luglio - Fraternità San Carlo
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8 fraternitàemissione<br />
LUGLIO<br />
Il Dio vicino<br />
di Rachele Paiusco<br />
Quest’anno seguo alcuni bambini piccoli, di otto o<br />
nove anni, di terza elementare, al primo anno di<br />
catechismo. Molti di loro entrano in chiesa per la prima<br />
volta e arrivano con lo sguardo aperto, desiderosi di<br />
conoscere e di affezionarsi.<br />
I bambini di questa età hanno il cuore naturalmente<br />
aperto al dialogo con i più grandi, con i loro genitori,<br />
con don Gerry, con me. Più tardi saranno assediati da<br />
altri interessi, ma a otto anni sono tutti volti alla relazione<br />
con qualcuno più grande di loro. Hanno un cuore che<br />
vive già nella preghiera.<br />
La terra buona del loro cuore allora ha bisogno di<br />
cose semplici e chiare: dei volti buoni, dei nomi, dei luoghi<br />
e, infine, un esempio davanti. La prima cosa perciò<br />
è parlare loro di Dio, far loro conoscere il suo volto<br />
buono, attraverso i fatti che ha compiuto: la creazione<br />
della luce, del cielo, del mare, della terra, delle piante e<br />
degli animali, fino ad arrivare a noi; il padre che ha<br />
aspettato il figlio che lo aveva lasciato e che aveva sperperato<br />
tutti i suoi beni; Gesù che ha detto a Zaccheo di<br />
scendere dall’albero, perché desiderava mangiare con<br />
lui.<br />
I bambini hanno bisogno di conoscere chi è il Padre,<br />
chi è Gesù, chi è Maria. Hanno bisogno di conoscere i<br />
loro nomi e di sapere quello che hanno fatto.<br />
Hanno bisogno poi di sapere dov’è il Signore. All’inizio<br />
dell’anno, dopo aver guardato insieme delle bellissime<br />
immagini sui sette giorni della creazione, abbiamo<br />
scritto alla lavagna una domanda: «Dov’è Dio?». Ognuno<br />
ha dato la propria risposta, giusta: in cielo, nel mio<br />
cuore, in paradiso, in chiesa... Alla fine io ho scritto una<br />
parola difficile, la parola «tabernacolo», e ho spiegato<br />
ciò che succede nella messa e nell’ostia consacrata.<br />
Siamo andati insieme, per gli ultimi dieci minuti, nella<br />
cappellina feriale. Ho chiesto ai bambini di entrare in<br />
silenzio e li ho fatti sedere nei primi banchi. C’è un bel<br />
tabernacolo d’oro, al centro della parete, con la scritta<br />
«Ego sum, noli timere». Ho spiegato il significato di<br />
Scoprire l’altezza<br />
infinita di Dio,<br />
il suo mistero<br />
buono e, al tempo<br />
stesso, trovarlo<br />
in un luogo vicino:<br />
ecco di cosa hanno<br />
bisogno i bambini<br />
Nella foto, suor Elena Rondelli<br />
con alcuni bambini della parrocchia<br />
della Magliana (Roma).<br />
quella scritta e perché ci fosse la candela accesa.<br />
Abbiamo pregato insieme e poi un po’ da soli, in silenzio,<br />
così che ciascuno potesse chiedere a Gesù quello<br />
che aveva nel cuore. Sono stati davvero in silenzio,<br />
anche mentre uscivano. E ho compreso ciò di cui hanno<br />
veramente bisogno, ciò di cui tutti abbiamo bisogno:<br />
scoprire l’altezza infinita di Dio, il suo grande mistero<br />
buono, e, allo stesso tempo, trovarlo in un luogo, poterlo<br />
trovare sempre vicino.<br />
Ciò che nel tempo, lentamente, porta i bambini alla<br />
familiarità con Dio, è la presenza di qualcuno che stia<br />
con loro e li accompagni; che li corregga quando pregano<br />
a voce troppo alta, li aiuti a rispondere insieme;<br />
qualcuno che vada con loro a portare un fiore davanti<br />
alla Madonna, che prenda con loro il libretto dei canti<br />
durante la messa, che ricordi loro di entrare con il segno<br />
della croce e con un inchino. Qualcuno che li porti<br />
ancora tante volte lì, davanti al Signore.