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Equazioni differenziali - Istituto per le Applicazioni del Calcolo

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Università LUISS Guido Carli, A.A. 2009-2010 (I semestre)<br />

Metodi Matematici <strong>per</strong> la Finanza<br />

SECONDA PARTE:<br />

<strong>Equazioni</strong> Differenziali e al<strong>le</strong> Differenze<br />

Prof. Fausto Gozzi<br />

(in collaborazione con Dott.ssa A<strong>le</strong>ssandra Cretarola)


Indice<br />

1 Introduzione ai sistemi dinamici 5<br />

1.0.1 Obiettivi <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> corso . . . . . . . . . . . . . 5<br />

1.0.2 Notazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

1.1 Prime definizioni ed esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

1.1.1 Sistemi dinamici descritti da equazioni <strong>differenziali</strong> o al<strong>le</strong> differenze<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

1.1.2 Alcune osservazioni utili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

1.2 Esempi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

1.2.1 L’evoluzione di un deposito in banca . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

1.2.2 Mo<strong>del</strong>li di crescita <strong>del</strong>la popolazione e di marketing . . . . . . 12<br />

1.2.3 Mo<strong>del</strong>lo preda-predatore (Lotka - Volterra) . . . . . . . . . . 13<br />

1.2.4 Mo<strong>del</strong>lo di crescita di Solow . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13<br />

1.2.5 Mercato competitivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

1.2.6 Gestione (Management) di produzione . . . . . . . . . . . . . 15<br />

1.3 Una definizione forma<strong>le</strong> di sistema dinamico . . . . . . . . . . . . . . 15<br />

2 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni 19<br />

2.1 Soluzioni: il caso a tempi discreti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

2.1.1 Soluzioni locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20<br />

2.1.2 Esistenza ed unicità globa<strong>le</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

2.2 Soluzioni: il caso a tempi continui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

2.2.1 Soluzioni locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />

2.2.2 Esistenza ed unicità globa<strong>le</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26<br />

3 <strong>Equazioni</strong> al<strong>le</strong> differenze ed equazioni <strong>differenziali</strong> lineari 29<br />

3.1 ED <strong>del</strong> primo ordine lineari (caso n = 1) . . . . . . . . . . . . . . . . 29<br />

3.2 EDO <strong>del</strong> primo ordine lineari (caso n = 1) . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />

Bibliografia 32<br />

3


4 INDICE


Capitolo 1<br />

Introduzione ai sistemi dinamici<br />

1.0.1 Obiettivi <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> corso<br />

Lo scopo principa<strong>le</strong> <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> corso è quello di fornire i concetti base<br />

<strong>del</strong>la teoria matematica dei sistemi dinamici partendo da alcune applicazioni ben<br />

note in economia, management, e finanza. In particolare, gli argomenti trattati<br />

riguarderanno:<br />

• i risultati matematici e gli strumenti usati <strong>per</strong> formalizzare e studiare alcuni<br />

mo<strong>del</strong>li ben noti in economia e finanza frequentemente incontrati in <strong>le</strong>tteratura;<br />

• alcuni metodi di base <strong>per</strong> risolvere prob<strong>le</strong>mi semplici e affrontare prob<strong>le</strong>mi più<br />

comp<strong>le</strong>ssi che coinvolgono equazioni <strong>differenziali</strong> (e al<strong>le</strong> differenze).<br />

1.0.2 Notazioni<br />

Le <strong>le</strong>ttere in grassetto denotano i vettori (o funzioni che mappano numeri reali in<br />

vettori). Le componenti dei vettori non sono in grassetto.<br />

1.1 Prime definizioni ed esempi<br />

Molti prob<strong>le</strong>mi applicati in economia, management e finanza sono di natura dinamica.<br />

Generalmente parlando, non possono essere compresi (o predetti, o anche<br />

controllati) semplicente osservandoli ad un certo istante; è necessario poter osservare<br />

la loro evoluzione nel tempo. Per maggiori dettagli ed un’approfindita trattazione,<br />

si <strong>le</strong>gga ad esempio l’introduzione di [4], o il primo capitolo di [2].<br />

Il primo passo nella costruzione un mo<strong>del</strong>lo è quello di “identificare” <strong>le</strong> variabili<br />

che descrivono comp<strong>le</strong>tamente il prob<strong>le</strong>ma che stiamo trattando. Tali variabili sono<br />

comunemente chiamate variabili di stato. Dato che il prob<strong>le</strong>ma è di natura dinamica,<br />

ciò che interessa maggiormente è lo studio <strong>del</strong>l’evoluzione di tali variabili di stato al<br />

variare <strong>del</strong> tempo 1 . Questo significa che, se indichiamo con x il vettore <strong>del</strong><strong>le</strong> variabili<br />

1 Naturalmente, nello studio <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma possono esserci altri obiettivi. In alcuni casi, può essere<br />

interessante lo studio <strong>del</strong> comportamento <strong>del</strong><strong>le</strong> variabili di stato (e.g. monotonia, convessità,<br />

punti estremali, comportamento asintotico,...); in altri casi risulta interessante controllare il com-<br />

5


6 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

di stato, siamo interessati a studiare la funzione<br />

dove<br />

x : T → X ⊆ R n<br />

• T è un sottoinsieme assegnato di R e rappresenta l’insieme dei tempi nei quali<br />

vogliamo calcolare il valore <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong> di stato;<br />

• X è un sottoinsieme assegnato di R n (n è il numero <strong>del</strong><strong>le</strong> componenti <strong>del</strong>la<br />

variabi<strong>le</strong> di stato che stiamo considerando), dove vive la variabi<strong>le</strong> di stato (di<br />

solito dipende dal tipo di prob<strong>le</strong>ma: ad esempio se, <strong>per</strong> n = 1, x rappresenta<br />

un prezzo, è natura<strong>le</strong> richiedere che prezzi siano ≥ 0 e quindi X = [0, +∞)).<br />

Ta<strong>le</strong> funzione x è, euristicamente, il cuore di un sistema dinamico n-dimensiona<strong>le</strong> e<br />

descrive l’evoluzione nel tempo <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong> di stato. Naturalmente x dipenderà<br />

dal valore dei parametri che compaiono nel mo<strong>del</strong>lo, specialmente dai dati iniziali.<br />

Non daremo qui la definizione forma<strong>le</strong> di Sistema Dinamico (in breve SD da adesso<br />

in avanti), lasciandola <strong>per</strong> la sezione 1.3.<br />

L’insieme dei tempi T può essere sostanzialmente di due tipi:<br />

• T ⊆ N che è il caso di un SD a tempi discreti;<br />

• T è un intervallo di R possibilmente non limitato, e questo è il caso di un SD<br />

a tempi continui.<br />

Se la funzione x è nota in forma esplicita allora possiamo utilizzare gli strumenti<br />

necessari <strong>per</strong> studiare una funzione di questo tipo (che è comunemente chiamata una<br />

curva in R n , si veda ad esempio [6, Sezione 4.5] <strong>per</strong> una teoria base sul<strong>le</strong> curve). Ma<br />

di solito, x non è esplicitamente nota. Nella sottosezione seguente, descriviamo cosa<br />

è comunemente noto in questi mo<strong>del</strong>li.<br />

1.1.1 Sistemi dinamici descritti da equazioni <strong>differenziali</strong> o al<strong>le</strong><br />

differenze<br />

In molti mo<strong>del</strong>li dinamici, sono note <strong>le</strong> seguenti cose:<br />

• il valore x 0 <strong>del</strong>lo stato ad un certo istante t 0 (di solito, ma non necessariamente,<br />

il primo oppure l’ultimo);<br />

• la <strong>le</strong>gge di evoluzione, che andiamo a studiare distinguendo il caso a tempi<br />

discreti da quello a tempi continui.<br />

portamento <strong>del</strong><strong>le</strong> variabili di stato nel raggiungere certi stati, oppure massimizzare alcune funzioni<br />

obiettivo, e così via. Vedremo queste cose più avanti in alcuni esempi.


1.1 Prime definizioni ed esempi 7<br />

Tempi discreti. La <strong>le</strong>gge di evoluzione è una relazione tra il valore x (t) <strong>del</strong>la<br />

variabi<strong>le</strong> di stato al tempo t e i suoi valori ad istanti successivi, i.e. in forma<br />

genera<strong>le</strong> è rappresentata nel modo seguente:<br />

G (t, x (t) , x (t + 1) , x (t + 2) , ..., x (t + k)) = 0<br />

∀t ∈ T<br />

dove G : T × X k+1 → R p è una funzione assegnata. L’espressione sopra è<br />

chiamata Equazione al<strong>le</strong> Differenze (in breve ED da adesso in poi) di ordine<br />

k (dato che coinvolge i valori <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong> di stato da x (t) a x (t + k)). Il<br />

numero p rappresenta il numero di equazioni. Un caso particolare più semplice<br />

(quando p = n) è quello in cui è possibi<strong>le</strong> riscrivere l’equazione sopra come<br />

x (t + k) = g (t, x (t) , x (t + 1) , x (t + 2) , ..., x (t + k − 1))<br />

∀t ∈ T<br />

<strong>per</strong> una funzione assegnata g : T × X k → R n . Tali ED sono chiamate ED<br />

in forma norma<strong>le</strong>. L’ED è detta autonoma se G (o equiva<strong>le</strong>ntemente, g) non<br />

dipende da t. Se invece lo è, l’ED è detta non autonoma.<br />

Tempi continui. La <strong>le</strong>gge di evoluzione in questo caso è una relazione tra il<br />

valore x (t) <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong> di stato al tempo t e <strong>le</strong> sue successive derivate allo<br />

stesso istante, i.e. in forma genera<strong>le</strong> è rappresentata nel modo seguente:<br />

(<br />

)<br />

F t, x (t) , x ′ (t) , x ′′ (t) , ..., x (k) (t) = 0 ∀t ∈ T<br />

dove F : T × X 0 × X 1 × X 2 × . . . X k → R p è una funzione assegnata (X i ⊆ R n è<br />

l’insieme dove vogliamo vincolare la i−esima derivata <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong> di stato).<br />

L’espressione sopra è chiamata Equazione Differenzia<strong>le</strong> Ordinaria (in breve<br />

EDO da adesso in poi) di ordine k (dato che coinvolge i valori <strong>del</strong><strong>le</strong> derivate<br />

fino all’ordine k). Il numero p rappresenta il numero di equazioni. Come <strong>per</strong> <strong>le</strong><br />

ED un caso particolare più semplice (quando p = n) è quello in cui è possibi<strong>le</strong><br />

riscrivere l’equazione sopra come:<br />

x (k) (t) = f<br />

(<br />

)<br />

t, x (t) , x ′ (t) , x ′′ (t) , ..., x (k−1) (t)<br />

∀t ∈ T<br />

<strong>per</strong> una funzione assegnata f : T × X 0 × X 1 × X 2 × . . . X k−1 → R n . Tali<br />

EDO sono chiamate EDO in forma norma<strong>le</strong>. L’EDO è detta autonoma se F<br />

(o, equiva<strong>le</strong>ntemente, f) non dipende da t. Se invece lo è, l’EDO è detta non<br />

autonoma.<br />

In questi casi par<strong>le</strong>remo di Sistemi Dinamici descritti da ED (o da EDO). Possiamo<br />

anche dire che <strong>le</strong> ED assegnate (o <strong>le</strong> EDO) sono <strong>le</strong> rappresentazioni locali di un<br />

Sistema Dinamico.<br />

In entrambi i casi descritti sopra, quando il numero p <strong>del</strong><strong>le</strong> equazioni è strettamente<br />

maggiore di 1, talvolta si può parlare di “Sistemi di ED o di EDO”.


