&soluzioni<br />
Ora approfondiamo il caso laziale<br />
dell’impianto di Aprilia (Lt), attualmente<br />
in costruzione da parte di Ansaldo<br />
Energia sempre per il cliente<br />
Sorgenia dopo l’assegnazione dell’ordine<br />
per la sua realizzazione chiavi in<br />
mano.<br />
La potenza nominale in via di installazione<br />
presso la centrale di Aprilia ammonta<br />
a circa 1.400 MW termici e 805<br />
MW elettrici, con un rendimento dichiarato<br />
del 57% contro il 35-40% di<br />
una centrale termoelettrica tradizionale.<br />
All’interno dell’impianto sono<br />
previste due turbine a gas da circa 270<br />
MW ognuna e una turbina a vapore<br />
da 260 MW. Due caldaie a recupero di<br />
tipo orizzontale a tre livelli di pressione<br />
sono utilizzate come generatori di<br />
vapore. <strong>Il</strong> combustibile utilizzato è<br />
9/2011<br />
CENTRALI TERMOELETTRICHE<br />
Con il ciclo combinato si risparmia combustibile<br />
e si <strong>punta</strong> a diminuire l’impatto ambientale<br />
Ansaldo Energia, Ge Energy e Siemens aumentano l’efficienza<br />
<strong>dei</strong> nuovi impianti che funzionano con turbine a gas e vapore<br />
Emissioni del ciclo combinato<br />
Fonte: Sorgenia<br />
Turbina a gas di Ansaldo energia (modello Ae94.2)<br />
esclusivamente gas naturale, mentre<br />
le risorse idriche necessarie per il funzionamento<br />
della centrale sono prelevate<br />
da pozzi, ma anche rifornite grazie<br />
alla raccolta delle acque piovane.<br />
Le emissioni saranno controllate e minori<br />
rispetto a un impianto tradizionale,<br />
aggirandosi intorno ai 360 g di CO2 per kWh. Per la centrale sono previste<br />
anche opere infrastrutturali importanti:<br />
attraverso l’accordo con Romana<br />
Costruzioni e Ciet sono in fase di realizzazione<br />
un metanodotto, lungo circa<br />
9,5 km con condotta interrata a 1,5<br />
metri di profondità e pressione di progetto<br />
a 75 bar, e un elettrodotto di<br />
collegamento con la rete di trasmissione<br />
nazionale, interrato per circa 1,3<br />
km, di proprietà di Sorgenia Power e<br />
che connette la centrale con la stazione<br />
di alta tensione di Terna. Ansaldo
9/2011 tecnologie&soluzioni <strong>24</strong><br />
Energia, come general contractor, si<br />
avvale di circa 20 imprese con appalto<br />
diretto e 80 aziende in subappalto.<br />
Ridotti i <strong>consumi</strong> di gas naturale<br />
Anche Siemens è attiva <strong>sul</strong> ciclo combinato.<br />
La società ha presentato recentemente<br />
il ri<strong>sul</strong>tato di 500 milioni<br />
di euro di investimento: una nuova<br />
turbina a gas (Sgt5-8000H), già operativa<br />
presso l’impianto Irsching 4 in<br />
Baviera, che con una potenza di oltre<br />
578 MW, secondo i calcoli dell’azienda,<br />
consuma un terzo in meno di gas<br />
naturale per kWh rispetto alla media<br />
delle centrali a ciclo combinato attualmente<br />
attive. Di conseguenza anche le<br />
emissioni di CO sono ridotte di un<br />
2<br />
terzo. L’investimento Siemens ha previsto<br />
lo sviluppo della turbina e la costruzione<br />
e messa in opera della centrale<br />
prototipo di Irsching, in cui per<br />
circa un anno e mezzo la turbina è stata<br />
sottoposta a test e prove di funzionamento:<br />
l’efficienza raggiunta supera<br />
l’obiettivo del 60%, attestandosi<br />
secondo le stime di Siemens intorno al<br />
60,75%.<br />
Le turbine con le rinnovabili<br />
Un caso particolare è quello di Ge<br />
Energy che sta investendo in turbine<br />
per cicli combinati integrati con fonti<br />
rinnovabili: recentemente ha applicato<br />
la tecnologia FlexEfficiency presso<br />
un’innovativa centrale elettrica sviluppata<br />
dalla società turca MetCap Energy<br />
Investments a Karaman. In questo<br />
caso per produrre energia elettrica sono<br />
utilizzati gas naturale, pale eoliche<br />
e solare termico. Attraverso il sistema<br />
di controllo Mark Vle, nella centrale<br />
La parola a Guelfo Gheri - Ge Power and Water<br />
Quali sono i ri<strong>sul</strong>tati conseguibili con<br />
lo sviluppo di una nuova tecnologia<br />
per il ciclo combinato?<br />
<strong>Il</strong> crescente utilizzo di energie rinnovabili a<br />
cui stiamo assistendo rende critica la sfida<br />
relativa alla stabilità della rete; inoltre gli<br />
operatori sono sotto pressione per ottenere<br />
sempre maggiori livelli di efficienza e minori<br />
emissioni dalle centrali a gas naturale. Per<br />
questo gli sviluppi della tecnologia delle<br />
turbine a gas vanno nella direzione di una<br />
combinazione tra efficienza e flessibilità<br />
essenziale affinché l’energia rinnovabile si<br />
integri nelle reti di distribuzione globali su<br />
larga scala e in maniera economicamente<br />
conveniente. È in quest’ottica che Ge ha<br />
sviluppato la nuova centrale a ciclo combinato<br />
FlexEfficiency 50 che raggiunge un’efficienza<br />
di consumo di combustibile superiore<br />
al 61%. Capace di reagire velocemente<br />
alle fluttuazioni dell’energia eolica e solare,<br />
il sistema favorirà l’integrazione di una<br />
maggior quantità di risorse rinnovabili<br />
all’interno della rete di distribuzione elettrica.<br />
Le attuali centrali elettriche sono in grado<br />
di garantire alternativamente flessibilità<br />
o elevata efficienza; con questa nuova tecnologia<br />
sarà invece possibile combinare<br />
entrambi i vantaggi. Certamente oggi disporre<br />
in Italia di alcune centrali FlexEfficiency50<br />
metterebbe gli operatori in condizione<br />
di lavorare con rendimenti top di<br />
classe, riducendo i costi di esercizio, e di<br />
utilizzare le caratteristiche<br />
di flessibilità per<br />
sopperire all’intermittenza<br />
e all’incerta disponibilità<br />
delle fonti<br />
rinnovabili. Le centrali<br />
FlexEfficiency50 consentirebbero,<br />
inoltre, di<br />
incrementare ulteriormente<br />
il parco rinnovabile<br />
assicurando stabilità<br />
alla rete e riducendo<br />
la dipendenza estera<br />
nell’approvvigionameto<br />
di combustibili.<br />
È conveniente riconvertire il parco<br />
delle vecchie centrali italiane e come<br />
si può agire?<br />
Certamente è conveniente. Infatti il “revamping”<br />
di cicli termoelettrici tradizionali<br />
in cicli combinati con turbogas alimentati a<br />
gas naturale migliora notevolmente l’efficienza<br />
della produzione termoelettrica permettendo<br />
tra l’altro un drastico abbattimento<br />
di emissioni inquinanti. Agli inizi del<br />
2000, per esempio, un’importante Utility<br />
italiana ha avviato un’azione di “revamping”<br />
di centrali termiche a olio pesante<br />
esistenti, attraverso la sostituzione della<br />
caldaia a combustione diretta con un treno<br />
di turbina a gas e caldaia di recupero, rendendo<br />
le centrali di fatto <strong>dei</strong> cicli combinati<br />
e in qualche caso anche aumentando la<br />
potenza complessiva dell’impianto (repowering).<br />
Esistono, inoltre, anche altre attività di service<br />
tese a migliorare l’efficienza e l’impatto<br />
ambientale <strong>dei</strong> cicli combinati esistenti,<br />
come per esempio l’installazione di sistemi<br />
di combustione Dln (Dry Low NOx) in grado<br />
di ridurre le emissioni di ossidi d’azoto e<br />
anidride carbonica, la sostituzione di turbogas<br />
di tecnologia matura con macchine di<br />
tecnologia più avanzata e più efficienti, o<br />
l’applicazione di pacchetti di analisi delle<br />
performance e modifiche impiantistiche<br />
tese al miglioramento delle prestazioni degli<br />
impianti.<br />
23
<strong>24</strong><br />
<strong>24</strong><br />
turca operano una turbina a gas 9Fb a<br />
50 Hz, una turbina a vapore, un generatore,<br />
22 MW di turbine eoliche Ge e<br />
50 MW di solare termico concentrato<br />
eSolar. L’impianto, che sarà operativo<br />
secondo le stime nel 2015 ha una potenza<br />
di 510 MW, sufficienti ad alimentare<br />
oltre 600mila abitazioni. L’investimento<br />
di 500 milioni di dollari per<br />
la ricerca e lo sviluppo sarà seguito da<br />
altri 170 milioni di dollari per la realizzazione<br />
di un impianto “prova” a Greenville,<br />
nel South Carolina, in cui saranno<br />
effettuati i test a pieno carico e<br />
massima velocità.<br />
<strong>Il</strong> repowering<br />
Molto interessante, infine, è il discorso<br />
relativo all’ammodernamento delle<br />
vecchie centrali, nell’ottica di ridurre<br />
l’impatto ambientale generale aumentando<br />
nello stesso tempo il rendimento<br />
e la potenza.<br />
Questi interventi vengono definiti “repowering”<br />
e ci sono varie possibilità di<br />
azione: può essere modificata la caldaia<br />
dell’impianto a vapore, apportando<br />
maggiore combustibile in essa (ciclo<br />
combinato fired) e agendo <strong>sul</strong>l’acqua<br />
di alimento oppure <strong>sul</strong>l’aria di<br />
combustione. In questi casi si eliminano<br />
gli spillamenti delle sezioni di preriscaldo<br />
dell’acqua di alimento oppure<br />
si alimenta direttamente la caldaia con<br />
i gas di scarico caldi della turbina che<br />
contengono ancora una buona percentuale<br />
di ossigeno. In altri casi possono<br />
essere effettuati interventi di<br />
sostituzione della caldaia con una a<br />
recupero unfired, ma in questo caso è<br />
necessario modificare strutturalmente<br />
la turbina a vapore. È infine possibile<br />
tecnologie&soluzioni<br />
La parola a Massimo Gianfreda - Siemens<br />
Quali sono i principi di base dai quali<br />
siete partiti per sviluppare la nuova<br />
tecnologia di ciclo combinato?<br />
Alla base dello sviluppo di una nuova tipologia<br />
di turbina abbiamo tenuto conto principalmente<br />
di tre obiettivi da raggiungere:<br />
un alto rendimento e di conseguenza un<br />
minor consumo specifico di combustibile;<br />
elevata potenza unitaria, dunque riduzione<br />
dello spazio necessario per la realizzazione<br />
di una nuova centrale con produzione più<br />
alta; alta flessibilità di esercizio.<br />
La combinazione di questi tre criteri determina<br />
il miglioramento dell’impatto ambientale<br />
di un grande impianto di generazione<br />
con minori emissioni in termini assoluti<br />
(in relazione alla potenza prodotta) e<br />
una riduzione delle emissioni specifiche.<br />
Per le sue caratteristiche la nuova turbina<br />
8000H può essere pensata sia come elemento<br />
centrale di un ciclo combinato flessibile,<br />
in combinazione con una produzione<br />
da energie rinnovabili altamente variabile,<br />
sia come macchina stand alone in grado di<br />
far fronte a richieste improvvise di carico<br />
elettrico grazie alla sua capacità di entrare<br />
in produzione con tempi ridottissimi di avviamento.<br />
<strong>Il</strong> ciclo combinato può essere di supporto<br />
per ridurre le emissioni inquinanti?<br />
Gli obiettivi minimi da raggiungere sono<br />
quelli imposti dalla normativa della Comunità<br />
europea a cui l’Italia deve inevitabilmente<br />
adeguarsi.<br />
<strong>Il</strong> raggiungimento di tali obiettivi secondo<br />
sviluppare il ciclo combinato utilizzando<br />
combustibili solidi e non pregiati<br />
(come residui della distillazione del<br />
petrolio, carbone, biomasse o combustibile<br />
derivato dai rifiuti) in un impianto<br />
con turbina a gas nel quale si<br />
predispone un processo di gassificazione<br />
in condizioni pressurizzate. In<br />
9/2011<br />
Siemens può essere garantito dalla combinazione<br />
<strong>dei</strong> seguenti approcci: intervenire<br />
sugli impianti termoelettrici convenzionali<br />
abbattendone le emissioni attraverso tecnologie<br />
ormai collaudate quali DeNox, De-<br />
Sox, e con l’ausilio di tecnologie più innovative<br />
quali la Carbon capture and storage;<br />
integrare in maniera sempre più importante<br />
la generazione da fonti tradizionali con<br />
fonti di generazione rinnovabili: eolico, fotovoltaico<br />
e impianti a biomasse (anche<br />
questi ultimi dotati di tecnologie di abbattimento<br />
delle emissioni); affiancare alle<br />
fonti di generazione rinnovabili, il cui apporto<br />
diviene sempre più rilevante, centrali<br />
di generazione basate su tecnologia turbogas<br />
in grado di offrire performance ambientali<br />
ottime e la cui flessibilità ben si<br />
sposa con il ciclo assolutamente variabile<br />
della produzione da fonti rinnovabili.<br />
tal modo si realizza un impianto Igcc<br />
(Integrated gassifier combined cycle)<br />
che consente una riduzione delle<br />
emissioni inquinanti rispetto alla combustione<br />
diretta abbinata alla corretta<br />
valorizzazione di combustibili alternativi<br />
al petrolio, caro e in esaurimento.<br />
Chiara Scalco
Anche l’energia ha i suoi grandi classici.<br />
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26<br />
<strong>24</strong><br />
Poco incline a cambiare fornitore e<br />
poco informato. È il profilo del<br />
consumatore italiano medio di elettricità<br />
e gas emerso dalla quarta indagine<br />
“Comportamento <strong>dei</strong> consumatori<br />
domestici nel mercato liberalizzato<br />
dell’elettricità e del gas in Italia”, a<br />
cura di Rie (Ricerche Industriali ed<br />
Energetiche) e Gmpr Group, presentata<br />
a Roma presso la sede del Gse,<br />
condotta su un campione di 2.000 famiglie<br />
(1.000 per il mercato elettrico<br />
e 1.000 per il mercato gas).<br />
Nel settore elettrico sono 4,9 milioni i<br />
clienti domestici (16% circa) che hanno<br />
scelto il mercato libero, di cui 1,8<br />
milioni hanno cambiato gestore. Nel<br />
news&mercati<br />
INDAGINI<br />
Offerte poco chiare: il mercato libero<br />
dell’energia non convince gli italiani<br />
gas si scende a 2,2 milioni (anche qui<br />
1,8 milioni hanno cambiato operatore,<br />
con un’incidenza nettamente superiore).<br />
Ma la propensione al cambiamento<br />
è diminuita fortemente dal<br />
2007 a oggi, scendendo dal 16 all’8%<br />
nell’elettrico e dal 16 al 6% nel caso<br />
del gas. «Da una parte c’è un consumatore<br />
sempre meno informato e<br />
spinto al cambiamento solo da un forte<br />
risparmio economico (che non c’è),<br />
dall’altra c’è un’offerta sempre meno<br />
chiara e non comparabile - ha spiegato<br />
Alberto Clò, ordinario all’Università<br />
di Bologna -. Quello che succede nella<br />
filiera è condizionato dai mercati internazionali:<br />
l’aumento del prezzo del<br />
9/2011<br />
La propensione al cambiamento del contratto nel comparto domestico è calata<br />
rispetto al 2007. Per l’elettricità solo il 16% ha compiuto questa scelta<br />
Le principali motivazioni allo switch del contratto<br />
Elettricità Gas<br />
Per risparmiare 96,4%<br />
Per avere<br />
la tariffa<br />
bioraria 2,0%<br />
Risparmiare 97,7%<br />
Per avere<br />
bolletta<br />
unica 1,2%<br />
Per avere<br />
informazioni<br />
più chiare 0,4%<br />
metano di aprile si è mangiato il risparmio<br />
potenziale derivante dal cambio<br />
di gestore».<br />
Risparmi insignificanti<br />
Mediamente, rispetto all’inizio delle<br />
liberalizzazioni, è stato registrato un<br />
aumento dell’offerta di sconti e oggi<br />
si può risparmiare dal 3 al 5,5 % <strong>sul</strong>la<br />
bolletta elettrica e circa il 2% su quella<br />
del gas rispetto ai prezzi di riferimento<br />
dell’Aeeg. <strong>Il</strong> 34% circa degli<br />
intervistati che hanno effettuato lo<br />
switch nell’elettrico, tuttavia, dice di<br />
non aver registrato nessun risparmio,<br />
(per il gas è il 26%); rispettivamente il<br />
66% e il 40,6%, inoltre, si dice insod-<br />
Per avere<br />
bolletta unica<br />
gas/elettricità<br />
2,3%<br />
Fonte: Rie-Grmp Group
9/2011<br />
disfatto del cambio perché ha risparmiato<br />
troppo poco. Per Clò, a influire<br />
negativamente sui prezzi c’è anche un<br />
surplus di capacità produttiva non assorbita<br />
dalla domanda, sempre più<br />
stagnante a causa <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> in calo<br />
(i costi dell’eccesso di offerta ricadono<br />
sui consumatori) e la presenza di un<br />
Regolatore che condiziona la concorrenza:<br />
«Bisogna finirla di pensare che<br />
i prezzi dell’energia diminuiranno: i<br />
prezzi devono aumentare - ha detto<br />
Clò -. Smettiamola di pensare a come<br />
riempire il “buco” del 25% lasciato<br />
dal nucleare: quel buco non c’è perché<br />
il nucleare non c’è mai stato. Qui<br />
non si capisce se la poca concorrenza<br />
è causa dell’intervento dell’Autorità o<br />
viceversa. Sta di fatto che i prezzi rimangono<br />
più o meno ancorati a quelli<br />
dettati dal Regolatore».<br />
<strong>Il</strong> ruolo di Acquirente unico<br />
Un interrogativo legittimo quello <strong>sul</strong><br />
ruolo del Regolatore, in un Paese dove<br />
il 95% <strong>dei</strong> consumatori non sa fare<br />
una stima <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> energetici, do-<br />
I tassi di switch in Europa - utenti domestici<br />
news&mercati <strong>24</strong><br />
ve il 70% ha cambiato operatore in<br />
modalità pull (ossia perché spinto dal<br />
venditore o dalla pubblicità), dove<br />
quasi la metà non conosce nemmeno<br />
le offerte commerciali e soprattutto<br />
dove non si sa che esiste un prezzo<br />
regolato (lo ignora il 95% nel gas e il<br />
61% nell’elettricità). Inoltre, dall’indagine<br />
emerge che solo una minima parte<br />
(il 2 e l’8%, rispettivamente, nel gas<br />
e nell’elettrico) sanno che ci sono a<br />
disposizione strumenti come “Sportello<br />
del consumatore” presso l’Acquirente<br />
unico o il “Trova offerte”.<br />
«A livello di switch siamo in linea con gli<br />
altri Paesi Ue, ma noi siamo ancora<br />
all’inizio, quindi è fisiologico che ci siano<br />
difficoltà - ha affermato Paolo Vigevano,<br />
amministratore delegato di Au; finché<br />
l’offertà non diventerà più trasparente<br />
e il cittadino non avrà ben chiari i<br />
vantaggi nel passare al mercato libero,<br />
occorre che ci sia un organismo come<br />
Au ad assicurare un prezzo regolato e a<br />
evitare disguidi nel cambio di gestore o<br />
nel passaggio al mercato libero».<br />
Agnese Ananasso<br />
Fonti: Ergeg, Cre (Francia), Cne (Spagna), Bnetza (Germania), Ofgem (Uk); Aeeg; altri regolatori; Rie<br />
In breve<br />
.com<br />
Al via il ponte energetico <strong>sul</strong>lo Stretto<br />
Entra nel vivo la costruzione del “Ponte<br />
dell’energia” tra Sicilia e Calabria, la linea elettrica<br />
Sorgente-Rizziconi che sarà realizzata da<br />
Terna. L’elettrodotto è un’opera da 105 km di<br />
lunghezza, di cui 38 in cavo sottomarino, 61<br />
km in linea aerea e 5 km in cavo interrato. Nel<br />
progetto è prevista la demolizione di oltre 170<br />
km di linee aree esistenti nelle province di<br />
Messina e Reggio Calabria. I lavori dovrebbero<br />
terminare per la fine del 2013. La nuova linea<br />
consentirà di esportare produzione rinnovabile<br />
dalla Sicilia al Continente e renderà più efficiente<br />
la gestione <strong>dei</strong> flussi delle centrali nel<br />
Sud, permettendo un risparmio per imprese e<br />
famiglie di circa 800 milioni di euro l’anno.<br />
Bonus carburante per la Basilicata<br />
I residenti muniti di patente della Regione Basilicata<br />
riceveranno una carta prepagata, che<br />
consentirà l’acquisto di carburante presso i<br />
distributori abilitati. <strong>Il</strong> rilascio della tessera,<br />
denominata Bonus idrocarburi, è reso possibile<br />
dai i decreti interministeriali del 12 novembre<br />
2010 e del 21 febbraio 2011, con cui si è<br />
data attuazione all’articolo 45 della legge<br />
99/09 che prevede un’aliquota di prodotto<br />
aggiuntiva del 3% <strong>sul</strong>la produzione di idrocarburi<br />
da destinare ai residenti nelle Regioni interessate.<br />
<strong>Il</strong> giacimento della Val d’Agri in<br />
Basilicata è il più grande d’Europa su terraferma<br />
e rappresenta per l’Italia l’80% della produzione<br />
nazionale di greggio.<br />
In Francia è stop teorico per lo shale gas<br />
<strong>Il</strong> Senato francese ha approvato la proposta di<br />
legge che proibisce l’esplorazione <strong>dei</strong> giacimenti<br />
non convenzionali di gas. Restano però<br />
delle contraddizioni: secondo gli ambientalisti<br />
francesi, infatti, la legge sarebbe inapplicabile<br />
perché si limita a vietare la tecnica di estrazione<br />
della “fratturazione idraulica” senza definirla<br />
in modo univoco. Inoltre, si concede la<br />
possibilità di compiere perforazioni a scopi<br />
scientifici. Stando a un rapporto commissionato<br />
dal Governo transalpino per valutare i rischi<br />
ecologici <strong>dei</strong> giacimenti non convenzionali,<br />
sarebbe necessario un programma nazionale<br />
di perforazioni sperimentali, per stimare con<br />
precisione le riserve potenziali di shale gas e<br />
affinare la tecnologia.<br />
27
TROVIAMO RISORSE<br />
dove altri vedono inefficienze<br />
ACQUA GYM<br />
Forse non lo sai, ma la tua azienda e la natura stessa producono<br />
risorse che normalmente vengono sprecate con considerevoli perdite<br />
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QUARTO CONTO ENERGIA<br />
<strong>Il</strong> fotovoltaico cambia pelle con il bonus<br />
made in Europe e il Registro obbligatorio<br />
<strong>Il</strong> nuovo regime d’incentivazione prevede un 10% di incremento della tariffa<br />
per i moduli comunitari, ma complica la realizzazione <strong>dei</strong> grandi impianti a terra<br />
Le polemiche <strong>sul</strong> quarto Conto energia<br />
sono ormai alle spalle, ma gli effetti del<br />
nuovo sistema di incentivazione entrato in<br />
vigore lo scorso primo giugno interesseranno<br />
il settore sino alla fine del 2016. Tra le<br />
tantissime novità introdotte dal regime incentivante<br />
ce ne sono due, in particolare,<br />
destinate a incidere profondamente nella<br />
vita del fotovoltaico italiano: il bonus previsto<br />
per i moduli made in Europe e il Registro<br />
obbligatorio per i grandi impianti. Per<br />
quanto riguarda il primo punto, il provvedimento<br />
nasce per rispondere a una delle<br />
principali accuse rivolte al solare italiano:<br />
ovvero che gli incentivi messi a disposizione<br />
dallo Stato per lo sviluppo di questa tecnologia<br />
finiscano per arricchire più che altro i<br />
Paesi esteri (Germania e Cina in testa), dal<br />
momento che i componenti base degli impianti<br />
(celle, moduli, silicio ecc.) sono realizzati<br />
soprattutto al di fuori <strong>dei</strong> nostri confini.<br />
Negli ultimi anni, in realtà, questa asserzione<br />
è diventata abbastanza confutabile,<br />
considerato il progressivo rafforzamento<br />
della filiera industriale italiana del fotovoltaico,<br />
oggi capace persino di esportare con<br />
successo sui mercati esteri. Per rafforzare<br />
ulteriormente questa tendenza, il quarto<br />
Conto energia ha introdotto una maggiorazione<br />
del 10% dell’incentivo per gli impianti<br />
il cui costo di acquisto sia per non<br />
meno del 60% riconducibile a una produzione<br />
realizzata all’interno della Unione<br />
europea. Ma cosa si deve intendere esattamente<br />
per fabbricazione comunitaria? Un<br />
chiarimento è arrivato dalle regole applicative<br />
rilasciate a metà luglio dal Gse: in una<br />
prima fase transitoria (sino al 30 giugno<br />
2012), per quanto riguarda i classici moduli<br />
in silicio cristallino, il bonus sarà riconosciuto<br />
se si verificherà almeno una delle<br />
due seguenti condizioni. La prima possibilità<br />
è che all’interno del sito produttivo europeo<br />
siano state effettuate le operazioni<br />
di stringatura celle, assemblaggio/laminazione<br />
e test elettrici. La seconda opzione,<br />
valida per le produzioni realizzate nei Paesi<br />
extra Ue, è che questi apparecchi contengano<br />
almeno un componente (silicio cri-<br />
stallino, wafer o celle) fabbricato in Europa.<br />
<strong>Il</strong> Gse prevede condizioni simili per<br />
l’attribuzione del bonus anche a inverter e<br />
componentistica elettrica. Gli operatori<br />
non potranno però autocertificare il rispetto<br />
di questi requisiti, che dovranno invece<br />
essere attestati attraverso un certificato di<br />
ispezione di fabbrica (factory inspection),<br />
rilasciato da un ente terzo appartenente<br />
all’Iecee (Iec system of conformity assessment<br />
schemes for electrotechnical equipment<br />
