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queste garanzie siano valide, e lo sono. E pensiamo alle migliaia e migliaia di prodotti industriali<br />
assolutamente specializzati e vitali che devono avere degli standard molto precisi. Il compratore di un<br />
proiettile da mezzo pollice deve avere quello che compra e non un’altra cosa.<br />
Eppure l’economia non è naufragata. Poca gente sostiene che il governo dovrebbe nazionalizzare tutta<br />
l’industria manifatturiera come modalità di difesa degli standard contro la frode. La moderna economia di<br />
mercato prevede un numero infinito di scambi intricati, la maggior parte dei quali dipendenti da standard<br />
definiti di qualità e quantità. Ma la frode è ad un minimo accettabile, e quel minimo, almeno in teoria,<br />
potrebbe essere perseguito. La stessa cosa accadrebbe se avessimo un conio privato. Possiamo star certi che i<br />
clienti del coniatore e i suoi concorrenti starebbero ben attenti nel segnalare ogni possibile frode nel peso o<br />
nella finezza delle mo<strong>net</strong>e [Il ferro è stato effettivamente usato come mo<strong>net</strong>a, in Africa e in Asia].<br />
Gli alfieri del monopolio governativo del conio argomentano che la mo<strong>net</strong>a è diversa dalle altre merci,<br />
perché la “legge di Gresham” stabilisce che “la mo<strong>net</strong>a cattiva scaccia la buona” dalla circolazione. Quindi,<br />
non possiamo affidarci al libero mercato per la fornitura di mo<strong>net</strong>a al sistema economico. Ma questa<br />
conclusione si fonda su un fraintendimento della famosa legge di Gresham. Quello che la legge dice davvero<br />
è che “una mo<strong>net</strong>a sopravvalutata artificialmente dal governo farà uscire dalla circolazione una mo<strong>net</strong>a<br />
artificialmente sottovalutata”. Supponiamo, per esempio, che ci sia una mo<strong>net</strong>a d’oro da un’oncia in<br />
circolazione. Dopo alcuni anni di uso, alcune di queste mo<strong>net</strong>e si saranno usurate e peseranno solo 0,90 once.<br />
Ovviamente, in un libero mercato, queste mo<strong>net</strong>e usurate si scambierebbero solo al 90% del valore con<br />
mo<strong>net</strong>e nuove di zecca e il loro valore nominale dovrebbe essere ripudiato [Vedi Herbert Spencer, "Social<br />
Statics" (New York, Appleton & Co.), 1890, p. 438]. In questo caso sarebbero probabilmente le mo<strong>net</strong>e<br />
“cattive” a uscire dalla circolazione. Ma supponiamo che il governo decreti che le mo<strong>net</strong>e usurate debbano<br />
essere accettate a saldo di debiti allo stesso modo che quelle nuove di zecca. Che cosa avrebbe fatto il<br />
governo in questo caso? Avrebbe imposto un controllo del prezzo con la coercizione sul “tasso di scambio”<br />
tra i due tipi di mo<strong>net</strong>e.<br />
Imponendo lo scambio alla pari delle mo<strong>net</strong>e usurate al 10%, esso sottovaluta artificialmente le mo<strong>net</strong>e<br />
nuove e sopravvaluta le vecchie. La conseguenza è che tutti tesaurizzerebbero le mo<strong>net</strong>e nuove e farebbero<br />
circolare le vecchie. “La mo<strong>net</strong>a cattiva scaccia quella buona” non sul libero mercato, ma come risultato<br />
diretto dell’intervento del governo.<br />
Nonostante gli infiniti impedimenti governativi, il conio privato è stato florido molte volte nella storia. In<br />
osservanza della legge di realtà che tutte le vere innovazioni provengono dagli individui liberi e non dallo<br />
<strong>Stato</strong>, le prime mo<strong>net</strong>e furono coniate da privati, in genere maestri orafi. Quando il governo iniziò a<br />
monopolizzare il conio, le mo<strong>net</strong>e del re portavano la garanzia di banchieri privati, di cui la gente si fidava di<br />
più che del proprio governo. Mo<strong>net</strong>e coniate privatamente circolarono in California fino al 1848 [Per far<br />
fronte al problema delle mo<strong>net</strong>e usurate i coniatori privati potrebbero o mettere un limite temporale alla<br />
garanzia di peso, o garantire un nuovo conio, al peso originale o a uno inferiore. In una libera economia non<br />
ci sarebbe la standardizzazione obbligatoria delle mo<strong>net</strong>e che si ha in un regime di monopolio governativo<br />
del conio].<br />
8. La “giusta” quantità di mo<strong>net</strong>a<br />
Adesso potremmo chiederci: qual è la quantità di mo<strong>net</strong>a in una società e come è usata? In particolare<br />
potremmo chiederci la questione eterna di quanta mo<strong>net</strong>a abbiamo bisogno. La quantità di mo<strong>net</strong>a presente<br />
nel sistema economico deve essere regolata da qualche criterio o può essere lasciata alle dinamiche di<br />
mercato?<br />
Per prima cosa stabiliamo che lo stock totale (la quantità totale) di mo<strong>net</strong>a in una società ad un dato tempo è<br />
il peso totale della mo<strong>net</strong>a-merce. Supponiamo che solo un bene sia stato scelto come mo<strong>net</strong>a in una società,<br />
e supponiamo che esso sia l’oro (avremmo potuto prendere argento o ferro; è compito del mercato e non<br />
nostro decidere qual è la migliore merce da usare come mo<strong>net</strong>a).<br />
Dal momento che la mo<strong>net</strong>a è l’oro, allora la quantità totale di mo<strong>net</strong>a è il peso di tutto l’oro esistente nella<br />
società. La forma dell’oro non conta – eccetto per il fatto che certe forme sono più costose di altre (coniare<br />
mo<strong>net</strong>e costa più che fonderle in lingotti). In questo caso, una delle forme verrà scelta dal mercato come<br />
unità di conto, e le altre forme saranno più o meno costose a seconda dei costi di mercato.<br />
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