8 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

Da adesso in avanti, considereremo soltanto SD la cui <strong>le</strong>gge di evoluzione è una ED<br />

o EDO <strong>del</strong> primo ordine in forma norma<strong>le</strong>:<br />

x (t + 1) = g (t, x (t)) ,<br />

∀t ∈ T<br />

x ′ (t) = f (t, x (t)) , ∀t ∈ T.<br />

Questa <strong>le</strong>gge di evoluzione sarà accoppiata alla condizione x (t 0 ) = x 0 ∈ X. Di<br />

solito, ma non sempre, t 0 sarà il primo punto <strong>del</strong>l’insieme dei tempi T. Per questa<br />

ragione, la condizione x (t 0 ) = x 0 è di solito chiamata “condizione inizia<strong>le</strong>”. Ma può<br />

accadere che t 0 sia il punto fina<strong>le</strong> (o un qualsiasi altro punto) di T e buona parte<br />

<strong>del</strong>la teoria che svilup<strong>per</strong>emo funzionerà ugualmente. Specificheremo <strong>le</strong> differenze se<br />

ce ne saranno.<br />

Il risultato di questo accoppiamento sono i cosiddetti Prob<strong>le</strong>mi di Cauchy (in<br />

breve PC da adesso in avanti):<br />

{ x (t + 1) = g (t, x (t)) , ∀t ∈ T<br />

x (t 0 ) = x 0 ∈ X;<br />

{ x ′ (t) = f (t, x (t)) , ∀t ∈ T<br />

x (t 0 ) = x 0 ∈ X;<br />

(1.1)<br />

(1.2)<br />

faremo loro riferimento come PC-ED e PC-EDO. Vedremo che sotto opportune ipotesi<br />

(che nei nostri esempi saranno quasi sempre verificate), la soluzione di tali prob<strong>le</strong>mi<br />

di Cauchy esiste ed è unica (si veda il Capitolo 2). Per evidenziare la dipendenza di<br />

tali soluzioni dal dato inizia<strong>le</strong>, <strong>le</strong> denoteremo<br />

x (t; t 0 , x 0 )<br />

o semplicemente x (t; x 0 ) quando t 0 = 0 è fissato (talvolta, quando sarà chiaro dal<br />

contesto, scriveremo semplicemente x (t)).<br />

Diamo ora alcune definizioni che saranno utili più avanti:<br />

• l’immagine <strong>del</strong>la funzione x (·; t 0 , x 0 ) cioè l’insieme C = {x (t; t 0 , x 0 ) , t ∈ T} è<br />

chiamato l’orbita (<strong>del</strong> SD) associata al dato inizia<strong>le</strong> (t 0 , x 0 ). Si tratta di un<br />

sottoinsieme di R n .<br />

• La famiglia <strong>del</strong><strong>le</strong> curve integrali <strong>del</strong> SD è la famiglia <strong>del</strong><strong>le</strong> curve { x (t; t 0 , x 0 ) , t 0 ∈<br />

T, x 0 ∈ X } . Spesso t 0 è fissato una volta <strong>per</strong> tutte e allora la famiglia <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

curve integrali <strong>del</strong> SD è la famiglia <strong>del</strong><strong>le</strong> curve {x (t; t 0 , x 0 ) , x 0 ∈ X}. Le curve<br />

integrali sono spesso anche chiamate traiettorie <strong>del</strong> SD. Ogni curva integra<strong>le</strong><br />

è un sottoinsieme di T × R n .<br />

• Un punto x 0 ∈ X ta<strong>le</strong> che <strong>per</strong> ogni t e t 0 la funzione costante x (t; t 0 , x 0 ) = x 0<br />

è una soluzione <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (1.1) o (1.2) è chiamato punto di<br />

equilibrio.


1.1 Prime definizioni ed esempi 9<br />

1.1.2 Alcune osservazioni utili<br />

Osservazione 1.1.1. Osserviamo che, <strong>per</strong> dare senso ad un PC-ED come (1.1)<br />

abbiamo solo bisogno di richiedere che x (t) ∈ X, mentre, <strong>per</strong> dare senso ad un PC-<br />

EDO come (1.2), bisogna richiedere che la funzione x (·) sia differenziabi<strong>le</strong> in ogni<br />

punto t ∈ T. Ciò significa che lo studio di equazioni <strong>differenziali</strong> ordinarie richiede<br />

in genera<strong>le</strong> più ipotesi di regolarità sul<strong>le</strong> funzioni coinvolte.<br />

Osservazione 1.1.2. Una volta che sappiamo come studiare una ED od una EDO<br />

<strong>del</strong> primo ordine in forma norma<strong>le</strong>, risulta molto semplice trattare ED o EDO <strong>del</strong><br />

k-esimo ordine in forma norma<strong>le</strong>. Infatti ogni ED o EDO <strong>del</strong> k-esimo ordine in<br />

forma norma<strong>le</strong> è equiva<strong>le</strong>nte ad una ED o EDO <strong>del</strong> primo ordine in forma norma<strong>le</strong><br />

con kn variabili.<br />

Per verificarlo nel caso di una EDO con n = 1, consideriamo una qualsiasi EDO di<br />

ordine k > 1 scritta in forma norma<strong>le</strong><br />

(<br />

)<br />

x (k) (t) = f t, x (t) , x ′ (t) , x ′′ (t) , ..., x (k−1) (t) ∀t ∈ T (1.3)<br />

dove f : T × X 0 × . . . × X k−1 → R (X i ⊆ R). Consideriamo ora la funzione<br />

definita come<br />

y : T → R k<br />

y 1 (t) = x (t)<br />

y 2 (t) = x ′ (t)<br />

y 3 (t) = x ′′ (t)<br />

y k−1 (t) = x (k−2) (t)<br />

y k (t) = x (k−1) (t) .<br />

E’ evidente che, se x : T → R è k-volte differenziabi<strong>le</strong> ed è soluzione di (1.3), allora<br />

l’applicazione y : T → R k è ben definita, differenziabi<strong>le</strong> e soddisfa, ∀t ∈ T:<br />

⎧<br />

y 1 ′ (t) = x′ (t) = y 2 (t)<br />

⎪⎨<br />

y 2 ′ (t) = x′′ (t) = y 3 (t)<br />

.<br />

y ⎪⎩<br />

k−1 ′ (t) = x(k−1) (t) = y k (t)<br />

y<br />

k ′ (t) = x(k+1) (t) = f ( t, x (t) , x ′ (t) , x ′′ (t) , ..., x (k−1) (t) )<br />

così y è una soluzione <strong>del</strong>la seguente EDO <strong>del</strong> primo ordine:<br />

y ′ (t) = h (t, y (t))<br />

.<br />

dove X = X 0 × . . . × X k−1 e<br />

h : T × X → R k


10 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

⎛<br />

h (t, y) =<br />

⎜<br />

⎝<br />

y 2<br />

y 3<br />

.<br />

y k<br />

f (t, y 1 , y 2 , y 3 , ..., y k−1 , y k )<br />

⎞<br />

.<br />

⎟<br />

⎠<br />

Il caso n > 1 è comp<strong>le</strong>tamente analogo. Si veda ad esempio [5, pp.274-275].<br />

Osservazione 1.1.3. Nei mo<strong>del</strong>li e nel<strong>le</strong> applicazioni che vedremo, l’obiettivo principa<strong>le</strong><br />

sarà lo studio <strong>del</strong><strong>le</strong> proprietà <strong>del</strong><strong>le</strong> traiettorie di stato. Prima di intraprendere<br />

questo studio <strong>per</strong>ò, abbiamo bisogno di sa<strong>per</strong>e che <strong>le</strong> soluzioni di PC-ED come (1.1)<br />

(e/o di PC-EDO come (1.2)) esistano e che possibilmente siano uniche. La mancanza<br />

di esistenza od unicità <strong>per</strong> qualche dato inizia<strong>le</strong> x 0 ∈ X è di solito qualcosa che<br />

non auspichiamo in un mo<strong>del</strong>lo: vorrebbe dire che la funzione di stato non esiste,<br />

oppure che partendo dallo stesso punto inizia<strong>le</strong> sono possibili molteplici evoluzioni.<br />

Questa è la ragione <strong>per</strong> cui prima di tutto (dopo gli esempi) cercheremo di stabilire<br />

alcuni risultati di esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni. Nel capitolo 2, Sezione 2.1 e<br />

2.2 rispettivamente, daremo un insieme di condizioni che garantiscano esistenza ed<br />

unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni.<br />

1.2 Esempi<br />

1.2.1 L’evoluzione di un deposito in banca<br />

Se un certo capita<strong>le</strong> C > 0 è affidato ad un deposito bancario all’istante t = 0, allora<br />

il suo valore verrà incrementato grazie ai tassi di interesse (ove previsti 2 ) pagati<br />

dalla banca. Consideriamo il mo<strong>del</strong>lo a tempi discreti misurando il tempo in anni.<br />

Scegliamo come variabi<strong>le</strong> di stato x (t) che rappresenta l’ammontare <strong>del</strong> capita<strong>le</strong> nel<br />

deposito durante l’anno t ∈ N. Sia r (t) il tasso di interesse annua<strong>le</strong> relativo all’anno t<br />

(i.e. il tasso di interesse applicato nel <strong>per</strong>iodo (t, t + 1)) e assumiamo che non ci siano<br />

altri fattori che possano influenzare l’andamento di x (t). Allora x deve soddisfare il<br />

seguente PC-ED { x (t + 1) = (1 + r (t)) x (t) , ∀t ∈ N;<br />

(1.4)<br />

x (0) = C.<br />

Si può ottenere euristicamente un mo<strong>del</strong>lo analogo a tempi continui, nel modo<br />

seguente. Assumiamo sempre che il tempo venga misurato in anni ma in più ora<br />

vogliamo conoscere il valore <strong>del</strong> capita<strong>le</strong> x (t) non solo <strong>per</strong> t ∈ N ma anche <strong>per</strong><br />

t ∈ (∆t) N <strong>per</strong> un “piccolo” ∆t > 0 assegnato. 3 Ciò significa che il PC-ED (1.4)<br />

diventa { x (t + ∆t) = (1 + r∆t (t)) x (t) , ∀t ∈ (∆t) N;<br />

x (0) = C,<br />

2 Per un’agi<strong>le</strong> e uti<strong>le</strong> introduzione all’argomento si suggerisce di consultare il libro “Banca<br />

Bassotti” di G. Cloza, Editore: Stampa Alternativa, 2001.<br />

3 Questo significa che siamo interessati a conoscere il valore di x al tempo<br />

0, ∆t, 2∆t, 3∆t, . . . , n∆t, . . ., i.e. ai multipli di un’unità di tempo assegnata ∆t. Prendendo<br />

∆t sempre più piccolo (mesi, giorni, ore, secondi, e così via) ci avviciniamo sempre di più ad un<br />

mo<strong>del</strong>lo a tempi continui.