and components). Sulle nuove regole<br />
applicative decise dal Gse, Vittorio Chiesa,<br />
direttore Energy & strategy group del<br />
Politecnico di Milano, non nasconde però<br />
alcune perplessità: «La proposta del bonus<br />
mira a un obiettivo condivisibile, ovvero il<br />
rafforzamento della filiera del fotovoltaico.<br />
29
30<br />
<strong>24</strong><br />
Le nuove linee guida mettono nero su<br />
bianco che ci devono essere determinate<br />
certificazioni ed esplicitano un po’ di più la<br />
procedura. Resta il dubbio <strong>sul</strong>l’applicabilità,<br />
per esempio quando nel testo delle regole<br />
applicative si leggono frasi del tipo<br />
“Indicare le fasi produttive realizzate all’interno<br />
del sito comunitario”. Dal momento<br />
che la produzione è un qualcosa di estremamente<br />
complesso e articolato, sarà difficile<br />
assicurare che una parte significativa<br />
di questo processo avvenga all’interno<br />
dell’Ue». Fondamentale sarà comunque il<br />
ruolo degli enti di certificazione: «Questi<br />
istituiti sono destinati ad assumere un ruolo<br />
sempre più importante per il fotovoltai-<br />
I numeri del fotovoltaico italiano<br />
storia di copertina<br />
co, così com’è avvenuto per la tracciabilità<br />
degli oli nel settore delle biomasse. Credo<br />
dunque che la funzione svolta dalla certificazione<br />
sarà fondamentale per la corretta<br />
applicazione del bonus per i moduli made<br />
in Europe» conclude Chiesa.<br />
<strong>Il</strong> Registro grandi impianti<br />
L’altro elemento del quarto Conto energia<br />
destinato ad avere un impatto significativo<br />
<strong>sul</strong> comparto fotovoltaico è il Registro<br />
grandi impianti. <strong>Il</strong> nuovo regime di incentivazione<br />
distingue nettamente tra piccole e<br />
grandi installazioni: sono considerate piccole<br />
quelle che - avendo una potenza sino<br />
a un MW - vengono realizzate su edifici,<br />
9/2011<br />
nonché gli impianti fotovoltaici collocati a<br />
terra sino a 200 kW e che cedono l’energia<br />
prodotta alla rete secondo lo schema contrattuale<br />
dello scambio <strong>sul</strong> posto. A prescindere<br />
dalla potenza, sono in ogni caso<br />
valutati come piccoli gli impianti realizzati<br />
su edifici o aree di proprietà della Pubblica<br />
amministrazione. In generale, le grandi installazioni<br />
tendono a essere sfavorite dal<br />
nuovo Conto energia sotto il profilo delle<br />
tariffe; inoltre i grandi impianti che entrano<br />
in esercizio dopo il 31 agosto 2011 ed entro<br />
il 31 dicembre 2012, per accedere agli<br />
incentivi devono essere iscritti in un apposito<br />
Registro e ri<strong>sul</strong>tare in posizione tale da<br />
rientrare nei limiti specifici di spesa definita<br />
Fonte: Gse (dati aggiornati al 31/05/2011)
9/2011 storia di copertina <strong>24</strong><br />
per l’anno di riferimento (concorrono a<br />
determinare il tetto per il 2011 anche gli<br />
impianti che entrano in esercizio entro il 31<br />
agosto 2011). In pratica, gli operatori non<br />
hanno alcuna certezza di essere ammessi<br />
al regime di incentivazione, che è subordinato<br />
all’inclusione nelle graduatorie. «<strong>Il</strong><br />
Registro grandi impianti - spiega Vittorio<br />
Chiesa - è stato un meccanismo introdotto<br />
per regolare l’ammontare <strong>dei</strong> grandi impianti<br />
ammessi agli incentivi e dunque tenere<br />
sotto controllo la spesa, che è a sua<br />
volta uno <strong>dei</strong> principali obiettivi del nuovo<br />
Conto energia. Sicuramente questa norma<br />
rende molto difficile la bancabilità delle<br />
grandi installazioni: dal momento che<br />
l’iscrizione al registro non rende automatica<br />
la concessione degli incentivi, la banche<br />
tenderanno a non finanziare questi investimenti.<br />
Infatti, anche dopo l’approvazione<br />
definitva del Conto, il decollo <strong>dei</strong> grandi<br />
impianti è stato molto lento, perché gli istituti<br />
di credito in questa fase sono ancora<br />
piuttosto cauti. In definitiva, credo che con<br />
questo provvedimento sarà molto difficile<br />
realizzare in Italia parchi fotovoltaici a terra».<br />
Chi difende il Registro sostiene che il<br />
Governo abbia voluto fermare l’eccessiva<br />
proliferazione <strong>dei</strong> grandi impianti, soprattutto<br />
al Sud (si veda tabella a fianco). Non<br />
è però d’accordo con questa impostazione<br />
il segretario generale di Assosolare, Francesca<br />
Marchini: «<strong>Il</strong> termine eccessivo è sempre<br />
relativo. Che la potenza installata del<br />
fotovoltaico abbia superato ampiamente<br />
le previsioni ufficiali è stato detto da tutti.<br />
Che il Salva Alcoa abbia fornito un’ulteriore<br />
spinta al settore è un dato di fatto<br />
anch’esso. Se però consideriamo che le<br />
potenzialità che l’Italia può esprimere per<br />
via del suo irraggiamento sono significative,<br />
la crescita nei termini che abbiamo visto<br />
Regimi di accesso all’incentivo<br />
GRANDI IMPIANTI<br />
Data di entrata in esercizio Incentivo Condizioni da rispettare<br />
Entro il 31/08/2011 Accedono all’incentivo vigente nel mese Devono comunicare al Gse l’entrata<br />
in cui avviene la data di entrata in esercizio<br />
dell’impianto<br />
in esercizio entro 15 giorni<br />
Tra il 1/09/2011 e il 31/12/2011 Accedono all’incentivo vigente nel semestre Devono ri<strong>sul</strong>tare inseriti nelle graduatorie<br />
in cui avviene la data di entrata in esercizio stilate in seguito all’iscrizione al Registro<br />
dell’impianto<br />
grandi impianti. Gli impianti devono essere<br />
completati entro sette mesi dalla<br />
pubblicazione delle graduatorie.<br />
Dal 1/01/2013 Accedono all’incentivo vigente nel mese Non esiste più l’obbligo di iscrizione<br />
in cui avviene la data di entrata in esercizio<br />
dell’impianto<br />
PICCOLI IMPIANTI<br />
al Registro<br />
Data di entrata in esercizio Incentivo Condizioni da rispettare<br />
Dalla data di entrata in vigore del decreto Accedono all’incentivo vigente nel mese (nel<br />
2011) o nel semestre (dal 2012) in cui avviene<br />
la data di entrata in esercizio dell’impianto<br />
Accedono agli incentivi senza condizioni<br />
non era poi così imprevedibile. In ogni caso<br />
noi valutiamo negativamente il Registro<br />
grandi impianti per come è stato organizzato:<br />
si tratta di uno strumento che non dà<br />
nessuna certezza <strong>sul</strong>la possibilità di ricevere<br />
la tariffa perché tutto dipende dall’inserimento<br />
nella graduatoria stabilita dal Gse.<br />
Non basta, infatti, né l’entrata in esercizio,<br />
né la certificazione di fine lavori, ma l’operatore<br />
deve anche accertarsi di essere inserito<br />
nella classifica. Dal momento che concorrono<br />
all’ammontare <strong>dei</strong> limiti di spesa<br />
complessivi anche gli impianti in esercizio<br />
entro il 31 agosto, è probabile che già entro<br />
il dicembre 2011 si brucerà il tetto di<br />
spesa previsto per il secondo semestre<br />
2012. Gli operatori che non riusciranno ad<br />
accedere alla graduatoria entro il 2012 correranno<br />
il rischio concreto di ricevere gli<br />
incentivi soltanto nel 2013. In poche parole,<br />
la dinamica di accesso al Registro è caratterizzata<br />
da un’incertezza assoluta. Le<br />
banche non possono fare previsioni, né<br />
sapere se gli impianti saranno sovvenzionati<br />
o meno e con quale tariffa». Sul Registro,<br />
così come su altri elementi critici del<br />
Conto energia che stanno frenando il settore,<br />
Assosolare sta da tempo chiedendo<br />
al Governo un deciso cambio di rotta.<br />
Gianluigi Torchiani<br />
Le regole del Gse non convincono l’industria del solare<br />
Secondo l’Ifi, il Comitato industrie fotovoltaiche italiane, «ci sono molte luci e una grande ombra<br />
nelle Linee guida - spiega Filippo Levati, presidente Ifi -. Siamo soddisfatti di come è stato definito<br />
il calcolo del premio per il prodotto made in Europe. Sono indicazioni chiare, che premiano<br />
la qualità della produzione continentale e di quella italiana, che rappresenta un’eccellenza nel<br />
mondo. Ciò che ci rende però molto perplessi sono i contenuti della norma transitoria, che attribuisce<br />
il premio anche a moduli in silicio cristallino extra Ue che contengano parti sostanziali di<br />
origine comunitaria. Questa definizione ri<strong>sul</strong>ta poco applicabile, mentre nella forma è piuttosto<br />
generica e a tratti confusa. Inoltre, gli strumenti di verifica degli apparecchi extra Ue sono scarsi.<br />
Dal nostro punto di vista il bonus deve essere un fattore di differenziazione della produzione<br />
europea, ma la seconda parte delle regole applicative rischia di vanificare questa possibilità».<br />
Fonte: Assosolare<br />
31
32<br />
<strong>24</strong><br />
storia di copertina<br />
L<br />
’ostilità del quarto Conto energia ai grandi impianti a terra va<br />
vista come un cambiamento di strategia salutare per l’intero settore<br />
del fotovoltaico, mentre il bonus previsto per i moduli made in<br />
Europe può rappresentare una buona opportunità per la filiera italiana.<br />
Su due delle questioni più delicate del nuovo sistema d’incentivazione<br />
Wojciech Swietochowski, neo presidente e amministratore<br />
delegato di Solon Italia (filiale del grande produttore tedesco), ha<br />
pochi dubbi.<br />
Qual è la vostra opinione sui bonus per i moduli made in<br />
Europe?<br />
La nostra opinione come produttore di moduli europeo può essere<br />
soltanto positiva. Abbiamo accolto con soddisfazione questa nuova<br />
normativa che favorisce le produzioni comunitarie. Bisogna ricordare<br />
che l’Italia è l’unico Paese al mondo ad aver introdotto un regolamento<br />
di questo tipo, la nostra stima verso il Governo italiano è<br />
dunque doppia, perché ha avuto il coraggio di scoraggiare la concorrenza<br />
sleale del mercato asiatico.<br />
9/2011<br />
Solon: bene il sostegno alla filiera nazionale<br />
<strong>Il</strong> bonus per i moduli comunitari è un ostacolo alla libera circolazione<br />
delle merci, mentre il Registro grandi impianti è destinato a<br />
favorire soltanto pochi player. <strong>Il</strong> quarto Conto energia proprio non<br />
piace a Pedro Pereira, managing director di Martifer Solar, che boccia<br />
senza riserve i due provvedimenti previsti dal nuovo sistema di<br />
incentivazione.<br />
Come valutate il bonus previsto per i moduli comunitari?<br />
Nonostante la pubblicazione delle regole applicative, rimaniamo<br />
pieni di dubbi e perplessità su diversi aspetti del testo. Per esempio,<br />
in questa fase transitoria, si devono possedere i certificati di origine<br />
europea, elemento che sinora nessun cliente ci aveva mai richiesto.<br />
Per quanto riguarda la concreta applicazione dell’incentivo, le regole<br />
stabiliscono che il costo sostenuto debba essere provato con le<br />
fatture <strong>dei</strong> componenti. Non è però chiaro a quali ricevute si faccia<br />
riferimento. Se il Gse voleva intendere le spese sostenute dall’installatore,<br />
si pone un problema di open book, perché di fatto si chiede<br />
Perché parla di concorrenza sleale?<br />
Se si ha l’opportunità di visitare i siti produttivi che ci sono in Cina ci<br />
si può rendere facilmente conto di come lavorano le persone, di qual<br />
è il rispetto dell’ambiente in queste fabbriche, che in teoria producono<br />
tecnologia “rinnovabile e pulita” ma che, in realtà, inquinano più<br />
di quanto si possa immaginare. Se aggiungiamo che tutta l’industria<br />
asiatica è foraggiata con crediti statali a costo zero, concessi per<br />
sgominare i competitor dai mercati globali, ritengo davvero che si<br />
possa parlare di concorrenza sleale.<br />
Le regole applicative rilasciate a metà luglio dal Gse per il<br />
funzionamento del bonus sono abbastanze chiare?<br />
Valutiamo molto positivamente l’emanazione di queste regole applicative<br />
da parte del Gestore, che d’altronde rispecchiano quanto avevamo<br />
auspicato nei mesi passati. D’ora in poi i moduli, per essere<br />
riconosciuti come di fabbricazione europea, dovranno rispettare una<br />
serie di condizioni molto chiare e ben definite dalle tabelle rilasciate<br />
dal Gse a proposito della provenienza <strong>dei</strong> vari componenti. Se queste<br />
caratteristiche saranno rispettate, penso proprio che non ci potrà<br />
Martifer: il protezionismo non aiuta il solare<br />
a un’azienda come la nostra una trasparenza totale sui propri conti.<br />
Se invece si tratta del costo sostenuto dall’investitore (chi vuole<br />
beneficiare del bonus - ndr) è difficile provarlo, perché siamo abituati<br />
a firmare con i nostri clienti un contratto unico per tutta la commessa,<br />
senza distinguere tra i singoli componenti come si chiede<br />
nelle Linee guida. Inoltre, in linea di principio, non siamo favorevoli<br />
alla discriminazione di alcuni mercati rispetto ad altri.<br />
Lei dunque non pensa che ci sia concorrenza sleale da parte<br />
<strong>dei</strong> Paesi asiatici?<br />
Io sono molto favorevole all’apertura <strong>dei</strong> mercati e alla globalizzazione.<br />
<strong>Il</strong> mondo non è più quello di un tempo: la concorrenza non è solo<br />
tra Paesi confinanti, ma in qualsiasi attività economica si compete<br />
con l’intero Pianeta, non soltanto con i player <strong>dei</strong> Paesi vicini. D’altronde<br />
tutte le grandi aziende industriali occidentali praticano<br />
l’outsourcing, basti pensare al settore automotive. I modelli di business<br />
sono ormai questi, credo dunque che non si debbano prendere
9/2011 storia di copertina <strong>24</strong><br />
essere nessuna speculazione <strong>sul</strong> bonus per i moduli made in Europe.<br />
Si tratta, dunque, di una normativa che non piacerà per nulla ai<br />
produttori asiatici, ma che premia giustamente la produzione italiana<br />
ed europea. Per quanto ci riguarda siamo ulteriormente soddisfatti,<br />
anche perché con queste regole ai nostri moduli potrà essere<br />
applicato facilmente il marchio made in Europe.<br />
Come considerate, invece, l’istituzione del Registro grandi<br />
impianti?<br />
Diciamo che è stato un modo molto elegante per introdurre un<br />
cambiamento strategico del mercato fotovoltaico nazionale. Ovvero<br />
chiudere finalmente con le grandi speculazioni per gli impianti<br />
a terra e cominciare a parlare del fotovoltaico sostenibile. I terreni<br />
agricoli devono essere occupati da coltivazioni, il fotovoltaico non<br />
deve essere un’alternativa all’agricoltura ma essere utilizzato in<br />
sinergia.<br />
Siamo dunque favorevoli a questo cambio di rotta e siamo convinti<br />
che il quarto Conto energia abbia finalmente indirizzato il mercato<br />
nella giusta direzione. Speriamo che le promesse del Governo<br />
siano mantenute sino al 2016 e non ci siano altri cambiamenti.<br />
Piuttosto ora è importante una giusta comunicazione verso il mondo<br />
bancario, che in questa fase ha chiuso i cordoni della borsa. Gli<br />
<strong>dei</strong> provvedimenti che cercano di contrastare la realtà delle cose.<br />
Qual è invece la vostra opinione a proposito del Registro<br />
grandi impianti?<br />
Anche in questo caso la mia opinione è molto chiara ed è decisamente<br />
negativa. <strong>Il</strong> Registro avrà un effetto di fermo del settore che<br />
si sta già avvertendo. <strong>Il</strong> 90% <strong>dei</strong> grandi impianti ha infatti bisogno<br />
di finanziamenti bancari e questo Registro ovviamente non rende<br />
bancabili i progetti in fase di costruzione. Le banche sono state con<br />
noi piuttosto chiare: d’ora in poi saranno disponibili a finanziare i<br />
progetti soltanto dall’ottenimento della tariffa in poi. In pratica,<br />
soltanto le grandi aziende che hanno la liquidità necessaria per<br />
poter investire senza ricorrere al credito - soprattutto le Utilities -<br />
potranno costruire parchi fotovoltaici a terra con questo sistema. La<br />
maggioranza degli operatori non avrà invece questa possibilità e<br />
dovrà ripiegare <strong>sul</strong> fotovoltaico residenziale. Tra l’altro trovo incoerente<br />
la distinzione tra grandi e piccoli impianti: un’installazione è<br />
considerata dal quarto Conto energia grande se ha 201 kW di potenza<br />
a terra. Se invece è sopra un edificio, è valutata come piccola<br />
sino a un MW. Un decreto legislativo non può cambiare la classifi-<br />
istituti di credito devono<br />
però capire che per i piccoli<br />
impianti occorre mantenere<br />
una via aperta per il finanziamento.<br />
<strong>Il</strong> décalage delle tariffe<br />
del quarto Conto energia<br />
si basa anche <strong>sul</strong>l’assunto<br />
di una forte riduzione<br />
del prezzo <strong>dei</strong> moduli. La<br />
ritiene possibile?<br />
Dal nostro punto di vista i<br />
costi di produzione e delle<br />
materie prime sono già fortemente<br />
diminuiti. Non vedo<br />
ulteriori riduzioni all’orizzonte nei prossimi 6-12 mesi, i margini sono<br />
calati lungo tutta la filiera. In futuro ci sarà ancora un abbassamento<br />
del costo <strong>dei</strong> pannelli, ma non alla velocità che si è vista negli ultimi<br />
due anni. Nel 2016 potrebbe essere raggiunta comunque la grid<br />
parity nel residenziale e nella piccola industria.<br />
gi.to.<br />
cazione a seconda della tipologia<br />
di installazione.<br />
Wojciech Swietochowski<br />
Pedro Pereira<br />
<strong>Il</strong> quarto Conto energia<br />
prevede una forte riduzione<br />
del prezzo <strong>dei</strong> moduli.<br />
La ritiene possibile?<br />
È molto difficile che ci sia un<br />
adeguamento <strong>dei</strong> prezzi per<br />
arrivare a <strong>dei</strong> livelli adeguati<br />
di profittabilità. Io sono<br />
d’accordo con una spinta<br />
all’abbassamento <strong>dei</strong> costi,<br />
ma non si può passare<br />
dall’80 all’8% da un giorno<br />
all’altro. In generale, la nostra<br />
opinione è molto negativa<br />
per tutto il provvedimento, abbiamo avviato un’iniziativa giudiziaria<br />
insieme ad altre sette aziende europee per la salvaguardia<br />
<strong>dei</strong> nostri diritti acquisiti.<br />
gi.to.<br />
33
9/2011 focus <strong>24</strong><br />
GENERAZIONE DISTRIBUITA<br />
Aumenta la convenienza del mini eolico<br />
Ma finora non è boom come nel fotovoltaico<br />
Anche nell’idroelettrico si prospetta un’evoluzione interessante per i piccoli impianti:<br />
quelli tra uno e dieci MW sono già cresciuti del 23% dal 2001 al 2009 nel nostro Paese<br />
Ci sono tecnologie che anche in versione<br />
“mini” possono garantire ottimi<br />
ri<strong>sul</strong>tati quanto a energia prodotta e remu-<br />
nerazione del capitale investito. È il caso,<br />
soprattutto, dell’eolico e dell’idroelettrico,<br />
ma anche per il fotovoltaico e le biomasse<br />
ci sono incentivi ad hoc per le installazioni<br />
di minori dimensioni. Perché l’obiettivo è<br />
sempre lo stesso: promuovere la generazione<br />
distribuita con le fonti rinnovabili,<br />
l’auto produzione di energia elettrica per<br />
la propria abitazione o azienda. Secondo<br />
Marco Comelli, partner della società di<br />
con<strong>sul</strong>enza Updating, il sistema italiano<br />
degli incentivi favorisce ancora il solare a<br />
scapito del mini eolico, in particolare perché<br />
quest’ultimo «non rientra nel Conto<br />
energia ma in una tariffa omnicomprensiva<br />
e poi perché l’Italia non è considerata<br />
una nazione con le caratteristiche migliori<br />
per l’eolico. Siamo troppo urbanizzati e il<br />
nostro vento non è costante. Ci sono, però,<br />
delle zone che potrebbero essere sfruttate<br />
come la costa e il primo entroterra fra<br />
la Liguria e il Lazio, o gli sbocchi di alcune<br />
valli alpine». La tariffa omnicomprensiva,<br />
prevista dal decreto ministeriale 12/2008,<br />
assegna 30 centesimi di euro per ogni<br />
kWh immesso in rete, nell’arco di quindici<br />
anni, agli impianti con una potenza massima<br />
di 200 kW. La differenza tra gli incentivi<br />
del mini eolico e del solare, però, è<br />
destinata ad assottigliarsi in fretta. Con le<br />
tariffe del quarto Conto energia, infatti,<br />
già dal prossimo dicembre tutti gli impianti<br />
solari (sia sugli edifici che a terra) di capacità<br />
inferiore a un MW, riceveranno meno<br />
di 30 centesimi di euro per kWh. Nonostante<br />
i limiti ricordati da Comelli, i costi<br />
delle mini turbine stanno diminuendo: ora<br />
servono da tre a cinquemila euro per ogni<br />
kW installato, considerando un impianto<br />
da cinque a venti kW (dati Enel Green Power).<br />
È molto difficile censire gli impianti in<br />
funzione, perché moltissimi - in particolare<br />
quelli di potenza inferiore a 20 kW - sono<br />
dedicati all’autoconsumo e quindi, non<br />
richiedendo incentivi, sono esclusi dalle<br />
rilevazioni. Stando alle statistiche più recenti<br />
(Gse 2009), sono 19 i sistemi mini<br />
eolici che sfruttano la tariffa onnicomprensiva,<br />
con una potenza totale pari a 866<br />
kW. Un altro centinaio d’installazioni era<br />
in progetto a quella stessa data, secondo<br />
le stime di Updating. Uno degli ostacoli<br />
allo sviluppo di questa fonte rinnovabile è<br />
che le imprese italiane del settore sono<br />
poche, di piccole dimensioni e importano<br />
prevalentemente tecnologia estera.<br />
Per quanto riguarda, invece, il mini idroelettrico,<br />
gli impianti con potenza massima<br />
fino a un MW ricevono una tariffa omnicomprensiva<br />
(22 centesimi di euro per<br />
ogni kWh), mentre quelli di taglia superio-<br />
La turbina Bmp 30k prodotta da Gaia Wind<br />
re rientrano nello schema <strong>dei</strong> Certificati<br />
verdi. L’Italia è al primo posto in Europa<br />
per energia prodotta con centrali idroelettriche<br />
con capacità inferiore ai dieci MW:<br />
poco più di 10mila GWh nel 2009 davanti<br />
alla Francia e alla Germania. Considerando<br />
gli impianti da meno di un MW, il nostro<br />
Paese figura in seconda posizione con circa<br />
2mila GWh generati nel 2009, dietro<br />
alla Germania con più di 3mila GWh. La<br />
potenza media delle 682 installazioni tra<br />
uno a dieci MW in Italia è pari a 3,2 MW<br />
per oltre 2mila MW complessivi, mentre la<br />
potenza media della categoria “mini”<br />
(1.270 centrali) è pari a circa 0,37 MW per<br />
465 MW totali, come si vede dai dati più<br />
recenti del Gse. Secondo elaborazioni<br />
Aper su dati Terna, dal 2001 al 2009 il numero<br />
degli impianti tra uno e dieci MW nel<br />
35
36<br />
<strong>24</strong><br />
nostro Paese è aumentato del 23,3%,<br />
contro un +17,6% per la classe di potenza<br />
inferiore a un MW; pressoché stabile, inve-<br />
ce (+1,4%), il numero delle centrali idroelettriche<br />
tradizionali da dieci o più MW. <strong>Il</strong><br />
Piano d’azione nazionale <strong>sul</strong>le rinnovabili<br />
prevede che, da qui al 2020, la produzione<br />
idroelettrica complessiva rimanga quasi<br />
invariata a circa 42mila GWh. Ciò non significa<br />
una stagnazione del settore, perché<br />
al rallentamento delle installazioni di<br />
maggiori dimensioni - dovuto, per esempio,<br />
al progressivo interramento degli invasi<br />
- corrisponderà una crescita di numero<br />
e produzione per gli impianti di taglia minore.<br />
<strong>Il</strong> Politecnico di Milano ritiene che il<br />
mini idroelettrico possa crescere di mille<br />
MW nei prossimi dieci anni, grazie per<br />
esempio agli interventi sugli acquedotti<br />
montani e sui piccoli salti d’acqua nelle<br />
zone irrigue in pianura. Un contributo allo<br />
sviluppo del mini idroelettrico potrebbe<br />
arrivare anche dal progetto europeo<br />
Ch2oice, che intende creare una certificazione<br />
volontaria per impianti esistenti o da<br />
realizzare, favorendo la corretta gestione<br />
ambientale <strong>dei</strong> bacini idrici.<br />
na.ta. / lu.re<br />
focus<br />
Le biomasse convengono con la filiera corta<br />
9/2011<br />
Le centrali a biogas si sono rivelate un buon investimento per molte imprese agricole in<br />
difficoltà, grazie alla remunerazione di 28 centesimi di euro per kWh, a patto di alimentare<br />
gli impianti con le colture autoprodotte. Un esempio è l’azienda Agrimora di Castelnuovo<br />
Scrivia, che ha dovuto fronteggiare la crisi nelle coltivazioni della barbabietola da<br />
