Repubblica di Corea - Ice
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con imprese coreane, investimenti nel settore logistico o per la realizzazione <strong>di</strong> produzioni<br />
congiunte destinate al mercato regionale.<br />
Nel quadro del programma volto a rendere la <strong>Corea</strong> lo snodo economico, logistico e finanziario<br />
del Nordest asiatico, l’attuale Governo sta favorendo, tramite interventi legislativi e<br />
regolamentari, una maggiore presenza <strong>di</strong> capitali nel mercato finanziario e borsistico coreano,<br />
nei settori bancario ed assicurativo, nelle industrie ad alto tasso <strong>di</strong> innovazione tecnologica<br />
(aeronautica, elettronica, meccanica, biotecnologie, ecc).<br />
La <strong>Corea</strong> ha designato sei zone <strong>di</strong> libero scambio in altrettante regioni (su un totale <strong>di</strong> nove), ma<br />
nessuna <strong>di</strong> loro ha ancora raccolto i risultati sperati, né in produttività, né in una significativa<br />
crescita degli investimenti esteri, aumentando invece la speculazione immobiliare. Il Governo<br />
ha speso 71,31 mld USD per queste sei zone ma fra il 2004 e luglio 2010 ha raccolto solo 2,73<br />
mld USD in investimenti esteri.<br />
La <strong>Corea</strong> è un Paese tecnologicamente avanzato, il secondo al mondo per <strong>di</strong>ffusione e utilizzo <strong>di</strong><br />
tecnologie ICT, il primo per utilizzo <strong>di</strong> telefonia mobile (93% della popolazione), l’unico al<br />
mondo ad avere il 96% delle utenze con una connessione internet in banda larga ed uno dei più<br />
efficienti in materia <strong>di</strong> pagamento e trasferimento <strong>di</strong> valuta per via elettronica. Nonostante<br />
queste buone premesse, esistono ancora <strong>di</strong>versi ostacoli che impe<strong>di</strong>scono una maggiore<br />
partecipazione straniera all’economia coreana, a cominciare dall’instabilità politica derivante<br />
dall’incognita della <strong>Corea</strong> del Nord con i suoi propositi nucleari, per giungere poi a fattori più<br />
imme<strong>di</strong>ati quali le elevate spese fiscali e i costi dei fattori <strong>di</strong> produzione, in particolare per<br />
quanto riguarda l’affitto degli immobili e il costo della manodopera. Pur essendo preparata e<br />
con un alto livello d’istruzione, la manodopera coreana richiede infatti un compenso non<br />
paragonabile a quello <strong>di</strong> altri Paesi asiatici, attestandosi ad una me<strong>di</strong>a mensile <strong>di</strong> circa 1200 euro<br />
per un operaio specializzato.<br />
Un’altra critica comune delle imprese straniere verso l’ambiente impren<strong>di</strong>toriale coreano è il<br />
basso grado <strong>di</strong> trasparenza delle politiche fiscali, con la sensazione comune che queste ultime<br />
abbiano per gli stranieri valore più tassativo in confronto alle imprese locali. Dall’“FDI<br />
Restrictiveness Index” pubblicato dall’OCSE, emerge che la <strong>Corea</strong> è tra i Paesi con maggiori<br />
barriere verso gli investimenti esteri. I criteri <strong>di</strong> valutazione del rapporto vertono sul grado <strong>di</strong><br />
restrizione applicato dalla normativa in vigore, sui limiti posti all’acquisto <strong>di</strong> azioni da parte <strong>di</strong><br />
stranieri in base alla loro nazionalità, sul tipo <strong>di</strong> amministrazione aziendale.<br />
Gli investimenti esteri del secondo trimestre 2010 continuano a presentare il segno negativo con<br />
un calo del 5,9% totalizzando 2,79 mld USD. Ad ogni modo il flusso in entrata <strong>di</strong> valuta estera<br />
aveva cominciato a prendere ritmi più sostenuti dallo scorso febbraio 2010.<br />
Gli investimenti coreani all’estero del primo semestre del 2010 sono invece cresciuti dell’8%<br />
rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli investimenti in Asia, Me<strong>di</strong>oriente ed Europa<br />
sono aumentati, mentre sono calati quelli negli USA e in Sud America. L’Asia è la regione <strong>di</strong><br />
maggior attrattiva per gli investitori coreani, seguita dall’Europa su cui sono stati impiegati<br />
circa 16,8 mld USD, con quote sul totale <strong>di</strong> rispettivamente del 43,6% e 24,3%.<br />
In Europa i gran<strong>di</strong> gruppi industriali, come Posco e Hyundai, hanno aperto <strong>di</strong>versi stabilimenti<br />
produttivi e uffici <strong>di</strong> rappresentanza nei Paesi del centro e del sudest europeo, attratti da<br />
manodopera a basso costo e dalla prospettiva <strong>di</strong> un canale aperto verso i mercati dell’Europa e<br />
del Me<strong>di</strong>o Oriente. Posco, leader coreano dell’acciaio e terzo assoluto a livello mon<strong>di</strong>ale ha<br />
aperto, dopo quello in Germania, un ufficio <strong>di</strong> rappresentanza a Praga per rafforzare la propria<br />
presenza in Europa centro-orientale. La Hyundai Motor ha investito 1 miliardo <strong>di</strong> Euro per<br />
costruire uno stabilimento <strong>di</strong> 200 ettari a Ostrava, al confine ceco con Polonia e Slovacchia. La<br />
produzione, si prevede, sarà <strong>di</strong> 300.000 vetture all’anno. La Kia Motors, un’affiliata del Gruppo<br />
Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici <strong>Ice</strong> estero 1^ sem. 2010