Resilienza - Scienze motorie
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Facoltà di <strong>Scienze</strong> Motorie<br />
CdL SCIENZA E TECNICA DELLO SPORT<br />
Insegnamento di<br />
PSICOLOGIA DELL’AGONISMO<br />
Cfu 4<br />
Docente<br />
CRISTINA CAPANNA<br />
Contatti<br />
cristinacapanna@libero.it<br />
345-6275765<br />
Questo è quel pergolato<br />
e questa è quell’uva<br />
che la volpe della favola<br />
giudicò poco matura<br />
perché stava troppo in alto.<br />
fate un salto,<br />
fatene un altro.<br />
Se non ci arrivate<br />
riprovate domattina,<br />
vedrete che ogni giorno un poco si avvicina<br />
il dolce frutto;<br />
l’allenamento è tutto.<br />
Gianni Rodari<br />
1
La scienza dello sport<br />
La Scienza applicata allo Sport, che una<br />
volta era identificata nella sola medicina<br />
sportiva, è oggi materia più vasta e<br />
complessa, che unisce le conoscenze e le<br />
applicazioni della medicina (nelle sue<br />
varie specializzazioni) e della psicologia,<br />
dell’ingegneria e dei moderni metodi di<br />
valutazione atletica<br />
Prestazione sportiva realizzata<br />
Ambiente<br />
Soggetto sportivo<br />
Bios (corpo) + Psiche (personalità e processi mentali dello sportivo)<br />
Condizione<br />
Forza muscolare<br />
Resistenza<br />
Qualità SNC<br />
Tecnica<br />
Tattica<br />
Capacità di rendimento potenziale<br />
Personalità<br />
Emozioni<br />
Volonta’ e motivazione<br />
Convinzioni<br />
<strong>Resilienza</strong><br />
Orientamento alla prestazione<br />
2
Cenni di Storia della Psicologia dello Sport<br />
• Nascita a fine 800 (Norman Triplett, studio della<br />
componente sociale nella prestazione ciclistica)<br />
• La Psicologia dello Sport (PdS) come disciplina<br />
si è sviluppata in ambito accademico e nel<br />
mondo dello sport a partire dalla seconda metà<br />
degli anni ’60<br />
• 1965: primo Congresso Mondiale di Psicologia<br />
dello Sport a Roma<br />
• Inizialmente si sviluppa prevalentemente in<br />
Nord America e Urss; in seguito in Europa<br />
Cenni di Storia della Psicologia dello Sport<br />
• Motivazione esplicita, ufficiale, allo sviluppo<br />
della disciplina: riconoscere alle scienze dello<br />
sport la possibilità di ottimizzare i processi di<br />
allenamento e soprattutto la conoscenza della<br />
relazione tra i processi biologici, psicologici e<br />
sociali<br />
• Motivazione implicita, non dichiarabile<br />
ufficialmente, allo sviluppo della disciplina:<br />
(soprattutto in fase iniziale) contribuire a processi<br />
competitivi internazionali, successivamente<br />
sostenere il sistema di mercato connesso alle<br />
discipline sportive<br />
3
Cenni di Storia della Psicologia dello Sport<br />
• Collegamenti disciplinari dominanti: psicologia<br />
del lavoro, psicologia clinica, psicologia<br />
dell’educazione<br />
• 1970-1980: studi sul miglioramento della<br />
performance, sulla personalità dell’atleta e sulla<br />
motivazione<br />
• 1993: prima edizione del Handbook of Research<br />
on Sport Psychology di Singer et al.<br />
• Processi cognitivi<br />
Ambiti di indagine della<br />
Psicologia dello Sport<br />
• Competenze psicologiche<br />
• Processi motivazionali<br />
• Ruolo dell’allenatore<br />
• Ruolo dei genitori e della famiglia<br />
• Benessere e salute<br />
• Abilità interpersonali e dinamiche di gruppo<br />
• Processi psichici di autoregolazione<br />
4
Le competenze psicologiche<br />
• Il focus è sulle mappatura (anche in<br />
relazione ai tratti di personalità) delle abilità<br />
implicate nei diversi tipi di disciplina: come<br />
identificarle e svilupparle nei diversi tipi di<br />
atleti<br />
• Tra le abilità più importanti emergono le<br />
Percezioni di Autoefficacia<br />
Processi motivazionali<br />
• Cosa favorisce il coinvolgimento sportivo e il<br />
mantenimento nel tempo dell’interesse verso la<br />
disciplina?<br />
• motivazione alla riuscita e processi psicologici<br />
coinvolti nella costruzione della autopercezione<br />
di ruolo e delle aspettative relative a prestazioni<br />
successive.<br />
• interazione fra l’ambiente sociale nel quale<br />
l’atleta vive e la sua motivazione intrinseca<br />
• Integrazioni con la psicologia del lavoro<br />
5
Abilità interpersonali e dinamiche di gruppo<br />
• I processi psicosociali favoriscono o inibiscono la performance<br />
• Aree di analisi e derivazione applicativa:<br />
– Abilità individuali di comunicazione e relazione<br />
– Predisposizioni individuali alla leadership e alla membership<br />
(con varie declinazioni di tipo socio-culturale)<br />
– Dinamiche di gruppo (in relazione alla struttura di squadra)<br />
• Questo ambito riveste un ruolo diverso seppur importante a<br />
seconda dei setting sportivi cui si riferisce:<br />
– Setting ad alta prestazione<br />
– Setting amatoriali<br />
– Setting introduttivi<br />
– Setting educativi<br />
– Setting riabilitativi<br />
Processi psichici di autoregolazione<br />
•livelli di attivazione ed i sistemi per affrontare lo<br />
stress agonistico<br />
•Attenzioni su:<br />
•L’ansia come dimensione psicologica<br />
relativamente stabile, sia come stato sollecitato da<br />
particolari condizioni dell’attività sportiva<br />