1.2 Esempi 11<br />

dove adesso r ∆t (t) è il tasso di interesse applicato durante il <strong>per</strong>iodo (t, t + ∆t).<br />

L’equazione al<strong>le</strong> differenze sopra può quindi essere riscritta come<br />

e dividendo <strong>per</strong> ∆t, otteniamo<br />

x (t + ∆t) − x (t) = r ∆t (t) x (t) , ∀t ∈ (∆t) N,<br />

x (t + ∆t) − x (t)<br />

= r ∆t (t)<br />

x (t) , ∀t ∈ (∆t) N. (1.5)<br />

∆t<br />

∆t<br />

Adesso possiamo, informalmente, mandando ∆t a 0, passare ad un mo<strong>del</strong>lo a tempi<br />

continui. Naturalmente il passaggio al limite richiederebbe sa<strong>per</strong>e che ta<strong>le</strong> limite<br />

esiste, ma ciò non è ovvio a priori. Non entriamo nei dettagli <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma e andiamo<br />

avanti semplicemente, assumendo che “ogni cosa funzioni” nel calcolo <strong>del</strong> limite. Il<br />

termine a destra tende a x ′ (t). In quello a sinistra, assumiamo (ed è ragionevo<strong>le</strong> nel<br />

mo<strong>del</strong>lo) che la quantità r ∆t(t)<br />

∆t<br />

, quando ∆t → 0, abbia un limite: il cosiddetto tasso<br />

di interesse istantaneo al tempo t che chiamiamo δ (t). Allora il limite <strong>del</strong>la (1.5)<br />

quando ∆t → 0 è (aggiungendo la condizione inizia<strong>le</strong>):<br />

{ x ′ (t) = δ (t) x (t) ∀t ∈ R + ;<br />

(1.6)<br />

x(0) = C.<br />

Osserviamo che questo è un possibi<strong>le</strong> analogo a tempi continui <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo (1.4) ma<br />

non è l’unico. Informalmente parlando, possiamo dire che questo è il più intuitivo.<br />

In questo caso, la relazione tra r e δ (il tasso di interesse a tempi discreti e continui<br />

rispettivamente) può essere ottenuta, nel caso siano costanti, calcolando <strong>le</strong> soluzioni<br />

dei due PC (1.4) e (1.6), (1 + r) t e e δt rispettivamente, e ponendo<strong>le</strong> uguali <strong>per</strong> t ∈ N.<br />

Ne segue che deve essere δ = ln (1 + r)).<br />

Naturalmente, il tasso di interesse può variare nel tempo e può anche dipendere<br />

dall’ammontare di capita<strong>le</strong>, così a tempi discreti si ha:<br />

o a tempi continui,<br />

x (t + 1) = (1 + r (t, x (t))) x (t) , x (0) = C,<br />

x ′ (t) = δ (t, x (t)) x (t) x (0) = C.<br />

Inoltre, possiamo pensare al caso in cui ci siano pre<strong>le</strong>vamenti <strong>per</strong>iodici nel conto. A<br />

tempi discreti, questo porta ad una ED <strong>del</strong> tipo<br />

x (t + 1) = (1 + r (t)) x (t) − k (t) , ∀t ∈ N;<br />

dove k (t) è una funzione assegnata che esprime il pre<strong>le</strong>vamento al tempo t. Naturalmente<br />

i pre<strong>le</strong>vamenti possono avere diversa <strong>per</strong>iodicità a seconda <strong>del</strong>l’unità di<br />

misura <strong>del</strong> tempo assegnata. Per esempio possiamo decidere di contare il tempo<br />

in mesi e avere pre<strong>le</strong>vamenti ogni 3 mesi. Assumendo che tali pre<strong>le</strong>vamenti siano<br />

costanti (uguali a k 0 > 0) avremmo<br />

{<br />

k0 , se t ∈ 3N<br />

k (t) =<br />

0, otherwise.<br />

Si osservi che trovare un mo<strong>del</strong>lo a tempi continui equiva<strong>le</strong>nte a questo è un compito<br />

diffici<strong>le</strong>.


12 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

1.2.2 Mo<strong>del</strong>li di crescita <strong>del</strong>la popolazione e di marketing<br />

Sia x (t) la popolazione di una data specie in un certo ambiente al tempo t. Un<br />

metodo classico di mo<strong>del</strong>lizzare la dinamica <strong>del</strong>la popolazione è la cosiddetta <strong>le</strong>gge<br />

di Malthus, in base alla qua<strong>le</strong> l’incremento <strong>del</strong>la popolazione nell’unità di tempo è<br />

proporziona<strong>le</strong> alla popolazione attraverso una costante a > 0 che rappresenta il tasso<br />

di crescita <strong>per</strong> unità di tempo (i.e. la quantità ∆x<br />

x<br />

). In questo modo si ha il seguente<br />

mo<strong>del</strong>lo a tempi discreti<br />

{ x (t + 1) − x (t) = ax (t) ;<br />

x (0) = x 0 .<br />

Un analogo a tempi continui si trova come nell’esempio precedente, scrivendo:<br />

x ′ (t) = bx (t) ; x (0) = x 0 ,<br />

dove b ha un significato diverso da a, dato che rappresenta il tasso istantaneo di<br />

crescita (i.e. la quantità x′<br />

x<br />

). La relazione tra a e b è come quella trovata tra r e δ<br />

nell’esempio precedente.<br />

Un’altra possibilità più realistica è quella di assegnare (oltre la crescita descritta<br />

sopra) un livello di saturazione M <strong>per</strong> la popolazione (il massimo numero di <strong>per</strong>sone<br />

che possono vivere in un dato ambiente, considerando cibo, risorse naturali, acqua,<br />

aria, ecc.) nel modo seguente:<br />

<strong>per</strong> un mo<strong>del</strong>lo a tempi discreti o<br />

x (t + 1) − x (t) = ax (t) (M − x (t)) ; x (0) = x 0<br />

x ′ (t) = bx (t) (M − x (t)) ; x (0) = x 0<br />

<strong>per</strong> un mo<strong>del</strong>lo a tempi continui. Queste sono chiamate equazioni logistiche (Verhulst<br />

<strong>le</strong> ha introdotte nel 1845). Lo studio <strong>del</strong> caso a tempi discreti è molto più complicato<br />

dato che porta a dinamiche comp<strong>le</strong>sse e caos, si veda e.g. [5, pp.3263-368] and [4,<br />

pp.505-512].<br />

Questi due mo<strong>del</strong>li possono essere visti come mo<strong>del</strong>li di marketing dove x (t) rappresenta<br />

il numero di clienti di una data azienda al tempo t. Per commenti su questi<br />

mo<strong>del</strong>li di marketing si veda [2, p.71-74].<br />

Un mo<strong>del</strong>lo più genera<strong>le</strong> che include quelli precedentemente descritti può essere<br />

scritto nel modo seguente (a tempi discreti):<br />

x (t + 1) − x (t) = F (x (t)) − H (t) ; x (0) = x 0 (1.7)<br />

dove F (x) è la funzione di crescita <strong>del</strong>la popolazione (la differenza tra nascita e<br />

morte) e H è una harvesting function (funzione di “raccolta”): H (t) rappresenta il<br />

numero di individui che escono dal sistema nel <strong>per</strong>iodo tra t e t + 1. La funzione


1.2 Esempi 13<br />

F è di solito scritta come F (x) = xR (x) dove R (x) è il tasso di crescita <strong>del</strong>la<br />

popolazione. Nel caso di Malthus R è costante. Nel caso logistico R è decrescente<br />

affine. In genera<strong>le</strong>, si possono verificare differenti comportamenti. Per un maggiore<br />

approfondimento, si veda e.g. [3]. Nel mo<strong>del</strong>lizzare la popolazione dei pesci (ma<br />

anche bovini o altri animali) la funzione H è assegnata dall’industria <strong>del</strong>la pesca.<br />

Il PC-ED (1.7) è anche usato <strong>per</strong> mo<strong>del</strong>lizzare l’evoluzione di uno stock di risorse<br />

rinnovabili, si veda e.g. [3].<br />

1.2.3 Mo<strong>del</strong>lo preda-predatore (Lotka - Volterra)<br />

E’ un mo<strong>del</strong>lo semplice a tempi continui che descrive l’evoluzione nel tempo di due<br />

specie che interagiscono tra loro: la preda ed il predatore. Si tratta di un mo<strong>del</strong>lo che<br />

risolve il prob<strong>le</strong>ma di sopravvivenza tra due specie diverse di animali, una <strong>del</strong><strong>le</strong> quali<br />

deve cibarsi <strong>del</strong>l’altra <strong>per</strong> sopravvivere. Chiamiamo x 1 (t) il numero (medio) <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

prede al tempo t e x 2 (t) il numero (medio) dei predatori al tempo t. Le equazioni<br />

che mo<strong>del</strong>lizzano l’evoluzione sono:<br />

⎧<br />

⎨<br />

⎩<br />

x ′ 1 (t) = x 1 (t) (A − Bx 1 (t)) , x 1 (0) = x 10 ;<br />

x ′ 2 (t) = x 2 (t) (−C + Dx 2 (t)) , x 2 (0) = x 20 .<br />

(1.8)<br />

Questo rappresenta un mo<strong>del</strong>lo semplice di tali interazioni e fu proposto dagli studiosi<br />

Lotka and Volterra. Per una spiegazione più dettagliata si veda [6, pp.443-445].<br />

Si tratta di un mo<strong>del</strong>lo non lineare che è stato ampiamente studiato in <strong>le</strong>tteratura.<br />

Per una trattazione approfondita si possono consultare [5, pp. 278-283] o [6, Sections<br />

15.5, 15.6], oppure [4, Section 24.4]. Ricordiamo che <strong>le</strong> equazioni (1.8) sono<br />

state impiegate da Goodwin <strong>per</strong> costruire il ben noto mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> ciclo di crescita di<br />