zucchero. Con un investimento di cinque milioni di euro, ha realizzato un impianto da un<br />
MW grazie ai finanziamenti di banche di credito cooperativo. «Al contrario, gli impianti<br />
a biomasse solide sono destinati a coprire solo una nicchia del territorio italiano - avverte<br />
Andrea Ventura, consigliere nazionale della Fiper, la federazione che riunisce i produttori<br />
di energia rinnovabile -. Questi impianti sono ideali nelle comunità montane non<br />
raggiunte dal metano, dove gli scarti delle locali segherie diventano, opportunamente<br />
triturati, un combustibile, il cippato. In questo settore si favoriscono le installazioni di<br />
piccola taglia e la filiera corta. In provincia di Trento, per esempio, il trasporto non deve<br />
superare i 70 chilometri. Certo questo combustibile non è infinito e in Val di Fiemme<br />
abbiamo deciso di valorizzare anche gli scarti del <strong>taglio</strong> forestale. Ci piacerebbe utilizzare<br />
anche le potature del verde urbano che oggi, essendo classificate come rifiuti, sono<br />
invece fuori della nostra portata. L’importante è che gli impianti abbinino sempre la<br />
produzione di elettricità con il recupero del calore».<br />
Impianti idroelettrici autorizzati in Italia, al 1/1/2010<br />
Mini idroelettrico: il confronto con gli altri Paesi europei<br />
a - piccoli impianti (1-10 MW) b - mini impianti (< 1 MW)<br />
Germania Italia Francia Svezia Austria<br />
Potenza media <strong>dei</strong> piccoli impianti (a) e mini impianti (b) in Europa.<br />
Confronto fra Italia, Francia, Svezia, Germania e Austria. Dati in MW<br />
Italia Francia Svezia Austria Germania<br />
Fonte: Gse (2010)<br />
Fonte: Esha-Hydi database
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38<br />
<strong>24</strong><br />
Secondo le stime dell’Agenzia internazionale<br />
dell’energia, il potenziale<br />
teorico di energia ricavabile dal mare<br />
varia dai 20mila ai 90mila TWh l’anno.<br />
Si tratta, certo, di un potenziale molto<br />
variabile, a seconda del mare e soprattutto<br />
della distanza dalla costa in cui<br />
viene installato l’impianto. Durante il<br />
workshop “Prospettive di sviluppo<br />
dell’energia dal mare per la produzione<br />
elettrica in Italia”, organizzato a Roma<br />
dall’Enea, si è cercato di fare il punto<br />
<strong>sul</strong>la percorribilità di questa strada nel<br />
nostro Paese, resa certamente più interessante<br />
anche alla luce dello stop al<br />
nucleare determinato dal referendum<br />
dello scorso giugno.<br />
In Italia sono state collocate 15 boe lungo<br />
gli 8.000 chilometri di coste per studiare<br />
il potenziale energetico del Mediterraneo.<br />
«Stiamo realizzando <strong>dei</strong> modelli<br />
e determineremo una mappatura<br />
delle potenzialità del nostro mare, come<br />
se avessimo collocato non 15 boe ma<br />
200 - ha spiegato Gianmaria Sannino,<br />
del dipartimento Enea Energy and modeling,<br />
climate modeling and impact<br />
Utmea-Clim -. La Sardegna occidentale<br />
ha un potenziale altissimo, così come lo<br />
stretto di Messina, anche se non è uniforme<br />
in tutto lo stretto». La potenza in<br />
Italia varia dai 10 kW per metro della<br />
tecnologie&soluzioni<br />
SPERIMENTAZIONI<br />
Sulle coste italiane vanno in scena<br />
le prove generali dell’energia dalle onde<br />
9/2011<br />
A Formia sarà realizzato il sistema a cassoni Rewec3, mentre a Messina è in funzione<br />
la turbina Kobold. Intanto l’Enea sta mappando le acque del Mediterraneo<br />
costa di Alghero ai 5 di Mazara del Vallo,<br />
fino ai 2-3 kW per metro del mar Ionio-Tirreno,<br />
ma, come sottolineato da<br />
Diego Vicinanza, della Seconda Università<br />
degli studi di Napoli, «ci sono <strong>dei</strong><br />
punti spot con buona concentrazione di<br />
energia, anche intorno ai 200 kW per<br />
metro. Va considerato che in Italia abbiamo<br />
il 50% di giorni di mare calmo, a<br />
differenza degli oceani».<br />
Dagli studi condotti da Paolo Boccotti,<br />
del dipartimento di Meccanica e mate-<br />
riali dell’Università Mediterranea di<br />
Reggio Calabria, si deduce tuttavia che<br />
è proprio il moto delle onde di mare<br />
lungo - e non le mareggiate - a produrre<br />
una maggiore quantità di energia.<br />
Boccotti, nel laboratorio naturale di ingegneria<br />
marittima Noel, ha eseguito<br />
una serie di esperimenti, l’ultimo <strong>dei</strong><br />
quali è una diga a cassoni Rewec3 (Reasonant<br />
wave energy converter), che è<br />
stata anche brevettata. Si tratta di una<br />
tecnologia che consente di ricavare<br />
Bisogna investire in tecnologia per abbassare i costi<br />
e passare dai prototipi alla realizzazione commerciale<br />
«L’energia marina è una fonte nuova di energia ed è da qui che potrebbe venire un impulso<br />
importante per raggiungere l’obiettivo europeo del 50% di energia da fonti rinnovabili<br />
entro il 2040» ha affermato Diego Vicinanza, del dipartimento di Ingegneria civile della<br />
Seconda Università degli studi di Napoli. «Le due sfide da affrontare sono gli investimenti<br />
in tecnologia e l’abbattimento <strong>dei</strong> costi. Questi due elementi spiegano perché <strong>dei</strong> 1.500<br />
brevetti europei in questo settore (22 finanziati dall’Ue) solo due hanno trovato una realizzazione<br />
commerciale, mentre gli altri sono ancora in fase sperimentale. Regno Unito,<br />
Portogallo, Norvegia, Stati Uniti, Giappone e Canada investono già dagli anni Settanta<br />
nella ricerca, in Italia si è iniziato da meno di vent’anni».<br />
La Germania, che non dispone di 8.000 km di coste come l’Italia ma solo di 2.000, investe<br />
milioni di euro per sviluppare questo tipo di tecnologie. Paesi come Cile, Australia e Sudafrica<br />
hanno un enorme potenziale energetico dalle onde. In Europa sono stati realizzati o<br />
avviati progetti commerciali in Portogallo, Scozia, Irlanda del Nord. La società Ponte di<br />
Archimede ha ottenuto un finanziamento dall’Unido (United nations industrial development<br />
organization) per realizzare un secondo impianto basato <strong>sul</strong>la turbina marina Kobold<br />
in Indonesia. L’impianto, di 150 kW di potenza nominale a 3 metri al secondo, sarà varato<br />
in autunno nell’isola di Lombok e darà energia elettrica a un piccolo villaggio che attualmente<br />
non dispone di rete elettrica. Un secondo impianto, finanziato nell’ambito del programma<br />
europeo Life+, è in fase di progettazione, in cooperazione con la società olandese<br />
Bluewater: la piattaforma sarà ormeggiata nelle isole Orcadi, a nord della Scozia.
9/2011<br />
energia elettrica dalla variazione di<br />
pressione all’interno di una camera di<br />
assorbimento, dove sono presenti una<br />
massa d’acqua e una turbina per trasformare<br />
l’energia ondosa in energia<br />
elettrica. La variazione si ottiene grazie<br />
all’interazione delle onde con la struttura<br />
e con l’acqua contenuta nel cassone.<br />
Nel 2005, per favorire lo sviluppo<br />
industriale del brevetto, si è costituita la<br />
società Wavenergy.it, spin off dell’Università<br />
Mediterranea.<br />
Una diga di questo genere richiede, in<br />
generale, un investimento di circa 40<br />
milioni di euro per chilometro. <strong>Il</strong> primo<br />
cassone Rewec3 dovrebbe essere realizzato<br />
al porto turistico di Formia “Marina<br />
di Cicerone” entro un paio di anni.<br />
«Dobbiamo pensare a questa soluzione<br />
come a una parte del cosiddetto Green<br />
port, a un modo per integrare la produzione<br />
energetica locale, con un piccolo<br />
costo aggiuntivo nella progettazione<br />
dell’area portuale - ha sottolineato Felice<br />
Arena, dell’Università Mediterranea<br />
-. L’opera portuale non viene stravolta<br />
perché il cassone si integra nei cassoni<br />
tradizionali. <strong>Il</strong> costo in Italia può lievitare<br />
un po’, nell’ordine del 5% per l’intervento<br />
dell’ingegneria civile e di 5-10mila<br />
euro per chilometro per spese di<br />
elettromeccanica». Anche a Genova si<br />
sta studiando il modo per integrare i<br />
cassoni Rewec3 nel porto (al progetto<br />
si è interessato anche Renzo Piano).<br />
Nello stretto di Messina, ancorata al largo<br />
della frazione Ganzirri, è già stata<br />
installata, invece, una turbina marina<br />
ad asse verticale chiamata Kobold e<br />
progettata per lo sfruttamento delle<br />
correnti. <strong>Il</strong> progetto, avviato nel 2001,<br />
si chiama Enermar ed è il frutto di una<br />
tecnologie&soluzioni <strong>24</strong><br />
Stima della potenza dell’energia marina lungo i nostri litorali<br />
lunga serie di studi condotti dalla società<br />
Ponte di Archimede in collaborazione<br />
con l’Università di Napoli Federico II<br />
(dipartimento di Progettazione aeronautica).<br />
L’impianto, collegato dal 2006<br />
alla rete elettrica nazionale, ha una potenza<br />
nominale di circa 80 kW conside-<br />
Fonte: Elaborazioni Rse, Ricerca <strong>sul</strong> sistema energetico<br />
rando una corrente di 3 metri per secondo.<br />
Allo stato attuale, tuttavia, il<br />
dato si riduce a circa 25 kW di potenza<br />
massima, poiché il punto in cui è installata<br />
la turbina non è raggiunto dalle<br />
correnti più forti.<br />
Agnese Ananasso<br />
39
40<br />
<strong>24</strong><br />
Con la nuova tecnologia Elps,<br />
Canadian Solar ha aumentato<br />
l’efficienza delle proprie celle solari.<br />
L’annuncio del nuovo ri<strong>sul</strong>tato è stato<br />
dato nel corso della manifestazione<br />
Intersolar Europe 2011 di Monaco,<br />
durante la quale l’azienda ha<br />
esposto i moduli Csp6 e le celle solari<br />
Elps dotati dell’innovativa soluzione.<br />
«Siamo passati da una percentuale di<br />
efficienza del 17,6% al 19,5% per le<br />
celle monocristalline e al 18% per le<br />
policristalline - ha affermato Shawn<br />
Qu, Ceo di Canadian Solar -. Ma non<br />
finisce qui: entro due anni puntiamo<br />
a raggiungere quota 20%, sempre<br />
più concentrati <strong>sul</strong>la tecnologia a silicio,<br />
con l’obiettivo di allungare la vita<br />
delle celle e renderle più affidabili».<br />
L’azienda prevede di consegnare i<br />
moduli Elps a partire dagli ultimi mesi<br />
di quest’anno; la loro lavorazione,<br />
infatti, è stata integrata semplicemente<br />
nelle linee di prodotto già esistenti,<br />
riducendo i costi di produzione<br />
per Watt: «Abbiamo calcolato che<br />
aumentare l’efficienza <strong>dei</strong> moduli<br />
dell’1% (per esempio passando dal<br />
17% al 18%) significa risparmiare<br />
circa il 10% <strong>dei</strong> costi di produzione»<br />
ha spiegato Shawn Qu.<br />
tecnologie&soluzioni<br />
MODULI<br />
La tecnologia fotovoltaica in evoluzione<br />
Più energia e minori costi di produzione<br />
Annunciati in occasione della fiera Intersolar 2011 i ri<strong>sul</strong>tati raggiunti<br />
da Canadian Solar e SunPower nella realizzazione di celle solari più efficienti<br />
L’impianto di Rovigo si estende per 850mila metri quadri con una potenza installata di 70 MW<br />
Canadian opera con otto impianti di<br />
produzione in Canada e Cina. L’ultima<br />
fabbrica da 200 MW è in via di<br />
realizzazione nella città di Guelph<br />
nell’Ontario. L’azienda ha installato<br />
nel 2010 oltre 803 MW di potenza<br />
totale: questa cifra dimostra una crescita<br />
del 159% rispetto alle installazioni<br />
del 2009.<br />
L’Italia è uno <strong>dei</strong> Paesi su cui Canadian<br />
<strong>punta</strong> molto: «I nostri maggiori<br />
mercati sono rappresentati dall’Italia<br />
e dalla Germania, molto simili tra loro<br />
- ha sottolineato Shawn Qu -: l’Italia<br />
ha una forte influenza <strong>sul</strong>lo sviluppo<br />
del solare. Nonostante lo stop&go<br />
del Conto energia, anche quest’anno<br />
9/2011<br />
il Paese è rientrato nei nostri primi<br />
cinque mercati mondiali (insieme a<br />
Germania, appunto, Giappone, Usa e<br />
Canada). Abbiamo l’obiettivo di diventare<br />
un player locale molto importante,<br />
con una forte presenza soprattutto<br />
nel customer care».<br />
L’azienda non dimentica, però, la<br />
grande domanda in crescita da parte<br />
del mercato cinese: il Ceo, infatti, ne<br />
ha descritto la redditività, sottolineando<br />
come sia per Canadian uno <strong>dei</strong><br />
pilastri fondamentali dello sviluppo<br />
futuro, poiché questo Paese necessita<br />
davvero di una grande quantità di<br />
energia. E se anche l’Africa può essere<br />
considerata un mercato emergen-
9/2011<br />
te interessante, soprattutto per l’alto<br />
livello di insolazione, non arriverà<br />
mai a una richiesta (in termini di fabbisogno<br />
energetico) equiparabile alla<br />
Cina.<br />
Tetto o terra?<br />
Per Canadian ci sono target diversi a<br />
seconda <strong>dei</strong> Paesi in cui si decide di<br />
lavorare: in Italia le coperture su tetto<br />
sono preferibili, per sfruttare superfici<br />
altrimenti inutilizzate senza danneggiare<br />
il territorio. Negli Stati Uniti<br />
e in Canada, invece, dove la disponibilità<br />
di grandi spazi è considerevole,<br />
l’azienda predilige installazioni anche<br />
tecnologie&soluzioni <strong>24</strong><br />
Guinness World Record per SunPower<br />
estese a terra. Uno degli ultimi lavori<br />
ai quali Canadian ha contribuito è il<br />
grande impianto fotovoltaico realizzato<br />
da SunEdison in provincia di Rovigo,<br />
precisamente a San Bellino: come<br />
partner dell’iniziativa, l’azienda<br />
ha fornito parte <strong>dei</strong> moduli che coprono,<br />
in totale, una superficie di<br />
850mila metri quadri. L’impianto,<br />
completato recentemente dopo nove<br />
mesi di lavoro, ha una potenza installata<br />
di 70 MW e produrrà energia per<br />
il fabbisogno di circa 16.500 famiglie,<br />
con un risparmio annuale di<br />
40mila tonnellate di CO . 2<br />
Chiara Scalco<br />
SunPower si è aggiudicata il Guinness World Record per il pannello solare<br />
più efficiente <strong>sul</strong> mercato commerciale. La cerimonia di premiazione<br />
ha avuto luogo durante Intersolar 2011 e ha certificato l’efficienza del<br />
22,4% della cella solare e del 20,07% del modulo battezzato E20. <strong>Il</strong><br />
prototipo è stato sviluppato grazie ai fondi stanziati dal dipartimento<br />
dell’Energia Usa (Doe) nell’ambito del programma Solar America Initiative<br />
e il National renewable energy lab del Doe ne ha confermato il rendimento<br />
nominale. I nuovi pannelli solari E20, disponibili nelle versioni<br />
da 333 e 327 Watt, sono composti da 96 celle fotovoltaiche brevettate<br />
Maxeon: «È la prima volta che si supera la barriera del 20% di efficienza<br />
- ha affermato Tommaso Calosso, product marketing manager Europe<br />
di SunPower -. Ma i vantaggi non si fermano all’efficienza: dobbiamo<br />
considerare anche la tolleranza positiva nominale in grado di garantire<br />
che ogni pannello abbia una potenza generata uguale o superiore alla<br />
cifra nominale.<br />
Inoltre è molto<br />
importante anche<br />
la possibilità<br />
di connettere<br />
qualsiasi tipo di<br />
inverter, anche<br />
quelli senza trasformatore,leggeri<br />
e di semplice<br />
installazione».<br />
In breve<br />
.com<br />
Al via la fabbrica di pannelli di Catania<br />
È stata inaugurata a luglio a Catania la più<br />
grande fabbrica italiana di pannelli fotovoltaici,<br />
che sarà gestita dalla joint venture paritetica<br />
tra Enel Green Power, Sharp e STMicroelectronics.<br />
L’investimento complessivo è di circa<br />
400 milioni di euro, assicurati dal Cipe e da tre<br />
istituti di credito (Banca Imi, Centrobanca e<br />
Unicredit). La capacità produttiva iniziale dello<br />
stabilimento sarà pari a 160 MW l’anno, per<br />
poi raggiungere i 480 MW. Secondo l’amministratore<br />
delegato di Enel, Fulvio Conti, la<br />
nuova maxi fabbrica «permetterà di ridurre le<br />
importazioni di pannelli dall’estero, contribuendo<br />
a creare una filiera verticalmente integrata<br />
lungo tutta la catena del valore che potrà<br />
essere competitiva <strong>sul</strong> mercato nazionale e<br />
internazionale».<br />
<strong>Il</strong> Marocco sosterrà Desertec<br />
Sarà il Marocco il primo banco di prova per<br />
l’attività di Desertec, il consorzio composto da<br />
oltre 55 aziende che scommettono <strong>sul</strong>la possibilità<br />
di sfruttare le potenzialità offerte dall’irraggiamento<br />
solare africano. La Desertec industrial<br />
initiative (Dii) ha infatti sottoscritto un<br />
memorandum d’intesa con la Moroccan agency<br />
for solar energy (Masen), che rappresenta il<br />
primo passo concreto per verificare la fattibilità<br />
dell’esportazione dell’energia africana in<br />
Europa. L’accordo costituisce inoltre un test<br />
chiave per il futuro di Desertec, che finora ha<br />
ottenuto il sostegno del mondo industriale,<br />
ma era invece ancora in attesa di ricevere un<br />
segnale da parte <strong>dei</strong> governi africani.<br />
Alstom investe nell’energia marina<br />
L’energia marina sta attirando una crescente<br />
attenzione da parte del mondo industriale.<br />
Recentemente il colosso francese Alstom ha<br />
acquisito il 40% dell’azienda scozzese Aws<br />
Ocean Energy, entrando così a pieno titolo<br />
nella produzione di energia elettrica dalle onde<br />
e dalle maree. Alstom sta già sviluppando<br />
un prototipo di turbina da un MW (denominato<br />
Beluga 9) per sfruttare i movimenti delle<br />
maree, mentre la società scozzese si è concentrata<br />
su un dispositivo galleggiante (Aws-III)<br />
da 2,5 MW, in grado di convertire in energia il<br />
moto delle onde grazie a diverse turbine ad<br />
aria collegate a generatori.<br />
41
COGENERAZIONE,<br />
UNA SCELTA CONSAPEVOLE<br />
una divisione di<br />
VANTAGGI ENERGETICI, ECONOMICI E AMBIENTALI<br />
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NORMATIVE<br />
L’Ue in ritardo <strong>sul</strong> risparmio energetico<br />
Così la Commissione corre ai ripari<br />
La proposta di direttiva <strong>sul</strong>l’efficienza <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> si concentra su due punti:<br />
riqualificazione degli edifici pubblici e tagli annuali pari all’1,5% <strong>dei</strong> volumi di elettricità<br />
e gas per tutti i distributori. Mancano però obiettivi vincolanti per i singoli Stati<br />
ancora presto per capire se la<br />
È montagna ha partorito un topolino:<br />
certo è che <strong>sul</strong>la proposta di direttiva<br />
per l’efficienza energetica,<br />
l’Europa si gioca una buona fetta della<br />
sua politica ambientale verso il<br />
2020. Basterà per rivitalizzare il settore<br />
più sottovalutato del noto pac-<br />
chetto 20-20-20? Per quanto concerne<br />
i primi due pilastri, gli Stati membri<br />
stanno procedendo nella giusta<br />
direzione. Tra meno di dieci anni, con<br />
ogni probabilità, avremo ridotto del<br />
20% le emissioni di CO e aumentato<br />
2<br />
del 20% la produzione di energia con<br />
le fonti rinnovabili, rispetto ai livelli<br />
del 1990; il risparmio energetico, invece,<br />
è un tallone d’Achille. È il terzo<br />
pilastro finora accantonato da Bruxelles,<br />
che rischia di far crollare l’intero<br />
edificio. <strong>Il</strong> Vecchio Continente dovrebbe<br />
tagliare del 20% i <strong>consumi</strong> di<br />
energia primaria rispetto alla tendenza<br />
calcolata per il 2020 in uno scena-<br />
43
44<br />
<strong>24</strong><br />
rio “business as usual”, come ha<br />
spiegato Samuele Furfari, della direzione<br />
generale Energia della Commissione<br />
europea. Significa risparmiare<br />
368 milioni di tonnellate equivalenti<br />
di petrolio (Mtep).<br />
Tuttavia, secondo le proiezioni più<br />
recenti, potremmo raggiungere soltanto<br />
metà dell’obiettivo. Per colmare<br />
il fossato che ci separa dal 2020, la<br />
Commissione ha elaborato delle iniziative<br />
in tutti i settori - Pubblica amministrazione,<br />
servizi, produzione di<br />
energia, famiglie e industrie - in buona<br />
parte riprese dal piano per l’efficienza<br />
energetica dello scorso marzo.<br />
Stando ai calcoli, la proposta di direttiva<br />
comporterà numerosi vantaggi.<br />
Si è ipotizzato di far risparmiare fino<br />
a mille euro l’anno a ogni nucleo familiare,<br />
di rafforzare la competitività<br />
dell’industria europea creando circa<br />
due milioni di posti di lavoro aggiun-<br />
-20<br />
I TRE OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE NEL 2020<br />
Ridurre del 20%<br />
i livelli<br />
di gas serra<br />
Tendenza<br />
attuale<br />
per il 2020<br />
storia di copertina<br />
Portare al 20%<br />
la quota delle fonti<br />
rinnovabili<br />
20<br />
tivi, di ridurre le emissioni inquinanti<br />
e la dipendenza energetica dai Paesi<br />
extra Ue.<br />
Certificati bianchi<br />
in Europa<br />
I punti principali del nuovo provvedimento<br />
sono due, ha illustrato Furfari.<br />
<strong>Il</strong> primo riguarda il settore pubblico, le<br />
cui attività incidono per il 19% <strong>sul</strong> Pil<br />
europeo e i cui edifici costituiscono il<br />
12% dell’intero parco edilizio del Vecchio<br />
Continente. Secondo la proposta<br />
di direttiva, gli enti pubblici dovranno<br />
rinnovare ogni anno almeno il 3% della<br />
superficie totale <strong>dei</strong> loro uffici<br />
(esclusi quelli inferiori ai 250 metri<br />
quadrati), rispettando gli standard minimi<br />
di efficienza energetica e non più<br />
le migliori tecnologie disponibili come<br />
inizialmente si era pensato.<br />
C’è anche un capitolo <strong>sul</strong> “Green public<br />
procurement”, gli acquisti verdi<br />
-10<br />
Tendenza<br />
attuale<br />
per il 2020<br />
Ridurre del 20%<br />
i <strong>consumi</strong><br />
di energia<br />
Tendenza<br />
attuale<br />
per il 2020<br />
Fonte: Commissione europea<br />
9/2011<br />
della Pubblica amministrazione: si dovranno<br />
scegliere prodotti e servizi capaci<br />
di abbassare i <strong>consumi</strong>. <strong>Il</strong> secondo<br />
punto è l’obbligo per gli Stati membri<br />
di stabilire degli schemi per l’efficienza<br />
energetica, prevedendo che tutti i distributori<br />
di elettricità e gas <strong>sul</strong> territorio<br />
nazionale ottengano risparmi annuali<br />
pari all’1,5% del volume di energia<br />
venduto l’anno precedente. Per<br />
arrivarci, dovranno promuovere interventi<br />
di efficienza presso i clienti finali,<br />
come l’isolamento termico <strong>dei</strong> tetti e<br />
l’installazione di doppi vetri. L’obiettivo<br />
- ha chiarito Furfari - è diffondere a<br />
livello europeo il sistema italiano <strong>dei</strong><br />
Certificati bianchi.<br />
Questi certificati, lo ricordiamo, attestano<br />
i risparmi ottenuti dai distributori;<br />
sono gestiti dal Gme (Gestore del<br />
mercato elettrico) all’interno di uno<br />
specifico mercato. Le società elettriche<br />
e del gas devono consegnare ogni anno<br />
all’Autorità per l’energia un numero<br />
di titoli di efficienza energetica che<br />
sia equivalente all’obiettivo obbligatorio,<br />
eventualmente acquistando i certificati<br />
mancanti <strong>sul</strong> mercato.<br />
Con un’aggiunta dell’ultimo minuto al<br />
testo europeo, però, si consente agli<br />
Stati di raggiungere lo stesso traguardo<br />
(1,5% di risparmi annuali) con altre<br />
misure non meglio specificate, da comunicare<br />
alla Commissione entro il<br />
primo gennaio 2013. Rimangono delle<br />
incertezze: l’efficienza riuscirà a<br />
compensare un eventuale aumento<br />
<strong>dei</strong> <strong>consumi</strong>? L’1,5% è una soglia<br />
troppo risicata per conseguire <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati<br />
apprezzabili? Ci sono, infine,<br />
provvedimenti per famiglie e imprese:<br />
in particolare, le bollette dovranno es-
9/2011<br />
sere più frequenti e calcolate sui <strong>consumi</strong><br />
reali e si dovranno installare i<br />
contatori elettronici individuali. Le<br />
aziende di maggiori dimensioni dovranno<br />
eseguire audit energetici per<br />
individuare gli sprechi e ridurre di conseguenza<br />
i <strong>consumi</strong>; si cercherà di sviluppare<br />
la cogenerazione e il teleriscaldamento<br />
con piani nazionali decennali.<br />
Le contraddizioni<br />
della proposta<br />