•<strong>Resilienza</strong><br />
•Il ruolo delle dinamiche tra compagni ed<br />
allenatore nello sviluppare circoli virtuosi/viziosi<br />
6
Ruolo dell’allenatore<br />
• La personalità, lo stile relazionale e la capacità di<br />
progettazione dei piani dell’allenamento producono<br />
effetti sugli atleti affidati ad un allenatore.<br />
• Tale nesso è fortissimo in allenatori di soggetti in età<br />
evolutiva<br />
• Rivela sostanziale la relazione tra genitori e allenatore<br />
• Quest’are spesso si sovrappone con la psicologia<br />
dell’educazione, alla psicologia del lavoro e alla<br />
psicologia militare<br />
Ruolo dei genitori e della famiglia<br />
• Prima del rapporto con l’allenatore e gli eventuali<br />
compagni è essenziale il ruolo dei genitori<br />
nell’approccio di soggetti in età evolutiva all’attività<br />
sportiva.<br />
• E’ necessario che i genitori con l’allentare abbiano<br />
chiaro il ruolo dell’esperienza sportiva in età<br />
evolutiva<br />
• Il rischio è proiettare sul figlio “talentuoso” i<br />
desideri dei genitori<br />
• La motivazione deve essere dello sportivo non solo<br />
del contesto socio-ambientale che lo circonda.<br />
7
La motivazione<br />
Ci sono tre grandi cose al mondo:<br />
gli oceani, le montagne e una persona motivata.<br />
W. Churchill<br />
Deriva dal latino “motus” che vuol dire<br />
“movimento”<br />
E’ un termine generale che riguarda tutti quei<br />
processi coinvolti nell’iniziare, dirigere e mantenere<br />
un’attività<br />
Il successo è la realizzazione graduale di un valido obiettivo.<br />
Che cos’è la motivazione<br />
La motivazione non è qualcosa di unitario e omogeneo<br />
ma un complesso di componenti che concorrono ad attivarci<br />
verso un oggetto-meta che valutiamo positivamente.<br />
<br />
La motivazione è funzionalmente collegata a un<br />
insieme di fattori interni ed esterni (bisogni, credenze,<br />
abilità percepita, obiettivi, aspettative, contingenze<br />
ambientali e sociali, ecc.)<br />
8
Che cos’è la motivazione<br />
Lo studio della motivazione riguarda:<br />
I meccanismi e i processi che rendono un’attività o<br />
una meta preferibile rispetto a un’altra<br />
I meccanismi e i processi che garantiscono<br />
l’impegno, la persistenza e la realizzazione delle mete<br />
che sono state stabilite<br />
Che cos’è la motivazione<br />
Lo studio della motivazione consente di:<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Individuare le possibili cause/ragioni di<br />
un’azione o di un’attività<br />
Spiegare una condotta<br />
Prevedere azioni e attività future<br />
Attivare e promuovere nuove azioni, attività,<br />
condotte<br />
9
Alcune teorie della motivazione<br />
Secondo Abraham Maslow (1954) per comprendere la<br />
personalità e la condotta di una persona è necessario<br />
conoscere i bisogni che in essa premono per essere<br />
appagati.<br />
Maslow individua cinque tipi di bisogni, secondo<br />
una gerarchia dai più primitivi ai più evoluti.<br />
Abraham Maslow<br />
I primi quattro tipi di bisogni riflettono una<br />
motivazione da carenza (mirano alla riduzione della<br />
tensione), l’ultimo tipo di bisogno riflette una<br />
motivazione da crescita (comporta una ricerca di<br />
tensione).<br />
Il modello di Maslow ha avuto ampia diffusione in ambito<br />
organizzativo, per la sua semplicità e per aver richiamato<br />
l'attenzione sull'importanza dei bisogni di<br />
autorealizzazione.<br />
10
LA TASSONOMIA DEI BISOGNI DI MASLOW<br />
Bisogni di realizzazione<br />
Bisogni di stima<br />
Bisogni di appartenenza<br />
Bisogni di sicurezza<br />
Bisogni fisiologici<br />
Abraham Maslow<br />
Tuttavia, come molti altri modelli che hanno proposto<br />
una tassonomia dei bisogni, presenta dei limiti:<br />
non esaurisce tutta la varietà dei bisogni possibili<br />
non coglie le differenze individuali<br />
non spiega la coesistenza di bisogni di livello diverso<br />
e il possibile sacrificio di bisogni di ordine inferiore<br />
nella gerarchia a favore di quelli più elevati.<br />
11
Teorie sulla motivazione.<br />
La prospettiva cognitiva.<br />
Secondo la prospettiva cognitiva la motivazione è<br />
direttamente influenzata da componenti cognitive,<br />
affettive ed emotive (credenze, valutazioni, obiettivi,<br />
aspettative, sentimenti) fra loro interagenti.<br />
Una tale chiave di lettura permette di spiegare il<br />
fenomeno per cui una motivazione inizialmente<br />
estrinseca può trasformarsi in intrinseca.<br />
Lo studio dei motivi.<br />
McClelland (1985) definisce il motivo come una<br />
“preoccupazione” ricorrente che energizza, orienta e<br />
seleziona il comportamento, verso il raggiungimento di<br />
una certa meta.<br />
I motivi corrispondono a connessioni apprese tra l’esperienza<br />
di uno stato iniziale di mancanza e l’anticipazione di uno stato<br />
finale di soddisfazione.<br />
I motivi sono in grado di attivare l’individuo per il<br />
raggiungimento dello stato finale di soddisfazione.<br />
12
La MOTIVAZIONE coincide con l’attivazione di un<br />
motivo.<br />
Tale attivazione si traduce in un impulso a mettere in atto<br />
azioni che sono diverse da un individuo all’altro a seconda delle<br />
