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38 7. La professione di scienziato è riconducibile ad un’attività intellettuale, svolta in uno o più campi disciplinari, di creazione di “fatti scientifici”, con una forte componente di mestiere (senso pratico dei problemi da trattare e dei modi più adeguati per trattarli); i “fatti” vanno poi presentati alla comunità scientifica specifica per ciascuna disciplina per ottenerne la validazione con il fine di incrementare il capitale scientifico del campo di riferimento. La professione di scienziato è perciò regolata da norme il cui rispetto ricade nell’osservanza di una deontologia professionale. L’etica scientifica è lo studio dei comportamenti degli scienziati nell’esercizio teorico e pratico della ricerca e funge da sfondo al giudizio morale sulla loro professione. 8. L’Unione Europea riconosce allo scienziato uno status professionale. Come già ricordato al lemma 2 del capitolo 3, la Raccomandazione della Commissione Europea dell’11 marzo 2005 riguardante la Carta Europea dei Ricercatori e un Codice di Condotta per l’Assunzione dei Ricercatori, definisce gli scienziati (scienziati e ricercatori sono considerati sinonimi) nel seguente modo: “Professionisti impegnati nella concezione o nella creazione di nuove conoscenze, prodotti, processi, metodi e sistemi nuovi e nella gestione dei progetti interessati”. In particolare, al numero 4 dei considerata del documento è riportata la seguente prescrizione: “Gli Stati membri s’impegnino a recepire questi principi generali e requisiti rientranti nel loro ambito di competenza, nel quadro normativo e regolamentare nazionale o nei principi e orientamenti settoriali e/o istituzionali (carte e/o codici per i ricercatori). Così facendo, dovrebbero tenere conto della molteplicità di leggi, regolamenti e pratiche che, nei vari paesi e nei vari settori, determinano il percorso, l’organizzazione e le condizioni di lavoro di una carriera nel settore della ricerca e sviluppo (R&S)”. 9. La Carta Europea dei Ricercatori ricorda inizialmente quale è il fine che gli scienziati devono perseguire attraverso la loro attività: “I ricercatori dovrebbero orientare le loro attività di ricerca al bene dell’umanità e all’ampliamento delle frontiere della conoscenza scientifica, pur godendo della libertà di pensiero ed espressione, nonché della libertà di stabilire i metodi per risolvere problemi, secondo le pratiche e i principi etici ri-
conosciuti”. Il principio di libertà della ricerca è la condizione necessaria per il raggiungimento del fine della scienza (il bene universale), ma esso trova il proprio limite nel rispetto dei canoni disciplinari e nell’adesione ai principi etici sia generali della professione di scienziato che particolari dello specifico ambito disciplinare. La libertà della ricerca, unitamente a quella dell’insegnamento, costituiscono i capisaldi delle autonomie riconosciute dagli stati moderni ai ricercatori e alle loro associazioni. Nel caso dell’Italia, la Costituzione della Repubblica riconosce in vari passaggi l’importanza della ricerca scientifica e tecnologica e del suo insegnamento; in particolare, l’articolo 9 recita “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, l’articolo 33 afferma che “La scienza e l’arte sono libere e libero ne è l’insegnamento… Le istituzioni di alta cultura, università e accademie hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato” e l’articolo 34 stabilisce il principio del diritto allo studio per tutti i cittadini meritevoli e le modalità di sostegno economico finalizzato al raggiungimento dei più alti gradi di istruzione. 10. Oltre ai vincoli di ordine generale a cui abbiamo accennato nel punto precedente, nella pratica della ricerca gli scienziati potrebbero trovarsi a sottostare ad altri obblighi. La Carta ricorda infatti che: “I ricercatori dovrebbero, tuttavia, riconoscere i limiti di tale libertà che potrebbero derivare da circostanze particolari di ricerca (compresi la supervisione, l’orientamento e la gestione) o da vincoli operativi, ad esempio per motivi di bilancio o di infrastruttura o, soprattutto nel settore industriale, per motivi di tutela della proprietà intellettuale. Tali limiti non devono tuttavia contravvenire alle pratiche e ai principi etici riconosciuti cui i ricercatori devono conformarsi”. 11. Poiché, come detto nei punti precedenti, il lavoro dello scienziato è assimilabile ad una vera e propria professione, la Carta pone l’accento sul fatto che “I ricercatori dovrebbero aderire alle pratiche etiche riconosciute e ai principi etici fondamentali applicabili nella o nelle loro discipline, nonché alle norme etiche stabilite dai vari codici etici nazionali, settoriali o istituzionali. I ricercatori dovrebbero garantire che, nel caso 39
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