Ci sono altre contraddizioni. <strong>Il</strong> risparmio<br />
energetico è l’unico obiettivo non<br />
vincolante. Ciò ha permesso un certo<br />
lassismo, anche perché il concetto di<br />
“risparmio” evoca timori. Molte industrie,<br />
per esempio, si domandano come<br />
sia possibile coniugare la crescita<br />
produttiva con una diminuzione<br />
dell’energia impiegata.<br />
Non bisogna confondere i termini. Risparmiare<br />
energia è come spegnere<br />
una lampadina e rimanere al buio; efficienza<br />
significa tenere accesa quella<br />
lampadina consumando meno elettricità,<br />
per esempio sostituendola con<br />
una a basso consumo. In altri termini:<br />
produrre la stessa quantità di beni e<br />
servizi ma senza sprechi. Spesso è più<br />
facile a dirsi che a farsi. Per tagliare i<br />
storia di copertina <strong>24</strong><br />
IL GAP DA COLMARE NEL RISPARMIO ENERGETICO<br />
Proiezioni del 2007<br />
Proiezioni del 2009<br />
Obiettivo di risparmio energetico del 20%<br />
<strong>consumi</strong> energetici senza impoverirsi,<br />
occorre definire <strong>dei</strong> piani di efficienza<br />
e investire in nuove tecnologie, che<br />
siano le lampadine o l’isolamento termico<br />
degli edifici o motori a elevato<br />
rendimento. Le misure proposte seguono<br />
questa logica - risparmio attraverso<br />
l’efficienza - e sono vincolanti,<br />
tuttavia senza fissare degli obiettivi obbligatori<br />
per i vari Stati al 2020.<br />
La Commissione deciderà nel 2014,<br />
dopo aver valutato i progressi nazionali:<br />
se i ri<strong>sul</strong>tati saranno troppo scarsi,<br />
Bruxelles potrà diventare più severa.<br />
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Obiettivo<br />
del -20%<br />
Fonte: Commissione europea<br />
Intanto, dalle discussioni nel Consiglio<br />
e nel Parlamento europeo potranno<br />
uscire modifiche anche profonde al<br />
testo proposto.<br />
L’approvazione definitiva dovrebbe<br />
arrivare nel 2012; considerando un<br />
anno per il recepimento negli ordinamenti<br />
nazionali, si passerà al 2013. <strong>Il</strong><br />
rischio è che nel 2014 la situazione<br />
sarà cambiata di poco. Così la nuova<br />
Commissione che sostituirà l’attuale<br />
Barroso II si ritroverà con la patata<br />
bollente.<br />
Luca Re<br />
PH: DANIELEDOMENICALI.COM<br />
45
46<br />
FINANZIAMENTI<br />
<strong>24</strong><br />
storia di copertina<br />
Nasce il Fondo europeo per l’efficienza<br />
Grazie al contributo di Commissione europea, Banca<br />
europea per gli investimenti (Bei), Deutsche Bank e<br />
Cassa Depositi e Prestiti, è stato istituito il Fondo di investimento<br />
per l’efficienza energetica. <strong>Il</strong> capitale iniziale è di 265<br />
milioni di euro (elargiti secondo questa suddivisione: 125<br />
milioni di euro dalla Commissione europea, 75 milioni dalla<br />
Bei, 60 milioni dalla Cassa Depositi e Prestiti e 5 milioni<br />
da Deutsche Bank) ed esteso a livello geografico ai 27 Paesi<br />
membri dell’Ue. «Si tratta di un veicolo di investimento<br />
con registrazione a Lussemburgo - ha spiegato Silvia Kreibiel,<br />
vice presidente lead analyst di Deutsche Bank -. È previsto<br />
che ci siano ulteriori investimenti da parte del settore<br />
privato. Sono già in corso incontri per favorire ciò e riteniamo<br />
si possa raggiungere un ammontare totale pari a 700-<br />
800 milioni di euro». La strategia del fondo è stata impostata<br />
per finanziare soprattutto interventi di efficienza<br />
energetica, che occuperanno circa il 70% del totale; il 20%<br />
sarà dedicato all’utilizzo delle energie rinnovabili e il 10%<br />
al trasporto pulito.<br />
Potranno fare richiesta di finanziamento enti pubblici o imprese<br />
private che agiscono per conto di istituzioni pubbliche.<br />
«Vogliamo incentivare anche lavori portati avanti da organismi<br />
come le Esco - ha aggiunto Silvia Kreibiel -. I principali<br />
criteri di selezione sono sicuramente il risparmio energetico<br />
ottenibile e la riduzione delle emissioni. Altri indicatori<br />
saranno il livello di innovazione tecnologica del progetto, la<br />
fattibilità economica e il rispetto di indicazioni legislative».<br />
<strong>Il</strong> meccanismo prevede investimenti diretti, ma anche attraverso<br />
l’intervento di istituti di credito intermediari. La durata<br />
massima del finanziamento è stata fissata per un periodo<br />
di 15 anni, ma a seconda del progetto si potrà arrivare a<br />
coprire fino a 20 anni.<br />
<strong>Il</strong> soggetto che fa richiesta di finanziamento deve presentare<br />
una proposta di progetto al Fondo. <strong>Il</strong> feedback viene<br />
dato entro due settimane, cercando di snellire il processo.<br />
Dopo questo screening iniziale si procede a creare la due<br />
diligence e si presenta alla Commissione la decisione di pro-<br />
9/2011<br />
cedere all’investimento. Un volta presa la decisione definitiva<br />
si approva il progetto e l’intero processo può completarsi<br />
nel giro di sei mesi.<br />
<strong>Il</strong> secondo Piano d’azione italiano<br />
<strong>Il</strong> fondo europeo è uno strumento utile per supportare le<br />
azioni del nostro Governo: secondo la Direttiva europea<br />
2006/32/Ce, infatti, gli Stati membri devono redigere un piano<br />
d’azione per l’efficienza energetica che miri a conseguire<br />
un obiettivo nazionale di risparmio energetico. Nel 2007 l’Italia<br />
ha previsto il primo Piano d’azione (Paee 2007), grazie al<br />
quale sono stati conseguiti risparmi per 47.711 GWh/anno<br />
al 2010. Attualmente è stata stilata la bozza per il secondo<br />
Piano d’azione, per il quale è stata aperta anche una con<strong>sul</strong>tazione<br />
pubblica per raccogliere commenti e osservazioni<br />
prima dell’elaborazione del programma definitivo. Questo<br />
sarà approvato dal ministro dello Sviluppo economico, di<br />
concerto con il ministro dell’Ambiente e d’intesa con la Conferenza<br />
Stato-Regioni-Province autonome. <strong>Il</strong> secondo Piano<br />
d’azione aggiorna le misure di efficienza energetica da adottare,<br />
mantenendo al 9,6% l’obiettivo generale al 2016.<br />
Gli ambiti <strong>dei</strong> progetti finanziabili:<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
I beneficiari:
9/2011<br />
storia di copertina <strong>24</strong><br />
IMMOBILI<br />
Certificazione energetica degli edifici<br />
C’è poco tempo per recepire la direttiva Ue<br />
Le norme comunitarie dovranno essere accolte entro il 2012.<br />
Ma il nostro Paese deve ancora finire di attuare le indicazioni del 2002<br />
La certificazione energetica degli edifici<br />
non è solo un adempimento di legge,<br />
ma un atto essenziale nella fase di compravendita<br />
degli immobili.<br />
La direttiva europea <strong>sul</strong>l’argomento, la<br />
2010/31/Ue pubblicata a giugno 2010,<br />
stabilisce precise norme in proposito.<br />
I Paesi europei hanno tempo fino al 2012<br />
per recepire le norme e l’applicazione è<br />
prevista tra gennaio e luglio 2013.<br />
Secondo quanto è emerso durante il 1°<br />
forum nazionale <strong>sul</strong>la certificazione energetica<br />
degli edifici, svoltosi a Milano, l’impatto<br />
stimato della direttiva dovrebbe<br />
portare a risparmi del 5-6% <strong>sul</strong> consumo<br />
energetico entro il 2020 e a una diminuzione<br />
del 5% delle emissioni di CO . Le 2<br />
nuove norme, in pratica, rendono più efficaci<br />
i principi fondamentali della precedente<br />
direttiva 2002/91. Si prevede l’adozione<br />
di una metodologia di calcolo, la<br />
fissazione di requisiti minimi di prestazione<br />
e una forte spinta per arrivare alla costruzione<br />
di edifici a consumo “quasi zero”.<br />
Inoltre è obbligatorio comunicare l’indicatore<br />
delle prestazioni energetiche, contenuto<br />
nel certificato di efficienza energetica,<br />
in tutti gli annunci di vendita e affitto<br />
non appena l’immobile è immesso <strong>sul</strong><br />
mercato. Gli Stati membri, infine, sono<br />
tenuti a introdurre controlli a campione su<br />
un certo numero di certificati e a produrre<br />
rapporti di ispezione. «La priorità numero<br />
uno della strategia europea “Energia<br />
2020” è l’efficienza energetica - afferma<br />
Robert Nujl, rappresentante della Commissione<br />
europea (Policy offer - direttorato<br />
generale per l’energia) -. Gli edifici e i trasporti<br />
sono considerati i settori chiave per<br />
il futuro. Dal 1° gennaio 2012 tutti gli Stati<br />
membri dovranno includere standard di<br />
efficienza energetica nelle specificazioni<br />
tecniche per le gare d’appalto finalizzate<br />
alla costruzione di edifici e alla fornitura di<br />
servizi. Inoltre, secondo un documento<br />
adottato l’8 marzo 2011, è stata definita<br />
una roadmap per un’economia a basse<br />
emissioni di CO e saranno necessari inve-<br />
2<br />
stimenti ulteriori per 270 miliardi di euro<br />
all’anno fino al 2050». Buoni i propositi<br />
dell’Unione europea: ma l’Italia come si<br />
colloca all’interno di questo grande tema<br />
dell’efficienza energetica degli edifici? Secondo<br />
Pietro Torretta, vice presidente Ance,<br />
«non abbiamo ancora finito di attuare<br />
la direttiva precedente, quella del 2002.<br />
Manca attualmente il decreto attuativo<br />
relativo ai certificatori energetici».<br />
Italia a macchia di leopardo<br />
Per cercare di fare il punto <strong>sul</strong> nostro mercato,<br />
il Cti (Comitato termotecnico italiano),<br />
in collaborazione con il Politecnico di<br />
Milano, ha condotto un’indagine su Re-<br />
gioni e Province autonome per raccogliere<br />
tutte le leggi e le norme emanate fino a<br />
maggio 2011. La situazione italiana è praticamente<br />
spaccata in due: il punto di divisione<br />
è l’entrata in vigore delle Linee<br />
guida nazionali. Dunque c’è una situazione<br />
“prima” e una “dopo”, ma non tutte<br />
le Regioni hanno un regolamento regionale<br />
di attuazione. E c’è un grande buco,<br />
rappresentato da Veneto, Lazio, Marche,<br />
Abruzzo, Molise, Umbria, Sardegna,<br />
Campania, Calabria e Basilicata.«Le Regioni<br />
che hanno recepito le linee guida<br />
nazionali fanno riferimento al modello di<br />
certificazione proposto in modo univoco<br />
- ricorda Giuliano Dall’O’, presidente del<br />
Sottocomitato 1 “Trasmissione del calore<br />
e fluidodinamica” del Cti e professore del<br />
Politecnico di Milano -; le altre utilizzano<br />
attestati diversi, che rendono difficile confrontare<br />
gli standard: la classe A di una<br />
Regione può essere differente dalla classe<br />
A di un’altra Regione». Nello specifico,<br />
sono 14 le Regioni che utilizzano il modello<br />
di Ace (attestato di certificazione energetica)<br />
proposto dalle Linee guida nazionali,<br />
mentre le altre producono un documento<br />
personalizzato. Solo quattro Regioni,<br />
inoltre, hanno istituito il Catasto<br />
energetico, pensato per raccogliere tutte<br />
le informazioni e consentire di decidere le<br />
linee d’azione. Un’altra problematica ri-<br />
47
48<br />
<strong>24</strong><br />
guarda l’autocertificazione: in molte Regioni<br />
italiane, al posto della certificazione<br />
ufficiale è ancora utilizzata questa alternativa,<br />
che prevede un’autodichiarazione<br />
dello stato energetico dell’immobile da<br />
parte del proprietario nel momento della<br />
vendita. <strong>Il</strong> certificato energetico previsto<br />
dalla legge si basa, invece, su un sistema<br />
di classificazione degli edifici in base alle<br />
loro prestazioni energetiche: a tal fine<br />
nell’attestato deve essere riportato l’indice<br />
di prestazione energetica globale (EP ) gl<br />
basato su climatizzazione invernale (EP), i<br />
produzione di acqua calda sanitaria (EP ), acs<br />
climatizzazione estiva (EP ) e illuminazione<br />
e<br />
storia di copertina<br />
artificiale (EP ). La somma di questi quat-<br />
ill<br />
tro parametri ne definisce le prestazioni<br />
globali. Attualmente la certificazione<br />
energetica viene, però, limitata alla valutazione<br />
dell’indice di prestazione per climatizzazione<br />
invernale e acqua calda sanitaria.<br />
Solo Lombardia, Valle d’Aosta e provincia<br />
autonoma di Bolzano hanno deciso<br />
di includere nel certificato anche gli altri<br />
due parametri (vedi tabella sottostante).<br />
Sulla questione <strong>dei</strong> tecnici certificatori,<br />
infine, il quadro italiano è molto variegato,<br />
poiché sono previsti titoli di studio<br />
differenti, oltre a quelli universalmente<br />
riconosciuti. Alcune Regioni, infatti, han-<br />
Indici di prestazione energetica utilizzati dalle Regioni italiane<br />
EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill<br />
EPi è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale;<br />
EPacs è l’indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria;<br />
Epe è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva;<br />
EPill è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale.<br />
9/2011<br />
no deciso di allargare l’accesso alla professione<br />
anche a figure non specializzate.<br />
I requisiti per diventare certificatore non<br />
sono universalmente gestiti, ma sono<br />
previsti diversi corsi, con differenti quantità<br />
di ore e costi.<br />
Chiara Scalco<br />
Per approfondire<br />
.com<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Regioni e Province autonome EPi EPacs EPe EPill<br />
Abruzzo <br />
Basilicata <br />
Bolzano 7 <br />
Calabria <br />
Campania <br />
Emilia Romagna <br />
Friuli Venezia Giulia <br />
Lazio <br />
Liguria <br />
Lombardia 8<br />
Marche <br />
Molise <br />
Piemonte <br />
Puglia <br />
Sardegna <br />
Sicilia <br />
Toscana <br />
Trento <br />
Umbria <br />
Valle d’Aosta <br />
Veneto <br />
7 Gli EP vengono calcolati con metodologie di calcolo specifiche. <strong>Il</strong> rispetto del limite “Epgl = EPi + EPacs” viene verificato in rapporto all’<br />
allegato C del D.Lgs. 29/12/2006, n.311.<br />
8 Metodologia applicata a edifici con destinazione d’uso non residenziale. Tiene conto della potenza elettrica installata e, in maniera<br />
semplificata, della disponibilità di luce naturale, delle modalità di occupazione e della presenza di eventuali sistemi di controllo<br />
<strong>sul</strong>l’accensione del sistema di illuminazione. <strong>Il</strong> fabbisogno di energia elettrica per illuminazione viene valutato, su base mensile,<br />
suddividendo ciascuna zona termica in ambienti con caratteristiche illuminotecniche omogenee.<br />
Fonte: Cti
9/2011<br />
storia di copertina <strong>24</strong><br />
Recepimento della certificazione energetica nazionale a livello regionale<br />
Regioni e<br />
Province<br />
autonome<br />
Regolamentazione<br />
Regionale Obbligatorietà dell’ACE<br />
1 2 3 4<br />
Abruzzo Secondo normativa nazionale.<br />
Basilicata Secondo normativa nazionale.<br />
Bolzano Dal 29/09/2004 per gli edifici nuovi;<br />
dal 26/06/2009 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 26/06/2009 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Calabria Dal 01/07/2009 per la compravendita di unità immobiliari.<br />
Campania Secondo normativa nazionale.<br />
Emilia Dal 01/07/2008 per gli edifici interi;<br />
Romagna<br />
dal 01/07/2009 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 01/07/2010 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Friuli Venezia Dal 31/10/2011 per nuove costruzioni, ampliamenti, manutenzioni straordinarie, interventi che<br />
Giulia<br />
modificano le prestazioni energetiche dell’edificio;<br />
dal 01/01/2012 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 01/01/2012 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Lazio Dal 01/07/2009 la compravendita di unità immobiliari.<br />
Non obbligatoria per le locazioni di unità immobiliari<br />
Liguria Dal 06/07/2007 per edifici di nuova costruzione, edifici oggetto di ristrutturazione integrale con<br />
superficie utile superiore a 1000 m2 ;<br />
dal 08/05/2009 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 08/05/2009 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Lombardia Dal 01/09/2007 per interventi di nuova costruzione, demolizione e ricostruzione in<br />
ristrutturazione, ristrutturazione edilizia (sempreché coinvolga più del 25% della superficie<br />
disperdente), ampliamento volumetrico (sempreché sia superiore al 20% dell’esistente) e<br />
recupero di sottotetti a fini abitativi;<br />
dal 01/09/2007 per il trasferimento a titolo oneroso dell’intero edificio;<br />
dal 01/09/2007 per accedere agli incentivi e alle agevolazioni di qualsiasi natura;<br />
dal 01/01/2008 nel caso di contratti Servizio Energia e Servizio Energia “Plus”, nuovi o rinnovati;<br />
dal 22/12/2008 per tutti i contratti, nuovi o rinnovati, relativi alla gestione degli impianti termici di<br />
climatizzazione degli edifici pubblici o nei quali figura comunque come committente un Soggetto<br />
pubblico;<br />
dal 01/07/2009 nel caso di trasferimento a titolo oneroso delle singole unità immobiliari;<br />
dal 01/07/2010 nel caso di contratti di locazione, locazione finanziaria e di affitto di azienda;<br />
dal 01/09/2007 ed entro il 01/07/2011 per edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico la<br />
cui superficie utile sia superiore a 1.000 m2 Marche <br />
.<br />
Secondo normativa nazionale.<br />
Molise Secondo normativa nazionale.<br />
Piemonte Dal 01/10/2009 per la compravendita e le locazioni.<br />
Puglia Dal 10/02/2010 per la compravendita e le ristrutturazioni.<br />
Sardegna Dal 01/07/2009 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 01/07/2009 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Sicilia Dal 01/07/2009 per la compravendita di unità immobiliari.<br />
Non obbligatoria per le locazioni di unità immobiliari<br />
Toscana Dal 18/03/2010 per gli edifici interi;<br />
dal 18/03/2010 per la compravendita di unità immobiliari;<br />
dal 18/03/2010 per la locazione di unità immobiliari.<br />
Trento Dal 14/07/2010.<br />
Umbria Secondo normativa nazionale.<br />
Valle d’Aosta Dal 23/07/2008 per gli edifici di nuova costruzione, interessati da totale demolizione e<br />
ricostruzione o sottoposti a ristrutturazione edilizia ai sensi della L.R. 11/1998, trasferimenti di<br />
proprietà a titolo oneroso di intero edificio o singole unità immobiliari. Specifiche ulteriori<br />
contenute nell’allegato D della D.G.R. 1062/2011.<br />
Non obbligatoria per le locazioni di unità immobiliari.<br />
Veneto Compravendita unità immobiliari: Secondo l’art.6 D.lgs 192/2005.<br />
Legenda - Regolamentazione regionale<br />
La certificazione degli edifici:<br />
[1] È stata recepita con una Legge regionale autonoma<br />
[2] Non è stata ancora recepita<br />
[3] È stato emanato un Regolamento regionale per l’attuazione delle Linee guida nazionali<br />
[4] Non è stato emanato un Regolamento regionale per l’attuazione delle Linee guida Nazionali<br />
Fonte: Cti<br />
49
50<br />
<strong>24</strong><br />
storia di copertina<br />
Modelli di attestato di certificazione energetica<br />
Redazione dell’ACE<br />
g<br />
L’ACE viene emesso da:<br />
Modello delle Modello Software Piattaforma Piattaforma<br />
Regioni e Province autonome linee guida regionale certificato gestita dalla gestita<br />
nazionali<br />
Regione dall’Organismo<br />
di abilitazione<br />
Abruzzo <br />
Basilicata <br />
Bolzano <br />
Calabria <br />
Campania <br />
Emilia Romagna <br />
Friuli Venezia Giulia <br />
Lazio <br />
Liguria <br />
Lombardia <br />
Marche <br />
Molise <br />
Piemonte <br />
Puglia <br />
Sardegna <br />
Sicilia <br />
Toscana <br />
Trento <br />
Umbria <br />
Valle d’Aosta 9<br />
Veneto <br />
La Regione/ Provincia autonoma non ha compilato il relativo campo.<br />
In corso di definizione.<br />
9 Dal 20 luglio 2011.<br />
CASE HISTORY/1<br />
La cooperativa che costruisce e riqualifica<br />
Seguendo lo standard CasaClima, Novabita gestisce tutte le fasi:<br />
dal progetto alla realizzazione, occupandosi anche dell’iter autorizzativo<br />
Novabita, cooperativa edilizia costituita<br />
da quattro ingegneri e un architetto,<br />
progetta e realizza risanamenti energetici<br />
degli edifici esistenti, edifici di nuova<br />
costruzione a basso consumo energetico<br />
e impianti di produzione di energia da fonti<br />
rinnovabili, gestendo in toto anche gli<br />
iter autorizzativi. «Per le nostre realizzazioni<br />
edili - spiega Sonia Calò, socia di Novabita<br />
- partiamo dal presupposto che la<br />
miglior energia è quella non usata, nel senso<br />
che un edificio per essere sostenibile<br />
deve cercare di far tendere a zero il proprio<br />
fabbisogno energetico. Una volta che, tramite<br />
una corretta progettazione termotecnica,<br />
si è giunti a ridurre in modo sostanziale<br />
l’energia necessaria al raggiungimento<br />
del comfort interno, allora si interviene<br />
alimentando l’edificio tramite impianti che<br />
utilizzano fonti rinnovabili e quindi larga-<br />
9/2011<br />
Fonte: Cti<br />
mente disponibili in natura, pulite e gratuite».<br />
Novabita costruisce edifici seguendo<br />
lo standard CasaClima e riqualifica il patrimonio<br />
esistente. Dove richiesto utilizza<br />
criteri dettati dalla bio edilizia, <strong>punta</strong>ndo<br />
sempre <strong>sul</strong> recupero e la valorizzazione di<br />
ciò che è già costruito: «Le tecnologie per<br />
ristrutturare abitazioni più parsimoniose<br />
dal punto di vista energetico sono già disponibili<br />
da molto tempo: è dunque ora di
9/2011<br />
applicarle in modo da ridurre le emissioni<br />
di sostanze inquinanti e di gas a effetto<br />
serra» conferma Sonia Calò. Approfondiamo<br />
insieme a lei alcuni aspetti.<br />
Quali sono i passaggi per riqualificare<br />
un edificio?<br />
Nell’ambito delle riqualificazioni energetiche<br />
partiamo da un attento check up<br />
dell’edificio e delle risorse disponibili.<br />
Successivamente studiamo soluzioni ad<br />
hoc per il caso, a seconda delle disponibilità<br />
economiche, <strong>dei</strong> ri<strong>sul</strong>tati energetici che<br />
il cliente vuole raggiungere e del comfort<br />
globale desiderato. Alla base <strong>dei</strong> nostri interventi<br />
ci sono materiali dalla qualità certificata<br />
in grado di garantire elevate prestazioni<br />
tecniche. Preferiamo materiali<br />
naturali prodotti tramite processi energeticamente<br />
efficienti e in luoghi a noi vicini.<br />
Prediligiamo impiantistica ad alta efficienza<br />
che utilizza energia ottenuta da fonti<br />
rinnovabili quali il fotovoltaico, il geotermico,<br />
il solare termico o, dove possibile, il<br />
mini e micro-idro e mini e micro-eolico.<br />
Non abbiamo soluzioni predefinite che<br />
adattiamo al caso, ma di volta in volta cerchiamo<br />
la soluzione tecnica che meglio ci<br />
permette di raggiungere gli obiettivi concordati.<br />
Per fare ciò è indispensabile la formazione<br />
continua e il tenersi aggiornati<br />
sugli sviluppi del mercato nel campo delle<br />
tecnologie e <strong>dei</strong> materiali disponibili.<br />
Come interagisce la cooperativa con le<br />
aziende installatrici?<br />
Novabita ha instaurato un rapporto di fiducia<br />
con una piccola rete di artigiani specializzati<br />
nelle lavorazioni richieste che<br />
hanno imparato a conoscere quali siano le<br />
nostre esigenze e i nostri standard di posa<br />
e sono ora in grado di affrontare con espe-<br />
storia di copertina <strong>24</strong><br />
rienza ogni criticità caratteristica delle alte<br />
prestazioni energetiche. Le modalità di<br />
collaborazione si basano su subappalto<br />
diretto e bilaterale, nel senso che spesso<br />
siamo anche noi subappaltatori per lavorazioni<br />
che l’artigiano non è in grado di<br />
compiere con le proprie competenze.<br />
Quali sono le ultime realizzazioni?<br />
Nel campo della riqualificazione energetica<br />
di recente ne abbiamo effettuata una<br />
alla “Fattoria il Gambero”, un’azienda vinicola<br />
situata in Valle Versa, nel cuore<br />
dell’Oltrepò Pavese, nel comune di Santa<br />
Maria della Versa. L’azienda è costituita da<br />
diversi corpi di fabbrica divisi in due nuclei,<br />
quello produttivo e, poco distante, quello<br />
residenziale. È un complesso costruito negli<br />
anni 70 che, come la maggior parte<br />
degli edifici realizzati in questo periodo,<br />