interpretazioni che le persone danno dei propri stati interni e<br />
delle circostanze in cui si trovano.<br />
McClelland distingue tre diverse costellazioni<br />
motivazionali, che riflettono bisogni differenti e possono<br />
tradursi in vari comportamenti finalizzati a perseguire<br />
determinati scopi.<br />
DESIDERIO DI<br />
ECCELLENZA<br />
PAURA DEL<br />
FALLIMENTO<br />
+<br />
-<br />
RIUSCITA<br />
13
DESIDERIO DI<br />
PROTEZIONE<br />
PAURA DEL<br />
RIFIUTO<br />
+<br />
-<br />
AFFILIAZIONE<br />
DESIDERIO DI<br />
DOMINIO<br />
PAURA DELLA<br />
DIPENDENZA<br />
+<br />
-<br />
POTERE<br />
14
Le persone prevalentemente orientate alla riuscita:<br />
amano fare le cose nel modo migliore possibile<br />
traendone grande soddisfazione<br />
preferiscono misurarsi con compiti moderatamente<br />
difficili e rischiosi<br />
tendono a perseguire l’eccellenza, con perseveranza e<br />
responsabilità<br />
Le persone prevalentemente orientate all’affiliazione:<br />
amano sentirsi amate, accettate e benvolute e danno<br />
molta importanza alle relazioni interpersonali<br />
preferiscono incentivi come l’approvazione e<br />
l’accettazione altrui, in presenza dei quali effettuano<br />
prestazioni migliori<br />
preferiscono ascoltare, collaborare con gli altri e lavorare<br />
in gruppo<br />
preferiscono non competere ed evitano le critiche e i<br />
conflitti, fino ad assumere atteggiamenti conformistici e<br />
passivi<br />
non provano attrazione verso posizioni di comando<br />
15
Le persone prevalentemente orientate al potere:<br />
sperimentano una forte spinta verso l’autoaffermazione<br />
sono attratte da posizioni ad elevato status socioeconomico<br />
e prestigio<br />
preferiscono impegnarsi in attività rischiose e difficili per<br />
raggiungere posizioni di comando<br />
sono disposte a sacrificare i propri legami<br />
amano richiamare l’attenzione degli altri, mettendosi al<br />
centro della situazione, e tendono a influenzare le loro<br />
opinioni<br />
amano la competizione e talvolta assumono<br />
atteggiamenti e comportamenti aggressivi<br />
Nello studio dei motivi le principali differenziazioni sono tra:<br />
MOTIVI IMPLICITI inconsci, maggiormente legati alla<br />
sfera degli affetti<br />
MOTIVI ESPLICITI consci, maggiormente legati alla<br />
sfera delle cognizioni<br />
16
MOTIVI INTRINSECI guidano azioni spontanee<br />
che danno soddisfazioni dal loro stesso<br />
svolgimento<br />
MOTIVI ESTRINSECI guidano azioni finalizzate alla<br />
realizzazione di qualcosa o al raggiungimento di un<br />
premio<br />
Le motivazioni intrinseche possono essere<br />
innate e istintive (bisogni) o mediate<br />
cognitivamente (obiettivi e aspettative)<br />
I diversi tipi di motivi si differenziano:<br />
Nelle origini e nei percorsi evolutivi<br />
Nel livello di consapevolezza e di controllo<br />
individuale<br />
Nei processi cognitivi e affettivi implicati<br />
Nelle strutture e nei processi biologici<br />
Nella suscettibilità alle influenze ambientali<br />
17
Il modello Aspettativa X Valore<br />
Secondo Atkinson (1964) le persone agiscono<br />
quando ritengono di poter raggiungere fini che esse<br />
valutano come importanti.<br />
L'azione che l'individuo mette in atto riflette un<br />
equilibrio tra incentivi e aspettative, positivi e<br />
negativi, che riflettono prospettive di successo e di<br />
fallimento.<br />
Atkinson ha tradotto le dinamiche della<br />
motivazione in un modello matematico nel quale la<br />
tendenza complessiva a intraprendere o evitare<br />
un'attività è la risultante della forza della tendenza a<br />
intraprendere il compito meno la forza della tendenza a<br />
evitarlo.<br />
18
Ts = (Ms x Ps x Is) - (Mef x Pf x If)<br />
Ts = Tendenza al successo<br />
Ms = motivo al successo<br />
Ps = probabilità (aspettativa) di successo<br />
Is = incentivo (valore) rappresentato dal successo<br />
Mef = motivo ad evitare il fallimento<br />
Pf = probabilità (aspettativa) di fallimento<br />
If = incentivo (valore) rappresentato dal fallimento<br />
Il modello spiega in che modo una persona spinta<br />
da due opposte motivazioni (desiderio di successo e<br />
paura del fallimento) sceglie se affrontare o no un<br />
compito.<br />
La curva della motivazione presenta un andamento<br />
a U rovesciata.<br />
19
La motivazione cresce finché la preoccupazione<br />
per la difficoltà del compito è compensata<br />
dall’emozione positiva data dalle prospettive di<br />
soddisfazione.<br />
Quando la difficoltà del compito diviene<br />
eccessiva, la motivazione diminuisce, sebbene<br />
aumenti l’incentivo (l’emozione anticipata di<br />
orgoglio), perché la paura del fallimento prende<br />
il sopravvento.<br />
20
Secondo Bernard Weiner, le stime di probabilità che<br />
sono alla base delle aspettative dipendono, almeno in<br />
parte, dalle ipotesi e congetture relative:<br />
alle cause di un evento<br />
La teoria Attributiva<br />
alla stabilità del nesso tra un certo agente e un<br />
determinato evento<br />
alla controllabilità volontaria dell’evento<br />
La teoria Attributiva<br />
Le attribuzioni di causalità hanno importanti effetti<br />
sui processi motivazionali in quanto influenzano:<br />
Il formarsi delle intenzioni (DECISIONE)<br />
