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Valutazione delle capacità di equilibrio in anziani ... - Scienze motorie

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esse: l’età d’<strong>in</strong>sorgenza della <strong>di</strong>sabilità e la durata <strong>di</strong><br />

questa prima della morte, cioè la “speranza <strong>di</strong> vita attiva”<br />

dell’anziano.<br />

A questa “speranza <strong>di</strong> vita attiva” dà risposta l’attività<br />

motoria.<br />

Molti stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato gli effetti positivi dell’esercizio<br />

fisico nell’anziano, i più evidenti dei quali<br />

possono così riassumersi:<br />

- prevenzione dell’osteoporosi;<br />

- prevenzione dell’<strong>in</strong>vecchiamento dei tessuti e degli<br />

organi vitali;<br />

- miglioramento della massima capacità aerobica;<br />

- riduzione dei rischi car<strong>di</strong>ovascolari;<br />

- aumento dell’elasticità muscolare e della mobilità<br />

articolare;<br />

- miglioramento della funzione respiratoria;<br />

- aumento dell’irrorazione sanguigna;<br />

- maggiore rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> contrazione e <strong>di</strong> rilassamento<br />

muscolare;<br />

- miglioramento del trofismo muscolare;<br />

- maggiore prontezza <strong>di</strong> riflessi;<br />

- miglioramento dell’<strong>equilibrio</strong> e della coor<strong>di</strong>nazione;<br />

- migliore funzionalità dei processi psicologici e cognitivi.<br />

Per contro, gli effetti negativi dell’ipoc<strong>in</strong>esia sono:<br />

- ipotrofia muscolare;<br />

- ipotrofia ossea;<br />

- aumento della frequenza del polso (a riposo e dopo<br />

esercizio);<br />

- aumento del consumo <strong>di</strong> O 2 , del debito <strong>di</strong> questo e<br />

della lattacidemia;<br />

- deterioramento dei processi <strong>di</strong> aggiustamento della<br />

funzione car<strong>di</strong>ovascolare alla postura eretta;<br />

- sca<strong>di</strong>mento del regime metabolico attraverso la negativizzazione<br />

del bilancio <strong>di</strong> bioelementi fondamentali<br />

come azoto, potassio, calcio, fosforo e<br />

zolfo;<br />

- <strong>di</strong>sturbi psico-emotivi.<br />

Attorno alla metà del Novecento si è scoperto che<br />

molti <strong>anziani</strong> ricoverati <strong>in</strong> istituti potevano migliorare<br />

il loro livello <strong>di</strong> autosufficienza grazie a un semplice<br />

programma <strong>di</strong> esercizi motori. Si è anche osservato<br />

che l’allettamento provocava una <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione<br />

del consumo <strong>di</strong> ossigeno e che questa poteva essere<br />

compensata con un adeguato programma <strong>di</strong> esercizi<br />

eseguibili a letto (Birkhead et al., 1964). L’<strong>in</strong>tervento<br />

teso a mo<strong>di</strong>ficare gli effetti negativi della immobilizzazione<br />

fu def<strong>in</strong>ito con il term<strong>in</strong>e “riattivazione”, che<br />

fu subito associato al concetto <strong>di</strong> “geriatria” (Anton<strong>in</strong>i,<br />

1973) <strong>in</strong> base all’osservazione che molti aspetti<br />

legati all’<strong>in</strong>vecchiamento sono assimilabili a quelli<br />

prodotti dall’<strong>in</strong>attività. In una rassegna sui mutamenti<br />

biologici dell’<strong>in</strong>vecchiamento Bortz (1980) ha poi<br />

<strong>di</strong>mostrato questa stretta somiglianza. Sulla base <strong>di</strong><br />

alcuni dati sul consumo massimo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2<br />