Goodwin (si consulti [4, pp.458-464]).<br />

Un altro esempio di mo<strong>del</strong>lo dinamico <strong>del</strong>la popolazione è il mo<strong>del</strong>lo di Leslie, si<br />

veda [6, pp.354-356].<br />

1.2.4 Mo<strong>del</strong>lo di crescita di Solow<br />

Si consideri un’economia chiusa dove ogni agente possiede una quantità k 0 di capita<strong>le</strong><br />

al tempo t = 0. La quantità pro capite di capita<strong>le</strong> cambia al variare <strong>del</strong> tempo e si<br />

assume che la sua evoluzione dipenda dalla produzione pro capite f P (k), dal tasso<br />

di crescita <strong>del</strong>la popolazione δ e dal consumo c(t), nel modo seguente:<br />

a tempi discreti, e<br />

k (t + 1) − k (t) = f P (k (t)) − δk (t) − c (t) ; k (0) = k 0<br />

k ′ (t) = f P (k (t)) − δk (t) − c (t) ; k (0) = k 0


14 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

a tempi continui. Qui f P : [0, +∞) → [0, +∞) rappresenta la cosiddetta funzione di<br />

produzione pro capite e si assume che soddisfi <strong>le</strong> seguenti condizioni:<br />

f P ∈ C 2 ((0, +∞) ; R) ,<br />

f P ′ > 0, f P ′′ < 0,<br />

f P (0) = 0, f P (+∞) = +∞,<br />

f ′ P (0) = +∞, f P (+∞) = 0.<br />

Un esempio è f P (k) = k α <strong>per</strong> un certo α ∈ (0, 1). Inoltre la funzione c rappresenta<br />

la polizza di consumo <strong>del</strong>l’agente economico. Ci sono differenti modi <strong>per</strong> sceglierla.<br />

Una possibilità è quella di sceglierla in base ad un mo<strong>del</strong>lo di ottimizzazione, i.e.<br />

scegliere la traiettoria c che massimizza un funziona<strong>le</strong> assegnato (si veda un corso<br />

di ottimizzazione dinamica <strong>per</strong> avere un’idea). Un’altra possibilità più semplice è di<br />

sceglierla in base ad una feedback ru<strong>le</strong> assegnata, i.e. scegliere c(t) come una funzione<br />

assegnata <strong>del</strong> capita<strong>le</strong> al tempo t. Una scelta ben nota è<br />

c (t) = (1 − s) f P (k (t)) ,<br />

dove s ∈ (0, 1) è il tasso di risparmio (i.e. la proporzione di produzione che non è<br />

stata impiegata <strong>per</strong> il consumo). In questo secondo caso, si ha<br />

a tempi discreti e<br />

k (t + 1) − k (t) = sf P (k (t)) − δk (t) ; k (0) = k 0<br />

k ′ (t) = sf P (k (t)) − δk (t) ; k (0) = k 0 (1.9)<br />

a tempi continui. Per uno studio approfondito <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo, si veda e.g. [1, Ch. 2]<br />

oppure [4, Sezioni 13.2 and 24.2.3]).<br />

1.2.5 Mercato competitivo<br />

Questo esempio è tratto da [2, p.74-77]. Qui <strong>del</strong>ineiamo il mo<strong>del</strong>lo riferendoci a quel<br />

libro <strong>per</strong> una descrizione più comp<strong>le</strong>ta. Consideriamo un mercato con n individui<br />

che competono dividendosi l’intero mercato (e.g. gestori di compagnie te<strong>le</strong>foniche).<br />

Chiamiamo x (t) il vettore <strong>del</strong><strong>le</strong> quote di mercato <strong>per</strong> ciascuna compagnia così da<br />

avere ∑ n<br />

i=1 x i (t) = 1, <strong>per</strong> ogni t ≥ 0. Chiamiamo poi A la matrice n × n dei<br />

coefficienti di transizione (a ij è la porzione di clienti <strong>del</strong>la j-esima compagnia che<br />

passerà alla compagnia i nel prossimo <strong>per</strong>iodo). Si assume che A sia costante. Per<br />

costruzione si ha:<br />

n∑<br />

a ij = 1, ∀j = 1, ..., n.<br />

i=1<br />

Allora il vettore x (t) soddisfa il PC-ED omogeneo a tempi discreti<br />

x (t + 1) = Ax (t) ; x (0) = x 0 ,


1.3 Una definizione forma<strong>le</strong> di sistema dinamico 15<br />

dove x 0 rappresenta la distribuzione inizia<strong>le</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong> quote di mercato. Un analogo a<br />

tempi continui <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo a tempi discreti è<br />

x ′ (t) = (A − I) x (t) ; x (0) = x 0 .<br />

Un mo<strong>del</strong>lo simi<strong>le</strong> utilizzato <strong>per</strong> descrivere l’aumento o la diminuzione <strong>del</strong> numero di<br />

auto in una città (od in uno stato, o qualsiasi altro luogo) è discusso in [2, p.74-77].<br />

1.2.6 Gestione (Management) di produzione<br />

Si consideri un’azienda che fa scorte di beni utilizzati <strong>per</strong> la produzione in un certo<br />

deposito (“storehouse”). Se ci sono ad esempio n beni, <strong>le</strong> loro quantità possono essere<br />

rappresentate da un vettore x = (x 1 , ..., x n ) ∈ R n . Naturalmente, queste quantità<br />

varieranno nel tempo conseguentemente a:<br />

• il loro utilizzo nella produzione (-);<br />

• l’arrivo di nuovi stocks comprati dall’azienda (+);<br />

• altri eventi attesi od inattesi (declini, furti, incendi, donazioni,...) (+ o -).<br />

Allora è chiaro che il prob<strong>le</strong>ma di gestire il magazzino è un prob<strong>le</strong>ma dinamico.<br />

Il vettore x rappresenta lo stato <strong>del</strong> sistema “storehouse”. Dipende dal tempo e<br />

può essere scritto come x (t), dove t appartiene ad un certo insieme di tempi che<br />

indicheremo con T. Un primo tentativo di mo<strong>del</strong>lizzare ta<strong>le</strong> comportamento dinamico<br />

può essere il seguente:<br />

x (t + 1) = −B (t) + A (t, x (t)) + N (t, x (t)) ; x (0) = x 0 ,<br />

dove B è una funzione positiva <strong>del</strong> tempo che fornisce la quantità utilizzata <strong>per</strong> la<br />

produzione ad ogni <strong>per</strong>iodo t (si potrebbe pensare che non dipenda da t, come effettivamente<br />

la produzione non dovrebbe essere condizionata dal<strong>le</strong> quantità immagazzinate).<br />

Qui A è una funzione positiva che fornisce <strong>le</strong> quantità comprate dall’azienda<br />

nel <strong>per</strong>iodo t; dipende anche da x, ritenendo ragionevo<strong>le</strong> che l’azienda osservi <strong>le</strong><br />

quantità immagazzinate <strong>per</strong> decidere quanta merce comprare. Per concludere, N è<br />

una quantità a<strong>le</strong>atoria che rappresenta tutti i cambiamenti inaspettati (che possono<br />

dipendere o non dipendere da x).<br />

Esercizio 1.2.1. Si discuta la formulazione <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma appena illustrato, si presenti<br />

una possibi<strong>le</strong> alternativa ed un mo<strong>del</strong>lo a tempi continui commentandolo.<br />

1.3 Una definizione forma<strong>le</strong> di sistema dinamico<br />

Ci occupiamo ora di dare una definizione forma<strong>le</strong> di sistema dinamico che possa<br />

favorire una comprensione più profonda di questo oggetto matematico e <strong>del</strong><strong>le</strong> sue<br />

applicazioni. Partiamo con una prima definizione.


16 Introduzione ai sistemi dinamici<br />

Definizione 1.3.1. Un sistema dinamico è dato da un insieme X, (l’insieme degli<br />

stati, di solito chiamato lo spazio di fase) un insieme T (l’insieme dei tempi), un<br />

insieme di traiettorie {x (·; t 0 , x 0 )} (t0 ,x 0 )∈T×X, che soddisfano <strong>le</strong> seguenti proprietà:<br />

1. ∀ (t 0 , x 0 ) ∈ T × X si ha x (t 0 ; t 0 , x 0 ) = x 0 ;<br />

2. ∀ (t 0 , x 0 ) ∈ T × X si ha x (·; t 0 , x 0 ) : T → X;<br />

3. ∀x 0 ∈ X and t 0 , t 1 , t 2 ∈ T si ha<br />

x (t 2 ; t 0 , x 0 ) = x (t 2 ; t 1 , x (t 1 ; t 0 , x 0 ))<br />

L’idea che si nasconde dietro la definizione appena enunciata è la seguente. Un sistema<br />

dinamico è sostanzialmente dato dall’insieme di tutte <strong>le</strong> traiettorie <strong>del</strong>la variabi<strong>le</strong><br />

di stato x, al variare <strong>del</strong> dato inizia<strong>le</strong> (o fina<strong>le</strong>, o un qualsiasi altro) x 0 . Sono assegnati<br />

un insieme di tempi possibili T ed un insieme di stati possibili X. Pensando a<br />

quanto visto nella Sezione 1.1, possiamo dire euristicamente che {x (·; x 0 )} (t0 ,x 0 )∈T×X<br />

corrisponde all’insieme <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni dei prob<strong>le</strong>mi di Cauchy (1.1) o (1.2) quando<br />

(t 0 , x 0 ) varia in T × X.<br />

Osservazione 1.3.2. Le tre proprietà sopra e<strong>le</strong>ncate richiedono coerenza tra il sistema<br />

dinamico e l’insieme di soluzioni dei prob<strong>le</strong>mi di Cauchy. Le prime due sono<br />

abbastanza chiare, dato che stabiliscono la condizione inizia<strong>le</strong> ed il fatto che tutte <strong>le</strong><br />

traiettorie sono definite in T con valori in X. La terza proprietà è probabilmente è a<br />

prima vista un po’ più oscura: sostanzialmente, dice che la seconda parte di una traiettoria,<br />

che parte da un determinato punto, può essere vista come un punto diverso<br />

spostato nel tempo. Corrisponde al<strong>le</strong> proprietà di esistenza ed unicità che vedremo<br />

nel prossimo capitolo.<br />

Esaminiamo ora il caso autonomo.<br />

Definizione 1.3.3. Un sistema dinamico autonomo è dato da un insieme X, (l’insieme<br />

degli stati, di solito chiamato lo spazio di fase) un insieme T (l’insieme dei<br />

tempi), un istante t 0 ∈ T, un insieme di traiettorie {x (·; x 0 )} x0 ∈X<br />

, che soddisfano<br />

<strong>le</strong> seguenti proprietà:<br />

1. ∀x 0 ∈ X si ha x (t 0 ; x 0 ) = x 0 ;<br />

2. ∀x 0 ∈ X si ha x (·; x 0 ) : T → X;<br />

3. ∀x 0 ∈ X and t 1 , t 2 ∈ T ta<strong>le</strong> che t 1 + t 2 ∈ T si ha<br />

x (t 1 + t 2 ; x 0 ) = x (t 2 ; x (t 1 ; x 0 ))<br />

La differenza tra l’ultima definizione data e quella genera<strong>le</strong> è la seguente. In questo<br />

caso l’istante inizia<strong>le</strong> (o fina<strong>le</strong>, o un qualsiasi altro) t 0 è fissato una volta <strong>per</strong> tutte<br />

mentre lo stato inizia<strong>le</strong> x 0 varia in X. Sostanzialmente questo è dovuto al fatto che