L’impegno profuso e lo sforzo nelle difficoltà<br />
(VOLIZIONE)<br />
Le reazioni affettive di fronte al successo e al<br />
fallimento<br />
Il valore attribuito al successo e al fallimento<br />
21
La teoria Attributiva<br />
Nella teoria attributiva la motivazione alla riuscita<br />
viene legata alle credenze sulle possibili cause di<br />
successo/fallimento.<br />
Gli individui motivati al successo e quelli<br />
motivati a evitare il fallimento si differenziano<br />
nello stile attributivo.<br />
Locus of control<br />
Stabilità nel<br />
tempo<br />
INSTABILE<br />
INTERNO<br />
ESTERNO<br />
STABILE Abilità Difficoltà del<br />
compito<br />
Impegno/<br />
Sforzo<br />
Fortuna<br />
22
La teoria Attributiva<br />
Gli individui motivati al successo tendono ad<br />
attribuire il conseguimento dei propri obiettivi a<br />
fattori interni e i fallimenti a cause variabili nel tempo.<br />
Gli individui motivati a evitare il fallimento vedono<br />
il successo come risultato di fattori esterni e il<br />
fallimento come dovuto a cause stabili nel tempo.<br />
Recenti sviluppi nello studio della motivazione.<br />
La teorie social-cognitiva e le convinzioni di efficacia<br />
personale<br />
Le convinzioni di autoefficacia corrispondono alle<br />
convinzioni che le persone hanno rispetto alla loro<br />
capacità di organizzare e orchestrare con successo le<br />
azioni necessarie a fronteggiare situazioni e prove in<br />
uno specifico contesto.<br />
Le convinzioni di autoefficacia riflettono il grado di controllo che<br />
le persone ritengono di poter esercitare su se stesse e<br />
sull’ambiente.<br />
23
Recenti sviluppi nello studio della motivazione.<br />
La teorie social-cognitiva e le convinzioni di efficacia<br />
personale<br />
Le aspettattive, il valore, le attribuzioni di causalità<br />
operano in sinergia con le convinzioni di<br />
autoefficacia, che in larga parte li determinano e che,<br />
insieme ad essi, influenzano in modo decisivo:<br />
la costituzione delle intenzioni<br />
le azioni connesse alla loro realizzazione e<br />
finalizzate al raggiungimento di una meta<br />
Recenti sviluppi nello studio della motivazione.<br />
La teorie social-cognitiva e le convinzioni di efficacia<br />
personale<br />
Le convinzioni di autoefficacia:<br />
attestano il funzionamento di un sistema integrato<br />
che conferisce unità, coerenza e direzionalità al<br />
funzionamento individuale e che definiamo<br />
PERSONALITA’.<br />
derivano da e riflettono principalmente le proprietà<br />
di autoriflessione e autoregolazione dell’individuo.<br />
Indirizzano e motivano la condotta secondo standard<br />
personali di realizzazione.<br />
24
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
La Personalità:<br />
è un sistema che conferisce unità, continuità e<br />
coerenza all’esperienza e al comportamento<br />
risulta dall’integrazione dell’azione di molteplici<br />
sottosistemi biologici e psicologici operanti di<br />
concerto, in sequenza o in parallelo<br />
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
Il Sé rappresenta all’interno della personalità il sistema<br />
psichico che:<br />
risulta dall’integrazione delle diverse funzioni<br />
cognitive e affettive<br />
supervisiona i processi di autoregolazione<br />
rende conto dell’identità e della continuità<br />
dell’esperienza personale<br />
25
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
La teoria ha una sistema esplicativo del comportamento:<br />
Il reciproco determinismo triadico<br />
Sistema<br />
del Sé<br />
Ambiente<br />
Comportamento<br />
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
Il reciproco determinismo triadico<br />
Il funzionamento della persona dipende dalle complesse<br />
interazioni tra tre fattori interrelati:<br />
ambiente fisico e sociale<br />
sistemi cognitivi e affettivi della persona<br />
comportamento individuale<br />
Ognuno di questi elementi ha un’influenza causale sugli<br />
altri.<br />
26
1. AMBIENTE (fisico e sociale): tutte quelle situazioni che<br />
rappresentano vincoli o opportunità e che incidono sul<br />
funzionamento e sullo sviluppo delle personalità<br />
individuali, in relazione a come vengono percepite e<br />
affrontate<br />
2. SÉ (sistemi cognitivi e affettivi della persona): è<br />
portatore di un vasto potenziale di bisogni, inclinazioni e<br />
capacità, la cui espressione è largamente influenzata<br />
dalle situazioni.<br />
3. COMPORTAMENTO (individuale): agisce<br />
trasformativamente sia sulle persone che lo hanno posto in<br />
atto, sia sulle situazioni che lo hanno reso possibile.<br />
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
Il reciproco determinismo triadico<br />
L’azione umana è sia uno stimolo che una risposta per<br />
il sistema di personalità.<br />
Le azioni delle persone e gli effetti che sortiscono<br />
danno forma alle loro competenze e alle credenze<br />
relative a sé.<br />
27
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
Le variabili personali<br />
Nell’individuare le variabili personali che definiscono<br />
una persona, Bandura parte dal principio che l’individuo<br />
è caratterizzato da una notevole capacità adattiva.<br />
