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Bisogna sottolineare che l’oro non fu scelto arbitrariamente dai governi come standard mo<strong>net</strong>ario. L’oro si<br />
era affermato per molti secoli sul libero mercato come la mo<strong>net</strong>a migliore; come il bene che offriva<br />
l’intermediario mo<strong>net</strong>ario più stabile e desiderabile.<br />
Soprattutto, la riserva e l’offerta di oro erano soggette solo alle forze di mercato, e non alla arbitraria<br />
produzione governativa.<br />
Il sistema aureo internazionale offriva un meccanismo di mercato automatico per frenare il potenziale<br />
inflazionistico dei governi. Esso offre anche un meccanismo automatico per mantenere in equilibrio la<br />
bilancia dei pagamenti di ogni paese. Come affermò a metà del XVIII secolo il filosofo ed economista David<br />
Hume, se una nazione, diciamo la Francia, inflaziona la sua offerta cartacea di franchi, i suoi prezzi salgono;<br />
l’aumento di reddito in franchi di carta stimola le importazioni dall’estero, che sono anche incoraggiate dal<br />
fatto che i prezzi delle importazioni ora sono relativamente più convenienti dei prezzi interni. Al tempo<br />
stesso, i prezzi interni più alti scoraggiano le esportazioni; il risultato è un disavanzo della bilancia dei<br />
pagamenti, che deve essere coperto pagando gli altri paesi in oro. La fuoriuscita di oro comporta che la<br />
Francia alla fine dovrà ridurre i suoi inflazionati franchi di carta per evitare una perdita di tutto il suo oro. Se<br />
l’inflazione ha assunto la forma di depositi bancari, allora le banche francesi dovranno ridurre i loro prestiti e<br />
i loro depositi in modo da evitare la bancarotta appena gli stranieri chiedono alle banche francesi la<br />
conversione in oro dei loro depositi. La riduzione abbassa i prezzi interni e genera un’eccedenza delle<br />
esportazioni, invertendo il deflusso di oro, fino a che i livelli dei prezzi in Francia e negli altri paesi sono<br />
eguagliati.<br />
È vero che gli interventi dei governi prima del XIX secolo attenuavano la velocità di questo meccanismo e<br />
provocavano, all’interno dell’architettura del sistema aureo, un ciclo economico di inflazione e recessione.<br />
Questi interventi in particolare erano: la monopolizzazione del conio da parte dei governi, le leggi sul corso<br />
legale, la creazione della mo<strong>net</strong>a cartacea e lo sviluppo dell’attività bancaria inflazionistica stimolata da<br />
ciascun governo. Ma anche se questi interventi rallentavano gli aggiustamenti del mercato, a questi<br />
aggiustamenti spettava ancora il controllo finale della situazione.<br />
Così, anche se il sistema aureo classico del XVIII secolo non era perfetto, e consentiva espansioni e<br />
recessioni, in ogni caso ci ha offerto di gran lunga il miglior ordine mo<strong>net</strong>ario che il mondo abbia mai<br />
conosciuto, un ordine che funzionò, che impedì che i cicli economici sfuggissero di mano e che consentì lo<br />
sviluppo del libero commercio internazionale, degli scambi e degli investimenti [Per uno studio recente del<br />
sistema aureo classico e una storia delle prime fasi del suo collasso nel XX secolo, vedi Melchior Palyl, The<br />
Twilight of Gold, 1914-1936 (Chicago: Henry Regnery, 1972)].<br />
2. Seconda fase<br />
La prima guerra mondiale e il periodo successivo<br />
SE IL SISTEMA AUREO CLASSICO FUNZIONAVA COSÌ BENE, PERCHÉ CROLLÒ? Crollò perché ai<br />
governi fu affidato il compito di mantenere le loro promesse mo<strong>net</strong>arie, di assicurare che sterline, dollari,<br />
franchi ecc., fossero sempre convertibili in oro, secondo l’impegno preso da essi e dai sistemi bancari da essi<br />
controllati. Non fu l’oro a fallire; fu la follia di confidare sul governo per il mantenimento delle sue<br />
promesse. PER INTRAPRENDERE LA CATASTROFICA PRIMA GUERRA MONDIALE, OGNI<br />
GOVERNO DOVEVA INFLAZIONARE LA PROPRIA OFFERTA DI MONETA CARTACEA E<br />
BANCARIA. Questa inflazione fu talmente severa che fu impossibile per gli stati in conflitto mantenere le<br />
loro promesse, e così essi “uscirono dal sistema aureo”, cioè dichiararono la propria bancarotta, poco dopo<br />
l’ingresso in guerra. Tutti eccetto gli Stati Uniti, che entrarono in guerra tardi, e non inflazionarono l’offerta<br />
di dollari in misura tale da mettere a repentaglio la convertibilità. Ma, a parte gli Stati Uniti, il mondo soffrì<br />
di ciò che molti economisti ora chiamano il Nirvana delle svalutazioni competitive dei tassi di cambio<br />
fluttuanti (oggi chiamati “fluttuazioni sporche”), dei sistemi mo<strong>net</strong>ari in conflitto, dei controlli sui cambi,<br />
delle tariffe e delle quote, del collasso del commercio e degli investimenti internazionali.<br />
Gli inflazionati franchi, sterline, marchi ecc. si deprezzarono rispetto all’oro e al dollaro; il caos mo<strong>net</strong>ario si<br />
diffuse in tutto il mondo.<br />
In quel periodo c’erano, per fortuna, pochissimi economisti che salutavano questa situazione come l’ideale<br />
mo<strong>net</strong>ario. Era universalmente riconosciuto che la seconda fase rappresentava la vigilia del disastro<br />
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