1.3 Una definizione forma<strong>le</strong> di sistema dinamico 17<br />

nel caso autonomo, identificare lo stato richiede solo di conoscere il punto inizia<strong>le</strong><br />

e la distanza dal tempo inizia<strong>le</strong>. Questo non succede nel caso non autonomo dove<br />

anche l’istante inizia<strong>le</strong> deve essere noto.<br />

Pensando a quanto visto nella sezione 1.1, possiamo dire euristicamente che {x (·; x 0 )} x0 ∈X<br />

corrisponde all’insieme <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni dei prob<strong>le</strong>mi di Cauchy (1.1) o (1.2), quando<br />

t 0 è fissato e facciamo variare x 0 in X.<br />

Un istante inizia<strong>le</strong> (o fina<strong>le</strong> , o un qualsiasi altro) t 0 è fissato così come lo spazio degli<br />

stati X.<br />

Un altro modo di guardare un sistema dinamico autonomo è il seguente (<strong>per</strong> brevità,<br />

tralasciamo la discussione <strong>del</strong> caso non autonomo). Invece di concentrarsi sul<strong>le</strong> traiettorie<br />

di stato che variano con il tempo, si potrebbe pensare di focalizzare l’attenzione<br />

sul<strong>le</strong> applicazioni φ t : X → X, definite <strong>per</strong> ogni t ∈ T come segue :<br />

φ t (x 0 ) = x (t; t 0 , x 0 ) .<br />

L’idea è che <strong>per</strong> ogni τ ∈ T, un sistema dinamico induce una trasformazione <strong>del</strong>lo<br />

spazio degli stati X in se stesso, ovvero la mappa φ t . Studiare <strong>le</strong> proprietà di tali<br />

mappe è sostanzialmente equiva<strong>le</strong>nte a studiare <strong>le</strong> proprietà <strong>del</strong><strong>le</strong> traiettorie, ma con<br />

un diverso punto di vista.<br />

Dal punto di vista economico, possiamo pensare all’esempio seguente: si considerino<br />

un istante inizia<strong>le</strong> e vari agenti corrispondenti a varie condizioni iniziali; la mappa<br />

φ t dice dove sono gli agenti al tempo t, ed in questo modo fornisce un’immagine<br />

globa<strong>le</strong> di un sistema comp<strong>le</strong>sso ad un certo istante. La singola traiettoria descrive<br />

l’evoluzione di un singolo agente. La seguente definizione (si veda e.g. [5, p.378])<br />

mette in luce questa importante caratteristica.<br />

Definizione 1.3.4. Un sistema dinamico autonomo è dato da un insieme X (l’insieme<br />

degli stati, di solito chiamato lo spazio di fase) un insieme T (l’insieme dei<br />

tempi), un insieme di mappe di evoluzione { φ t} , che soddisfano <strong>le</strong> seguenti proprietà:<br />

t∈T<br />

1. φ 0 = Id X (assumendo che t = 0 è il primo punto di T ).<br />

2. φ t : X → X, ∀t ∈ T<br />

3. φ t+s = φ t ◦ φ s , ∀t, s ∈ T ta<strong>le</strong> che t + s ∈ T .<br />

Le mappe φ t sono oggetti matematici che descrivono l’evoluzione dinamica <strong>del</strong> sistema;<br />

la mappa φ t porta il valore <strong>del</strong>lo stato inizia<strong>le</strong> x (0) nel valore <strong>del</strong>lo stato x (t)<br />

al tempo t, che corrisponde al valore inizia<strong>le</strong> assegnato. Valori iniziali diversi portano<br />

in genera<strong>le</strong> a diversi valori al tempo t.<br />

Si osservi che con questa definizione di sistema dinamico, data una qualsiasi condizione<br />

inizia<strong>le</strong> la traiettoria seguita dal sistema è data da x (t; x 0 ) = φ t (x 0 ), con<br />

t ∈ T.<br />

Inoltre, l’immagine di questa traiettoria sarà chiamata orbita associata a x 0 e sarà<br />

indicata da Or (x 0 ) = { φ t (x 0 ) , t ∈ T } ⊆ X. Se l’orbita associata a x 0 è costante,<br />

i.e. se φ t (x 0 ) = x 0 , ∀t ∈ T, allora x 0 è detto punto di equilibrio <strong>del</strong> sistema<br />

dinamico.


18 Introduzione ai sistemi dinamici


Capitolo 2<br />

Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni<br />

In questo capitolo daremo la definizione di soluzione di equazioni al<strong>le</strong> differenze (ED)<br />

ed equazioni <strong>differenziali</strong> ordinarie (EDO) e <strong>per</strong> i prob<strong>le</strong>mi di Cauchy (PC) associati.<br />

Vedremo anche i risultati fondamentali di esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni che<br />

forniranno una base <strong>per</strong> l’intera teoria sui sistemi dinamici.<br />

Iniziamo con il caso a tempi discreti che è molto semplice. Poi studieremo il caso a<br />

tempi continui che richiede maggiore attenzione.<br />

2.1 Soluzioni: il caso a tempi discreti<br />

Prima di tutto introduciamo il mo<strong>del</strong>lo di base.<br />

• X è un sottoinsieme assegnato di R n ;<br />

• assegnati gli istanti inizia<strong>le</strong> e fina<strong>le</strong> −∞ ≤ T 0 ≤ T ≤ +∞, poniamo T =<br />

[T 0 , T ] ∩ Z, dato che siamo nel caso a tempi discreti;<br />

• la funzione g (chiamata dinamica ) è definita da T × X → R n .<br />

Partiamo con la definizione di soluzione globa<strong>le</strong>, che è quella che si cerca solitamente.<br />

Definizione 2.1.1. Una funzione x : T → X è una soluzione globa<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’ED<br />

x (t + 1) = g (t, x (t)) , ∀t ∈ T (2.1)<br />

se soddisfa (2.1), i.e. l’equazione x (t + 1) = g (t, x (t)) <strong>per</strong> ogni t ∈ T.<br />

È abbastanza chiaro che <strong>le</strong> soluzioni di (2.1), se esistono, in genera<strong>le</strong> non sono uniche.<br />

Infatti la semplice ED<br />

x (t + 1) = x (t) , ∀t ∈ T<br />

ha infinite soluzioni: <strong>le</strong> costanti. Ciò è dovuto al fatto che la condizione non è stata<br />

specificata. Così il prob<strong>le</strong>ma natura<strong>le</strong> che consideriamo nei mo<strong>del</strong>li applicati e che<br />

caratterizza “in modo natura<strong>le</strong>” esistenza ed unicità è il prob<strong>le</strong>ma di Cauchy come<br />

(1.1). Enunciamo ora la definizione di soluzione di prob<strong>le</strong>ma di Cauchy in questo<br />

contesto.<br />

19


20 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni<br />

Definizione 2.1.2. Una funzione x : T → X è una soluzione globa<strong>le</strong> <strong>del</strong> PC-ED<br />

{ x (t + 1) = g (t, x (t)) ∀t ∈ T<br />

x (t 0 ) = x 0 t 0 ∈ T, x 0 ∈ X<br />

(2.2)<br />

se soddisfa (2.2), i.e. l’equazione x (t + 1) = g (t, x (t)) <strong>per</strong> ogni t ∈ T e la condizione<br />

inizia<strong>le</strong> x (t 0 ) = x 0 .<br />

2.1.1 Soluzioni locali<br />

In molti casi esistono soluzioni ma non sono definite su tutto l’insieme T. In questo<br />

caso non possiamo dire che esiste una soluzione globa<strong>le</strong> nel senso <strong>del</strong>la Definizione<br />

2.1.2, dato che non è pienamente soddisfatta. Questo fenomeno è comune maggiormente<br />

a tempi continui e lo studieremo in dettaglio nella prossima sezione. Per<br />

questa ragione introduciamo il concetto di soluzione loca<strong>le</strong>. Iniziamo da un esempio<br />

nel caso unidimensiona<strong>le</strong> dove una soluzione globa<strong>le</strong> non esiste.<br />

Esempio 2.1.3. (n = 1, T = N, X = [0, +∞)) Il PC-ED<br />

x (t + 1) = −2 + √ x (t), t ∈ N<br />

x (0) = 4<br />

non ammette unna soluzione globa<strong>le</strong>. Infatti otteniamo con una semplice iterazione,<br />

x (0) = 4,<br />

x (1) = −2 + √ x (0) = 0,<br />

x (2) = −2 + √ x (1) = −2,<br />

x (3) = −2 + √ x (2) non definita in R.<br />

Questo è il motivo <strong>per</strong> cui si introduce il concetto di soluzione loca<strong>le</strong>. Diamo la<br />

definizione di soluzione loca<strong>le</strong> <strong>per</strong> un CP-DE ma una simi<strong>le</strong> può essere data <strong>per</strong> ED.<br />

Evidenziamo il fatto che questo concetto è molto più importante nel caso a tempi<br />

continui, come vedremo nella prossima sezione.<br />

Definizione 2.1.4. Il prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (2.2) ammette una soluzione loca<strong>le</strong> se<br />

esiste un intorno di t 0 , che indichiamo con J (t 0 ), contenente almeno un e<strong>le</strong>mento<br />

t 1 ∈ T, t 1 ≠ t 0 , e una funzione x : J (t 0 ) → X ta<strong>le</strong> che x soddisfi<br />

x ′ (t) = g (t, x (t)) , ∀t ∈ J (t 0 ) ∩ T<br />

x (t 0 ) = x 0 .<br />

Ta<strong>le</strong> funzione x è chiamata una soluzione loca<strong>le</strong> di (2.2). Se prendiamo J come<br />

intorno destro (o sinistro) di t 0 , allora parliamo di soluzione loca<strong>le</strong> a destra o a<br />

sinistra.