Le persone sono straordinariamente capaci di adattare il<br />
proprio comportamento alle condizioni ambientali ma<br />
anche di modificare le circostanze per adattarle alle<br />
proprie esigenze e di perseguire degli obiettivi senza un<br />
immediato riconoscimento.<br />
LA TEORIA SOCIAL-COGNITIVA DI BANDURA<br />
Le capacità cognitive di base<br />
Le persone, in base alle loro capacità di: stabilire<br />
obiettivi, monitorare il comportamento, valutare se<br />
stessi e riflettere sulle proprie capacità nello scegliere le<br />
sfide da affrontare, contribuiscono in maniera causale<br />
alle proprie azioni e quindi alle esperienze che<br />
favoriscono il loro sviluppo personale.<br />
28
L’AGENTICITÀ<br />
UMANA.<br />
CHE COS’È<br />
’È?<br />
A COSA SERVE?<br />
L’AGENTICITÀ UMANA<br />
L’aggettivo “agentico” (agentic) deriva da “agenzia”<br />
(agency), indica la capacità degli individui di essere<br />
protagonisti attivi nel determinare il corso della propria<br />
esistenza.<br />
L’agenticità umana è la capacità:<br />
di far accadere gli eventi a seguito delle proprie azioni<br />
di esercitare un controllo sulla natura e sulla qualità<br />
della propria vita<br />
di anticipare il futuro e regolare le azioni al servizi<br />
degli obiettivi personali<br />
29
L’AGENTICITÀ UMANA<br />
Proprietà dell’agenticità umana<br />
Coscienza: gli individui sono consapevoli di sé e del<br />
mondo intorno a loro.<br />
Autoriflessività: gli individui riflettono sull’efficacia<br />
delle loro azioni, sull’adeguatezza dei loro pensieri e<br />
comportamenti e sul valore delle loro mete.<br />
L’AGENTICITÀ UMANA<br />
Proprietà dell’agenticità umana<br />
Autoreattività: gli individui monitorano e regolano<br />
le loro azioni in accordo a standard personali tramite<br />
autovalutazioni cui si associano reazioni affettive<br />
positive (soddisfazione di sé) e negative<br />
(autoriprovazione).<br />
Intenzionalità: gli individui operano intenzionalmente<br />
elaborando piani di azione e strategie di realizzazione.<br />
30
L’AGENTICITÀ UMANA<br />
Variazioni cross-culturali<br />
L’agenticità personale è presente in tutti gli individui di tutte le<br />
culture ma varia considerevolmente nelle sue manifestazioni.<br />
In Europa e in America gli individui sono più orientati<br />
all’autorealizzazione e al successo personale attraverso il controllo<br />
degli altri e dell’ambiente che li circonda.<br />
In Asia i doveri rispetto al gruppo di appartenenza e alla società<br />
sono più importanti così l’agenticità personale si manifesta nel<br />
perseguire obiettivi diversi.<br />
Le manifestazioni di agenticità umana nei soggetti asiastici sono una<br />
delle migliori dimostrazioni di agenticità e orientamento all’obiettivo<br />
senza di incentivi esterni.<br />
Es. Meditazione.<br />
L’AUTOEFFICACIA<br />
PERCEPITA.<br />
SAPERE DI SAPER FARE.<br />
31
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Sebbene il funzionamento della personalità dipenda da<br />
un complesso sistema cognitivo affettivo, il sistema del<br />
sé che riveste maggiore importanza nell’orientare e<br />
sostenere le azioni umane è rappresentato dalle<br />
convinzioni che le persone hanno della propria efficacia,<br />
cioè dal grado in cui esse sono convinte di esercitare un<br />
effettivo controllo su se stesse e sull’ambiente.<br />
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
La maggior parte delle teorie contemporanee che<br />
studiano la motivazione fanno riferimento all’analisi<br />
dei processi di pensiero.<br />
Sono due i fattori che rendono unici i processi di<br />
pensiero degli esseri umani:<br />
1. La capacità di valutare le azioni rispetto a criteri i<br />
valore<br />
2. La capacità di riflettere sulle proprie esperienze e<br />
azioni.<br />
32
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
Tali processi autoreferenti fanno parte di un sistema<br />
cognitivo-affettivo che permette alle persone di<br />
regolare le esperienze che fanno del mondo e le loro<br />
azioni.<br />
I quattro elementi base che compongono tale sistema<br />
sono:<br />
Standard di prestazione<br />
Autovalutazione emotiva<br />
Percezioni di autoefficacia<br />
Scopi.<br />
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
Standard di prestazione: rappresentazioni mentali dei<br />
criteri che definiscono gli esiti desiderabili di certi<br />
comportamenti.<br />
Sono di natura cognitiva.<br />
Autovalutazione emotiva: se le persone riescono a<br />
compiere delle azioni che valutano coerenti con i<br />
propri standard allora sviluppano anche sentimenti<br />
positivi verso se stesse, in caso contrario i sentimenti<br />
rispetto a se stessi saranno negative.<br />
33
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
Percezioni di autoefficacia: valutazioni che le persone danno<br />
delle proprie capacità di mettere in atto determinati corsi di<br />
azione.<br />
Sono particolarmente importanti nel sostenere la motivazione<br />
perché:<br />
•Concorrono direttamente alla presa di decisioni<br />
• Influenzano altri fattori cognitivi ed emotivi che sono<br />
coinvolti nella prestazione come le aspettative rispetto agli esiti<br />
e gli obiettivi che si intende perseguire.<br />