presentava diversi problemi termici. Nella<br />
parte relativa all’impianto produttivo abbiamo<br />
rimosso e ricostruito le coperture, le<br />
abbiamo isolate tramite l’inserimento di<br />
cellulosa insufflata nel sottotetto e <strong>sul</strong><br />
nuovo manto di copertura abbiamo realizzato<br />
un impianto fotovoltaico integrato da<br />
38 kWp che copre interamente il fabbisogno<br />
energetico dell’azienda. <strong>Il</strong> consumo<br />
annuo dell’azienda prima dell’intervento<br />
era di 35.000 kwh; ora l’impianto fotovoltaico<br />
di kWh ne produce circa 40.000.<br />
Nella residenza della proprietà la dispersione<br />
termica avveniva soprattutto tramite i<br />
sottotetti non correttamente isolati e attraverso<br />
le superfici a contatto con l’esterno<br />
del piano interrato adibito a sala giochi.<br />
Abbiamo isolato i sottotetti tramite il posizionamento<br />
di fibra di cellulosa stabilizzata<br />
dallo spessore di 20 cm. Nell’interrato, per<br />
risolvere problemi di umidità, abbiamo installato<br />
un impianto a elettrosmosi inversa<br />
La riqualificazione della Fattoria <strong>Il</strong> Gambero in Valle Versa<br />
nelle pareti. Successivamente <strong>sul</strong>le strutture<br />
perimetrali, sui pavimenti verso locali<br />
non riscaldati e sui soffitti verso l’esterno,<br />
abbiamo realizzato un cappotto di isolamento<br />
interno ricoperto da strato di apposito<br />
intonaco. Grazie a questi interventi<br />
abbiamo ottenuto un risparmio pari al<br />
30% annuo <strong>sul</strong> consumo di gas e un miglioramento<br />
energetico globale nell’ordine<br />
di ben due classi energetiche Cened. Altro<br />
intervento è stato su un’abitazione monofamiliare<br />
a Pavia nei pressi del Naviglio Pavese:<br />
qui abbiamo progettato e realizzato<br />
un sistema di riscaldamento a pavimento<br />
alimentato tramite un impianto geotermico<br />
a sonde verticali, con pompa di calore e<br />
impianto fotovoltaico integrato nella copertura.<br />
L’intervento sugli impianti si inserisce<br />
in una riqualificazione totale dell’edificio<br />
che lo porta in classe energetica A+<br />
Cened. Grazie al Conto energia e alla detrazione<br />
fiscale del 55%, i maggiori costi<br />
affrontati verranno ammortizzati in meno<br />
di 10 anni. Dopo questo periodo rimarranno<br />
ancora altri 10 anni di incentivo del<br />
Conto energia e il risparmio <strong>sul</strong> consumo<br />
annuo di energia. A seconda del caso utilizziamo<br />
le tecnologie che meglio si adattano<br />
alla situazione, cerchiamo di privilegiare<br />
tecnologie che comportino un basso costo<br />
di gestione, prodotte su territorio nazionale<br />
o europeo e che hanno già dato buoni e<br />
testabili ri<strong>sul</strong>tati.<br />
chi.sca.<br />
51
52<br />
CASE HISTORY/2<br />
<strong>24</strong><br />
storia di copertina<br />
9/2011<br />
La sostenibilità ambientale è anche sociale<br />
I progetti della cooperativa di abitanti UniAbita prevedono classe energetica A,<br />
utilizzo di rinnovabili e connessione alla rete di teleriscaldamento<br />
Un patrimonio immobiliare di oltre<br />
2.700 alloggi e 18mila soci. Sono<br />
questi i numeri della cooperativa di abitanti<br />
UniAbita, attiva nei comuni di Cinisello<br />
Balsamo, Sesto San Giovanni e<br />
Monza. Per rendere Green i propri edifici,<br />
la cooperativa, che gestisce e fornisce<br />
alloggi sia in vendita che in affitto, ha<br />
investito nel 2010 più di un milione e<br />
300mila euro: ha installato impianti solari<br />
termici e fotovoltaici in grado di far risparmiare<br />
103.506 kg annui di CO2 emessa. «La nostra realtà - racconta Gian<br />
Matteo Marangoni, presidente della<br />
cooperativa nata nel 1903 - ha obiettivi<br />
ben precisi di carattere mutualistico. Vogliamo<br />
che tutti abbiano il diritto di possedere<br />
un’abitazione, ma soprattutto<br />
non abbiamo intenti speculativi, ma di<br />
solidarietà e responsabilità sociale. Ecco<br />
perché desideriamo tenere conto anche<br />
della sostenibilità ambientale. Per fare<br />
questo collaboriamo con installatori, co-<br />
<strong>Il</strong> sistema cooperativo degli abitanti<br />
struttori e fornitori di tecnologia, isti-<br />
tuendo gare d’appalto per la conduzione<br />
<strong>dei</strong> lavori». Molti alloggi sono connessi<br />
alla rete di teleriscaldamento di Cinisello<br />
Balsamo, alimentata da una centrale di<br />
cogenerazione elettrica e termica, sviluppata<br />
dalla società Smec (della quale<br />
UniAbita detiene una quota del 27%). <strong>Il</strong><br />
progetto è in divenire e sempre più abitazioni<br />
si riforniranno di energia pulita.<br />
«A Sesto San Giovanni stiamo partecipando<br />
al progetto di riqualificazione urbanistica<br />
e abitativa dell’area della Cascina<br />
Bergamella, territorio di <strong>24</strong>0mila metri<br />
quadri - spiega Marangoni -: in collaborazione<br />
con A2a, stiamo studiando un<br />
piano di mix energetico che comprende<br />
teleriscaldamento abbinato a diverse altre<br />
tecnologie Green, in ottica di integrazione<br />
energetica sostenibile. L’area sarà<br />
dotata di tutti i servizi per i cittadini, ma<br />
la maggior parte, circa 200mila metri<br />
quadri, sarà convertita in spazio verde,<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Gian Matteo Marangoni<br />
connesso al parco regionale dell’Alta Valle<br />
del Lambro».<br />
Tutti i nuovi immobili della cooperativa<br />
saranno pensati in ottica di efficienza e<br />
sostenibilità energetica: «In Bicocca, per<br />
esempio, stiamo realizzando appartamenti<br />
tutti in classe energetica A - conferma<br />
Marangoni -. Un altro progetto<br />
interessante riguarda la riqualificazione<br />
dell’area Falk, per la quale ci sono circa<br />
160mila metri quadri di Slp (Superficie<br />
lorda complessiva) vincolati dal comune<br />
per l’edilizia convenzionata: il nostro<br />
obiettivo è quello di acquistare gli immobili<br />
per poi destinare 35/40mila mq all’affitto<br />
e la restante parte in vendita al prezzo<br />
di circa 2.300 euro al metro quadro.<br />
L’idea è quella di pianificare la costruzione<br />
di abitazioni efficienti e autonome dal<br />
punto di vista energetico con l’utilizzo di<br />
tecnologie a basso impatto ambientale<br />
soprattutto in termini di emissioni inquinanti».<br />
Chiara Scalco
Tecnologia di <strong>punta</strong>.<br />
Progettazione e costruzione di impianti idroelettrici -<br />
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Tel. +39 0472 765 195<br />
Fax +39 0472 766 356<br />
www.troyer.it / info@troyer.it
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9/2011<br />
focus <strong>24</strong><br />
ANALISI COMPARATIVA<br />
Le aziende dell’acqua devono recuperare<br />
efficienza per investire in infrastrutture<br />
Althesys fa i conti in tasca ai gestori <strong>dei</strong> servizi idrici nel nostro Paese: eliminando<br />
gli sprechi si potrebbero risparmiare oltre 19 miliardi di euro in sei anni<br />
L<br />
’efficienza è oggi una strada obbligata,<br />
dopo il ri<strong>sul</strong>tato <strong>dei</strong> referendum<br />
<strong>sul</strong>l’acqua dello scorso 12 giugno,<br />
per tutti gli operatori, sia privati sia pubblici,<br />
che si occupano di gestione idrica<br />
integrata per sostenere le loro future<br />
politiche d’investimento. In attesa di<br />
una decisione legislativa che dovrà risolvere<br />
- in modo non contraddittorio con<br />
il ri<strong>sul</strong>tato della con<strong>sul</strong>tazione - il nodo<br />
della nuova determinazione delle tariffe<br />
idriche, le aziende del settore devono<br />
comunque fare i conti con uno scenario<br />
cambiato. Più difficile da affrontare <strong>sul</strong><br />
fronte del recupero delle risorse, ma che<br />
può essere anche un’occasione per rivedere<br />
profondamente assetti consolidati<br />
e affrontare in modo sostanziale il tema<br />
degli sprechi.<br />
I margini di miglioramento non mancano.<br />
Infatti, se tutti i gestori degli acquedotti<br />
italiani seguissero gli standard delle<br />
aziende migliori del settore, il nostro<br />
Paese risparmierebbe oltre 19,3 miliardi<br />
di euro nei prossimi sei anni. Una cifra<br />
non certo indifferente, che servirebbe<br />
anche da volano per alimentare i 60 miliardi<br />
di euro che anche il Governo stima<br />
come necessari per compiere quegli investimenti<br />
per modernizzare il “sistema<br />
acqua” italiano nei prossimi dieci anni.<br />
La cifra di 19,4 miliardi di risparmi da<br />
maggiore efficienza nasce da uno studio<br />
di Althesys, presentato (prima del<br />
referendum) a Milano in occasione di un<br />
convegno promosso da Metropolitana<br />
Milanese, la società che dal 2003 gestisce<br />
il servizio idrico integrato del capoluogo<br />
lombardo.<br />
L’analisi ha selezionato <strong>dei</strong> casi di eccellenza<br />
tra gli operatori che gestiscono<br />
l’acqua nelle aree di Torino, Cremona,<br />
Novara, Milano e larga parte dell’Emilia<br />
Romagna: «Abbiamo scelto un gruppo<br />
d’imprese tra le migliori, con dimensioni<br />
e con assetti azionari diversi, e le abbiamo<br />
confrontate con la media degli altri<br />
servizi idrici italiani - ha spiegato Alessandro<br />
Marangoni, Ceo di Althesys e<br />
capo del team di ricerca -. Dai casi di<br />
eccellenza nella gestione dell’acqua è<br />
possibile stimare il potenziale beneficio<br />
per la collettività».<br />
Da dove è necessario ripartire<br />
dopo i referendum<br />
Oggi il ri<strong>sul</strong>tato del referendum ha cambiato<br />
le carte in tavola, rendendo le cose<br />
Dove si può risparmiare ottimizzando la gestione idrica<br />
Mancati costi per minori perdite 5.439,7<br />
Mancati oneri per minori tariffe 1.075,8<br />
Benefici per uso acqua depurata in irrigazione 4.746,4<br />
Minori costi per interventi non programmati:<br />
Costo del lavoro 1.412,7<br />
Costo impatti esterni 6.658,9<br />
Costi ambientali evitati 21,1<br />
Totale 19.354,6<br />
<strong>Il</strong> valore dell’efficienza, in miliardi di euro, che si potrebbe ottenere in sei anni se tutte le aziende<br />
idriche italiane allineassero le loro pratiche ai casi di eccellenza (aziende che gestiscono il servizio idrico<br />
integrato nelle aree di Torino, Cremona, Novara, Milano e larga parte dell’Emilia Romagna).<br />
Fonte: Althesys, maggio 2011<br />
55
56<br />
<strong>24</strong><br />
più difficili, ma non impossibili: «Se il<br />
sistema tariffario finora esistente permetteva<br />
di programmare gli investimenti<br />
più consistenti nell’adeguamento delle<br />
infrastrutture, oggi la strada del miglioramento<br />
dell’efficienza può invece<br />
essere intrapresa partendo dagli interventi<br />
che non necessitano di finanziamenti<br />
così elevati. Se ne possono mettere<br />
in atto vari anche in breve tempo»<br />
ha affermato Marangoni, che tra questi<br />
cita: la rivisitazione <strong>dei</strong> processi interni<br />
alle aziende, l’attivazione <strong>dei</strong> sistemi di<br />
monitoraggio delle reti idriche e l’ottimizzazione<br />
degli interventi di manutenzione<br />
non programmati.<br />
Proprio in quest’ultimo caso, lo studio<br />
sottolinea che in Italia in un anno sono<br />
3,18 gli interventi effettuati per ogni<br />
chilometro di rete gestita, mentre la<br />
media calcolata sui casi di eccellenza<br />
presi in considerazione da Althesys ri<strong>sul</strong>ta<br />
essere pari a 0,57. Un divario<br />
notevole che, se colmato, produrrebbe<br />
minori costi per interventi non programmati<br />
superiori agli 8 miliardi di<br />
euro (1,41 per costo del lavoro, 6,66<br />
per impatti esterni).<br />
Alessandro Marangoni<br />
Ceo di Althesys<br />
focus<br />
Le qualità <strong>dei</strong> servizi idrici a confronto<br />
A rischio le innovazioni<br />
per la depurazione<br />
Più difficile, invece, intervenire oggi <strong>sul</strong><br />
fronte dell’ammodernamento delle infrastrutture,<br />
dove i benefici per la riduzione<br />
delle perdite sarebbero pari a 5,44<br />
miliardi, e <strong>sul</strong>l’utilizzo in agricoltura<br />
dell’acqua in uscita dai depuratori, attività<br />
che farebbe registrare un teorico<br />
nuovo fatturato per 4,75 miliardi di euro.<br />
In questo caso, le aziende che già<br />
depurano l’acqua proveniente dalle fognature<br />
riuscirebbero a mettere <strong>sul</strong><br />
mercato dell’irrigazione agricola questo<br />
“oro blu” piuttosto che riversarlo direttamente<br />
nei fiumi e nei mari italiani.<br />
<strong>Il</strong> problema semmai si apre per quelle<br />
realtà che oggi stanno ancora investendo<br />
proprio <strong>sul</strong> fronte della depurazione:<br />
«Ancora oggi, tre italiani su dieci non<br />
usufruiscono di un depuratore e due<br />
italiani su dieci non sono collegati alla<br />
fognatura - ha aggiunto Erasmo D’Angelis,<br />
presidente di Publiacqua, la società<br />
a maggioranza pubblica che gestisce<br />
il servizio idrico integrato nella Toscana<br />
centrale - e dal 2016 su questi fronti il<br />
9/2011<br />
Tutta Italia Casi di eccellenza<br />
Perdite idriche 40,6% 22,3%<br />
Numero interventi non programmati 3,18 0,57<br />
per chilometro di rete all’anno<br />
Qualità dell’acqua Cod*: 125 mg/l Cod*: 51,25 mg/l<br />
Depurata Bod**: 25 mg/l Bod**: 14,3 mg/l<br />
Legenda: *Cod (Chemical Oxigen Demand) e **Bod (Biochemical Oxygen Demand) sono misure della<br />
richiesta chimica di ossigeno, parametri usati per la misurazione della qualità dell’acqua<br />
Fonte: Althesys, maggio 2011<br />
nostro Paese sarà a rischio sanzioni da<br />
parte dell’Unione europea». Ma oggi lo<br />
stop degli investimenti più importanti,<br />
come quelli relativi al capitolo depurazione,<br />
è purtroppo molto concreto e<br />
tutti gli operatori stanno aspettando<br />
che il legislatore intervenga con una<br />
nuova disciplina delle tariffe per colmare<br />
il vuoto legislativo apertosi dopo i<br />
referendum.<br />
Anche a fronte della necessità di continuare<br />
a garantire gli investimenti più onerosi<br />
e complessi, la strada dell’efficienza<br />
si conferma ineludibile, sostiene Lanfranco<br />
Senn, presidente di Metropolitana<br />
Milanese: «L’unica condizione importante<br />
che deve avere una Utility è l’efficienza,<br />
a prescindere dalla proprietà: la capacità,<br />
cioè, di erogare un servizio con ritorni di<br />
redditività tali da consentire investimenti<br />
in infrastrutture e in qualità. Dotarsi di un<br />
servizio efficiente vuol dire anche assicurare<br />
la disponibilità del bene acqua alle<br />
fasce di popolazione più deboli, introducendo<br />
tariffe graduali in base alla capacità<br />
di spesa <strong>dei</strong> consumatori».<br />
Ruggero Vota
9/2011<br />
focus <strong>24</strong><br />
FINANZIAMENTI<br />
Al settore idrico il pubblico non basta<br />
La nuova linfa deve arrivare dal mercato<br />
Le risorse private possono affiancarsi per risolvere le urgenze d’investimento:<br />
dal corporate finance al private equity, fino ai fondi rotativi <strong>sul</strong> modello Usa<br />
Di fronte agli investimenti richiesti<br />
in Italia per ammodernare il<br />
settore del Servizio Idrico Integrato<br />
(Sii) pensare di contare solo su finanziamenti<br />
pubblici è un falso mito. In<br />
epoca di risorse scarse e di stringenti<br />
vincoli di finanza pubblica, è necessario<br />
attrarre in questo sforzo anche<br />
il capitale privato, nonostante un ri<strong>sul</strong>tato<br />
referendario che in molti interpretano<br />
come la volontà di ricondurre<br />
tutto il tema dell’acqua sotto<br />
OPINIONI/1<br />
l’ombrello pubblico. Questa è l’opinione<br />
di Angela Casiraghi, origination<br />
corporate finance della Cassa<br />
Depositi e Prestiti, l’entità statale che<br />
con la trasformazione in Spa, avvenuta<br />
nel 2003, all’attività di raccolta<br />
di risorse per finanziare gli investimenti<br />
pubblici ha affiancato il finanziamento<br />
di aziende o società di progetto<br />
per la fornitura di servizi pubblici,<br />
alimentato dalla raccolta dal<br />
mercato.<br />
Esistono oggi nuovi strumenti che<br />
possono essere messi in gioco per<br />
Erasmo D’Angelis, presidente di Publiacqua<br />
Come accade troppe volte in Italia, abrogata una norma c’è il vuoto<br />
legislativo. E quello che si è aperto dopo il ri<strong>sul</strong>tato del referendum<br />
sta paralizzando l’intero settore delle aziende idriche italiane che al 70%<br />
sono interamente pubbliche e solo per il 3% sono private.<br />
Oggi non sappiamo ancora come elaborare le prossime bollette: tenendo<br />
conto del ri<strong>sul</strong>tato del referendum e quindi diminuendo contestualmente<br />
la tariffa da applicare, oppure continuando con il vecchio sistema<br />
di calcolo, rischiando però di essere sommersi dalle class action di cittadini<br />
e associazioni. Ma il vero problema, cancellata la remunerazione<br />
del capitale investito, è il rischio del blocco degli investimenti per acquedotti,<br />
fognature e depurazione e di mandare a casa i lavoratori. A fine<br />
2010, i sindaci dell’area di Publiacqua hanno deliberato un programma<br />
d’investimenti decennale del valore di 740 milioni di euro con un piano<br />
tariffario bancabile. Questo ci ha permesso di attivare istruttorie per<br />
mutui con il sistema bancario per anticipi importanti, i cui interessi oggi<br />
sono impossibili da pagare, dopo l’abolizione della norma che prevede<br />
la remunerazione del 7%. Non è sufficiente intervenire <strong>sul</strong>l’efficienza<br />
interna, come comunque stiamo facendo, o incidere <strong>sul</strong>l’utile di esercizio<br />
(14 milioni di euro nel 2010 con 52 milioni di opere realizzate). In<br />
finanziare gli investimenti nel settore<br />
idrico italiano, il cui fabbisogno, come<br />
ha ricordato il ministro dell’Ambiente,<br />
è stato stimato per i prossimi<br />
10 anni tra i 50 e i 60 miliardi di euro<br />
ripartiti tra nuove opere e interventi<br />
di manutenzione straordinaria, con<br />
prevalenza nel Mezzogiorno.<br />
Non è solo un problema<br />
di tariffa<br />
Se la tariffa ha rappresentato fino al<br />
referendum la fonte principale per il<br />
finanziamento degli investimenti, co-<br />
Italia c’è un rischio enorme<br />
per infrastrutture<br />
ambientali urgentissime<br />
come la depurazione di<br />
metà Firenze, un cantiere<br />
già avviato, del costo di<br />
71,5 milioni di euro, attivato<br />
per chiudere lo<br />
scandaloso scarico in Arno<br />
<strong>dei</strong> liquami che l’Europa<br />
dal 2016 ci sanzionerà. Speriamo si risolva presto l’impasse legislativo,<br />
intanto studiamo l’emissione di obbligazioni e confidiamo nel ricorso<br />
al prestito della Cassa Depositi e Prestiti.<br />
Pubbliacqua gestisce il servizio idrico intregrato nelle province di Firenze,<br />
Prato, Pistoia e una parte di quella di Arezzo. La società è controllata<br />
al 60% dai Comuni e al 40% da soci industriali di cui il più importante<br />
è Acea.<br />
57
58<br />
<strong>24</strong><br />
prendo il 45% del fabbisogno, anche<br />
con nuovi interventi legislativi è pro-<br />
babile che questa fonte di autofinan-<br />
ziamento ridurrà in ogni caso la sua<br />
portata, ed è per questo che emerge<br />
ancora di più l’importanza del ricorso<br />
a capitale proveniente dal mercato.<br />
Una nuova norma <strong>sul</strong>la politica tariffaria<br />
nei servizi idrici è comunque<br />
attesa dagli operatori che chiedono<br />
un metodo certo, chiaro in termini di<br />
interpretazione e applicazione e duraturo<br />
nel tempo. <strong>Il</strong> settore, infatti, è<br />
ancora disciplinato da meccanismi<br />
obsoleti che raramente sono stati aggiornati<br />
nei tempi e nelle modalità<br />
previste, generando incertezza negli<br />
operatori, negli investitori e scarsa<br />
chiarezza per i cittadini.<br />
Una soluzione auspicabile dovrebbe<br />
essere quella di definire regole tariffarie<br />
semplici, uniformi <strong>sul</strong> territorio<br />
OPINIONI/2<br />
focus<br />
nazionale, di facile applicazione e verifica,<br />
trasparenti e aggiornate. Questo<br />
consentirebbe: una maggiore<br />
tutela del cliente in merito all’efficienza<br />
del servizio e alla trasparenza<br />
del costo; più garanzie al gestore di<br />
una corretta remunerazione del capitale<br />
investito; una migliore valutazione<br />
della bancabilità degli investimenti<br />
e l’individuazione di modalità esplicite<br />
per supportare agevolazioni e<br />
bonus per le famiglie e le fasce più<br />
deboli della popolazione.<br />
Ma l’intervento legislativo potrebbe<br />
anche dare più certezza e chiarezza<br />
<strong>sul</strong> fronte degli affidamenti, superando<br />
la stratificazione della disciplina<br />
in materia. Secondo Casiraghi,<br />
infatti: «Affidamenti di lungo periodo<br />
sarebbero garanzia di investimenti<br />
e interventi strutturali <strong>sul</strong>la rete».<br />
È inoltre opportuno dare efficienza<br />
alle fonti di finanziamento di origine<br />
pubblica che, pur essendo sempre<br />
Alessandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding<br />
120 milioni di euro per i nuovi investimenti previsti dal piano trienna-<br />
I le d’intervento 2011-2013 di Cap Holding non sono a rischio nonostante<br />
il ri<strong>sul</strong>tato referendario. La società riuscirà ad autofinanziarsi con<br />
le tariffe esistenti che, per un accordo con l’Ato della Provincia di Milano,<br />
non comprendevano già in precedenza la remunerazione del capitale<br />
investito al 7%, ovvero la norma abolita con il secondo quesito referendario<br />
dello scorso giugno.<br />
Questo non toglie la volontà della società di procedere con continue<br />
iniziative di efficientamento che consentono di razionalizzare il consumo<br />
di acqua potabile e in definitiva di ridurre i costi di gestione.<br />
La prima è il progetto InformaRe attivato all’inizio dell’anno, che prevede<br />
di rilevare le reti di fognatura, organizzare e condividere le banche<br />
dati di tutte le società di gestione presenti <strong>sul</strong> territorio della provincia<br />
di Milano e aggiornare il Sistema informativo territoriale.<br />
Una seconda iniziativa, partita a fine giugno, è il finanziamento ai Comuni<br />
che attiveranno i pozzi di prima falda, di cui il territorio lombardo<br />
è particolarmente ricco, e oggi ri<strong>sul</strong>tano inutilizzati. L’acqua di questi<br />
pozzi che non viene potabilizzata potrà essere usata per irrigare campi<br />
sportivi, parchi, giardini e aiuole comunali, con un doppio risparmio: per<br />
9/2011<br />
più esigue alla luce <strong>dei</strong> vincoli imposti<br />
dalle regole del patto di stabilità<br />
agli enti pubblici locali, rappresentano<br />
comunque una certezza <strong>sul</strong>la<br />
quale fare riferimento come volano<br />
per riuscire ad attrarre capitali da altri<br />
settori.<br />
Le due principali strade<br />
di finanziamento<br />
Corporate e project finance sono le<br />
due tipologie di finanziamento a cui<br />
potrebbero rivolgersi le aziende del<br />
settore idrico in questa nuova fase.<br />
Questi due modelli si presentano<br />
spesso sotto diverse varianti. <strong>Il</strong> modello<br />
corporate è quello più classico<br />
ed è principalmente utilizzato per finanziare<br />
interventi di manutenzione<br />
straordinaria.<br />
Prevede accensione di linee di credito,<br />
debito a lungo termine, emissione<br />
di bond, operazioni di finanza<br />
straordinaria come fusioni e acquisi-<br />
il Comune che non utilizzando<br />
acqua potabile<br />
avrà un consistente risparmio<br />
in bolletta e per<br />
Cap Holding che razionalizzerà<br />
il ciclo di potabilizzazione<br />
dell’acqua.<br />
Se gli investimenti di pochi<br />
milioni di euro vengono<br />
coperti dall’autofinanziamento,<br />
quelli più consistenti, come probabilmente i 25 milioni di<br />
euro previsti nei prossimi anni per il Comune di Monza, grazie all’intervento<br />
della Provincia di Milano vengono normalmente supportati dalla<br />
Banca europea per gli investimenti.<br />
Cap Holding è interamente a capitale pubblico; opera nelle province di<br />
Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia. Serve oltre 200 comuni per una<br />
popolazione di circa due milioni di abitanti.