2.1 Soluzioni: il caso a tempi discreti 21<br />

2.1.2 Esistenza ed unicità globa<strong>le</strong><br />

Passiamo ora allo studio di esistenza ed unicità <strong>per</strong> prob<strong>le</strong>mi di Cauchy come 2.2).<br />

Ciò che vedremo implicherà automaticamente risultati <strong>per</strong> <strong>le</strong> equazioni al<strong>le</strong> differenze.<br />

Assumiami che t 0 è il primo punto di T 1 In questo caso, il CP-DE fornisce un<br />

algoritmo <strong>per</strong> calcolare la soluzione ricorsivamente. (sia t = t 0 <strong>per</strong> semplicità):<br />

x (0) = x 0 , x (1) = g (0, x (0)) , x (2) = g (1, x (1)) , ...<br />

e così via. Questo algoritmo <strong>per</strong>mette di calcolare la soluzione in un numero finito<br />

di passi se T < +∞, altrimenti fornisce solo un modo di definire induttivamente<br />

la soluzione. L’algoritmo non genera una soluzione soltanto se ad un certo punto<br />

g (t, x (t)) non è ben definito. Questo succede e.g. nell’esempio 2.1.3 visto sopra e<br />

negli esempi seguenti.<br />

Esempio 2.1.5. (n = 1, T = N, X = (0, +∞))<br />

Otteniamo<br />

x (t + 1) = −2 + ln x (t) , t ∈ N<br />

x (0) = e.<br />

x (0) = 4, x (1) = −2 + ln x (0) = −1,<br />

x (2) = −2 + ln x (1) , non definita in R.<br />

Esempio 2.1.6. (n = 1, T = N, X = [0, +∞))<br />

dove si ha<br />

x (t + 1) = 2x (t) − √ x (t), t ∈ N<br />

x (0) = 1 3 ,<br />

x (0) = 1 3 , x (1) = 2 3 − √<br />

1<br />

3 ,<br />

x (2) = 2<br />

( √ )<br />

2 1<br />

3 − −<br />

3<br />

x (3) = non definita in R.<br />

√<br />

2<br />

3 − √<br />

1<br />

3 < 0,<br />

Abbiamo il risultato seguente, la cui dimostrazione si fa semplicemnte <strong>per</strong> induzione.<br />

1 Osserviamo che, se t 0 non è il primo istante di T, allora l’algoritmo <strong>per</strong> trovare una soluzione<br />

può dare solo valori <strong>per</strong> t > t 0. Per t < t 0, si dovrebbe andare nell’altra direzione. Per<br />

dare una spiegazione, facciamo un passo in più. Consideriamo l’ED <strong>per</strong> t = t 0 − 1 ottenendo<br />

x (t 0) = g (t 0 − 1, x (t 0 − 1)). Poi cerchiamo di trovare x (t 0 − 1) da questa equazione, se possibi<strong>le</strong>.<br />

Naturalmente, questo algoritmo all’indietro potrebbe rivelarsi molto più comp<strong>le</strong>sso <strong>del</strong>l’algoritmo<br />

in avanti descritto nel testo.


22 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni<br />

Teorema 2.1.7. Dati T ⊆ N, X ⊆ R n , g : T ×X → R n , x 0 ∈ X, la soluzione globa<strong>le</strong><br />

di (2.2) esiste ed è unica se e solo se la successione {x (t)} t∈T<br />

definita ricorsivamente<br />

da<br />

x (0) = x 0 , x (1) = g (0, x (0)) , ..........x (t + 1) = g (t, x (t)) , ....<br />

è ben definita <strong>per</strong> ogni t ∈ T.<br />

Se g : T × X → X, allora la soluzione di (2.2) esiste ed è unica <strong>per</strong> ogni dato<br />

inizia<strong>le</strong> x 0 ∈ X.<br />

Esercizio 2.1.8. Nell’Esempio 2.1.5: dimostrare che <strong>per</strong> ogni dato inizia<strong>le</strong> x (0) ≥ 0<br />

esiste un istante t ta<strong>le</strong> che x (t) < 0, cosi che la soluzione non è mai definita <strong>per</strong><br />

tutti i t ∈ N a prescindere dalla condizione inizia<strong>le</strong>.<br />

Esercizio 2.1.9. Nell’Esempio 2.1.6: provare, senza lìaiuto di un calcolatore, che<br />

x (2) < 0. Inoltre provare che se x (0) ≥ 1 allora la soluzione globa<strong>le</strong> è ben definita e<br />

che strettamente crescente. Cosa possiamo dire <strong>per</strong> x < 1?<br />

Osservazione 2.1.10. Per quanto riguarda l’esistenza, i punti dove g (t, x 0 ) = x 0<br />

<strong>per</strong> ogni t ∈ T sono punti speciali. Infatti, se il sistema parte da questi punti, allora<br />

esiste sempre un’unica soluzione costante x (t, x 0 ) = x 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ T. Questi punti<br />

sono chiamati punti di equilibrio. Anche se non esistono soluzioni che partono da<br />

altri punti, sicuramente esistono soluzioni che partono da punti di equilibrio.<br />

2.2 Soluzioni: il caso a tempi continui<br />

In questa sezione estendiamo i concetti di esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni introdotti<br />

precedentemente, al caso a tempi continui.<br />

Qui il mo<strong>del</strong>lo di base è il seguente:<br />

• X è un sottoinsieme assegnato di R n ;<br />

• assegnati gli istanti inizia<strong>le</strong> e fina<strong>le</strong> −∞ ≤ T 0 ≤ T ≤ +∞, poniamo T =<br />

[T 0 , T ] ∩ R, dato che siamo nel caso a tempi continui;<br />

• la funzione f (chiamata dinamica) è definita da T × X → R n .<br />

Analogamente al caso a tempi discreti, iniziamo dalla definizione di soluzione<br />

globa<strong>le</strong>, che è quella che solitamente si va a cercare.<br />

Definizione 2.2.1. Una funzione x : T → X è una solution globa<strong>le</strong> classica<br />

<strong>del</strong>l’EDO<br />

x ′ (t) = f (t, x (t)) , ∀t ∈ T (2.3)<br />

se è differenziabi<strong>le</strong> in ogni t ∈ T e soddisfa (2.3).


2.2 Soluzioni: il caso a tempi continui 23<br />

Osserviamo che qui richiediamo la differenziabilità <strong>del</strong>la funzione x (·). È abbastanza<br />

chiaro che soluzioni di (2.3), se esistono, in genera<strong>le</strong> non sono uniche. Infatti<br />

analogamente al caso a tempi discreti, la semplice EDO<br />

x ′ (t) = 0,<br />

∀t ∈ T<br />

ha infinite soluzioni: <strong>le</strong> costanti. Sappiamo che questo è dovuto al fatto che non è<br />

stata specificata la condizione inizia<strong>le</strong>. Allora il prob<strong>le</strong>ma natura<strong>le</strong> che consideriamo<br />

nei mo<strong>del</strong>li applicati e che “caratterizza” esistenza ed unicità è di nuovo il PC come<br />

(1.2). Enunciamo ora la definizione di soluzione <strong>per</strong> un prob<strong>le</strong>ma di Cauchy nel caso<br />

a tempi continui.<br />

Definizione 2.2.2. Una funzione x : T → X è una soluzione globa<strong>le</strong> classica <strong>del</strong><br />

PC-EDO { x ′ (t) = f (t, x (t)) ∀t ∈ T<br />

(2.4)<br />

x (t 0 ) = x 0 t 0 ∈ T, x 0 ∈ X<br />

se è differenziabi<strong>le</strong> in ogni t ∈ T e soddisfa (2.4).<br />

Osservazione 2.2.3. Ogni soluzione <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (2.4) è chiamata una<br />

curva integra<strong>le</strong> <strong>del</strong>l’EDO.<br />

Integrando, possiamo dare un’altra definizione di soluzione <strong>per</strong> (2.3) e <strong>per</strong> (2.4).<br />

Definizione 2.2.4. Una funzione x : T → X è una soluzione globa<strong>le</strong> debo<strong>le</strong> di (2.4)<br />

se la funzione<br />

s → f (s, x (s))<br />

è integrabi<strong>le</strong> su [t 0 , t] <strong>per</strong> ogni t ∈ T (si veda e.g. [5, p.216] <strong>per</strong> la definizione di<br />

integrabilità) in T e<br />

∫ t<br />

x (t) = x 0 + f (s, x (s)) ds,<br />

t 0<br />

∀t ∈ T. (2.5)<br />

Similarmente x : T → X è una soluzione globa<strong>le</strong> debo<strong>le</strong> di (2.3) se esiste t 0 ∈ T e<br />

x 0 ∈ X ta<strong>le</strong> che (2.5) è verificata (equiva<strong>le</strong>ntemente se<br />

∫<br />

x (·) ∈ f (s, x (s)) ds,<br />

ricordando che l’integra<strong>le</strong> indefinito di una funzione è l’insieme di tutte <strong>le</strong> primitive).<br />

Esempio 2.2.5. Caso in cui esiste una soluzione globa<strong>le</strong> debo<strong>le</strong> che non è una<br />

soluzione globa<strong>le</strong> classica. Sia<br />

⎧<br />

⎨ 1<br />

h (t) = t − 1 , t ≠ 1<br />

⎩ 0, t = 1<br />

{ x ′ (t) = h (t) x (t) , ∀t ≥ 0<br />

x (0) = x 0<br />

x 0 ∈ R


24 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni<br />

La funzione<br />

x (t) = x 0 |t − 1|<br />

è una soluzione globa<strong>le</strong> debo<strong>le</strong> ma non è classica dato che non è differenziabi<strong>le</strong> in<br />

t = 1.<br />

Esercizio 2.2.6. Verificare l’ultima affermazione sopra o<strong>per</strong>ando una sostituzione<br />

nel PC-EDO. Trovare anche un altro esempio di questo tipo.<br />

2.2.1 Soluzioni locali<br />

In molti casi esistono soluzioni ma non sono differenziabili su tutto l’insieme T. In<br />

questo caso non possiamo dire che esistono soluzioni globali nel senso <strong>del</strong>la Definizione<br />

2.2.2, dato che non sono pienamente verificate. Allora, riformuliamo il concetto di<br />

soluzione loca<strong>le</strong> introdotto nella sezione precedente, adattandolo al nostro mo<strong>del</strong>lo a<br />

tempi continui.<br />

Seguendo l’idea <strong>del</strong> caso a tempi discreti, iniziamo con un esempio nel caso unidimensiona<strong>le</strong><br />

dove non esistono soluzioni globali.<br />

Esempio 2.2.7. (n = 1, T = R + , X = R) Il PC-EDO<br />

{ x ′ (t) = x 2 (t) ,<br />

x (0) = x 0 ∈ R<br />

ammette una soluzione globa<strong>le</strong> su T = R + se e solo se x 0 ≤ 0, come vedremo in<br />

un esempio nel prossimi capitoli.Osserviamo che l’analogo prob<strong>le</strong>ma a tempi discreti<br />

PC-ED<br />

{ x(t + 1) − x(t) = x 2 (t),<br />

x(0) = x 0 ∈ R<br />

ammette una soluzione globa<strong>le</strong> su T = N <strong>per</strong> ogni dato inizia<strong>le</strong> x 0 ∈ R. Questa è una<br />

conseguenza diretta <strong>del</strong> Teorema 2.1.7.<br />

Vediamo ora la definizione di soluzione loca<strong>le</strong> <strong>per</strong> PC-EDO ma una simi<strong>le</strong> si può<br />

dare <strong>per</strong> equazioni <strong>differenziali</strong> ordinarie.<br />

Definizione 2.2.8. Il prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (2.4) ammette una soluzione loca<strong>le</strong> se<br />

esiste un intorno di t 0 , che chiamiamo J (t 0 ) e una funzione x : J (t 0 ) → X ta<strong>le</strong> che<br />

x è differenziabi<strong>le</strong> in J (t 0 ) e soddisfa<br />

{ x ′ (t) = f (t, x (t)) , ∀t ∈ J (t 0 ) ∩ T<br />

x (t 0 ) = x 0 .<br />

Questa funzione x è chiamata una soluzione loca<strong>le</strong> di (2.4). Se J è un intorno<br />

destro (o sinistro) di t 0 , allora diciamo che è una soluzione loca<strong>le</strong> a destra (o a<br />

sinistra).<br />

Vediamo ora come è faci<strong>le</strong> ottenere esistenza ed unicità di soluzioni locali, mentre è<br />

molto più diffici<strong>le</strong> ottenere soluzioni globali.