•Moderano l’effetto di variabili emotive sulla prestazione. Es.<br />
ansia.<br />
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
Scopo: rappresentazione mentale dell’obiettivo finale<br />
di un corso di azione nel quale si profonde una certa<br />
quantità di impegno.<br />
Le convinzioni di autoefficacia influenzano pervasivamente le<br />
altre variabili cognitive ed affettive coinvolte nella motivazione<br />
e rappresentano il predittore più prossimale del<br />
comportamento.<br />
34
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Autoefficacia e motivazione all’azione.<br />
Le convinzioni di efficacia personale influenzano la motivazione<br />
determinando:<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Gli obiettivi perseguiti.<br />
Gli sforzi profusi.<br />
La perseveranza di fronte alle difficoltà.<br />
Le reazioni ai fallimenti.<br />
La qualità della prestazione in compiti cognitivi<br />
complessi.<br />
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Nell’insieme di tali convinzioni si riflette la proprietà<br />
della persona di concertare e dirigere la condotta facendo<br />
riferimento a ciò che pensa di se stessa in quanto agente<br />
di decisione, di iniziativa e di controllo.<br />
In ciascuna convinzione si riflette l’effettiva capacità<br />
dell’individuo di autoregolarsi e operare con successo in<br />
particolari ambiti di attività.<br />
Gli individui si impegnano nelle attività che<br />
intraprendono e perseverano di fronte alle difficoltà, se<br />
ritengono di essere in grado di poter incidere sul corso<br />
degli eventi.<br />
35
L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA<br />
Due caratteristiche distintive<br />
L’autoefficacia percepita è contesto-specifica. Si<br />
riferisce cioè a specifici contesti di azione.<br />
L’autoefficacia percepita è relativa a giudizi rispetto<br />
alla qualità dell’esecuzione di determinati compiti e<br />
indipendente dal valore attribuito a tali attività<br />
L’autoefficacia è diversa dall’autostima.<br />
Quest’ultima è una valutazione globale del proprio valore ma<br />
non è un predittore del comportamento come l’autoefficacia.<br />
36
AUTOEFFICACIA<br />
PERCEPITA E<br />
COMPORTAMENTO.<br />
AUTOEFFICACIA E COMPORTAMENTO<br />
Le persone con alta autoefficacia:<br />
Tendono a scegliere attività e compiti impegnativi<br />
come occasioni di crescita personale<br />
Hanno livelli di aspirazione ambiziosi e realistici<br />
Si impegnano a fondo e perseguono gli obiettivi<br />
con determinazione<br />
37
AUTOEFFICACIA E COMPORTAMENTO<br />
Le persone con alta autoefficacia:<br />
Reagiscono positivamente ai fallimenti<br />
Di fronte alle difficoltà impreviste non si fanno<br />
sopraffare dall’ansia<br />
Nelle avversità non cedono allo sconforto, sono poco<br />
vulnerabili alla depressione.<br />
AUTOEFFICACIA E COMPORTAMENTO<br />
Le persone con bassa autoefficacia:<br />
Tendono a rifuggire da compiti impegnativi<br />
Hanno bassi livelli di aspirazione<br />
Mostrano scarso impegno nelle difficoltà e<br />
tendono alla rinuncia precocemente<br />
Sono vulnerabili alle frustrazioni e allo stress<br />
38
AUTOEFFICACIA E COMPORTAMENTO<br />
Convinzioni di autoefficacia nella promozione della salute<br />
+<br />
successo<br />
-<br />
cure<br />
standard<br />
autoregolazione<br />
Cessazione<br />
di fumo<br />
cure<br />
standard<br />
autoregolazione<br />
Esercizio<br />
AUTOEFFICACIA<br />
PERCEPITA.<br />
COME SI SVILUPPA?<br />
39
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
La promozione dell’autoefficacia comporta<br />
mutamenti significativi oltre che nei livelli di<br />
prestazione resa, nell’efficienza dei processi di<br />
pensiero, nell’impegno che viene profuso,<br />
nell’umore e nella concezione di sé<br />
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
Come si sviluppa l’autoefficacia:<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Pratica diretta<br />
Imitazione<br />
Persuasione<br />
Regolazione delle emozioni e delle reazioni<br />
corporee<br />
40
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
Come si sviluppa l’autoefficacia: L’ESPERIENZA DIRETTA<br />
Nulla è più efficace della diretta esperienza, la quale viene<br />
favorita da programmi di pratiche guidate in compiti di<br />
crescenti difficoltà.<br />
Ciò che è determinante non è tanto l’apprendimento di<br />
condotte quanto la convinzione che deriva<br />
dall’esperienza di essere in grado di dominare le<br />
circostanze.<br />
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
Come si sviluppa l’autoefficacia: L’IMITAZIONE<br />
Osservare gli altri che esperiscono il successo convince<br />
l’osservatore che anche egli può realizzare la stessa<br />
esperienza.<br />
“Non<br />
è raro che gli individui sviluppino forti reazioni<br />
emotive nei confronti dei luoghi, persone e cose con cui non<br />
hanno avuto personalmente alcun contatto”<br />
Bandura (1986)<br />
41
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
Come si sviluppa l’autoefficacia: LA PERSUASIONE<br />
L’individuo può essere persuaso dagli altri che si<br />
possiedono le abilità necessarie per raggiungere un<br />
obiettivo e che è possibile incrementare tali abilità.<br />