9/2011<br />
zioni, aumenti di capitale e reinvesti-<br />
mento di utili di esercizio. La sosteni-<br />
bilità del finanziamento è garantita<br />
dal rating della società e dalla sua<br />
solidità finanziaria e patrimoniale.<br />
Finanziamenti corporate sono quindi<br />
più facilmente attivabili per realtà<br />
aziendali in cui sono presenti enti<br />
pubblici o multiutilities di grandi dimensioni,<br />
preferibilmente quotate in<br />
Borsa, con solidi valori finanziari e<br />
buon merito di credito.<br />
<strong>Il</strong> project finance, invece, è preferibile<br />
per i nuovi investimenti, perché<br />
adotta una logica diversa, secondo<br />
la quale il progetto è considerato a<br />
sé stante come una realtà giuridica<br />
ed economica ad hoc che incorpora<br />
i rischi dell’operazione, gli impieghi<br />
finanziari e i futuri ricavi. Bisogna<br />
però ricordare che nell’ambito del<br />
Sii, il project finance tende a limitar-<br />
OPINIONI/3<br />
si a specifici ambiti facilmente circoscrivibili,<br />
come per esempio gli impianti<br />
di depurazione, con concessioni<br />
sufficientemente lunghe e certezza<br />
di futuri ricavi.<br />
Tuttavia, se nel settore idrico il modello<br />
di project finance è sostenibile<br />
- in quanto le tariffe sono predeterminate<br />
e stabili -, Casiraghi fa osservare<br />
che il Sii in Italia presenta alcune<br />
caratteristiche negative poco<br />
conciliabili con le logiche di questo<br />
tipo di finanziamento. Fra queste, vi<br />
sono: lo stato di conservazione delle<br />
reti, che necessita d’ingenti investimenti<br />
ammortizzabili nel lungo o<br />
lunghissimo periodo; la complessità<br />
del nostro sistema tariffario; la frammentazione<br />
e la complessità del sistema<br />
normativo e regolatorio; infine,<br />
la difficoltà a individuare il perimetro<br />
del progetto e i condizionamenti<br />
di natura ambientale e geomorfologica.<br />
Ri<strong>sul</strong>ta quindi necessa-<br />
Stefano Cetti, direttore generale di Metropolitana Milanese<br />
<strong>Il</strong> ri<strong>sul</strong>tato del primo quesito referendario non ha creato problemi<br />
a Metropolitana Milanese che, come società in house, oggi può<br />
continuare a operare nel rispetto delle norme europee.<br />
Sul fronte degli investimenti, inoltre, l’ambizioso piano 2010-2020<br />
che prevede la mobilitazione di ben 800 milioni di euro oggi non è<br />
a rischio né di rallentamenti, né tanto meno di stop. Ma se si dovesse<br />
prolungare a lungo il vuoto legislativo, allora potrebbero emergere<br />
<strong>dei</strong> problemi a iniziare dal 2013. È necessario che il legislatore<br />
prenda al più presto decisioni in merito al nuovo schema tariffario<br />
che dovrebbe governare il settore <strong>dei</strong> servizi idrici integrati.<br />
Gli investimenti che necessitano di finanziamenti attraverso i tradizionali<br />
mutui bancari sono quelli di più elevata entità, dai 7 agli 8 milioni<br />
di euro, tipicamente legati al rifacimento <strong>dei</strong> condotti fognari. La<br />
depurazione non è invece un problema poiché sono attivi già da tempo<br />
gli impianti necessari a garantire una totale copertura della richiesta.<br />
Sul fronte dell’efficientamento interno, volto a liberare risorse per<br />
gli investimenti, MM è ora concentrata <strong>sul</strong>la riduzione del consumo di<br />
energia elettrica, che rappresenta il 20% <strong>dei</strong> costi di gestione per una<br />
spesa annuale di circa 18 milioni di euro. È stata fatta una gara che<br />
focus <strong>24</strong><br />
rio rafforzare queste due forme di<br />
finanziamento con altre leve.<br />
Le opportunità offerte<br />
dal private equity<br />
I fondi di private equity possono rispondere<br />
a questa esigenza, apportando<br />
capitali alle società veicolo<br />
impegnate nella realizzazione di progetti<br />
infrastrutturali. Nel settore idrico<br />
i fondi possono operare su due<br />
livelli. Da una parte possono investire<br />
nel capitale di rischio di società di<br />
progetto, costituite per la realizzazione<br />
di determinate infrastrutture<br />
<strong>sul</strong>la base di partnership pubblico<br />
privato contrattuali come il project<br />
finance. Alternativamente possono<br />
investire il loro capitale in società<br />
operanti nella gestione del servizio<br />
idrico integrato. Altre soluzioni sono<br />
comunque immaginabili, spiega Casiraghi:<br />
«Potrebbero essere studiate<br />
per la più congrua e opportuna ap-<br />
ha consentito un risparmio<br />
del 6%, mentre ora<br />
l’azienda sta cercando di<br />
gestire le operazioni di<br />
sollevamento e pompaggio<br />
dell’acqua.<br />
Da questa azione MM<br />
prevede di risparmiare<br />
un’altra quota stimabile<br />
tra il 5% e il 7,5%. Fino<br />
a oggi non è stato preso in esame l’utilizzo di nuovi strumenti finanziari<br />
a supporto degli investimenti, al di là <strong>dei</strong> mutui bancari esclusivamente<br />
utilizzati, ma la situazione potrebbe modificarsi in futuro.<br />
Dal 2003, <strong>sul</strong>la base di una convenzione che scade nel 2027, il Comune<br />
di Milano ha affidato a Metropolitana Milanese la captazione, la potabilizzazione<br />
e la distribuzione dell’acqua, oltre alla raccolta degli scarichi<br />
fognari e il coordinamento delle attività di depurazione.<br />
59
60<br />
<strong>24</strong><br />
plicazione di modalità quali la creazione<br />
di fondi rotativi <strong>sul</strong> modello<br />
degli State revolving fund (Srf) utilizzati<br />
con successo nel servizio idrico<br />
degli Stati Uniti». Gli Srf sono fondi<br />
vincolati che hanno come obiettivo<br />
l’erogazione di finanziamenti agevolati,<br />
a bassi tassi fissi, o garanzie su<br />
prestiti e/o emissioni obbligazionarie.<br />
Gli elementi caratteristici di questi<br />
fondi sono la rotazione, in quanto<br />
il rimborso della quota capitale e degli<br />
interessi vengono impiegati per<br />
focus<br />
IL PARERE DELLA FEDERAZIONE<br />
Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility<br />
L<br />
’esito referendario di giugno <strong>sul</strong>l’acqua<br />
ha prodotto un consolidamento delle<br />
concessioni in essere; il grosso delle imprese,<br />
quindi, continuerà a operare fino alla<br />
scadenza naturale delle stesse. La norma<br />
abrogata dal primo referendum, l’articolo<br />
23bis, invece, obbligava entro poco tempo<br />
a cedere quote oppure a mettere a gara il<br />
servizio di gestione. Rimane comunque<br />
valida per le amministrazioni pubbliche la<br />
possibilità di affidare “in house” la gestione<br />
del servizio idrico integrato, o a terzi o<br />
a una partnership pubblico-privato.<br />
L’abrogazione della norma rimanda oggi<br />
alla legislazione comunitaria e ci attendiamo<br />
che venga svolta un’analisi <strong>sul</strong>le caratteristiche<br />
delle società in house per verificarne<br />
la conformità con i vincoli comunitari.<br />
Una verifica effettuata in passato<br />
dall’Autorità di vigilanza <strong>dei</strong> lavori pubblici<br />
non aveva evidenziato grandi problemi a<br />
tal proposito. L’affidamento in house<br />
esclude la possibilità di partecipare a gare<br />
fuori dal proprio ambito. Auspichiamo che<br />
in futuro il legislatore intervenga con norme<br />
differenziate per i settori acqua, raccolta<br />
<strong>dei</strong> rifiuti e trasporti che sono stati oggetto<br />
del referendum.<br />
La criticità più pesante concerne, invece,<br />
finanziare nuove opere, così da assicurare<br />
fonti finanziarie costanti nel<br />
tempo e l’utilizzo vincolato delle risorse<br />
prestate. Queste possono essere<br />
impiegate esclusivamente per il<br />
finanziamento di specifici progetti<br />
nel settore idrico, della potabilizzazione<br />
e della depurazione/fognatura.<br />
Negli Usa la capitalizzazione di questi<br />
fondi è costituita in parte da risorse<br />
del Governo federale e in parte da<br />
risorse <strong>dei</strong> diversi Stati. In Italia, tale<br />
strumento risponderebbe all’esigen-<br />
l’abrogazione della remunerazione<br />
del capitale investito, che riguarderà<br />
i futuri investimenti, quelli cioè che<br />
dovranno essere finanziati dai nuovi<br />
cicli tariffari che entreranno in vigore<br />
alla fine di quelli attualmente in corso.<br />
Normalmente un ciclo tariffario<br />
ha una durata di tre o cinque anni.<br />
Un possibile effetto negativo del ri<strong>sul</strong>tato<br />
referendario, assolutamente<br />
da evitare, è che l’aumento del livello<br />
d’incertezza attuale sui destini del<br />
settore e della tariffa si traduca in un<br />
aumento da parte del sistema bancario<br />
del costo degli oneri finanziari<br />
per i mutui accesi e per quelli da contrarre<br />
sugli investimenti da realizzare. A pagare<br />
un prezzo salato sarebbero soprattutto le<br />
aziende pubbliche, che hanno generalmente<br />
una bassa capitalizzazione e che<br />
non dispongono di una politica di gestione<br />
finanziaria di tipo “corporate”. Prima finirà<br />
questa fase d’incertezza, prima eviteremo<br />
la fuga degli investitori e la distruzione<br />
di competenze industriali nate nel settore<br />
dalla legge Galli in poi. Inoltre, sarà necessario<br />
introdurre nel dibattito politico<br />
del Paese il tema di come potrà essere finanziato<br />
un piano di tutela ambientale<br />
9/2011<br />
za di una maggiore responsabilizza-<br />
zione degli enti locali e una maggiore<br />
efficienza degli investimenti pubblici.<br />
Per le esigenze della realtà italiana è<br />
indispensabile un mix finanziario che<br />
risponda alle urgenze d’investimen-<br />
to: «Probabilmente la scelta vincente<br />
non sarà univoca - pensa Casiraghi -;<br />
ma per mitigare il rischio e attrarre<br />
più soggetti è importante una corret-<br />
ta combinazione di risorse sia pubbli-<br />
che che private da mettere in campo<br />
in tempi comunque brevi».<br />
Ruggero Vota<br />
della risorsa idrica senza rinviare i costi<br />
alle future generazioni. La salvaguardia<br />
del patrimonio ambientale è essenziale<br />
per un Paese come l’Italia. Solo così sarà<br />
possibile evitare ulteriori sanzioni a livello<br />
europeo.<br />
Federutility è la federazione che riunisce le<br />
aziende di servizi pubblici locali che operano<br />
nei settori energia elettrica, gas e acqua.<br />
Sono 237 le aziende e gli enti del<br />
settore idrico associati a Federutility che<br />
attualmente forniscono acqua a circa il<br />
76% della popolazione italiana.
9/2011<br />
esperienze&carriere <strong>24</strong><br />
SEDI AZIENDALI<br />
Bassi <strong>consumi</strong> energetici e mobilità<br />
per il nuovo headquarter di Microsoft Italia<br />
Tre edifici immersi nel verde, materiali ecocompatibili, teleriscaldamento e cloud<br />
computing: questi gli ingredienti del complesso realizzato a Peschiera Borromeo<br />
Da luglio Microsoft Italia si è trasferita<br />
a Peschiera Borromeo (Mi) in<br />
una sede tutta nuova, progettata e costruita<br />
nel rispetto <strong>dei</strong> valori aziendali e<br />
dell’ambiente, che è stata battezzata<br />
Innovation campus per sottolineare<br />
l’ispirazione ai campus universitari<br />
americani.<br />
Attenzione ai materiali<br />
e alle dotazioni tecnologiche<br />
<strong>Il</strong> complesso utilizza materiali ecocompatibili,<br />
infissi e vetrate a basso coefficiente<br />
di trasmittanza, ha numerosi<br />
brise-soleil per ridurre l’impatto del sole,<br />
è riscaldato via teleriscaldamento e condizionato<br />
utilizzando l’acqua della falda.<br />
Come ri<strong>sul</strong>tato, il consumo energetico<br />
dell’edificio è globalmente la metà di<br />
quello di un edificio paragonabile vecchio<br />
di 20 anni. Inoltre, le dotazioni informatiche<br />
individuali sono costituite da<br />
notebook e tablet in cloud computing:<br />
ciò ha permesso di ridurre a due i server<br />
per tutta la sede con conseguente risparmio<br />
energetico e riduzione di emissione<br />
di calore. Grazie a tutto ciò, l’Innovation<br />
campus di Microsoft è stato il<br />
primo complesso italiano di questa tipologia<br />
ad aver ottenuto la certificazione<br />
Leed (Leadership in energy and environmental<br />
design).<br />
La nuova sede, inoltre, fa un uso intenso<br />
della tecnologia, a cominciare da quella<br />
targata Microsoft, per creare un ambiente<br />
di ufficio con la massima contiguità<br />
possibile con l’ambiente extra ufficio<br />
in modo da garantire un’ideale<br />
compenetrazione <strong>dei</strong> momenti lavorativi<br />
e non. Così, da un lato la nuova sede<br />
offre strutture come aree relax, una palestra,<br />
un campo di calcetto, un percorso<br />
running, un asilo nido, un minimarket,<br />
un ristorante (oltre alla tradizionale<br />
mensa aziendale) da cui si possono prelevare<br />
pasti pronti da consumare altrove.<br />
Dall’altro l’organizzazione del lavoro<br />
prevede l’assoluto dominio della mobilità<br />
e la capacità per il dipendente di distribuire<br />
il lavoro in ufficio e fuori-ufficio<br />
in autonomia, con la possibilità perciò di<br />
ridurre al massimo gli spostamenti e di<br />
concentrarli, come minimo, nei periodi<br />
di minor traffico. Con benefici sia per il<br />
dipendente che per l’ambiente per la<br />
riduzione delle emissioni CO , che do-<br />
2<br />
vrebbe arrivare al 20% in quattro anni.<br />
Cinquantamila metri quadri<br />
inseriti nel verde<br />
<strong>Il</strong> nuovo Innovation campus di Peschiera<br />
Borromeo è il terzo di questo tipo che<br />
Microsoft ha aperto in Europa dopo<br />
quelli di Parigi e di Amsterdam. Si com-<br />
La nuova sede di Microsoft Italia<br />
pone di tre edifici di quattro piani e di un<br />
auditorium per un totale di 50mila metri<br />
quadri inseriti in un’area a verde di<br />
62mila metri quadri ai bordi del parco<br />
agricolo Sud Milano.<br />
All’interno lo spazio è strutturato in modo<br />
vario a seconda delle diverse tipologie<br />
di posti di lavoro ed è particolarmente<br />
luminoso, non solo per l’ampiezza<br />
delle vetrate, ma anche per la riduzione<br />
dell’impiego di pareti opache che sono<br />
state sostituite, quando possibile, da<br />
pannelli in vetro operato con vari livelli<br />
di trasparenza. In totale, lo spazio ri<strong>sul</strong>ta<br />
ben superiore a quello necessario a<br />
ospitare i dipendenti milanesi di Microsoft<br />
perché è stato progettato come un<br />
luogo di lavoro in comune con i partner<br />
e di incontro con i clienti.<br />
Luciano Barelli<br />
61
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50059
9/2011 <strong>24</strong><br />
NUOVI SCENARI PER IL MIX ENERGETICO MONDIALE<br />
L’idroelettrico può colmare il vuoto<br />
lasciato dalla moratoria per il nucleare<br />
Secondo l’Iea, la fonte rinnovabile più "antica" ha una potenzialità produttiva<br />
teorica di 40.500 TWh l’anno. Ma bisogna fare i conti con gli ostacoli ambientali<br />
Dopo il tempo delle reazioni emotive al<br />
disastro di Fukushima, è arrivato<br />
quello - più produttivo - delle ricerche e<br />
delle analisi. Che in questi mesi ri<strong>sul</strong>tano<br />
particolarmente importanti, perché il disastro<br />
nucleare non ha solo modificato in<br />
profondità la sensibilità dell’opinione pubblica<br />
mondiale (in Italia, lo testimonia con<br />
chiarezza l’esito del referendum), ma richiede<br />
ora decisioni che avranno effetti<br />
strutturali di lungo periodo.<br />
Un buon punto di partenza per la riflessione<br />
può essere lo studio, realizzato dalla<br />
Hong Kong and Shanghai Banking Corporation<br />
(Hsbc) dopo il grave incidente in<br />
Giappone, che disegna lo scenario energetico<br />
mondiale al 2050, in caso di prolungata<br />
moratoria per la costruzione di impianti<br />
nucleari. Si scopre subito che dal punto di<br />
vista economico occorre fare i conti con<br />
una difficoltà rilevante. Come facilmente<br />
intuibile, la conseguenza della moratoria<br />
nucleare è la necessità di fare massiccio ricorso<br />
alle energie rinnovabili. Dal punto di<br />
vista tecnico e da quello delle risorse ener-<br />
getiche, ciò ri<strong>sul</strong>ta effettivamente possibile:<br />
il potenziale mondiale, secondo Hsbc, ammonta<br />
infatti a 186mila TWh. Per avere un<br />
termine di paragone, nel 2009 la produzione<br />
ha superato di poco i 20 TWh. <strong>Il</strong> problema,<br />
però, è che le fonti rinnovabili diventano<br />
competitive solo in presenza di quotazioni<br />
del petrolio molto elevate (il punto di<br />
convenienza varia a seconda del tipo di<br />
fonte, ma arriva fino al vertiginoso livello di<br />
600 dollari al barile nel caso del solare fotovoltaico).<br />
Ed ecco che, come talora succede,<br />
l’antico acquista un sapore nuovo. In<br />
questo caso, è l’acqua a sollecitare attenzione.<br />
Per questa fonte rinnovabile di energia<br />
sono infatti disponibili larghi margini di<br />
crescita: si stima che il settore idroelettrico<br />
sia sfruttato in misura molto inferiore alle<br />
sue potenzialità e a ciò si aggiunge un<br />
buon livello di compatibilità economica. La<br />
fotografia della situazione è stata scattata<br />
dall’Agenzia internazionale dell’energia<br />
(Iea): nel mondo l’energia idroelettrica prodotta<br />
ammonta a circa 3.300 TWh, un<br />
dato che si confronta con una potenzialità<br />
di Guido Plutino<br />
teorica annua pari a 40.500 TWh (anche se<br />
quella effettivamente sfruttabile supera di<br />
poco i 14mila TWh). Alla quantità abbondante<br />
si aggiunge una distribuzione relativamente<br />
omogenea nelle diverse aree<br />
geografiche. Oltre 150 Paesi su 175 analizzati<br />
dall’Iea, infatti, dispongono di risorse<br />
idroelettriche. Inoltre, le tecnologie per lo<br />
sfruttamento sono mature e ampiamente<br />
disponibili (tranne che per gli Stati più poveri).<br />
Tuttavia in questo caso il principale<br />
ostacolo da risolvere è di natura ambientale.<br />
Negli ultimi anni nell’opinione pubblica<br />
si è consolidata una certa diffidenza (quando<br />
non addirittura ostilità) nei confronti<br />
delle grandi centrali e degli invasi di maggiori<br />
dimensioni. A ciò si aggiunge la posizione<br />
spesso contraria delle popolazioni e,<br />
in particolare, degli agricoltori in Paesi come<br />
India, Vietnam e Cambogia. Ri<strong>sul</strong>tato:<br />
la risposta perfetta al problema energetico<br />
ancora non c’è. Purtroppo le soluzioni winwin,<br />
che tanto piacciono agli americani, si<br />
trovano più spesso nei manuali di management<br />
che nel mondo reale.<br />
Utilizzo dell’idroelettrico nella produzione globale di elettricità<br />
AREE MONDIALI PRODUZIONE TOTALE DI ELETTRICITÀ (TW/H) CONSUMI IDROELETTRICI (TW/H) PESO %<br />
Nord America 5.041,7 699,7 13,9<br />
Centro e Sud America 1.082,3 700,1 64,7<br />
Europa ed Ex Urss 5.070,1 804,2 15,8<br />
Medio Oriente 756,3 10,8 1,4<br />
Africa 631 97,2 15,4<br />
Asia e Oceania 7.512,1 959,6 12,8<br />
Totale 20.093,5 3.271,6 16,3<br />
Fonte: Bp, World economic outlook 2010<br />
63
11° ITALIAN ENERGY<br />
SUMMIT 2011<br />
Quale futuro per il nuovo energy mix?<br />
Milano - 26, 27 e 28 settembre 2011<br />
Sede <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE - Via Monte Rosa, 91<br />
Intervengono<br />
Paolo Abati, Estra<br />
Maria Andreetta, Energia<strong>24</strong><br />
Miguel Antoñanzas, E.ON Italia<br />
Giovanni Apa, Aiget<br />
Ennio Arlandi, Borsa Italiana<br />
Carlo Bagnasco, Energetic Source<br />
Massimo Bello, DSE<br />
Massimo Bertoncini, Engineering<br />
Alessandro Bianchi, Nomisma Energia<br />
Alberto Biancardi, Autorità per l’energia elettrica e il gas<br />
Danilo Bonato, ReMedia<br />
Guido Bortoni, Autorità per l’energia elettrica e il gas<br />
Fabio Caiazzi, Gala Energia<br />
Luca Valerio Camerano, GDF SUEZ Energie<br />
Carlo Maria Capè, BIP<br />
Stefano Casertano, Universitá di Potsdam<br />
Aldo Chiarini, GDF SUEZ Energia Italia<br />
Gianpaolo Chimenti, PwC Strategy Group<br />
Alessandro Clerici, WEC<br />
Matteo Codazzi, CESI<br />
Marco Codognola, Falck Renewables<br />
Monica Colombera, Legance Studio Legale Associato<br />
Massimo Comina, Prysmian Group<br />
Mimmo Costanzo, Cogip<br />
Stefano da Empoli, I-Com – Istituto per la Competitività<br />
Partner: In collaborazione con:<br />
Con la partecipazione di:<br />
Fornitore uffi ciale:<br />
Servizio Clienti<br />
tel. 02 5660.1887<br />
fax 02 7004.8601<br />
info@formazione.ilsole<strong>24</strong>ore.com<br />
Sponsor uffi ciale:<br />
Con il contributo di:<br />
Carlo Del Conte, Studio Legale Pavia e Ansaldo<br />
Domenico Dispenza, Eni Gas & Power<br />
Nicolò Dubini, Harebell<br />
Walter Facciotto, Conai<br />
Francesco Gagliardi, KPMG Advisory<br />
Diego Ganz, Azienda Energetica Trading<br />
Paolo Luca Ghislandi, AIGET<br />
Claudio Gianotti, World Energy<br />
Jacopo Giliberto, <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE<br />
Michele Governatori, AIGET<br />
Heinz Peter Hager, Hager & Partners<br />
Katarzyna Kacperczyk, Ministero degli Affari Esteri<br />
della Polonia<br />
Laura La Posta, <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE<br />
Carlo Leoni, Peugeot Automobili Italia<br />
Nino Lo Bianco, BIP<br />
Francesco Lo Passo, NERA<br />
Mattia Losi, Business Media<br />
Roberto Malaman, Autorità per l’energia elettrica e il gas<br />
Carla Mambretti, Lombardi Molinari e Associati<br />
Studio Legale<br />
Piero Manzoni, Falck Renewables<br />
Cornelius Matthes, Desertec Industrial Initiative (Dii)<br />
Maurizio Melis, Radio <strong>24</strong>, <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE<br />
Aldo Molino, Corporance Finanza d’Impresa<br />
Programma dettagliato, iscrizioni e partnership: www.formazione.ilsole<strong>24</strong>ore.com/energy2011<br />
Massimo Nicolazzi, Centrex Europe Energy & Gas<br />
Massimo Orlandi, Sorgenia<br />
Lorenzo Parola, Dewey & LeBoeuf Studio Legale<br />
Paul Pasteris, TAP<br />
Mauro Pisapia, Lombardi Molinari e Associati<br />
Studio Legale<br />
Michele Pizzolato, ENI Gas & Power<br />
Massimo Ricci, Autorità per l’energia elettrica e il gas<br />
Andrea Roncoroni, ESSEC Paris<br />
Massimo Rosini, Indesit Company<br />
Fabio Santorum, Openlogs<br />
Andrea Sasso, EDF ENR Solare<br />