2.2 Soluzioni: il caso a tempi continui 25<br />

Esistenza ed unicità loca<strong>le</strong><br />

L’analisi <strong>per</strong> il caso a tempi continui è più diffici<strong>le</strong>. Prima di tutto non abbaimo un<br />

algoritmo ricorsivo <strong>per</strong> calcolare la soluzione. Inoltre è molto più complicato garantire<br />

esistenza ed unicità di soluzioni globali (classiche o deboli). Si veda l’Esempio 2.2.7.<br />

Vediamo ora due teoremi molto importanti. Il primo teorema stabilisce un risultato<br />

genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’esistenza di soluzioni locali. Durante la trattazione, un intorno di<br />

(t 0 , x 0 ) sarà sempre inteso come prodotto di due<br />

(<br />

intorni<br />

)<br />

sferici, i.e. I (t<br />

( 0 , x<br />

) 0 ) =<br />

I 1 (t 0 ) × I 2 (x 0 ). Useremo anche la notazione I 1 t<br />

+<br />

0 (rispettivamente I1 t<br />

−<br />

0 ) <strong>per</strong><br />

indicare un intorno destro (rispettivamente sinistro) di t 0 e la notazione I ( t + 0 , x )<br />

0<br />

(rispettivamente I ( t − 0 , x ( ) ( )<br />

0)<br />

) <strong>per</strong> indicare I1 t<br />

+<br />

0 × I2 (x 0 ) (rispettivamente I 1 t<br />

−<br />

0 ×<br />

I 2 (x 0 )). Per concludere, assegneremo una volta <strong>per</strong> tutte gli istanti inizia<strong>le</strong> e fina<strong>le</strong><br />

−∞ ≤ T 0 ≤ T ≤ +∞ e porremo T = [T 0 , T ] ∩ R.<br />

Teorema 2.2.9 (Peano). Sia X ⊆ R n , f :T × X → R n , sia (t 0 , x 0 ) ∈ T × X. Se<br />

esiste un intorno di (t 0 , x 0 ), che chiamiamo I (t 0 , x 0 ) ⊆ T×X ta<strong>le</strong> che f è continua su<br />

I, allora esiste una soluzione loca<strong>le</strong> x di (2.4). Se prendiamo I ( t + 0 , x ) ( )<br />

0 o I t<br />

−<br />

0 , x 0<br />

allora otteniamo solo soluzioni locali a destra o a sinistra.<br />

Dimostrazione 2.2.10. La dimostrazione di questo teorema è piuttosto comp<strong>le</strong>ssa e<br />

fa uso di argomenti di compattezza su spazi di funzioni appropriati. Nel caso potesse<br />

interessare, si può guardare ad esempio [7, Section 3.1].<br />

In questo teorema si assume che x 0 ∈ IntX. Se x 0 ∈ F rX, i.e. x 0 si trovo sul bordo<br />

di X, valgono ancora alcuni risultati di esistenza. Abbiamo ad esempio il corollario<br />

seguente che sarà uti<strong>le</strong> <strong>per</strong> lo studio <strong>del</strong>l’esempio di Peano ed altri simili che vedremo<br />

più avanti.<br />

Corollario 2.2.11. Sia X un intervallo rea<strong>le</strong>, f : T × X → R, sia (t 0 , x 0 ) ∈ T × X.<br />

Sia x 0 ∈ F rX. Se esiste un intorno di ( t + 0 , ) ( x+ 0 (respectively t<br />

−<br />

0 , x − )<br />

0 ), che chiamiamo<br />

I ( t + 0 , ) ( x+ 0 ⊆ T × X (rispettivamente I t<br />

−<br />

0 , x − )<br />

0 ⊆ T × X) ta<strong>le</strong> che f è continua<br />

e non-negativa (rispettivamente non-positiva) su I, allora esiste una soluzione loca<strong>le</strong><br />

a destra (rispettivamente a sinistra) x di (2.4).<br />

Passiamo ora al ben noto teorema di esistenza ed unicità loca<strong>le</strong>. Prima di enunciarlo,<br />

abbiamo bisogno di introdurre la seguente definizione.<br />

Definizione 2.2.12. Una funzione h : X → Y , X, Y spazi metrici (di solito, ma non<br />

necessariamente sottoinsiemi di R n ) è Lipschitziana su X se esiste una costante<br />

M > 0 ta<strong>le</strong> che<br />

d Y (h (x 1 ) − h (x 2 )) ≤ Md X (x 1 − x 2 ) , ∀x 1 , x 2 ∈ X.<br />

h è localmente Lipschitziana su X se <strong>per</strong> ogni x ∈X esiste un intorno che lo contiene<br />

dove h è Lipschitziana.<br />

Una funzione f : A × X → Y , A ⊆ R, X, Y spazi metrici, è Lipschitziana in x,<br />

uniformemente rispetto a t ∈ A se esiste una costante M > 0 ta<strong>le</strong> che<br />

d Y (f (t, x 1 ) − f (t, x 2 )) ≤ Md X (x 1 − x 2 ) , ∀t ∈ A, ∀x 1 , x 2 ∈ X.


26 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni<br />

f è localmente Lipschitziana nella variabi<strong>le</strong> x, uniformemente rispetto a t se <strong>per</strong><br />

ogni (t 0 , x 0 ) ∈ A × X esiste un intorno di (t 0 , x 0 ), che chiamiamo I (t 0 , x 0 ) dove f è<br />

Lipschitziana in x, uniformemente rispetto a t.<br />

Teorema 2.2.13 (Cauchy, Lipschitz, Picard). Sia f : T × X → R n , <strong>le</strong>t (t 0 , x 0 ) ∈<br />

T ×X. Se esiste un intorno di (t 0 , x 0 ), che chiamiamo I (t 0 , x 0 ) ⊆ T ×X ta<strong>le</strong> che, su<br />

I, f è Lipschitziana in x, uniformemente rispetto a t, allora esiste un’unica soluzione<br />

loca<strong>le</strong> x di (2.4). Se prendiamo I ( t + 0 , x 0)<br />

o I<br />

(<br />

t<br />

−<br />

0 , x 0<br />

)<br />

allora abbiamo solo soluzioni<br />

locali uniche a destra o a sinistra.<br />

Dimostrazione 2.2.14. Per la dimostrazione di questo risultato fondamenta<strong>le</strong>, su<br />

consulti e.g. [5, pp.263-264].<br />

Corollario 2.2.15. Sia f : T × X → R n , sia (t 0 , x 0 ) ∈ T × X. Se esiste un intorno<br />

di (t 0 , x 0 ), che chiamiamo I (t 0 , x 0 ) ⊆ T × X ta<strong>le</strong> che, su I, ∂f esiste ed è continua,<br />

∂x<br />

allora esiste un’unica soluzione loca<strong>le</strong> x di (2.4).<br />

Corollario 2.2.16. Sia f : T × X → R n , e assumiamo che esista un insieme a<strong>per</strong>to<br />

X 0 ⊆ X ta<strong>le</strong> che, ad ogni istante (t 0 , x 0 ) ∈ T ×X 0 la derivata parzia<strong>le</strong> ∂f esiste ed è<br />

∂x<br />

continua. Allora <strong>per</strong> ogni (t 0 , x 0 ) ∈ T × X 0 esiste un’unica soluzione loca<strong>le</strong> x di (2.4)<br />

con l’accordo che se t 0 è sul bordo di T, la soluzione è solo a destra o a sinistra.<br />

In molti esempi, l’insieme X 0 sarà scelto il più grande possibi<strong>le</strong>, i.e. la parte interna<br />

di X denotata da IntX.<br />

Osservazione 2.2.17. Un diretta e fondamenta<strong>le</strong> conseguenza <strong>del</strong> corollario 2.2.16<br />

è che, sulla regione T × X 0 <strong>le</strong> curve integrali non si incrociano. È sufficiente argomentarlo<br />

<strong>per</strong> contraddizione. Se due curve integrali si incrociano in un dato<br />

(t 0 , x 0 ) ∈ T × X 0 , allora questo vorrebbe dire che esistono due soluzioni che escono<br />

da questo punto. Questo <strong>per</strong>ò non può succedere in virtù <strong>del</strong> teorema di unicità.<br />

2.2.2 Esistenza ed unicità globa<strong>le</strong><br />

In genera<strong>le</strong> siamo interessati all’esistenza ed all’unicità globa<strong>le</strong>. Nel caso a tempi<br />

continui, <strong>le</strong> otteniamo <strong>per</strong>ò molto difficilmente, anche se la funzione f ha un buon<br />

anadamento come visto sopra. Vediamo ora alcune condizioni che garantiscono esistenza<br />

ed unicità globa<strong>le</strong>.<br />

Da adesso in poi assumiamo in questa sezione che <strong>le</strong> ipotesi <strong>del</strong> Corollario 2.2.16<br />

sopra sono soddisfatte, i.e. f : T × X → R n , ed esiste un insieme a<strong>per</strong>to X 0 ⊆ X<br />

ta<strong>le</strong> che, ad ogni (t 0 , x 0 ) ∈ T × X 0 , ∂f esiste ed è continua. In questo caso <strong>per</strong> ogni<br />

∂x<br />

(t 0 , x 0 ) ∈ T × X 0 esiste un’unica soluzione loca<strong>le</strong> x (·; t 0 , x 0 ) di (2.4). Prendiamo<br />

ora ta<strong>le</strong> soluzione. Sarà sicuramente definita su un certo intervallo [t 0 − δ, t 0 + δ].<br />

Possiamo quindi considerare un nuovo prob<strong>le</strong>ma di cauchy (cercando una soluzione<br />

y) con la stessa EDO e condizione inizia<strong>le</strong> all’istante t 0 + δ ugua<strong>le</strong> a x (t 0 + δ).<br />

{<br />

y ′ (t) = f (t, y (t)) ∀t ∈ T<br />

y (t 0 + δ) = x (t 0 + δ) .