(Questi stimoli esterni hanno un effetto quando si<br />
riconosce nell’altro credibilità e competenza).<br />
SVILUPPO DELL’AUTOEFFICACIA<br />
Come si sviluppa l’autoefficacia: REAZIONI CORPOREE<br />
L’efficacia personale riduce la vulnerabilità a stress e<br />
depressione, attraverso corrette interpretazioni dei<br />
propri stati corporei.<br />
42
AUTOEFFICACIA<br />
PERCEPITA.<br />
DOVE SI SVILUPPA?<br />
ORIGINI DELL’AUTO-EFFICACIA<br />
RUOLO DELLA FAMIGLIA<br />
La famiglia fornisce esperienze significative capaci di<br />
promuovere il controllo sul mondo esterno.<br />
I feedback sulle prime esperienze forniscono le<br />
informazioni utili circa le proprie abilità.<br />
43
ORIGINI DELL’AUTO-EFFICACIA<br />
RUOLO DELLA SCUOLA<br />
Il modo in cui gli insegnanti valutano il successo e<br />
l’insuccesso consente di acquisire<br />
Le convinzioni di efficacia autoregolatoria che<br />
permettono lo sviluppo delle capacità di<br />
pianificazione e gestione delle attività; di uso delle risorse; e<br />
di valutazione delle proprie conoscenze e strategie che<br />
influenzano l’apprendimento.<br />
ORIGINI DELL’AUTO-EFFICACIA<br />
RUOLO DEI PARI<br />
I pari permettono il confronto con le loro prestazioni.<br />
Osservare le abilità cognitive dei compagni aumenta<br />
l’autoefficacia.<br />
Percepirsi inefficaci causa isolamento.<br />
44
Il Coping<br />
I primi studi sulle strategie di coping risalgono agli<br />
anni ’60 e si realizzano nell’ambito della ricerca<br />
sui meccanismi di difesa, di impostazione<br />
strettamente psicodinamica e clinica. In tale<br />
prospettiva il coping si configurava come un<br />
processo largamente inconscio, finalizzato ad<br />
affrontare conflitti intrapsichici particolarmente<br />
negativi e difficilmente sopportabili per<br />
l’individuo.<br />
Il Coping<br />
L’emancipazione dalla tradizione psicodinamica<br />
avviene intorno agli anni ’70 nel quadro dell’indagine<br />
sullo stress e sulle modalità impiegate per farvi fronte.<br />
Ciò si associa ad una maggiore attenzione alle<br />
strategie “coscienti” che l’individuo adotta a livello<br />
cognitivo, emotivo e comportamentale in risposta a<br />
fattori/eventi esterni (stressors) che sono fonti di<br />
squilibrio e di disadattamento (Folkman e Lazarus,<br />
1980).<br />
45
Lo Stress<br />
In quest’ottica lo stress si configura come la risultante<br />
di un’interazione tra organismo e ambiente che mette<br />
alla prova le risorse del soggetto e minaccia il<br />
benessere individuale (Folkman e Lazarus, 1984; 1985).<br />
Da ciò deriva che non è possibile definire a priori il<br />
carattere stressante di un evento o di una situazione,<br />
poichè esso dipende largamente da una valutazione<br />
soggettiva (appraisal) che è a sua volta fortemente<br />
determinata dalle esigenze e dalle risorse che<br />
l’individuo possiede o ritiene di possedere.<br />
Il coping è…<br />
Lo sforzo cognitivo-comportamentale di controllare,<br />
ridurre o tollerare le richieste interne ed esterne<br />
generate dall’interazione stressante organismoambiente<br />
che vengono valutate come gravose o<br />
eccedenti” (Folkman, 1984, p.843).<br />
46
Il coping è…<br />
Tale attività assolve due compiti: regolare le<br />
reazioni affettive connesse allo stress (“emotion<br />
focused coping”) e gestire l’evento problematico<br />
che lo genera (“problem focused coping”).<br />
A seconda del focus dominante, si distinguono<br />
varie strategie cognitivo-emotivocomportamentali,<br />
con diversi livelli di flessibilità<br />
e mutevolezza e gradi di efficacia rispetto al<br />
ripristino dell’adattamento e dell’equilibrio.<br />
Le strategie di coping…<br />
Coping centrato sul problema: sforzi rivolti a<br />
cambiare il problema il problema esterno o la<br />
fonte interna della sua intensità (la sua<br />
formulazione cognitiva)<br />
Coping centrato sull’emozione: rivolto a cercare<br />
un sollievo dagli effetti spiacevoli o disagevoli<br />
del problema<br />
Evitamento: strategie che consistono in<br />
distrazioni o diversivi<br />
47
Le strategie di Coping<br />
L’utilità di una strategia, così come la sua realizzabilità,<br />
sono strettamente dipendenti dal complesso sistema di<br />
relazioni che hanno luogo tra la persona e l’ambiente<br />
(Carver e Scheir, 1999):<br />
- Lo stress deriva dalla percezione di un impedimento<br />
nel progressivo raggiungimento degli obiettivi<br />
personali<br />
- Il coping coincide con lo sforzo finalizzato al<br />
superamento dell’ostacolo e/o alla riorganizzazione<br />
degli obiettivi.<br />
Il Coping: è esattamente…<br />
un complesso processo di auto-regolazione del<br />
soggetto rispetto all’esterno, finalizzato non al<br />
mantenimento di un generico stato di benessere ma<br />
al raggiungimento di specifici obiettivi<br />
stabiliti sulla base di standard personali.<br />
48
Coping e performance sportiva<br />
Coping e performance sportiva<br />
49
Coping e performance sportiva<br />
Nicholls et al (2010) The mediating Role of Coping: A cross-sectional Analysis of the relationships between coping self-efficacy and coping<br />
effectiveness among athletes. International Journal of Stress Management, 17, 3, pp. 181-192<br />
