Proprietà nel breve periodo - Solvay Plastics
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Fatica<br />
Fatica<br />
Quando un materiale viene sottoposto ciclicamente a sforzo, le<br />
rotture si verificheranno a livelli di sforzo molto inferiori alla<br />
resistenza limite del materiale <strong>nel</strong> <strong>breve</strong> <strong>periodo</strong>. Un buon esempio<br />
di un’applicazione che implica lo sforzo ciclico è un ingranaggio.<br />
Con la rotazione dell’ingranaggio conduttore, e la conseguente<br />
rotazione dell’ingranaggio condotto, ciascun dente, uno dopo<br />
l’altro, è sottoposto ad uno sforzo a cui segue per un certo <strong>periodo</strong><br />
di tempo uno sforzo basso o nullo, sino a quando quel dente viene<br />
nuovamente impegnato <strong>nel</strong>la rotazione. Molte applicazioni sono<br />
caratterizzate da fatica, dove il carico ciclico non è altrettanto<br />
evidente. Altri esempi includono boccole utilizzate per la guida di<br />
alberi rotanti, componenti soggetti a vibrazione e ciascun<br />
componente rotante in una pompa o in un compressore.<br />
Questo fenomeno è ben noto nei metalli ed i metallurgisti hanno<br />
coniato il termine "limite di resistenza alla fatica" per<br />
rappresentare lo sforzo ciclico massimo a cui un materiale può<br />
essere sottoposto illimitatamente. Generalmente, questo sforzo<br />
corrisponde allo sforzo più elevato che non causa la rottura dopo<br />
10 milioni (10 7 ) di cicli di carico. Sebbene il termine "limite di<br />
resistenza alla fatica" sia utilizzato talvolta <strong>nel</strong>l’ambito progettuale<br />
di materiali plastici, la risposta della plastica allo sforzo ciclico è<br />
più complessa di quella dei metalli, pertanto un limite di<br />
resistenza non può essere definito in modo rigoroso.<br />
Nel misurare e/o confrontare la resistenza alla fatica dei materiali<br />
plastici, è determinante specificare il modo (tensile, compressivo o<br />
flessionale), la frequenza ed il profilo dello sforzo. I dati di<br />
resistenza alla fatica sono stati generati in base alla norma ASTM<br />
D 671. Questo metodo utilizza una trave a sbalzo con un carico<br />
costante. In questo caso specifico, è stato utilizzato un provino<br />
per trazione di tipo "A", ad una frequenza di 30 Hz ed una<br />
macchina Sontag Universal Testing Machine, modello SF-01-U.<br />
Le curve di resistenza alla fatica a flessione per i gradi di<br />
polietersulfone RADEL A puri e rinforzati con fibra di vetro sono<br />
riportate in figura 34. Sebbene queste prove siano state eseguite<br />
sulle resine della serie RADEL A-200A, risultati analoghi sono<br />
previsti per le resine della serie A-300A.<br />
Figura 34<br />
Resistenza alla fatica a flessione del RADEL A<br />
Proprietà termiche<br />
I modi in cui un materiale risponde alle variazioni della<br />
temperatura ambientale rappresentano le proprietà termiche del<br />
materiale stesso. Queste comprendono: modifiche in resistenza e<br />
rigidità; modifiche delle dimensioni; modifiche chimiche dovute a<br />
degrado termico oppure ad ossidazione; ammorbidimento, fusione<br />
o svergolamento; modifiche <strong>nel</strong>la morfologia; semplici variazioni<br />
della temperatura. Le proprietà dei materiali allo stato fuso<br />
vengono descritte <strong>nel</strong>la sezione relativa alla lavorazione, mentre il<br />
comportamento di questi materiali durante la combustione viene<br />
descritto <strong>nel</strong>la sezione relativa alle proprietà di combustione.<br />
Temperatura di transizione vetrosa<br />
Generalmente, quando un polimero viene riscaldato diventa<br />
progressivamente meno rigido fino a quando non raggiunge uno<br />
stato gommoso. La temperatura alla quale il materiale passa da<br />
uno stato vetroso ad uno stato gommoso viene definita<br />
temperatura di transizione vetrosa (Tg). Tale dato è importante in<br />
quanto in corrispondenza di questa temperatura si verificano<br />
numerose variazioni fondamentali. Queste comprendono variazioni<br />
del volume libero del polimero, dell’indice di rifrazione,<br />
dell’entalpia e del calore specifico. La tabella seguente riporta un<br />
elenco delle temperature di transizione vetrosa per il polisulfone<br />
UDEL, il polietersulfone RADEL A ed il polifenilsulfone RADEL R.<br />
Le temperature di transizione vetrosa delle resine RADEL sono di<br />
35 °C superiori a quelle del polisulfone UDEL. Questa differenza si<br />
traduce in migliori prestazioni termiche.<br />
Tabella 15<br />
Temperatura di transizione vetrosa<br />
Temperatura di<br />
transizione vetrosa*<br />
Resina<br />
°F °C<br />
UDEL 365 185<br />
RADEL A 428 220<br />
RADEL R 428 220<br />
* La temperatura di transizione vetrosa è definita come l’inizio della<br />
variazione della capacità termica misurata utilizzando la calorimetria<br />
differenziale a scansione. Generalmente, il valore misurato viene<br />
arrotondato ai 5 °C più vicini.<br />
Variazioni <strong>nel</strong>le proprietà meccaniche<br />
Con l’aumentare della temperatura ambiente, i materiali<br />
termoplastici diventano sempre più morbidi fino a diventare fluidi.<br />
Prima di questo punto, l’ammorbidimento può essere registrato<br />
tracciando un grafico che rappresenti il modulo elastico rispetto<br />
alla temperatura ambiente.<br />
Classificazione delle resine termoplastiche<br />
Le resine termoplastiche vengono spesso suddivise in due classi:<br />
amorfe e semicristalline. La figura 35 evidenzia in modo generale<br />
la differenza <strong>nel</strong>la risposta alla temperatura di questi due tipi di<br />
resine. Il modulo delle resine amorfe diminuisce lentamente<br />
all’aumentare della temperatura fino a quando non viene<br />
raggiunta la temperatura di transizione vetrosa (Tg).<br />
Sforzo, kpsi<br />
a<br />
Sforzo, MPa<br />
Cicli a rottura<br />
<strong>Solvay</strong> Advanced Polymers, L.L.C. – 18 –