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Qui è possibile scaricare l'opuscolo sulle erbe aromatiche.

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esempio il levistico, il sedano e il cerfoglio, oggigiorno vengono utilizzate prevalentemente<br />

per aromatizzare le pietanze. Queste conoscenze <strong>sulle</strong> virtù terapeutiche delle piante si<br />

sono tramandate nel corso dei secoli sino in tempi recenti. Infatti, i sudtirolesi di una certa<br />

età raccontano che in passato si usava il levistico come rimedio in caso di problemi digestivi<br />

o di morsi di serpenti.<br />

Nel Medioevo la più nota specialista di <strong>erbe</strong> fu la badessa Ildegarda di Bingen. Nel suo trattato<br />

scritto in latino Ildegarda usò i termini tedeschi, il che dimostra come, oltre ad aver studiato<br />

la scienza medica greco-romana, si fosse interessata anche alla medicina popolare locale.<br />

Medicina secolare<br />

Grazie alla scoperta della stampa, i trattati di medicina e di erboristeria furono reperibili<br />

anche al di fuori dei conventi e divennero presto dei “bestseller”. In questi testi erano<br />

raccolte ricette “popolari” a base di <strong>erbe</strong>, quali calendula, prezzemolo e ortica, usate per<br />

curare dermatiti e altri disturbi; tuttavia venivano menzionate anche sostanze esotiche,<br />

come ad esempio il pepe, indicato per curare vari dolori. Queste spezie esotiche erano<br />

state importate in Europa da naviganti, scopritori, crociati e pellegrini. La maggior parte<br />

di questi libri erano semplici raccolte di antiche conoscenze. Alcune delle ricette riportate<br />

risalivano addirittura ai tempi di Ippocrate.<br />

Verso la fine del Medioevo nell’arco alpino aprirono i battenti le prime farmacie, che proponevano<br />

già allora parecchi rimedi provenienti da paesi lontani. Secondo i parametri attuali,<br />

tali farmacie erano più che altro botteghe in cui si vendevano spezie ed <strong>erbe</strong> officinali.<br />

Anche i primi medici laureati nelle università non rispecchiavano la nostra attuale concezione<br />

del medico. Nei manuali da essi scritti erano raccolte credenze e superstizioni di ogni<br />

genere, venivano descritte le proprietà di amuleti e numeri magici. Molte leggende <strong>sulle</strong><br />

piante magiche si sono tramandate nei secoli. Ad esempio, la mandragola <strong>è</strong> una pianta<br />

che ricorre in molti miti e leggende antiche. Fino al XX secolo circolavano ricette a base di<br />

salvia e di formule magiche, che si riteneva fossero molto efficaci contro la febbre e altre<br />

malattie. Anche se oggi tali metodi fanno sorridere e suscitano talvolta grande scettici-<br />

CoME tUtto EbbE INIZIo<br />

smo – a molte di queste piante vengono attribuite tuttora delle proprietà terapeutiche. La<br />

parola salvia deriva dal latino “salvus”, che significa appunto sano.<br />

Anche se alcuni rimedi antichi oggi non sono considerati altro che delle pratiche di superstizione<br />

e magia, in alcuni casi probabilmente si rivelavano efficaci. Credere negli effetti<br />

benefici di una medicina può influire positivamente sulla guarigione. Questo fatto <strong>è</strong> stato<br />

sicuramente sfruttato da molti ciarlatani, che vendevano le piante medicinali a prezzi salati<br />

come se fossero panacee, elisir di bellezza o filtri d’amore. Talvolta si ricorreva addirittura a<br />

vere e proprie contraffazioni. Nel Medioevo e anche in epoche più recenti vi erano infatti<br />

alcuni mercanti che smerciavano radici e rape di vario genere, spacciandole ad esempio<br />

per mandragola, dalle prodigiose proprietà curative.<br />

Medicina moderna<br />

Oggi i medici ricordano Paracelso come un propugnatore della teoria delle segnature.<br />

Secondo questa teoria l’aspetto esteriore della pianta ne suggerisce le proprietà. Le noci<br />

stimolano il cervello, l’erba trinità - detta anche Hepatica nobilis - il cui nome tedesco<br />

significa “fiorellino di fegato” per la forma delle sue foglie - serve per curare i disturbi<br />

epatici, ecc. Paracelso sosteneva inoltre la teoria che uomini e donne andassero curati con<br />

medicinali diversi. Una tesi avvalorata anche ai giorni nostri, visto che alcune <strong>erbe</strong> sono<br />

consigliate per lenire disturbi tipicamente femminili, come ad esempio l’alchemilla.<br />

Nel XIX secolo gli scienziati scoprirono i primi principi attivi delle piante (per esempio il<br />

timolo presente nel timo) e cercarono di riprodurli sinteticamente. Ed <strong>è</strong> a questo punto che<br />

la medicina scolastica si discostò dalla medicina erboristica tradizionale.<br />

Nel XIX secolo, grazie ai primi medicinali di sintesi e a nuovi metodi fu <strong>possibile</strong> debellare<br />

malattie considerate sino ad allora mortali. Tuttavia il ricorso sempre maggiore agli antibiotici<br />

ecc. ha comportato anche effetti collaterali. Metodi alternativi – quali ad esempio<br />

l’omeopatia e la fitoterapia tradizionale - hanno nel frattempo (ri)guadagnato terreno e<br />

molti sostenitori. Il gran numero di pubblicazioni esistenti <strong>sulle</strong> <strong>erbe</strong> medicinali dimostra il<br />

crescente interesse per queste piante.<br />

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