29.10.2014 Views

Switch 11 - Edison

Switch 11 - Edison

Switch 11 - Edison

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

i<br />

innovazioni<br />

“e luce fu”<br />

Quando <strong>Edison</strong><br />

accese il MoMA<br />

L’avventura dell’azienda al Museo d’Arte Moderna<br />

di Andrea Colombo 1<br />

La storia della “Casa Elettrica” è ben nota agli addetti ai<br />

lavori e a quanti si sono occupati di storia dell’architettura.<br />

Considerata come uno dei primi esempi di struttura<br />

razionalista realizzata in Italia, patrocinata dalla Società<br />

Generale Italiana <strong>Edison</strong> di Elettricità a fronte di una esplicita<br />

richiesta fatta da Gio Ponti alla stessa <strong>Edison</strong>, venne realizzata dal<br />

Gruppo 7 ed esposta in occasione della “IV Esposizione Triennale<br />

Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne” che<br />

si tenne a Monza dal maggio al novembre del 1930. La “Casa<br />

Elettrica” diede splendida mostra di sé all’interno del parco della<br />

Villa Reale per sei mesi, al termine dei quali venne demolita. Una<br />

vita breve, effimera, ma non per questo priva di significato visto<br />

che a due anni dalla sua uscita di scena fece la sua comparsa<br />

al Museum of Modern Art di New York nella prima esposizione<br />

dedicata da questo museo all’architettura moderna.<br />

La storia della “Casa Elettrica” è soprattutto una sfida di giovani tra<br />

giovani. Giovane è la società committente, la <strong>Edison</strong>, che nel 1930<br />

non ha nemmeno cinquant’anni. Ha poco meno di quarant’anni<br />

Gio Ponti, anima della IV Triennale di Monza, che individua nei<br />

giovanissimi architetti del Gruppo 7, nemmeno trentenni, coloro<br />

che possono proporre qualcosa di nuovo, di diverso, di esemplare.<br />

Perché questo interesse di Gio Ponti per il Gruppo 7, nato<br />

nell’autunno 1926? Il Gruppo 7, così denominato perché composto<br />

da sette studenti del Politecnico di Milano (Luigi Figini, Guido<br />

Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava, Giuseppe<br />

Terragni e Ubaldo Castagnoli, quest’ultimo sostituito da Adalberto<br />

Libera nell’estate del 1927) fa propri i temi affermati dal movimento<br />

moderno internazionale. A partire dal 1927, i membri del Gruppo 7<br />

incominciarono a partecipare, da soli o in coppia, a diversi concorsi.<br />

In quell’anno due dei suoi esponenti, il milanese Luigi Figini e il<br />

rovetano Gino Pollini, incominciarono un sodalizio destinato a<br />

durare per tutta la vita. Due anni dopo, nel 1929, il trentino Gino<br />

Pollini aveva - su commissione dell’Azienda Elettrica Consorziale<br />

- realizzato per l’Esposizione dell’Alto Adige un “Appartamento<br />

Elettrico” nel quale in un simulacro di appartamento venivano<br />

collocati i più disparati elettrodomestici. Quando Gio Ponti pensò<br />

di realizzare una casa elettrica per la Triennale di Monza, non poté<br />

non pensare a Gino Pollini che con il suo “Appartamento Elettrico”<br />

si era già cimentato con qualcosa di simile. Il progetto della<br />

casetta si presentava per <strong>Edison</strong> come una magnifica occasione<br />

