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Volume II, Nuove best practices nei servizi alle famiglie

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RICCARDO PRANDINI<br />

Il problema della conciliazione rappresenta, inoltre, una importantissima cartina<br />

di tornasole per verificare l’emergere della Costituzione sociale dell’Europa 12 . Attraverso<br />

di esso è possibile osservare come l’Europa si autorappresenta oggi e come vuole<br />

proiettarsi nel terzo millennio 13 . Famiglia e lavoro rimangono due valori basici dell’Europa,<br />

ma sono posti in una particolare relazione di valorizzazione (o meno) reciproca.<br />

Sembra che oggi sia più importante il lavoro, mentre la famiglia, in quanto tale,<br />

è sempre più considerata come un affare privato. L’unico problema pubblico riguarda<br />

la natalità, le questioni demografiche e quelle che toccano la coesione sociale.<br />

Così la stragrande maggioranza delle argomentazioni sulla conciliazione, i dati e le elaborazioni,<br />

i rapporti di ricerca, sono incorniciati in un discorso lavorista/economicista/giuridico,<br />

bilanciato dalla richiesta di protezione sociale (come diritto di cittadinanza<br />

individuale). È il nuovo modello del lavoratore adulto (MLA) che si salda con<br />

un welfare mother friendly.<br />

1.2<br />

Riconsiderare il problema dal punto di vista della famiglia:<br />

perché superare il modello del lavoratore adulto europeo<br />

L’Europa si auto-osserva come un continente-sistema socio-politico-economico in<br />

competizione con le altre aree geopolitiche mondiali (Stati Uniti, Cina, Russia, India<br />

ecc.). In questa competizione vuole esprimere la sua memoria, ciò che la identifica<br />

come visione di modernità e cioè come un mercato economico fortemente caratterizzato<br />

da diritti di cittadinanza, ossia da un welfare system molto sviluppato. Appare<br />

però una evidente “asimmetria costituzionale”, con il mercato a trainare lo sviluppo<br />

dell’area sociale. Claire Annesley dimostra proprio le basi culturali della politica<br />

sociale europea, sintetizzandola con il nome di Adult worker model (modello del<br />

lavoratore adulto, MLA) 14 . Prevede che a ogni adulto, uomo o donna, giovane o vecchio,<br />

abile o diversabile ecc., venga richiesto di lavorare per rendersi economicamente<br />

indipendente e per implementare il mercato europeo. Il modello è dissimile<br />

sia da quello delle politiche attive della vecchia socialdemocrazia, sia dal workfare<br />

neoliberista. Proprio comparandolo con i principi del welfare del dopoguerra è possibile<br />

vederne tutta la novità. Il welfare dei “trent’anni gloriosi” concentrava la sua<br />

azione di promozione del benessere su un insieme “centrale” di cittadini: gli uomini,<br />

impiegati a tempo pieno e per tutta la vita. Tre altre categorie erano, per così dire,<br />

incluse nel sistema mediante una loro esclusione: le donne, da cui ci si aspettava<br />

il lavoro di cura domestico; gli anziani, da cui ci si aspettava che in periodi di crisi<br />

12. Su questo tema cfr. R. Prandini, L’Europa e la conciliazione tra responsabilità familiari e di lavoro:<br />

le tendenze attuali e le prospettive future, in P. Donati, R. Prandini (a cura di), La cura della famiglia e il<br />

mondo del lavoro. Un piano di politiche familiari, FrancoAngeli, Milano 2008, pp. 38-131 e la bibliografia<br />

in esso contenuta.<br />

13. Questa è anche l’idea espressa dagli autori del monumentale Oxford Handbook of the Welfare State,<br />

Oxford University Press, Oxford 2010.<br />

14. C. Annesley, Lisbon and Social Europe: Towards a European “Adult Worker Model” Welfare System,<br />

in “Journal of European Social Policy”, 17, 2007, 3, pp. 195-205.<br />

14

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