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stock totale del bene utilizzato come mo<strong>net</strong>a, esistente in un dato momento. Esso dipenderebbe dalla<br />
produzione del passato e da eventuali aumenti annuali di essa. In tale contesto, incrementi della quantità di<br />
mo<strong>net</strong>a (merce) possono determinarsi solo in seguito all’estrazione di nuovo metallo, mentre riduzioni della<br />
quantità di mo<strong>net</strong>a si verificano solo in seguito all’usura fisica del bene o ad eventuali usi non-mo<strong>net</strong>ari, ad<br />
esempio impieghi industriali.<br />
Secondo la versione misesiana dell’impostazione austriaca, una “giusta” quantità di mo<strong>net</strong>a non esiste. La<br />
quantità di mo<strong>net</strong>a “giusta” sarà condizionata dalla domanda degli individui. Se si<br />
verificasse un aumento dell’offerta non gradito, la riduzione del valore di scambio della mo<strong>net</strong>a riporterebbe<br />
le quantità “reali” di essa al livello desiderato dagli individui. I concetti di “troppa” o<br />
“troppo poca” mo<strong>net</strong>a sono privi di significato: qualunque sia l’ammontare di mo<strong>net</strong>a, i soggetti economici<br />
modificano i propri comportamenti per economizzare il bene-mo<strong>net</strong>a esistente, cioè per<br />
massimizzare i benefici ricavabili dalla quantità disponibile. Questo passaggio analitico delegittima gli<br />
aumenti discrezionali e artificiali dell’offerta di mo<strong>net</strong>a: se ogni quantità di mo<strong>net</strong>a è sempre utilizzata<br />
al suo livello massimo, allora non si può ottenere alcun beneficio sociale aumentandone la quantità. La<br />
mo<strong>net</strong>a, infatti, non è richiesta per il consumo diretto o come fattore di produzione, ma per lo<br />
scambio. Una collettività che aumenti la quantità di mo<strong>net</strong>a non è una collettività più ricca.<br />
Il processo di economizzazione della mo<strong>net</strong>a comporta modifiche nel valore di scambio del bene-mo<strong>net</strong>a con<br />
gli altri beni. Non vi è nulla di negativo in ciò. L’idea che il valore della mo<strong>net</strong>a debba essere stabile è<br />
fallace: se essa è un bene economico, sarà sottoposta ai cambiamenti di valore che derivano dalle variazioni<br />
delle valutazioni soggettive degli individui.<br />
Per Rothbard la riserva frazionaria, cioè la possibilità di sovraemissione bancaria, è una causa rilevante del<br />
caos mo<strong>net</strong>ario contemporaneo. I mezzi fiduciari, cioè le banconote emesse in eccesso rispetto<br />
all’ammontare di mo<strong>net</strong>a “vera” (ad esempio, oro), oltre ad essere un elemento di instabilità dei sistemi<br />
mo<strong>net</strong>ari, rappresentano una frode, perché circolano sulla base dell’errato convincimento della loro copertura<br />
aurea. Come nell’attività di contraffazione, certificati senza copertura vengono scambiati sul mercato sulla<br />
stessa base di quelli con copertura, essendo indistinguibili sul piano grafico.<br />
Va in conclusione osservato che, in anni recenti, parte del pensiero libertario ha accolto l’ipotesi di un free<br />
banking cartaceo a riserva frazionaria. Il mezzo di riserva può essere costituito da metalli o da un paniere di<br />
beni, ma anche da banconote emesse da una banca ritenuta particolarmente prestigiosa e affidabile. I<br />
sostenitori di questo sistema ritengono che esso consenta una maggiore capacità di adattamento<br />
dell’economia ai cambiamenti nella domanda di mo<strong>net</strong>a.<br />
Le forze di mercato scongiurerebbero gli eccessi di sovraemissione attraverso le richieste di conversione in<br />
mezzi di riserva alla banca “non virtuosa”, che rischierebbe la bancarotta. Esisterebbe quindi un deterrente ad<br />
eventuali comportamenti spregiudicati.<br />
Il dibattito è aperto. In ogni caso, ciò che il pensiero economico austriaco cerca di riaffermare costantemente,<br />
contro i pregiudizi dominanti, è non solo la plausibilità, ma la superiore funzionalità, anche nel settore<br />
mo<strong>net</strong>ario, di un sistema concorrenziale di mercato.<br />
Introduzione<br />
Poche questioni economiche sono più intricate, più confuse della questione della mo<strong>net</strong>a. Abbondano le<br />
dispute su “mo<strong>net</strong>a debole” o “mo<strong>net</strong>a forte”, sui compiti della Federal Reserve e del Tesoro, sulle varie<br />
versioni del sistema aureo ecc.<br />
Il governo dovrebbe pompare mo<strong>net</strong>a nel sistema economico o toglierne? E quale organo del governo?<br />
Dovrebbe facilitare il credito o restringerlo? Dovremmo ritornare al sistema aureo? E se sì a quale tasso di<br />
conversione? Queste e innumerevoli altre questioni si moltiplicano, apparentemente senza fine.<br />
Probabilmente la Babele di punti di vista sulla questione della mo<strong>net</strong>a deriva dalla propensione dell’uomo a<br />
essere “realistico”, cioè a studiare solo problemi politici ed economici immediati. Quando ci immergiamo<br />
totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande<br />
veramente basilari. Presto le questioni centrali sono dimenticate e una deriva senza meta si sostituisce ad una<br />
ferma aderenza al principio. Spesso abbiamo bisogno di riguadagnare una prospettiva più ampia, di<br />
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