pubblicitaria, ma non solo, visto che la società milanese, facendo<br />

sua la proposta di Gio Ponti “(…) Rendeva pubblico il proprio<br />

progetto sia industriale che sociale, destinato a trasformare non<br />

solo l’assetto di un singolo settore produttivo, ma le forme stesse<br />

del lavoro e della vita quotidiana: l’elettrificazione della casa” 2<br />

. La<br />

“Casa Elettrica” fu presentata come una realizzazione del Gruppo<br />

7, ma nella realtà era il frutto di solo alcuni dei suoi componenti.<br />

Se il Gruppo 7 agli inizi del 1930, a causa delle troppe divergenze<br />

sorte tra i suoi membri di fatto non esisteva più, la “Casa Elettrica”,<br />

realizzata dalla maggioranza dei suoi membri, può dirsi come l’unica<br />

creazione di questo gruppo. Pensata da Gio Ponti come un’iniziativa<br />

da affidarsi collettivamente al Gruppo 7, fu colta da Figini e Pollini<br />

come l’occasione per orchestrare in piena autonomia l’opportunità<br />

offerta. Luigi Figini e Gino Pollini erano i progettisti della casa e<br />

dell’arredo della camera del figlio; Guido Frette ed Adalberto Libera<br />

erano gli artefici dell’arredamento del soggiorno e della camera<br />

doppia; Piero Bottoni – esterno al Gruppo 7 – il progettista dei<br />

locali di servizio (cucina, acquaio, bagno, camera della domestica).<br />

Figini e Pollini concepirono la “Casa Elettrica” come un edificio a<br />

pianta rettangolare di 16 metri per 8 metri ad un solo piano, munito<br />

di una scala che conduceva ad una vasta terrazza panoramica<br />

in parte coperta. Nella parte frontale vi era un atrio d’ingresso<br />

coperto con un pilastro rotondo posto all’estrema destra. A sinistra<br />

dell’ingresso si sviluppava l’ampia vetrata della serra. Sulla parte<br />

posteriore vi erano le aperture di una delle camere da letto, della<br />

sala da pranzo e della cucina, quest’ultima munita anche di porta<br />

di servizio. Tuttavia, di che colore era esternamente la casa? Le<br />

foto in bianco e nero oggi esistenti non rendono giustizia alla<br />

costruzione tinteggiata di bianco, di grigio e di rosso. All’interno,<br />

l’ambiente centrale, la sala, risultava essere alta più di 5 metri,<br />

perché comprendente anche la loggia interna. I locali di servizio<br />

erano posti sui lati più corti. Da un lato vi erano le camere da letto<br />

e il bagno, dall’altro lato vi era la zona formata da cucina, acquaio,<br />

ingresso passante e camera della domestica. La loggia superiore<br />

venne pensata come una copertura sorretta da quattro pilastrini<br />

quadrati posti ai vertici del perimetro coperto. Prima di entrare<br />

nella casa, inaugurata il 18 maggio 1930, l’ipotetico visitatore si<br />

trovava di fronte a due grandi scritte: “Casa Elettrica” e “Gruppo<br />

7”. Un pannello a caratteri bianchi e rossi su fondo nero illustrava<br />

ai visitatori quanti avevano concorso alla realizzazione della casa,<br />

la Società <strong>Edison</strong> in primis. Entrando, si accedeva attraverso<br />

una piccola anticamera ad un ambiente comprendente stanza<br />

di soggiorno e sala da pranzo. A sinistra si incontrava la doppia<br />

parete vetrata della serra. Quest’ultima - realizzata da Guido Frette<br />

su ispirazione di Figini e Pollini - era anche una delle pareti della<br />

stanza di soggiorno. La serra fu verniciata di rosso. Di rosso erano<br />

anche le colonne circolari dell’interno.<br />

Sala da pranzo e stanza di soggiorno erano un unico grande<br />

ambiente, separabile però da tende di colore grigio. Con questo<br />

stratagemma da un ambiente se ne ricavavano due. Per suddividere<br />

le varie zone della casa, si giungeva ad un curioso espediente. La<br />

demarcazione era data dalla pavimentazione in linoleum. Gli intarsi,<br />

a diversi colori, contrassegnavano i confini tra le stanze. L’uso<br />

del linoleum era determinato da criteri artistici e funzionali, visto<br />

che questo materiale si prestava ad essere applicato con facilità,<br />

era facilmente lavabile, durevole, silenzioso, elastico e riposante.<br />

Naturalmente i colori della pavimentazione erano intonati alla tinta<br />

delle pareti e della mobilia. La stanza di soggiorno era arredata<br />

con poltroncine semicircolari, un tavolino a corona circolare<br />

ed un mobile in noce lucido. Questi arredi erano posti a fianco<br />

della scalinata, munita di una balaustra in metallo cromato, che<br />

conduceva alla vasta terrazza posta sul tetto. La sala da pranzo,<br />

confinante con la cucina, era composta da un tavolo con quattro<br />

sedie e un mobile basso posto sotto ad una delle grandi finestre<br />

panoramiche - tutte a sviluppo orizzontale - di circa 3 metri di<br />

larghezza per 1,13 metri di altezza. L’arredo era completato con<br />

opere di alcuni tra i più importanti artisti italiani contemporanei,<br />

quali Arturo Martini, Carlo Carrà e Fausto Melotti. Queste opere<br />

avevano la funzione di ambientare “(…) L’intera composizione<br />

cercando di rendere meno stridente la contemporanea esibizione<br />

di ozonizzatori, scaldavivande, lucidatrici, ventilatori e teiere, tutti<br />

naturalmente elettrici” 3<br />

. Percorrendo la scalinata si giungeva alla<br />

loggia superiore interna che si affacciava sul salone, caratterizzato<br />

da una bassa finestratura angolare ad “L”, passaggio alle due logge<br />

esterne ed alla terrazza scoperta. Ridiscendendo verso il piano<br />

inferiore, dal lato della stanza di soggiorno opposta all’ingresso,<br />

ci si trovava di fronte a tre stanze: la camera del figlio, il bagno<br />

e la stanza dei genitori. Attraverso un passaggio, si entrava nella<br />

prima di queste due camere, quella del figlio, opera del duo Figini<br />

e Pollini. Questa era caratterizzata da un arredo in cui i mobili -<br />

SWITCH22 SWITCH23

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!