Coping e performance sportiva<br />
50
<strong>Resilienza</strong><br />
• Chiunque nel corso della propria esistenza ha<br />
dovuto affrontare avvenimenti e compiti che<br />
rappresentano vere e proprie sfide per l’equilibrio e<br />
lo sviluppo individuale.<br />
• Alcune persone, si adattano meglio alle difficoltà<br />
della vita superando anche esperienze più tragiche,<br />
mentre altre vengono profondamente scosse dagli<br />
inevitabili disagi della vita quotidiana.<br />
<strong>Resilienza</strong><br />
• A partire dagli anni 70 e più intensamente<br />
nell’ultimo decennio, gli psicologi, hanno contribuito<br />
significativamente ad esplorare il ruolo delle<br />
differenze individuali nei processi di adattamento e<br />
ad indagare quelle caratteristiche (di personalità,<br />
sociali e relazionali) che sembrano associarsi a<br />
migliori capacità di tenuta e recupero anche nelle<br />
situazioni più critiche, permettendo alle persone di<br />
vivere meglio e di superare con successo le avversità.<br />
51
<strong>Resilienza</strong><br />
• Alcuni autori, focalizzando l’attenzione sull’interazione<br />
individuo-ambiente utilizzano il concetto di “resilience”<br />
per indicare “una universale capacità di coping in grado<br />
di prevenire, minimizzare o vincere gli effetti dannosi<br />
delle avversità”.<br />
• Il concetto di resilience viene perciò utilizzato per<br />
indicare la capacità di affrontare e tollerare eventi<br />
frustranti e destabilizzanti mantenendo un buon livello<br />
di adattamento ed equilibrio (es. Rutter, 1990).<br />
<strong>Resilienza</strong><br />
• Proprietà di un materiale di ritornare alla forma<br />
originale dopo essere stato deformato sotto<br />
pressione.<br />
• In campo psicologico, la resilienza indica un<br />
processo evolutivo dinamico che riflette la capacità di<br />
adattamento adeguato nonostante la presenza di<br />
condizioni avverse<br />
52
<strong>Resilienza</strong>: definizione e spiegazione<br />
Jack Block (1971) ha indicato con il termine egoresiliency<br />
la capacità della persona di modificare<br />
flessibilmente l’espressione o l’inibizione dei propri<br />
affetti, cioè i livelli di ego-control, in accordo con le<br />
esigenze della realtà in modo da preservare o<br />
aumentare il proprio equilibrio (Block e Kremen, 1996).<br />
<strong>Resilienza</strong>: definizione e spiegazione<br />
Rutter (1985) e Garmezy (1991) hanno indicato col<br />
termine resilience la capacità individuale di far fronte<br />
a vari tipi di sfide e difficoltà, di tollerare eventi<br />
frustranti e destabilizzanti, di preservare e ripristinare<br />
il proprio equilibrio in situazioni che comportano<br />
prove severe di resistenza emozionale.<br />
53
<strong>Resilienza</strong>: definizione e spiegazione<br />
Bandura (1997) tratta di resiliency, nel quadro nella<br />
sua riflessione sulle convinzioni di efficacia personale,<br />
come di una capacità di far fronte alle avversità e<br />
perciò di contemperare tenacia, impegno, flessibilità e<br />
robustezza.<br />
<strong>Resilienza</strong>: definizione e spiegazione<br />
La maggior parte degli studiosi sembra, dunque,<br />
convergere nell’indicare con i termini resiliency e<br />
resilience la capacità di far fronte a situazioni difficili<br />
e di impiegare in maniera ottimale le proprie<br />
capacità di resistenza.<br />
54
<strong>Resilienza</strong>: correlati<br />
La resilienza - come caratteristica fondamentale della<br />
personalità - risulta associata positivamente al<br />
benessere e al buon adattamento, alla capacità di<br />
interagire efficacemente con gli altri e di resistere<br />
allo stress.<br />
Esistono tre cluster che sembrano facilitare uno sviluppo<br />
sano e nella norma in condizioni di rischio:<br />
•1) caratteristiche e qualità individuali: caratteristiche<br />
temperamentali positive, buon funzionamento<br />
intellettuale, autostima, auto-efficacia, locus of control<br />
interno, ottimismo;<br />
•2) caratteristiche familiari: ambiente caloroso e<br />
accudente, relazione sicura con i caregiver;<br />
•3) caratteristiche del più ampio contesto sociale: fonti di<br />
sostegno extra-familiari positive e modelli di<br />
identificazione, legami con le reti di sostegno alla famiglia,<br />
efficaci sistemi scolastici; legami con organizzazioni<br />
prosociali, qualità del vicinato, e dei gruppi extra-scolastici<br />
55
<strong>Resilienza</strong> e Performance<br />
• La capacità di resistere allo stress, di superare gli<br />
ostacoli e di rimanere motivati nel perseguire i propri<br />
obiettivi<br />
• Il resiliente è un ottimista, tende a leggere gli eventi<br />
negativi come momentanei e circoscritti, ritiene di<br />
possedere un ampio margine di controllo sulla<br />
propria vita e sull’ambiente che lo circonda, è<br />
fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si<br />
è prefissato, tende a vedere i cambiamenti come una<br />
sfida e un’opportunità, di fronte a sconfitte e<br />
frustrazioni è capace di non perdere la speranza<br />
<strong>Resilienza</strong> e Performance<br />
Il Vero successo non consiste nel non cadere,<br />
ma nel rialzarsi ogni volta che si cade.<br />
Vince Lombardi<br />
56