CENTINAIA DI FINANZIERI DELLA LEGIONE DI TRIESTE ...

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TARGA RICORDO AI CADUTI SENZA CROCE SAMARATE 27 <strong>DI</strong>CEMBRE 2004 Pioggia di riconoscimenti sulla delegazione di Samarate dell’Opera Nazionale per i Caduti senza Croce. L’Associazione coordinata dal Consigliere Nazionale per la Lombardia Giuseppe Daversa (e attiva nel ricordare i 145 mila combattenti, appartenenti a tutti i corpi militari, che non hanno avuto degna sepoltura), è stata infatti convocata in Regione per un momento speciale. Il Presidente lombardo Roberto Formigoni ha infatti assegnato all’Opera dei Caduti una targa e una bandiera “griffate” dal Pirellone da esporre presso la sede di San Macario. «Un riconoscimento – ha scritto Formigoni nella lettera di consegna – che testimonia la grande volontà e l’impegno di un’associazione tesa a ricordare tante valorose persone che hanno dato la vita per l’affermazione dei principi di democrazia e di libertà». L’attestato regionale è quindi motivo di grande orgoglio per Giuseppe Daversa che, assieme al segretario Eugenio Sbarra, porta avanti da diversi anni questo discorso: «Per me – dice Daversa – questo riconoscimento è un nuovo motivo di soddisfazione personale che mi spinge a proseguire per la strada intrapresa. La targa assegnata dalla Regione si va ad aggiungere ad altri attestati di merito che ci hanno recentemente riguardato. Ricordo ad esempio la targa consegnata dal Generale Di Marco, Presidente Nazionale dell’AN- FI, che ci è sempre stato vicino così come il nostro Presidente Luigi Gennaro. Molto importanti sono stati anche i riconoscimenti recentemente assegnatici dal Ten. Col. Michele di Marco Linari Ciorra dell’Aeronautica Militare di Gallarate, dal Questore di Varese, Selmini, e dal Vice Questore bustese Scalise o, ancora, quello della Provincia di Varese. Si tratta di tanti segnali per noi fondamentali dato che ci dicono di poter contare sull’appoggio di personalità autorevoli, fra cui anche Ermanno Venco, Sindaco di Samarate». Intanto l’Opera guarda già al futuro, in particolar modo alle celebrazioni del prossimo 13 marzo, per il secondo anniversario del Monumento ai Caduti senza Croce. Nella foto: il Fin. Giuseppe Daversa, Consigliere Nazionale per la Lombardia dell’Opera Nazionale Caduti senza Croce, riceve dal Ten. Col. Michele Ciorra la Targa dell’Aeronautica Militare di Gallarate. 16 Fiamme Gialle 2-3 / 2005
Il vecchio generale aveva lasciato in eredità al suo medico curante, che l’aveva seguito con assiduità e amore per anni fino agli ultimi suoi giorni, alcune cose che gli stavano a cuore: la sua sciabola da parata, due piccoli pesi per fare ginnastica, un quaderno di francobolli, un binocolo da teatro, una vecchia enciclopedia medica in sei volumi. Poche cose, di nessun valore venale; sapeva però che, lasciandogliele, gli avrebbero fatto piacere, perché appassionato come lui di armi, francobolli, opere liriche e letture scientifiche. Perciò, quando il medico decise di scrivere qualche riga su un argomento come quello riguardante la “memoria”, pensò di consultare anche l’enciclopedia medica che aveva ereditato. Sulla copertina c’era scritto bene in vista “Nuova Enciclopedia”, anche se nuova era stata cinquant’anni prima, all’epoca in cui era stata stampata. E proprio per questo era curioso di leggere l’argomento che gli interessava. Voleva vedere che cosa si dicesse in proposito tanti anni prima che gli studi di fisiologia, biologia o microchimica dessero sì un impulso alla scoperta di ciò che avviene in proposito nel cervello, ma nello stesso tempo prima che si inaridisse ogni discorso sulla memoria con termini e formule chimiche di difficile comprensione. Su questa enciclopedia però non scoprì nulla di particolarmente remoto o sorpassato che lo inducesse a pensare che ciò che si diceva cinquant’anni prima fosse molto diverso da quanto si sa ora sulla memoria. Di questo argomento si erano in fin dei conti da sempre interessati filosofi e studiosi. Anche Cicerone nei suoi scritti ne aveva parlato; per lui la memoria era “tesoro e custode di tutte le cose”. Una