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Switch 11 - Edison

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sguardi sul futuro<br />

Green Lighthouse,<br />

interno dell’università<br />

© Adam Mørk<br />

pongono meno attenzione alle emissioni e al “global warming”.<br />

Allora il consumo mondiale sale e con lui l’inquinamento. Nel 2010<br />

le emissioni di gas serra, dopo due anni di calo, hanno registrato<br />

un nuovo picco; secondo il Centro ricerche della Commissione<br />

europea, sono balzate del 5,8%. Sono Cina e India a trainare la<br />

crescita mondiale. E in quei Paesi una bella fetta di energia viene<br />

prodotta attraverso vecchie centrali a carbone. In Europa invece,<br />

la domanda energetica primaria, pur avendo registrato un tasso di<br />

incremento decisamente inferiore rispetto a quello di Pechino e<br />

Nuova Delhi, ha visto il virtuoso incremento del consumo di energia<br />

derivante da fonti rinnovabili. E visto che il Consiglio europeo<br />

si è impegnato a ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra<br />

dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990, è semplice supporre che<br />

lo sviluppo nella produzione di energia pulita dovrà quantomeno<br />

essere promossa, se non imposta.<br />

INVESTIMENTI NELLE FONTI RINNOVABILI<br />

È sempre il petrolio la fonte primaria di energia. Secondo l’Enea,<br />

l’Agenzia italiana per l’energia, oggi l’oro nero copre il 33% della<br />

domanda, segue il carbone (27%) e il gas (21%). Al momento le<br />

fonti rinnovabili si piazzano alla quarta posizione (13%) mentre il<br />

nucleare chiude la classifica con il 6%. L’Agenzia internazionale per<br />

l’energia prevede tre scenari di sviluppo: in tutti i casi sottolinea<br />

una crescente domanda di gas naturale. Ma se il mondo non<br />

cambia drasticamente rotta, puntando sulle energie a più basso<br />

o nullo impatto ambientale, sarà il carbone, nel 2035, a prevalere<br />

sul petrolio. Soltanto importanti investimenti sul lato delle fonti<br />

“pulite” può portare a raggiungere l’obiettivo del 75% di energia<br />

rinnovabile nei consumi finali entro il 2050, previsto dalla “Energy<br />

Roadmap”. Così i progetti e le idee più innovative non solo<br />

porteranno all’abbattimento dell’effetto serra, ma contribuiranno<br />

a uscire dalla crisi, grazie agli investimenti sulla ricerca. In questo<br />

contesto, gli investimenti mondiali dedicati allo sviluppo delle fonti<br />

rinnovabili, secondo il dipartimento dedicato delle Nazioni Unite,<br />

hanno raggiunto nel 20<strong>11</strong> il livello record di 257 miliardi di dollari.<br />

Purtroppo c’è poco da stare allegri perché il suo tasso di crescita, a<br />

causa della recessione, continua a ridursi. Però alcuni dei progetti<br />

messi in cantiere, cominciano a dare buoni risultati economici,<br />

riuscendo così in prospettiva a diventare interessanti anche senza<br />

incentivi pubblici.<br />

IL FUTURO DEL SOLARE E DEL GEOTERMICO<br />

La Barefoot Power è una “social for-profit enterprise”, una società<br />

dunque che pur essendo a scopo di lucro, ha come obiettivo il<br />

miglioramento della vita della collettività. Genera profitti per i soci<br />

ma vende prodotti socialmente utili. Ha piazzato a costi sostenibili<br />

350.000 kit per la produzione di energia solare utile ad accendere<br />

una lampada da tavolo. Il kit viene utilizzato nelle case, nelle cliniche<br />

nel corso di una recente intervista. Oven e Hanne hanno scelto<br />

di vivere in uno dei graziosi villini che compongono la zona “verde”<br />

di Egendal, formata da 750 edifici capaci di consumi ridottissimi e<br />

che comprende anche appartamenti in edilizia convenzionata, asili<br />

nido e residenze per anziani. Grazie al progetto, il comune ha potuto<br />

tagliare dai costi, la spesa per 400 mila litri di petrolio. In Danimarca<br />

fanno a gara per presentare idee verdi a risparmio energetico. Il<br />

primo edificio pubblico danese a zero emissioni è la residenza per<br />

studenti della facoltà di Scienze presso l’Università di Copenaghen,<br />

chiamata “Green Lighthouse”: è stata inaugurata nell’ottobre<br />

2009. In 950 metri quadrati si trova un concentrato di tecnologia<br />

ma normalmente reperibile in commercio. Grandi finestre e una<br />

eccellente coibentazione riducono al minimo i consumi e l’energia<br />

viene presa dal sole e stoccata negli accumulatori. Sull’argomento<br />

“green economy” i danesi vogliono fare i primi della classe e<br />

arrivare ad alimentare il Paese solo con l’energia prodotta da fonti<br />

rinnovabili. Un piano di lunghissimo periodo, certo, ma con scadenze<br />

ben precise. Entro il 2050, per esempio, la metà dell’energia dovrà<br />

essere prodotta dal vento. Perché l’eolico è, tra le energie pulite,<br />

attualmente una delle più economicamente efficienti.<br />

LA DOMANDA DI ENERGIA<br />

A dispetto della crisi, l’economia mondiale continua a crescere. Nel<br />

20<strong>11</strong>, dice il Fondo Monetario Internazionale, il prodotto interno<br />

lordo globale è salito del 3,8%. Un passo avanti, seppure ridotto<br />

rispetto al +5% dell’anno precedente. Anche nel 2012 la produzione<br />

del pianeta riuscirà ad ottenere un sudatissimo segno più. E questo<br />

grazie alle economie emergenti che in questi anni difficili hanno<br />

mantenuto un livello di incremento della produzione, seppure<br />

ridimensionato, pur sempre maggiore dei Paesi industrializzati.<br />

E più si cresce, più energia si consuma. Se poi sono i Paesi meno<br />

sviluppati ad aumentare la produzione, la corrente consumata<br />

per fabbricare un bene è maggiore rispetto a quella che avrebbe<br />

utilizzato, a partità di crescita annua, uno Stato maggiormente<br />

tecnologico. C’è un indice che mette in relazione l’energia richiesta<br />

e una unità di Pil: è “l’intensità energetica”. Più un Paese è virtuoso,<br />

più l’indice è basso. Questo vuol dire che la macchina produttiva ha<br />

raggiunto livelli di efficienza nei consumi di energia tali da riuscire<br />

a ridurre o a mantenere costante l’uso di corrente, seppure in<br />

presenza di un aumento della produzione. Così non è, come detto,<br />

se a crescere sono prevalentemente i Paesi in via di sviluppo, che<br />

Esterno della Green Lighthouse<br />

SWITCH28<br />

SWITCH29

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