66<br />

max, riferibile alla capacità <strong>di</strong> compiere lavoro), che<br />

mostra un decl<strong>in</strong>o età-correlato dell’1% per anno, e<br />

<strong>di</strong> alcuni dati sugli effetti dell’attività fisica ha calcolato<br />

che un programma <strong>di</strong> ricon<strong>di</strong>zionamento all’esercizio<br />

potrebbe recuperare un volume <strong>di</strong> VO2 max<br />

pari a quarant’anni.<br />

II. Mo<strong>di</strong>ficazioni morfo-funzionali nell’anziano<br />

Con l’<strong>in</strong>vecchiamento, i vari organi e apparati fisici<br />

subiscono mo<strong>di</strong>ficazioni morfo-funzionali <strong>di</strong> tipo <strong>in</strong>volutivo/degenerativo.<br />

Focalizziamo l’attenzione sui reni, poiché la nostra<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e si svolge <strong>in</strong> un Reparto <strong>di</strong> Nefrologia. È noto<br />

che la funzione pr<strong>in</strong>cipale dei reni consiste nel “ripulire”<br />

il plasma sanguigno da sostanze <strong>in</strong>desiderate<br />

(scarti del metabolismo azotato, solfati, fenoli). Inoltre<br />

essi <strong>in</strong>tervengono nella regolazione della quantità<br />

<strong>di</strong> acqua ed elettroliti presenti nell’organismo mo<strong>di</strong>ficando,<br />

a seconda della necessità, la composizione<br />

<strong>delle</strong> ur<strong>in</strong>e.<br />

La massa dei reni decresce velocemente a partire dai<br />

50 anni d’età, con obliterazione dei glomeruli, riduzione<br />

del numero <strong>delle</strong> anse capillari glomerulari e<br />

progressiva cancellazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>tere unità nefroniche,<br />

con conseguente <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione <strong>delle</strong> capacità <strong>di</strong> questi<br />

organi.<br />

Nell’ambito della patologia del rene, pesa molto l’<strong>in</strong>sufficienza<br />

renale. Essa determ<strong>in</strong>a uremia, ritenzione<br />

azotata che si ripercuote sul metabolismo dell’acqua<br />

e degli elettroliti, spesso ipertensione arteriosa e decalcificazioni<br />

scheletriche, f<strong>in</strong>o al coma uremico.<br />

Quando i s<strong>in</strong>tomi cl<strong>in</strong>ici sono molto gravi, l’unico<br />

mezzo capace <strong>di</strong> correggerli è la <strong>di</strong>alisi. Oggi l’<strong>in</strong>sufficienza<br />

renale grave può essere trattata con successo<br />

con il trapianto del rene.<br />

III. L’<strong>equilibrio</strong><br />

In una riflessione globale sulle mo<strong>di</strong>ficazioni biofunzionali<br />

nell’anziano, un’attenzione particolare<br />

merita l’<strong>equilibrio</strong>, capacità coor<strong>di</strong>nativa speciale del<br />

nostro corpo strettamente collegata all’efficienza del<br />

Sistema Nervoso Centrale ed a quella degli analizzatori<br />

(estero e propriocettori) recettori del sistema sensoriale.<br />

Con l’<strong>in</strong>vecchiamento la riduzione progressiva <strong>delle</strong><br />

cellule del tronco encefalico e del cervelletto, la <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione<br />

della funzione dei propriocettori nelle articolazioni<br />

e nei muscoli oculari, le alterazioni degenerative<br />

del sacculo e dell’otricolo nell’orecchio <strong>in</strong>terno<br />

e l’ipostenia muscolare limitano la capacità della<br />

persona <strong>di</strong> controllare i movimenti del corpo, compresi<br />

i movimenti correttivi necessari quando il centro<br />

<strong>di</strong> gravità viene spostato da qualche forza esterna.<br />

Si <strong>in</strong>staura perciò un deficit dell’<strong>equilibrio</strong>.<br />

Questo aumenta il “rischio <strong>di</strong> caduta”.<br />

ITALIAN JOURNAL of SPORT SCIENCES

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