definizione più moderna e più completa dice che la memoria è una funzione psichica che può riprodurre nella mente stati di coscienza passati, come immagini, sensazioni, nozioni, che può riconoscerli e localizzarli nello spazio e nel tempo. LA MEMORIA Possono esservi vari tipi di memoria: sensitiva, intellettiva, affettiva, associativa, uditiva, visiva. La distinzione in memoria a breve o a lungo termine interessa in particolare gli anziani: infatti spesso non ricordano ciò che hanno fatto poche ore prima; ricordando invece perfettamente e con dovizia di particolari fatti e situazioni della loro gioventù o addirittura dell’infanzia. Con l’avanzare dell’età è molto frequente avere dei vuoti di memoria, dimenticare nomi, fatti, date, smarrire oggetti riposti con cura in un luogo ritenuto “sicuro”, dove si è convinti di trovarli senza alcuna fatica. In buona parte ciò è dovuto al fatto che il cervello si è saturato con nozioni sovrapposte alle precedenti e che, con sempre minore intensità, si sono fissate nella mente. I ricordi dell’infanzia sono quelli più radicati, perché depositati, si potrebbe dire cementati, su una massa cerebrale ancora vergine, stimolata a recepire dal desiderio di apprendere, rinforzata dalla ripetizione di analoghe situazioni accadute nel corso della vita. Il cervello, come le varie altre parti dell’organismo, va incontro a invecchiamento; il che comporta disfunzione, che equivale a deterioramento. La senescenza cerebrale può essere dovuta al logorio prodotto da fatiche e disagi di ogni genere (i cosiddetti “stress”). Può anche essere dipendente da un costituzionale e individuale patrimonio genetico, che determina la durata di vita dei vari elementi cellulari della sostanza cerebrale e della loro funzione, indipendentemente da qualsiasi causa esterna. Questa alterazione può essere conseguente alla debilitazione dovuta a svariate malattie croniche o provocata da molti medicamenti, specialmente quelli che agiscono sul sistema nervoso. Il decadimento delle varie parti dell’organismo non avviene sempre nello stesso modo: uno dopo l’altro vanno gradualmente incontro a involuzione, fino a dare come risultato finale l’a- di Gian Franco Cavicchioli Geriatra in Roma spetto che ha nel suo complesso il corpo dell’anziano. Nessuno arriva a cent’anni con l’aspetto di un ventenne o di un cinquantenne. Un centenario ha immancabilmente le caratteristiche fisiche di un vecchio, molto molto vecchio, anche se il processo di invecchiamento non deve necessariamente condurre a morte. Nonostante ciò, con il progredire dell’età si rendono sempre più evidenti i vari sintomi del decadimento. Varie sono le cause dell’invecchiamento cerebrale con conseguenti disturbi della memoria: una progressiva riduzione del numero delle cellule nervose, una compromissione dell’utilizzo a fini energetici degli zuccheri, difetti di circolazione a livello dei più sottili vasi sanguigni che irrorano il tessuto cerebrale, il deficit funzionale dei neurotrasmettitori, cioè del sistema colinergico e dopaminergico. Come si vede, la diminuzione della memoria è dovuta a molteplici fattori, il cui degrado è a volte inevitabile e irreversibile. Per questo nella terapia si dovranno somministrare diversi medicamenti per tentare di prevenire, arginare o riparare il danno cerebrale, biochimico o funzionale che sia, delle varie componenti che interferiscono sulla memoria. I risultati non sono mai sicuri o definitivi; le cure sono lunghe, a volte di minima efficacia. È logico poi che la terapia deve essere iniziata precocemente e continuata a lungo. All’uso dei medicamenti è indispensabile accompagnare l’esercizio della mente. Anche per questa, come per ogni altra parte dell’organismo, c’è una regressione se non viene stimolata a mantenere le proprie funzioni. Non bisogna poi dimenticare che una valida memoria è un “tesoro”, come diceva Cicerone: permette all’anziano di mantenere attivi gli interessi e i rapporti umani; gli consente di vivere una vecchiaia serena e creativa, senza essere di peso agli altri e alla società. Fiamme Gialle 2 -3/ 2005 17
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