2.2 Soluzioni: il caso a tempi continui 27<br />

Se (t 0 + δ, x (t 0 + δ)) ∈ T × X 0 and t 0 + δ non è l’ultimo punto di T allora di nuovo<br />

abbiamo un’unica soluzione loca<strong>le</strong> y. Ta<strong>le</strong> soluzione è detta prolungamento a<br />

destra <strong>del</strong>la soluzione loca<strong>le</strong> x. In maniera simi<strong>le</strong>, si può definire un prolungamento<br />

a sinistra.<br />

Definizione 2.2.18 (Soluzione massima<strong>le</strong>). Chiamiamo<br />

T max = sup {t > t 0 | la soluzione loca<strong>le</strong> di (2.4) ammette un prolungamento a destra} .<br />

In maniera simi<strong>le</strong>, si può definire T min . La soluzione prolungata può allora essere<br />

definita su (T min , T max ) che è chiamato intervallo massima<strong>le</strong> di esistenza. Questa<br />

soluzione prolungata sarà chiamata la soluzione massima<strong>le</strong> <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy<br />

(2.4). Natura<strong>le</strong>mnte se T ⊆ (T min , T max ) allora la soluzione loca<strong>le</strong> è globa<strong>le</strong>.<br />

Abbiamo i seguenti risultati molto importanti.<br />

Teorema 2.2.19. Se X = R n e f o ∂f<br />

∂x sono limitate sulla striscia T × Rn , allora<br />

esiste un’unica soluzione globa<strong>le</strong> di (2.4).<br />

Teorema 2.2.20. Se x (t) = x (t; t 0 , x 0 ) è la soluzione loca<strong>le</strong> di (2.4) e x (t) è<br />

limitata <strong>per</strong> ogni t ta<strong>le</strong> che x (t) esiste, allora la soluzione loca<strong>le</strong> può essere prolungata<br />

ad una globa<strong>le</strong>.<br />

Osservazione 2.2.21. Punti speciali sono i punti dove f (t, x 0 ) = 0 <strong>per</strong> ogni t ∈<br />

T. Se il sistema parte da questi punti, allora esiste sempre una soluzione costante<br />

x (t, x 0 ) = x 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ T (che è unica se e.g. va<strong>le</strong> Corollario 2.2.15). Questi<br />

punti sono chiamati punti di equilibrio. Anche se non esistono soluzioni globali<br />

che partono da altri punti, sicuramente esisteranno soluzioni globali che partono dai<br />

punti di equilibrio.


28 Esistenza ed unicità <strong>del</strong><strong>le</strong> soluzioni


Capitolo 3<br />

<strong>Equazioni</strong> al<strong>le</strong> differenze ed<br />

equazioni <strong>differenziali</strong> lineari<br />

Iniziamo lo studio <strong>del</strong><strong>le</strong> equazioni al<strong>le</strong> differenze e <strong>del</strong><strong>le</strong> equazioni <strong>differenziali</strong> lineari,<br />

e dei prob<strong>le</strong>mi di Cauchy associati.<br />

Partiamo dal caso n = 1 i.e. il caso uni-dimensiona<strong>le</strong>. Vedremo alcuni metodi <strong>per</strong><br />

calcolare la soluzione, sia nel caso a tempi discreti che nel caso a tempi continui.<br />

3.1 ED <strong>del</strong> primo ordine lineari (caso n = 1)<br />

Iniziamo con la definizione di equazione al<strong>le</strong> differenze lineare.<br />

intervallo assegnato di N, possibilmente l’intero insieme N.<br />

Qui T sarà un<br />

Definizione 3.1.1. Una equazione al<strong>le</strong> differenze (ED) <strong>del</strong> primo ordine definita in<br />

T è detta lineare se la funzione g (i.e. la dinamica) è lineare o affine, quindi se è<br />

<strong>del</strong> tipo<br />

x (t + 1) = a D (t) x (t) + b D (t) , t ∈ T<br />

dove a D , b D : T → R sono funzioni assegnate. Se b D è 0 allora l’ED è detta lineare<br />

omogenea. Altrimenti, è detta non omogenea.<br />

Di solito lo spazio degli stati è R. In alcuni mo<strong>del</strong>li applicati, è richiesto uno spazio<br />

degli stati diverso. Se non è specificato, assumiamo in questo capitolo che X = R.<br />

Teorema 3.1.2. Fissato (t 0 , x 0 ) ∈ T × R, esiste sempre un’unica soluzione <strong>del</strong><br />

prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (PC-ED)<br />

{ x (t + 1) = aD (t) x (t) + b D (t) , t ∈ T<br />

x (t 0 ) = x 0 .<br />

(3.1)<br />

Nel caso lineare uni-dimensiona<strong>le</strong> abbaimo una formula <strong>per</strong> la soluzione. La enunceremo<br />

ma senza dimostrazione. Si può trovare una dimostrazione in e.g. in [5,<br />

p.339].<br />

29


30 <strong>Equazioni</strong> al<strong>le</strong> differenze ed equazioni <strong>differenziali</strong> lineari<br />

Proposizione 3.1.3. L’unica soluzione su T = [t 0 , +∞)∩Z <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy<br />

{ x (t + 1) = aD (t) x (t) + b D (t) , t ∈ T<br />

è data da<br />

che nel caso omogeneo è<br />

x (t 0 ) = x 0 ,<br />

( t−1<br />

)<br />

( ∏ ∑t−1<br />

t−1<br />

)<br />

∏<br />

x (t) = x 0 a D (s) + b D (s) a D (s)<br />

s=t 0 s=t 0 r=s+1<br />

( t−1<br />

)<br />

∏<br />

x (t) = x 0 a D (s)<br />

s=t 0<br />

(3.2)<br />

(3.3)<br />

e nel caso in cui a D è costante, è<br />

x (t) = x 0 a t−t 0<br />

D<br />

t−1<br />

+ ∑<br />

b D (s) a t−s−1<br />

D<br />

. (3.4)<br />

s=t 0<br />

Osservazione 3.1.4. Osserviamo che la soluzione è data dalla somma di cue termini:<br />

1. la soluzione <strong>del</strong>l’ED omogenea associata, che dipende linearmente dal dato<br />

inzia<strong>le</strong>;<br />

2. la soluzione <strong>del</strong>la non omogenea quando scegliamo come dato inizia<strong>le</strong> 0 al tempo<br />

t 0 .<br />

Possiamo dire che la soluzione genera<strong>le</strong> è una funzione affine (lineare nel caso omogeneo)<br />

<strong>del</strong> dato inizia<strong>le</strong>.<br />

3.2 EDO <strong>del</strong> primo ordine lineari (caso n = 1)<br />

Prima di tutto enunciamo la definizione di EDO <strong>del</strong> primo ordine lineare. Qui T sarà<br />

un intervallo assegnato di R, possibilmente tutto R.<br />

Definizione 3.2.1. Un’equazione differenzia<strong>le</strong> ordinaria (EDO) <strong>del</strong> primo ordine<br />

definita in T è detta lineare se la funzione f (i.e. la dinamica) è lineare o affine,<br />

così è <strong>del</strong> tipo<br />

x ′ (t) = a C (t) x (t) + b C (t) , t ∈ T<br />

dove a C , b C : T → R sono funzioni assegnate. Se b C è 0 allora l’EDO è detta lineare<br />

omogenea. Altrimenti, è detta non omogenea.<br />

Per queste equazioni va<strong>le</strong> il seguente teorema che è un po’ più potente <strong>del</strong>l’applicazione<br />

al caso lineare dei risultati visti precedetemente.<br />

Teorema 3.2.2. Si assuma che a C e b C sono funzioni continue su T. Allora, fissato<br />

ogni (t 0 , x 0 ) ∈ T × R esiste sempre un’unica soluzione <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy (PC-<br />

EDO)<br />

{ x ′ (t) = a C (t) x (t) + b C (t) , t ∈ T<br />

(3.5)<br />

x (t 0 ) = x 0 .


3.2 EDO <strong>del</strong> primo ordine lineari (caso n = 1) 31<br />

Osservazione 3.2.3. Applicando il Teorema 2.2.19 al caso lineare otterremmo esistenza<br />

ed unicità di (3.5) su [t 0 , T ] <strong>per</strong> ogni T finito. Il Teorema 3.2.2 stabilisce<br />

sistenza ed unicità anche su [t 0 , +∞).<br />

Nel caso lineare uni-dimensiona<strong>le</strong> abbiamo una formula esplicita <strong>per</strong> la soluzione,<br />

come nel caso a tempi discreti. La enunciamo ma senza la dimostrazione. Per un<br />

maggiore approfondimento, si consulti e.g. in [6, pp.407-408]. Si veda anche [2] <strong>per</strong><br />

una trattazione unificata <strong>del</strong> caso a tempi discreti e continui.<br />

Proposizione 3.2.4. L’unica soluzione su T = [T 0 , T 1 ] ∩ R <strong>del</strong> prob<strong>le</strong>ma di Cauchy<br />

(PC-EDO)<br />

{ x ′ (t) = a C (t) x (t) + b C (t) , t ∈ T<br />

x (t 0 ) = x 0 , t 0 ∈ T, x 0 ∈ R,<br />

è data da<br />

che nel caso omogeneo è<br />

R t<br />

∫ t R<br />

x (t) = x 0 e<br />

t a C (s)ds t<br />

0 + b C (s) e s aC(r)dr ds (3.6)<br />

t 0<br />

R t<br />

x (t) = x 0 e<br />

t a C (s)ds<br />

0<br />

(3.7)<br />

e nel caso in cui a C è costante<br />

x (t) = x 0 e a C(t−t 0 ) +<br />

∫ t<br />

b C (s) e aC(t−s) ds.<br />

t 0<br />

(3.8)<br />

Osservazione 3.2.5. Come nel caso a tempi discreti, la soluzione è somma di due<br />

termini:<br />

1. la soluzione <strong>del</strong>l’EDO omogenea associata, che dipende linearmente dal dato<br />

inzia<strong>le</strong>;<br />

2. la soluzione <strong>del</strong>la non omogenea quando scegliamo come dato inizia<strong>le</strong> 0 al tempo<br />

t 0 .<br />

Di nuovo, possiamo dire che la soluzione genera<strong>le</strong> è una funzione affine (lineare nel<br />

caso omogeneo) <strong>del</strong> dato inizia<strong>le</strong>.


32 <strong>Equazioni</strong> al<strong>le</strong> differenze ed equazioni <strong>differenziali</strong> lineari


Bibliografia<br />

[1] R.J. Barro and X. Sala-i-Martin (1995), Economic Growth, Mc Graw-Hill,<br />

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[2] E. Castagnoli, L. Peccati (1996), La matematica in azienda: strumenti e mo<strong>del</strong>li<br />

vol 4 (sistemi dinamici con applicazioni), (EGEA) (1);<br />

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[4] G. Gandolfo (1997), Economic Dynamics (Springer) (1,2).<br />

[5] A. Guerraggio, S. Salsa (1997), Metodi matematici <strong>per</strong> l’economia e <strong>le</strong> scienze<br />

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[6] A. Simon, K. Blume, Mathematics for economists.<br />

[7] L.C. Piccinini, G Stampacchia, G. Vidossich (1978), <strong>Equazioni</strong> <strong>differenziali</strong><br />

ordinarie in R n (prob<strong>le</strong>mi e metodi), (Liguori).<br />

33

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