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luglio - Fraternità San Carlo

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LE<br />

COMPAGNIE<br />

>><br />

La proposta educativa della Fraternità san <strong>Carlo</strong> indirizzata alla fascia di età che corrisponde alle nostre scuole medie inferiori<br />

si articola in tutto il mondo, in una esperienza di vita cristiana vissuta insieme, i cui capisaldi sono: il canto, il gioco, momenti di<br />

dialogo, di scuola di comunità e di insegnamento del catechismo. In alcuni luoghi di missione, questa proposta assume la forma<br />

di «compagnie» dai diversi nomi: ad esempio, la «Barca di Pietro» e la «Compagnia di <strong>San</strong> Paolo» a Roma, a cui si affianca una<br />

proposta riservata ai più piccoli, le «Stelle di san Lorenzo». Ci sono poi i «Cavalieri di san Clemente», a Washington, il «Patio de<br />

san Juan» a Fuenlabrada (Spagna).<br />

4 fraternitàemissione<br />

LUGLIO<br />

>> lità personale. Ciò li aiuta a percepire in modo profondo<br />

di essere parte di qualcosa di grande. Scriveva alcuni ragazzi presso il centro<br />

Nella foto, momento di gioco con<br />

giovanile Monti Esquilino a<br />

una ragazza qualche anno fa: «La Promessa che farò non Roma.<br />

è uno sforzo né un impedimento, anzi è la risposta a ciò<br />

che desidera il cuore, è un sì ad un dono: non costa nulla,<br />

ma ti dà tanto».<br />

Stando con i ragazzi diventa anche a noi sempre più<br />

chiaro ciò che desideriamo: aiutarli ad affrontare e giudicare<br />

l’esperienza che vivono, la realtà delle loro giornate.<br />

Non vogliamo convincerli di qualcosa senza una<br />

ragione da loro sperimentata. Vivendo con loro è possibile<br />

guardare e giudicare insieme ciò che accade. Per<br />

questo sono importanti i momenti di uscita e di convivenza.<br />

Ne racconto due.<br />

Qualche anno fa, abbiamo aperto l’anno scolastico<br />

con una gita ad Ostia Antica. Con noi sono venuti anche<br />

Non aggiungere<br />

nulla a quello<br />

che il Signore fa<br />

accadere in loro<br />

i ragazzi della nostra parrocchia<br />

della Magliana<br />

(periferia di Roma) guidati<br />

da don Paolo Desandrè.<br />

C’erano circa centocinquanta<br />

ragazzi. Abbiamo<br />

iniziato con un momento di<br />

canto nell’anfiteatro romano di Ostia. Ad un tratto una<br />

guida, seguita da quattro turisti anzianotti, inizia ad<br />

urlarci contro infastidita dai nostri canti, seppur bellissimi.<br />

Ci spostiamo con tutti i ragazzi in un altro posto lì<br />

vicino per finire il momento dei canti. Riusciamo a calmare<br />

la folla in subbuglio e iniziamo a cantare. Dopo<br />

due minuti compare un altro gruppo di turisti. Si fermano,<br />

e, con lo stupore di tutti, iniziano ad applaudire e<br />

a farci i complimenti. Sfruttiamo questo episodio per<br />

dire ai ragazzi: «Vedete, nella vita si può scegliere:<br />

davanti ad una cosa bella e inaspettata uno può pensare<br />

solo al suo misero particolare oppure guardare, lasciandosi<br />

sfidare da ciò che di grande accade». I ragazzi sono<br />

rimasti segnati da questo fatto, tanto che tutti se lo ricordano,<br />

e con esso il giudizio dato.<br />

Questa è divenuta una sfida chiara per noi: la strada<br />

più utile, ed anche quella vincente, è non aggiungere<br />

nulla a quello che Dio fa accadere nella loro vita. Noi<br />

non decidiamo attraverso quali strade diventeranno<br />

grandi, che cosa il Signore userà per conquistare il loro<br />

cuore. Possiamo però collaborare con l’opera di Dio,<br />

innanzitutto aiutandoli a maturare uno sguardo attento a<br />

ciò che succede nella loro vita!<br />

Un anno siamo andati a Cortona per tre giorni, con i<br />

trenta ragazzi di terza media che allora partecipavano<br />

alla Barca di Pietro. Abbiamo soggiornato in una casa<br />

autogestita. I ragazzi si occupavano di tutto. C’era chi<br />

apparecchiava, chi sparecchiava, chi cucinava, chi<br />

puliva, chi preparava la colazione (che commozione nel<br />

vedere la mattina presto cinque ragazzi di tredici anni<br />

che preparavano, con cura meticolosa, la colazione per<br />

Washington (U.S.A.)<br />

Nessuno<br />

sia lasciato solo<br />

L’inizio di un’opera nei cuori dei giovani<br />

di Roberto Amoruso<br />

Ogni anno, negli Stati Uniti, la Chiesa Cattolica e<br />

il Movimento per la vita ricordano il giorno in cui è<br />

stata approvata la legge sull’aborto. Fin dalla sera<br />

prima migliaia di fedeli e di sostenitori del Movimento<br />

si radunano nella capitale per pregare<br />

insieme. Nel pomeriggio avviene la famosa marcia<br />

per la via centrale del Distretto fino ad arrivare<br />

davanti alla sede della Corte Suprema di Giustizia,<br />

dietro al Campidoglio. È una marcia di sensibilizzazione<br />

delle persone e soprattutto dei giovani.<br />

Due settimane prima dell’evento ci siamo trovati<br />

con i ragazzi delle medie, i «Knights of St Clement»,<br />

i Cavalieri di san Clemente, per parlare della marcia,<br />

del suo significato, dell’aborto. La discussione<br />

di solito non è lunga, ma quella volta c’è stata una<br />

novità interessante. Dopo ben cinque minuti di<br />

intervento, Catherine lancia l’idea di andare alla<br />

marcia e con uno striscione con il nostro nome. In<br />

un modo molto semplice ha dichiarato così la sua<br />

appartenenza ai «Knights» e ha suggerito un modo<br />

per esprimerla, per la prima volta, pubblicamente.<br />

La settimana dopo i ragazzi si sono incontrati con<br />

le mamme e hanno realizzato lo striscione con il<br />

nome da una parte e uno slogan dall’altra. Esso<br />

recitava: «May our friendship grow so big that<br />

nobody is left alone», «la nostra amicizia cresca così<br />

tanto che nessuno sia lasciato solo».<br />

Abbiamo marciato con le altre migliaia di persone,<br />

pregando il «Memorare». Giunti davanti alla Corte<br />

Suprema, dove viene presa la decisione ultima<br />

sulle leggi, ci siamo fermati, nella marea di persone,<br />

a dire un’ultima preghiera assieme.

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