Livio Scalvini, Intesa Sanpaolo<br />
Barbara Scampuddu, Hager & Partners<br />
Oliver Schulte, RWE Innogy Italia<br />
Massimo Simone, Hager & Partners<br />
Giuseppe Sofi a, Conergy<br />
Ulrich Stofner, Business Location Südtirol –<br />
Alto Adige (BLS)<br />
Carlo Tamburi, Enel<br />
Marco Tecchio, Elettronica Santerno<br />
Valeria Termini, Autorità per l’energia elettrica e il gas<br />
Chicco Testa, Forum Nucleare Italiano<br />
Catia Tomasetti, Bonelli Erede Pappalardo Studio Legale<br />
Winter/Ullstein bild/Archivi Alinari<br />
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE Formazione ed Eventi<br />
Milano - via Monte Rosa, 91<br />
Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c<br />
Organizzazione con sistema di qualità certifi cato ISO 9001:2008
9/2011 <strong>24</strong><br />
FUSIONI & ACQUISIZIONI<br />
Gli investimenti punteranno <strong>sul</strong>le rinnovabili<br />
anche “grazie” allo stop dell’atomo<br />
Lo sostiene lo studio pubblicato da Merger Market con Rödl & Partner,<br />
che ha valutato l’andamento di merger & acquisition nella prima parte dell’anno<br />
Nei prossimi mesi il settore delle<br />
energie rinnovabili sarà interessato<br />
da crescenti movimenti di capitali,<br />
accordi e mutamenti di assetti<br />
societari, a conferma di una vitalità<br />
del settore resa ancora più dinamica<br />
dalla crisi del nucleare seguita al disastro<br />
di Fukushima. È quanto emer-<br />
Aspettative di investimento nelle rinnovabili<br />
Percentuale di intervistati<br />
13%<br />
65%<br />
18%<br />
4%<br />
ge dal rapporto pubblicato da Merger<br />
Market in collaborazione con lo<br />
studio legale e tributario internazionale<br />
Rödl & Partner. L’indagine,<br />
giunta alla sua seconda edizione, è<br />
stata condotta su un campione di<br />
100 professionisti senior dell’M&A<br />
appartenenti al mondo delle impre-<br />
13%<br />
65%<br />
18%<br />
4%<br />
Decremento<br />
Stabile<br />
Incremento<br />
Consistente incremento<br />
Fonte: Rödl & Partner<br />
se, degli advisor finanziari, del private<br />
equity di Europa, Africa, Asia,<br />
Nord, Sud e Centro America che operano<br />
nel settore delle energie rinnovabili.<br />
Me se c’è un sostanziale accordo<br />
tra gli intervistati <strong>sul</strong> fatto che<br />
il catastrofico evento giapponese<br />
contribuirà a spostare capitali dal nucleare<br />
verso le fonti pulite, non c’è<br />
altrettanta concordanza di vedute<br />
sugli effetti della crisi del Nord Africa:<br />
in questo caso quasi la metà del<br />
campione non prevede particolari<br />
conseguenze.<br />
Lo studio evidenza la spinta crescente<br />
degli investimenti verso le energie<br />
alternative attraverso la valutazione<br />
e la previsione della portata delle<br />
operazioni di merger & acquisition.<br />
A questo proposito, nella prima metà<br />
del 2011 si sono registrate 51 operazioni<br />
per un valore totale di 10,6 miliardi<br />
di euro. L’offerta di Iberdrola<br />
per rilevare il 20% di Renovables Sa<br />
Iberdrola è stato stimato il più grande<br />
affare dell’anno, in termini economici,<br />
con un valore di 2,6 miliardi<br />
di euro, seguito dai 1,5 miliardi di<br />
euro offerti da France Sa Electricité<br />
per il controllo del 50% di Edf Energies<br />
Nouvelles.<br />
65
66<br />
<strong>24</strong><br />
<strong>Il</strong> 72% degli intervistati si aspetta che<br />
le operazioni di merger & acquisition<br />
nel settore delle energie alternative<br />
aumenteranno nei prossimi mesi,<br />
una percentuale inferiore a quella<br />
registrata lo scorso anno (era il 78%),<br />
ma che comunque evidenzia la predominanza<br />
di aspettative positive.<br />
Secondo il 67% sarà l’Europa il bacino<br />
territoriale più in fermento, grazie<br />
alla spinta alle rinnovabili che viene<br />
esercitata a vario titolo da molti suoi<br />
Paesi membri verso i propri settori<br />
“best seller”: i Paesi nordici per l’eolico,<br />
l’Italia, la Spagna e la Grecia per<br />
il solare, l’Europa continentale per il<br />
geotermico e le biomasse. Per queste<br />
ultime, tra l’altro, lo studio prevede<br />
ottime fortune anche in Italia, un<br />
mercato finora dominato dal fotovoltaico.<br />
Una percentuale analoga ha<br />
anche indicato l’importanza <strong>dei</strong> mercati<br />
emergenti per le attività di M&A<br />
nel settore delle rinnovabili. Secondo<br />
l’indagine, le attività di fusioni e acquisizioni<br />
per eolico e solare saranno<br />
le più numerose, ma le biomasse<br />
guadagneranno sempre maggiore<br />
rilevanza. Gli aiuti governativi sono<br />
ovviamente ancora considerati fondamentali<br />
(dal 72% del campione)<br />
per conferire impulso al settore, e il<br />
31% degli intervistati è convinto che<br />
la forma di sussidio più efficace, ai<br />
fini di direzionare gli investimenti, sia<br />
quella delle tariffe incentivanti, dunque<br />
<strong>sul</strong> modello italiano.<br />
I principali freni agli investimenti sono<br />
individuati nelle incertezze e nelle<br />
lacune normative (che evidentemente<br />
non affliggono solo il nostro Paese)<br />
anche se la percentuale di quanti<br />
<strong>punta</strong>no il dito contro questo “neo”<br />
è scesa in maniera consistente dal<br />
2010 al 2011, passando dal 42 al<br />
34%. Anche il problema dell’accesso<br />
ai finanziamenti sembra molto meno<br />
stringente rispetto a quanto segnalato<br />
dalla scorsa indagine: in questa<br />
edizione dello studio, solo il 29% degli<br />
intervistati ha affermato che si<br />
tratta di un ostacolo significativo,<br />
contro il 70% del 2010. Una vera e<br />
9/2011<br />
propria minaccia, invece, viene ravvisata<br />
per il futuro del settore delle<br />
rinnovabili se i prezzi del greggio tornassero<br />
vicini ai 60 dollari al barile,<br />
portandosi quindi a livelli di competitività<br />
oggi irraggiungibili dalle fonti<br />
Green: in questo caso gli investimenti<br />
nelle fonti pulite potrebbero essere<br />
a rischio. Ma si tratta, al momento, di<br />
una minaccia alquanto remota.<br />
ma.an.<br />
Nel fotovoltaico italiano potrebbero andare avanti<br />
solamente progetti autorizzati “nudi”<br />
<strong>Il</strong> decreto per il quarto Conto energia ha ridisegnato completamente lo scenario<br />
degli investimenti nel settore fotovoltaico in Italia, sia per l’ulteriore riduzione delle<br />
tariffe, sia per il nuovo meccanismo d’incentivazione, che crea grande incertezza <strong>sul</strong><br />
se, <strong>sul</strong> quando e su quali incentivi un progetto fotovoltaico avrà diritto, anche considerando<br />
che viene per la prima volta fissato un plafond costituente l’importo massimo<br />
che lo Stato può di semestre in semestre stanziare.<br />
Una volta esauriti tutti i progetti attualmente in corso di costruzione, andranno probabilmente<br />
avanti solamente progetti fotovoltaici autorizzati “nudi”, ovvero non costruiti,<br />
restando non prevedibile se e come saranno ammessi all’incentivazione. Altri<br />
limiti sono ravvisabili nella più rigida applicazione <strong>dei</strong> criteri per la sottoposizione a<br />
Valutazione di impatto ambientale degli impianti fotovoltaici a terra e, allo stato attuale,<br />
nell’assenza di una disciplina normativa uniforme su tutto il territorio nazionale<br />
in materia di regolamentazione della fase autorizzativa.<br />
Dall’estero guardano comunque con interesse al nostro Paese per le sue eccezionali<br />
qualità di irraggiamento solare, oltre al fatto che l’Italia rimane comunque uno <strong>dei</strong><br />
pochi Paesi che incentiva con fondi pubblici, e dunque di sicura erogazione. Si ritiene<br />
comunque che le banche finanzieranno solo quei progetti per i quali sia pianificabile<br />
un determinato ritorno dell’investimento e quindi che saranno certamente ammessi<br />
alle tariffe più convenienti.<br />
Considerando lo stato delle cose, un investitore può prevedere, in alcuni casi, che<br />
siano sospesi gli effetti del contratto che viene stipulato per l’acquisto dell’impianto,<br />
fino a quando non vengano ottenuti i necessari permessi o autorizzazioni mancanti e<br />
comunque risolte le problematiche rilevate con l’attività di due diligence, il tutto entro<br />
un termine massimo. Altra garanzia è costituita dalla costituzione di un deposito fiduciario<br />
del prezzo dell’impianto, che potrà essere incassato solamente nel momento in<br />
cui si risolvano i problemi rilevati in sede di due diligence, momento nel quale si stabilisce<br />
che la proprietà dell’impianto passi all’acquirente.<br />
Roberto Pera - managing partner Roedl & Partner<br />
Piergiorgio Zettera - associate Roedl & Partner
9/2011 <strong>24</strong><br />
SCENARI<br />
La rivoluzione delle energie rinnovabili<br />
presuppone tecnologie e obiettivi di sistema<br />
<strong>Il</strong> passaggio dalle fonti fossili a quelle pulite comporta la rivisitazione di logiche<br />
globali. Bassa densità energetica e variabilità delle fonti sono le sfide da affrontare<br />
L<br />
’ultimo rapporto dell’International<br />
energy agency (Iea) <strong>sul</strong>le prospettive<br />
energetiche globali, reso pubblico alla fine<br />
del 2010, conteneva una conferma largamente<br />
anticipata da molti esperti, ma passata<br />
generalmente in sordina sui mezzi di<br />
informazione di massa. Eppure, le sue<br />
conseguenze avranno un impatto radicale<br />
<strong>sul</strong>l’economia mondiale nel lungo periodo.<br />
<strong>Il</strong> picco di estrazione del greggio<br />
convenzionale è stato raggiunto nel 2006,<br />
e la produzione mondiale non potrà che<br />
decrescere gradualmente, non importa<br />
quante risorse tecniche ed economiche<br />
saranno messe in campo. Semplicemen-<br />
te, le riserve mondiali si stanno esaurendo<br />
(si veda la figura in basso). Ciò non significa<br />
una fine imminente dell’era <strong>dei</strong> combustibili<br />
fossili che hanno plasmato la società<br />
moderna dall’inizio dell’era industriale,<br />
perché le riserve di greggio non<br />
convenzionale, di gas naturale e di carbone<br />
potranno supplire alla domanda crescente<br />
nei prossimi decenni. Ma la transizione<br />
dal sistema energetico attuale, basato<br />
per l’82% su fonti fossili, sarà inevitabile.<br />
Tuttavia, il passaggio verso un sistema<br />
energetico alternativo che sfrutti le fonti<br />
rinnovabili sarà un processo molto più<br />
Previsione della produzione mondiale di greggio<br />
lungo e complesso di quanto generalmente<br />
non si pensi. Le straordinarie proprietà<br />
<strong>dei</strong> combustibili fossili (alta densità<br />
energetica, facilità di estrazione e di trasporto,<br />
possibilità di immagazzinamento<br />
su larga scala) hanno plasmato la struttura<br />
stessa del mondo moderno, caratterizzato<br />
da un’agricoltura altamente meccanizzata<br />
e dipendente da massicci input di<br />
fertilizzanti (che sono prodotti a partire<br />
dal gas naturale mediante sintesi dell’ammoniaca),<br />
da una produzione industriale<br />
di beni di consumo e, infine, da un’elevata<br />
mobilità di merci e persone.<br />
Persino l’organizzazione del territorio,<br />
Greggio non convenzionale<br />
Gas naturali liquidi<br />
Giacimenti ancora<br />
non scoperti<br />
Giacimenti ancora<br />
non sfruttati<br />
Giacimenti attualmente<br />
sfruttati<br />
Fonte: Iea, World Energy Outlook 2010<br />
67
68<br />
<strong>24</strong><br />
con la concentrazione crescente della<br />
popolazione umana in mega agglomera-<br />
ti urbani ad altissima densità, riflette e<br />
ben si coniuga con la densità energetica<br />
caratteristica <strong>dei</strong> combustibili fossili.<br />
Non basta, quindi, sostituire una centrale<br />
termoelettrica a carbone con un parco<br />
eolico. L’intera struttura della società<br />
moderna deve essere adattata alle caratteristiche<br />
radicalmente diverse delle fonti<br />
rinnovabili. Si tratta di una transizione<br />
su enorme scala, resa ancora più urgente<br />
dall’impatto ambientale crescente, in<br />
termini di emissioni, dovuto alla combustione<br />
e alla trasformazione delle fonti<br />
fossili.<br />
Una valutazione a 360 gradi<br />
A questo proposito, osserviamo che il riscaldamento<br />
globale dovuto alle emissioni<br />
di gas serra è solo un aspetto<br />
dell’impatto ambientale. La realtà è che<br />
qualsiasi sistema energetico ha un impatto<br />
ambientale, misurabile su molteplici<br />
dimensioni, e che la scala del fabbisogno<br />
energetico attuale ci costringerà a com-<br />
Confronto multidimensionale tra due sistemi energetici alternativi<br />
Sistema 1<br />
Valutazioni<br />
9/2011<br />
promessi difficili. Diviene quindi fondamentale<br />
adottare un metodo il più possibile<br />
completo per confrontare sistemi<br />
energetici alternativi secondo una molteplicità<br />
di dimensioni di valutazione. Questo<br />
“approccio multidimensionale”, che<br />
abbiamo adottato, per esempio, nella definizione<br />
di piani energetici comunali,<br />
consente di presentare ai decisori politici<br />
un insieme più ricco di informazioni su cui<br />
basare le proprie scelte. La figura sottostante<br />
mostra la valutazione di due soluzioni<br />
possibili per ottenere lo stesso obiet-<br />
Sistema 2<br />
Efficienza industria Efficienza industria<br />
Elettrodomestici Cogenerazione<br />
Biomasse dedicate<br />
Elettrodomestici<br />
Biomasse<br />
Biomasse<br />
Area verde<br />
Solare termico<br />
Solare fotovoltaico<br />
Area verde<br />
Solare<br />
termico<br />
Valutazioni<br />
Efficienza energetica Efficienza energetica<br />
Economicità Rinnovabilità Economicità<br />
Rinnovabilità<br />
Riutilizzo/<br />
smaltibilità<br />
Riqualificazioni<br />
edili<br />
Riduzione<br />
delle emissioni<br />
Riutilizzo/<br />
smaltibilità<br />
Solare fotovoltaico<br />
Densità energetica Densità energetica<br />
Cogenerazione<br />
Riduzione<br />
delle emissioni<br />
Riqualificazioni<br />
edili<br />
Fonte: Cefriel
9/2011 <strong>24</strong><br />
tivo di riduzione delle emissioni. In questo<br />
caso, due sistemi energetici alternativi sono<br />
stati valutati in base a sei criteri di merito,<br />
per ciascuno <strong>dei</strong> quali la metodologia<br />
assegna un voto tra 0 e 10. La rappresentazione<br />
grafica mediante un semplice diagramma<br />
radar evidenzia a colpo d’occhio<br />
la valutazione complessiva del sistema<br />
energetico, mostrandone i punti di forza<br />
e di debolezza.<br />
Le peculiarità delle rinnovabili<br />
Un sistema energetico basato su fonti rinnovabili<br />
dovrà essere progettato tenendo<br />
conto delle loro caratteristiche peculiari, in<br />
particolare bassa densità energetica, variabilità<br />
e geo-localizzazione. Le fonti rinnovabili,<br />
infatti, hanno generalmente una bassa<br />
densità energetica, ciò significa che necessitano<br />
di ampie estensioni per soddisfare<br />
un dato fabbisogno (si veda la figura in<br />
questa pagina). Per esempio, i parchi eolici<br />
moderni producono circa 2 Watt per metro<br />
quadrato e generano elettricità per non<br />
più del 25% del tempo (rispetto, per esempio,<br />
al 70% di una centrale a carbone). Se<br />
volessimo coprire il fabbisogno mondiale di<br />
elettricità con turbine eoliche, avremmo<br />
bisogno di un’area di circa 4 milioni di chilometri<br />
quadrati, pari a tredici volte la superficie<br />
dell’Italia. La bassa densità energetica<br />
non si riflette soltanto <strong>sul</strong>l’occupazione<br />
di territorio, ma anche <strong>sul</strong>la necessità di<br />
costruire le infrastrutture necessarie per<br />
concentrare l’energia così prodotta e distribuirla<br />
agli utilizzatori finali (l’industria, il<br />
residenziale e i trasporti), che sono in larga<br />
parte strutturati in agglomerati ad altissima<br />
densità di consumo.<br />
La variabilità e la geo-localizzazione pongono<br />
ulteriori requisiti strutturali. Rimanendo<br />
<strong>sul</strong> caso dell’energia eolica, occorre<br />
realizzare migliaia di chilometri di linee di<br />
trasmissione per trasmettere l’energia prodotta<br />
dalle regioni ventose (le zone centrali<br />
negli Stati Uniti, il Mare del Nord in Europa)<br />
agli utilizzatori finali (le fasce costiere<br />
del Nord America e le zone altamente industrializzate<br />
dell’Europa centrale). La variabilità<br />
intrinseca della fonte primaria potrebbe<br />
essere poi attenuata grazie a infrastrutture<br />
ancora più complesse, come una<br />
rete elettrica altamente interconnessa su<br />
scala nazionale o meglio continentale, in<br />
grado di distribuire in modo intelligente<br />
l’energia generata in eccesso in una data<br />
zona geografica in modo da supplire alla<br />
carenza di generazione in un’altra zona.<br />
Oltre agli inevitabili impatti <strong>sul</strong> territorio<br />
dell’imponente infrastruttura necessaria<br />
(torri eoliche, cabine di trasformazione, linee<br />
ad alta tensione, strade di accesso), la<br />
costruzione e manutenzione di un tale apparato<br />
richiederà enormi flussi di materiali,<br />
con problemi intuibili di disponibilità<br />
delle materie prime, estrazione, trasformazione,<br />
smaltimento.<br />
<strong>Il</strong> ruolo delle tecnologie digitali<br />
Un sistema energetico basato prevalentemente<br />
su flussi rinnovabili si configura quindi<br />
come un sistema altamente interconnesso,<br />
decentralizzato, alimentato da una<br />
molteplicità di fonti di svariate dimensioni,<br />
dal pannello solare su scala residenziale agli<br />
immensi campi eolici marini con capacità<br />
paragonabili a una centrale nucleare. Una<br />
struttura di questo tipo richiede intrinsecamente<br />
un sistema di controllo intelligente,<br />
distribuito e in tempo reale per gestirne la<br />
complessità, coordinare la generazione con<br />
il fabbisogno, ottimizzare le prestazioni e<br />
ridurre i costi operativi e di manutenzione.<br />
Solo le moderne tecnologie digitali possono<br />
Densità energetica delle fonti<br />
fossili e delle rinnovabili<br />
Fonte: Cefriel<br />
realizzare tale sistema di controllo. Per questo<br />
motivo, sono ormai divenute essenziali<br />
nelle recenti trasformazioni che coinvolgono<br />
tutti i settori energetici. Ciò si riflette<br />
nella nostra esperienza professionale, nei<br />
progetti che realizziamo a ogni livello della<br />
catena di trasformazione dell’energia,<br />
dall’ottimizzazione <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> residenziali<br />
e industriali, alle reti di distribuzione “intelligenti”<br />
di elettricità, gas e acqua, ai cicli<br />
di raccolta e smaltimento <strong>dei</strong> rifiuti, alla mobilità<br />
elettrica. Ma l’intelligenza digitale, per<br />
quanto sofisticata, non può fissare gli obiettivi<br />
del sistema, che devono essere stabiliti<br />
dai decisori politici in base al mandato della<br />
società civile. L’auspicio è che siano fissati in<br />
modo non ideologico, ma basandosi su informazioni<br />
e metodi di valutazione il più<br />
possibile completi, scientifici e trasparenti.<br />
Diego Ragazzi<br />
manager Green Ict di Cefriel<br />
69
70<br />
<strong>24</strong><br />
EFFICIENZA ENERGETICA<br />
Nuova illuminazione a Led<br />
per i quadri della Pinacoteca Ambrosiana<br />
L’installazione, sponsorizzata da Eon, permette di risparmiare energia e riduce<br />
i costi di manutenzione, consentendo una miglior fruizione delle opere d’arte<br />
Valorizzare le opere esposte attraverso<br />
una miglior illuminazione,<br />
ottenendo nel contempo un considerevole<br />
risparmio energetico: è quanto si è<br />
proposta Eon Italia sponsorizzando, nella<br />
Biblioteca Pinacoteca Ambrosiana di<br />
Milano, un nuovo impianto a Led (Light<br />
emitting diode), che promette una migliore<br />
efficienza energetica tagliando i<br />
<strong>consumi</strong> del 70%.<br />
L’installazione è stata realizzata, per il<br />
momento, in sei sale della Pinacoteca,<br />
ma è prevista in futuro anche in altre<br />
sezioni. Le soluzioni a Led utilizzate, come<br />
ha sottolineato l’amministratore delegato<br />
della società Luca Dal Fabbro,<br />
hanno una potenza inferiore rispetto al<br />
vecchio sistema di illuminazione alogena<br />
Una delle sale della Pinacoteca Ambrosiana rinnovata con la nuova illuminazione<br />
(da 71 Watt a 6,5 Watt) e presentano<br />
numerosi vantaggi, tra i quali, per esempio,<br />
l’assenza di sostanze tossiche, con<br />
componenti facilmente smaltibili, e una<br />
maggior durata delle lampade (circa<br />
Anche la Pa <strong>punta</strong> sui diodi per abbattere i <strong>consumi</strong><br />
L’impegno di Eon si sta concentrando anche <strong>sul</strong>lo sviluppo di progetti di efficienza per le<br />
Pubbliche amministrazioni e le aziende. In particolare, Eon sta realizzando un nuovo impianto<br />
di illuminazione stradale per il Comune di Bellegra, in provincia di Roma. Per<br />
questo progetto Eon si è affidato a Gelbison Electronics, realtà salernitana che opera nel<br />
settore dell’illuminazione a Led,<br />
con la quale l’azienda ha siglato un<br />
accordo. Sono stati sostituiti 534<br />
corpi illuminanti con la tecnologia<br />
a Led e messi in sicurezza gli impianti,<br />
con l’obiettivo di abbattere<br />
i <strong>consumi</strong> del 70% e di ridurre i<br />
costi di manutenzione di 18.000<br />
euro all’anno, grazie alla maggior<br />
durata delle luci.<br />
9/2011<br />
30mila ore), con conseguente riduzione<br />
<strong>dei</strong> costi di manutenzione e sostituzione<br />
<strong>dei</strong> corpi illuminanti.<br />
Dal nuovo impianto trae beneficio anche<br />
la conservazione delle opere d’arte,<br />
in quanto la luce a Led non scalda, poiché<br />
il calore viene dissipato nella parte<br />
posteriore del corpo illuminante.<br />
La maggior difficoltà incontrata nell’installazione<br />
è stata valorizzare ogni singola<br />
opera adattando l’illuminazione a<br />
dimensioni e soggetti molto diversificati,<br />
facendo risaltare il quadro su uno<br />
sfondo murale tenuto volutamente in<br />
ombra. Tra i progetti futuri di Eon c’è,<br />
oltre all’ampliamento del progetto ad<br />
altre sale della Pinacoteca, l’illuminazione<br />
della facciata. l.m.m.
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.<br />
Sede legale e Amministrazione: Via Monte Rosa 91 - 20149 Milano - Tel. 02 3022.1 - www.ilsole<strong>24</strong>ore.com<br />
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R.E.A. n. 694938 pubblicato ai sensi dell'articolo 9, della delibera 129/02/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni,<br />
denominata Informativa Economica di Settore.<br />
ATTIVITÀ<br />
31.12.2010 31.12.2009<br />
Attività non correnti<br />
Immobili, impianti e macchinari 80.929 86.125<br />
Avviamento 18.233 513<br />
Attività immateriali 35.708 18.915<br />
Partecipazioni in società collegate e joint venture 1.320 1.320<br />
Attività finanziarie disponibili per la vendita 875 2.875<br />
Altre attività finanziarie non correnti 19.7<strong>24</strong> 19.168<br />
Altre attività non correnti 119.062 150.668<br />
Attività per imposte anticipate 37.623 18.092<br />
Totale<br />
Attività correnti<br />
313.474 297.676<br />
Rimanenze 5.645 10.770<br />
Crediti commerciali 152.767 149.408<br />
Altri crediti 10.821 8.291<br />
Altre attività finanziarie correnti 9.928 21.420<br />
Altre attività correnti 5.320 5.459<br />
Disponibilità liquide e mezzi equivalenti 68.873 87.383<br />
Totale 253.355 282.731<br />
Attività destinate alla vendita - 1.591<br />
TOTALE ATTIVITÀ 566.828 581.998<br />
CONTO ECONOMICO<br />
BILANCIO AL 31.12.2010<br />
STATO PATRIMONIALE<br />
<br />
2010 2009<br />
Ricavi quotidiani, libri e periodici 134.006 146.642<br />
Ricavi pubblicitari 182.637 161.554<br />
Altri ricavi 101.732 99.007<br />
Totale ricavi 418.375 407.203<br />
Altri proventi operativi 17.833 13.604<br />
Costi del personale (157.647) (153.756)<br />
Variazione delle rimanenze (6.821) (1.842)<br />
Acquisti materie prime e di consumo (19.519) (28.596)<br />
Costi per servizi (2<strong>24</strong>.051) (213.046)<br />
Costi per godimento di beni di terzi (27.860) (25.680)<br />
Oneri diversi di gestione (10.689) (9.561)<br />
Accantonamenti (3.048) (2.396)<br />
Svalutazione crediti (7.181) (5.623)<br />
Margine operativo lordo (20.608) (19.693)<br />
Ammortamenti attività immateriali (6.594) (3.369)<br />
Ammortamenti attività materiali (10.300) (10.005)<br />
Minusvalenze/Plusvalenze (2.008) 225<br />
da cessione attività non correnti<br />
Ri<strong>sul</strong>tato operativo (39.509) (32.842)<br />
Proventi finanziari 1.840 3.199<br />
Oneri finanziari (602) (472)<br />
Totale Proventi (Oneri) finanziari 1.238 2.727<br />
Altri proventi (oneri) da attività (4.074) (20.642)<br />
e passività di investimento<br />
Ri<strong>sul</strong>tato prima delle imposte (42.346) (50.757)<br />
Imposte <strong>sul</strong> reddito 6.660 4.321<br />
Ri<strong>sul</strong>tato netto (35.686) (46.436)<br />
<br />
PATRIMONIO NETTO E PASSIVITÀ<br />
A) Patrimonio netto 31.12.2010 31.12.2009<br />
Patrimonio netto<br />
Capitale sociale 35.1<strong>24</strong> 35.1<strong>24</strong><br />
Riserve di capitale 180.316 180.316<br />
Riserve di rivalutazione 20.561 20.561<br />
Riserve di copertura e di traduzione (339) (333)<br />
Riserve - Altre 26.638 35.385<br />
Utili (Perdite) portati a nuovo 62.190 99.252<br />
Utile (Perdita) dell'esercizio (35.686) (46.436)<br />
Totale Patrimonio netto 288.804 323.869<br />
B) Passività non correnti<br />
Passività finanziarie non correnti 7.481 10.144<br />
Benefici ai dipendenti 33.189 32.041<br />
Passività per imposte differite 6.562 740<br />
Fondi rischi e oneri 14.944 13.717<br />
Altre passività non correnti 34 34<br />
Totale 62.211 56.676<br />
C) Passività correnti<br />
Scoperti e finanziamenti bancari scadenti entro l’anno 2.663 3.143<br />
Altre passività finanziarie correnti 478 4.162<br />
Passività finanziarie detenute per la negoziazione 468 459<br />
Debiti commerciali 150.510 140.<strong>24</strong>4<br />
Altre passività correnti 5.177 4.398<br />
Altri debiti 56.519 49.047<br />
Totale 215.813 201.453<br />
Passività destinate alla vendita - -<br />
Totale passività 278.0<strong>24</strong> 258.129<br />
TOTALE PATRIMONIO NETTO E PASSIVITÀ 566.828 581.998<br />
PROSPETTO DI DETTAGLIO DELLE VOCI DI BILANCIO<br />
PUBBLICATO AI SENSI DELL'ART. 9<br />
DELLA DELIBERA 129/02/CONS DELL'AUTORITÀ<br />
PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI,<br />
DENOMINATA INFORMATIVA ECONOMICA DI SISTEMA<br />
01 Vendita di copie 123.866.427,61<br />
02 Pubblicità 133.977.577,78<br />
03 - Diretta 133.977.577,78<br />
04 - Tramite concessionaria -<br />
05 Ricavi da editoria online 4<strong>24</strong>.843,71<br />
06 - Abbonamenti 4<strong>24</strong>.843,71<br />
07 - Pubblicità -<br />
08 Ricavi da vendita e di informazioni -<br />
09 Ricavi da altra attività editoriale 43.106.788,43<br />
10 Totale voci 01+02+05+08+09 301.375.637,53<br />
ELENCO DELLE TESTATE IN ESCLUSIVA PUBBLICITARIA<br />
PER L'ANNO 2010
72<br />
EVENTI<br />
<strong>24</strong><br />
giunto all’undicesima edizione<br />
È l’Italian Energy Summit, l’ap<strong>punta</strong>mento<br />
annuale che <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> Ore propone<br />
agli operatori del settore per offrire<br />
una panoramica del mercato<br />
energetico a livello nazionale e internazionale.<br />
Articolato in tre giornate, il 26, 27 e 28<br />
settembre, nella sede di Milano del<br />
Gruppo <strong>24</strong> Ore, in Via Monte Rosa 91,<br />
quest’anno sarà incentrato <strong>sul</strong>l’argomento<br />
“Quale futuro per il nuovo<br />
energy mix?”.<br />
Lo svolgimento dell’evento prevede<br />
una conferenza inaugurale dal titolo<br />
“Energy mix: la gara tra le fonti. Lo<br />
sviluppo del sistema italiano tra elettrico,<br />
petrolio, carbone, gas e rinnovabili”,<br />
seguita, nelle prime due giornate,<br />
da momenti di approfondimento<br />
<strong>sul</strong>le seguenti tematiche: il mercato<br />
del gas, il mercato elettrico, il<br />
mercato delle rinnovabili e le dinamiche<br />
di sistema, efficienza energetica<br />
e ottimizzazione <strong>dei</strong> <strong>consumi</strong> in<br />
azienda.<br />
<strong>Il</strong> giorno 28, invece, sono in programma<br />
due workshop: il primo, al mattino,<br />
9/2011<br />
a cura di Laura Marinoni Marabelli<br />
<strong>Il</strong> giusto mix energetico per il nostro Paese<br />
Se ne parlerà presso l’Italian Energy Summit, dal 26 al 28 settembre a Milano<br />
14-16 settembre<br />
Nella Capitale cinque fiere <strong>sul</strong>l’energia alternativa<br />
In settembre, alla Fiera di Roma, sono in mostra Zeroemission Rome,<br />
dedicato a energie rinnovabili, sostenibilità ambientale<br />
ed emission trading, che si svolge in concomitanza con Eolica Expo<br />
Mediterranean, <strong>sul</strong>l’energia eolica, CO2 Expo, <strong>sul</strong> mercato <strong>dei</strong> crediti<br />
di carbonio, Pv Rome Mediterranenan, <strong>sul</strong>le tecnologie fotovoltaiche,<br />
e Solartech, dedicato a solare a concentrazione<br />
e termico. <strong>Il</strong> sito Internet per avere ulteriori dettagli è<br />
www.zeroemissionrome.eu/it_zer.<br />
23-25 settembre<br />
Klimaenergy è alla quarta edizione<br />
Klimaenergy, il salone internazionale delle energie rinnovabili,<br />
si presenta quest’anno a Fiera Bolzano con un ampio spazio<br />
espositivo, un programma di eventi collaterali (workshop e<br />
conferenze) e i tour guidati a impianti già realizzati che utilizzano<br />
energie rinnovabili. Nell’ambito del salone, vi è il Klimaenergy<br />
Award, il concorso organizzato da Fiera Bolzano e Fondazione Cassa<br />
di Risparmio, che premia i più validi progetti nel campo delle energie<br />
rinnovabili che Comuni, Province e Regioni realizzano per coprire il<br />
Altri ap<strong>punta</strong>menti<br />
sugli aspetti contabili e fiscali degli investimenti<br />
e <strong>dei</strong> prodotti del mercato<br />
delle rinnovabili, mentre il pomeriggio<br />
sarà dedicato alla sessione <strong>sul</strong> trading<br />
di energia.<br />
Maggiori informazioni <strong>sul</strong> programma,<br />
<strong>sul</strong>le quote di partecipazione e <strong>sul</strong>le modalità<br />
di acquisto sono reperibili <strong>sul</strong> sito<br />
www.formazione.ilsole<strong>24</strong>ore.com/st/<br />
energy2011/.<br />
Per iscriversi al Summit e ai workshop<br />
occorre telefonare allo 0256601887 o<br />
inviare una mail al seguente indirizzo:<br />
iscrizioni@formazione.ilsole<strong>24</strong>ore.com.<br />
proprio fabbisogno energetico. Altre informazioni sono <strong>sul</strong> sito<br />
www.fierabolzano.it/klimaenergy.<br />
5-6 ottobre<br />
Un Forum <strong>sul</strong> Billing nel capoluogo lombardo<br />
I modelli, le soluzioni e i sistemi per gestire la fatturazione<br />
nelle società energetiche: sono gli argomenti del Billing & Crm<br />
Forum, la mostra convegno organizzata dall’Istituto<br />
internazionale di ricerca che si svolge all’Ata Hotel Executive. <strong>Il</strong><br />
programma dettagliato e la quota di iscrizione<br />
sono reperibili all’indirizzo www.iir-italy.it.<br />
5-8 ottobre<br />
Tre aree tematiche per il Saie 2011<br />
All’insegna del motto “Innovare, integrare, costruire”, Saie,<br />
il salone internazionale dell’edilizia, in programma a Bologna<br />
Fiera, si articola in tre aree tematiche: Saienergia & sostenibilità,<br />
Saiecantiere & produzione e Saieservizi, con diversi percorsi<br />
espositivi. Le Piazze di Saie e e le aree Demo, punto d’incontro<br />
per i vari operatori, sono corredate da un ampio calendario di<br />
convegni e seminari. Per altre informazioni collegarsi al sito<br />
www.saie.bolognafiere.it.
Gruppo <strong>24</strong> ORE<br />
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.<br />
Sede legale e Amministrazione: Via Monte Rosa 91 - 20149 Milano - Tel. 02 3022.1 - www.ilsole<strong>24</strong>ore.com<br />
Capitale Sociale Euro 35.123.787,40 i.v. - n. 00777910159 di Cod. Fisc., P.IVA e iscrizione nel Registro Imprese di Milano -<br />
R.E.A. n. 694938 pubblicato ai sensi dell'articolo 9, della delibera 129/02/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni,<br />
denominata Informativa Economica di Settore.<br />
BILANCIO CONSOLIDATO AL 31.12.2010<br />
ATTIVITÀ<br />
31.12.2010 31.12.2009<br />
Attività non correnti<br />
Immobili, impianti e macchinari 84.769 90.523<br />
Avviamento 73.111 72.867<br />
Attività immateriali 89.958 100.511<br />
Partecipazioni in società collegate e joint venture 3.091 3.098<br />
Attività finanziarie disponibili per la vendita 1.179 2.903<br />
Altre attività finanziarie non correnti 19.766 19.227<br />
Altre attività non correnti 1.218 773<br />
Attività per imposte anticipate 41.336 29.617<br />
Totale 314.428 319.519<br />
Attività correnti<br />
Rimanenze 9.952 15.433<br />
Crediti commerciali 178.662 193.537<br />
Altri crediti 13.141 12.517<br />
Altre attività correnti 6.222 6.847<br />
Disponibilità liquide e mezzi equivalenti 76.713 95.277<br />
Totale 284.690 323.611<br />
Attività destinate alla vendita - 2.992<br />
TOTALE ATTIVITÀ 599.118 646.122<br />
Gruppo <strong>24</strong> ORE<br />
2010 2009<br />
Ricavi quotidiani, libri e periodici 137.421 155.443<br />
Ricavi pubblicitari 182.804 187.559<br />
Altri ricavi 161.746 159.700<br />
Totale ricavi 481.971 502.702<br />
Altri proventi operativi 18.030 14.359<br />
Costi del personale (189.975) (203.207)<br />
Variazione delle rimanenze (6.154) (2.966)<br />
Acquisti materie prime e di consumo (<strong>24</strong>.795) (34.299)<br />
Costi per servizi (235.415) (<strong>24</strong>3.605)<br />
Costi per godimento di beni di terzi (35.463) (33.443)<br />
Oneri diversi di gestione (13.081) (14.290)<br />
Accantonamenti (3.469) (2.286)<br />
Svalutazione crediti (8.426) (7.650)<br />
Margine operativo lordo (16.777) (<strong>24</strong>.685)<br />
Ammortamenti attività immateriali (18.101) (19.776)<br />
Ammortamenti attività materiali (11.456) (11.565)<br />
Perdita di valore di attività materiali e immateriali - (11.716)<br />
Plus/minusvalenze da cessione att. non corr. (1.489) 272<br />
STATO PATRIMONIALE<br />
CONTO ECONOMICO<br />
Valori in migliaia di euro<br />
PATRIMONIO NETTO E PASSIVITÀ<br />
31.12.2010 31.12.2009<br />
A) Patrimonio netto<br />
Patrimonio netto attribuibile ad azionisti della controllante<br />
Capitale sociale 35.1<strong>24</strong> 35.1<strong>24</strong><br />
Riserve di capitale 180.316 180.316<br />
Riserve di rivalutazione 20.561 20.561<br />
Riserve di copertura e di traduzione (339) (333)<br />
Riserve - Altre 25.995 34.961<br />
Utili/(Perdite) portati a nuovo<br />
Utile (Perdita) attribuibile ad azionisti<br />
35.609 78.799<br />
della controllante (40.100) (52.564)<br />
Totale 257.166 296.864<br />
Patrimonio netto attribuibile a partecipazioni di minoranza<br />
Capitale e riserve attribuibili<br />
a partecipazioni di minoranza<br />
608 1.497<br />
Utile (perdita) attribuibile a partecipazioni di minoranza (312) (779)<br />
Totale 296 718<br />
Totale Patrimonio netto<br />
B) Passività non correnti<br />
257.462 297.581<br />
Passività finanziarie non correnti 8.109 10.886<br />
Benefici ai dipendenti 37.051 38.786<br />
Passività per imposte differite 19.047 20.997<br />
Fondi rischi e oneri 16.789 19.209<br />
Altre passività non correnti 74 34<br />
Totale<br />
C) Passività correnti<br />
81.070 89.912<br />
Scoperti e finanziamenti bancari scadenti entro l’anno 3.084 3.633<br />
Passività finanziarie detenute per la negoziazione 468 459<br />
Debiti commerciali 162.649 161.077<br />
Altre passività correnti 9.675 8.792<br />
Altri debiti 84.711 84.195<br />
Totale 260.586 258.156<br />
Passività destinate alla vendita - 472<br />
Totale passività 341.656 348.540<br />
TOTALE PATRIMONIO NETTO E PASSIVITÀ 599.118 646.122<br />
Valori in migliaia di euro<br />
2010 2009<br />
Ri<strong>sul</strong>tato operativo (47.8<strong>24</strong>) (67.470)<br />
Proventi finanziari 1.761 3.046<br />
Oneri finanziari (699) (596)<br />
Totale Proventi (Oneri) finanziari 1.061 2.450<br />
Altri proventi (oneri) da attività (1.884) (555)<br />
e passività di investimento<br />
Utili (perdite) da valutazione partecipazioni (12) (1.168)<br />
Ri<strong>sul</strong>tato prima delle imposte (48.659) (66.743)<br />
Imposte <strong>sul</strong> reddito 8.<strong>24</strong>7 13.400<br />
Ri<strong>sul</strong>tato delle attività in funzionamento (40.412) (53.343)<br />
Ri<strong>sul</strong>tato delle attività cessate - -<br />
Ri<strong>sul</strong>tato netto (40.412) (53.343)<br />
Ri<strong>sul</strong>tato attribuibile a partecipazioni di minoranza (312) (779)<br />
Ri<strong>sul</strong>tato attribuibile ad azionisti della controllante (40.100) (52.564)<br />
Utile per azione-base in euro (0,32) (0,39)<br />
Utile per azione-diluito in euro (0,32) (0,39)
74<br />
Ne abbiamo parlato a pagina:<br />
A A2a - 52<br />
Acea - 57<br />
Acquirente unico - 27<br />
Aeeg - 26<br />
Agenzia internazionale<br />
dell’energia - 38, 63, 67<br />
Alstom - 41<br />
Althesys - 55<br />
Ance - 47<br />
Ansaldo Energia - 22<br />
Aper - 35<br />
Api Nova Energia - 7<br />
Assocarboni - 13<br />
Assoelettrica - 14<br />
Assosolare - 31<br />
Auprema - 52<br />
Autorità per l’energia elettrica<br />
e il gas - 12, 27, 44<br />
Aws Ocean Energy - 41<br />
B Banca europea per gli<br />
investimenti - 46, 58<br />
Banca Imi - 41<br />
Bluewater - 38<br />
C Camagni Olmini - 52<br />
Canadian Solar - 40<br />
Cap Holding - 58<br />
Cassa Depositi e Prestiti - 46, 57<br />
Centrobanca - 41<br />
Ciet - 22<br />
Cipe - 41<br />
Comitato termotecnico<br />
italiano - 47<br />
Conscoop - 7<br />
D Desertec industrial initiative - 41<br />
Deutsche Bank - 7, 46<br />
E Edf Energies Nouvelles - 65<br />
Edipower - 12<br />
Edra Ambiente - 7<br />
Enel - 11, 14, 15<br />
Enel Green Power - 35, 41<br />
Energy Resources - 7<br />
Indice inserzionisti pubblicitari<br />
Bologna Fiere - 10<br />
CanadianSolar - IV di cop.<br />
Dsf Spark Energy - 25<br />
Energy Resources - 37<br />
Fiera Bolzano - 54<br />
Fiera Milano - III di cop.<br />
Icenova - 28<br />
Eni - 14, 18<br />
Eon Italia - 70<br />
eSolar - <strong>24</strong><br />
Espe - 7<br />
F Fanfoni Impianti - 7<br />
Federutility - 60<br />
Fiera Bolzano - 72<br />
Fiper - 36<br />
Fondazione Cassa di risparmio - 72<br />
France Sa Electricité - 65<br />
G Ge Energy - 22, 23<br />
Ge Power and Water - 23<br />
Gelbison Electronics - 70<br />
Geogreen - 14<br />
Gme - 44<br />
Gmpr Group - 26<br />
Gruppo Gavio - 20<br />
Gruppo Tamoil - 20<br />
Gse - 26, 29, 35<br />
H Hong Kong and Shanghai<br />
Banking Corporation - 63<br />
I Iberdrola - 65<br />
Ifi - 31<br />
Isofoton - 7<br />
Istituto internazionale<br />
di ricerca - 72<br />
K Kopernico - 7<br />
L Legacoop Abitanti - 52<br />
Legacoop Abitanti Lombardia - 52<br />
M Martifer - 32<br />
Merger Market - 65<br />
MetCap Energy Investments - 23<br />
Metropolitana Milanese - 55, 58<br />
Microsoft Italia - 61<br />
Moroccan agency for solar<br />
energy - 41<br />
N Nomisma Energia - 12<br />
Novabita - 50<br />
Icim - II di cop.<br />
Iml Impianti - 8, 9, 42<br />
Schneider - 17, 19, 21<br />
Schott Solar - 4<br />
Troyer - 53<br />
W.T.E. Waste to Energy - 34<br />
P Petrolifera Italo Rumena - 20<br />
Politecnico di Milano - 29, 36, 47<br />
Ponte di Archimede - 39<br />
Publiacqua - 56, 57<br />
R Renergy - 7<br />
Renovables Sa Iberdrola - 65<br />
RePower Systems - 7<br />
Rie - 26<br />
Rodl & Partner - 65<br />
Romana Costruzioni - 22<br />
S Sanyo - 7<br />
Seconda Università degli studi<br />
di Napoli - 38<br />
Sharp - 41<br />
Siemens - 22, <strong>24</strong><br />
Smec - 52<br />
Sofregas - 14<br />
Solon - 32<br />
Solsonica - 7<br />
Sorgenia - 22<br />
Sorgenia Power - 22<br />
STMicroelectronics - 41<br />
Stogit - 15<br />
SunEdison - 41<br />
SunPower - 40<br />
T Technimont Kt - 14<br />
Technip - 14<br />
Terna - 22, 27, 35<br />
U UniAbita - 52<br />
Unicredit - 41<br />
Unido - 38<br />
Unione petrolifera - 11, 16, 18<br />
Università di Bologna - 26<br />
Università di Napoli Federico II - 39<br />
Università Mediterranea<br />
di Reggio Calabria - 38<br />
Updating - 35<br />
W Wavenergy.it - 39<br />
anno IV - n. 38 - settembre 2011<br />
DIRETTORE RESPONSABILE:<br />
Mattia Losi<br />
REDAZIONE:<br />
Maria Andreetta (Caposervizio)<br />
SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />
Laura Marinoni Marabelli<br />
COLLABORATORI:<br />
Agnese Ananasso, Luciano Barelli,<br />
Guido Plutino, Luca Re, Chiara Scalco,<br />
Nadia Tadioli, Gianluigi Torchiani,<br />
Ruggero Vota<br />
PROGETTO GRAFICO:<br />
Claudio Codazzi<br />
claudio.codazzi@creativebrain.it<br />
DIRETTORE EDITORIALE BUSINESS MEDIA:<br />
Mattia Losi<br />
PROPRIETARIO ED EDITORE:<br />
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.<br />
SEDE LEGALE:<br />
Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano<br />
PRESIDENTE: Giancarlo Cerutti<br />
AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu<br />
SEDE OPERATIVA:<br />
Via Carlo Pisacane, 1 - 20016 Pero (Milano)<br />
Tel. +39 02 3022.1<br />
UFFICIO PUBBLICITÀ:<br />
Tel. +39 02 3022.6836<br />
UFFICIO TRAFFICO:<br />
Tel. +39 02 3022.6060<br />
STAMPA: Faenza Industrie Grafiche (RA)<br />
UFFICIO ABBONAMENTI: www.shopping<strong>24</strong>.it<br />
- abbonamenti@businessmedia<strong>24</strong>.com<br />
Tel. 02-30226520 - Fax 02-3022651<br />
Prezzo di una copia 5 euro.<br />
Abbonamento annuo Italia: 40 euro.<br />
Abbonamento annuo estero: 80 euro.<br />
Conto corrente postale n. 28308203<br />
intestato a: <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.<br />
L’abbonamento avrà inizio<br />
dal primo numero raggiungibile.<br />
Registrazione Tribunale di Milano<br />
n. 221 del 08.04.2008<br />
ROC n. 6553 del 10 dicembre 2001<br />
Associato a:<br />
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