Apple pies ed il disco âStrumenti d'epocaâ Con i ... - Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori 13<br />
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e<br />
morì combattendo, pistola in pugno, uccisa<br />
a colpi di baionetta dagli zuavi pontifici<br />
venerdì 25 ottobre, mentre tentava l’ultima<br />
disperata resistenza che faceva seguito<br />
alla fallita sortita dei fratelli Cairoli; essa<br />
venne uccisa insieme al figlio appena undicenne,<br />
asserragliata in quel covo di ribelli<br />
dove potevano disporre soltanto di 28<br />
fuc<strong>il</strong>i e 20 bombe.<br />
Traditi da una delazione, sorpresi senza<br />
scampo, i ribelli caddero uno dopo l’altro.<br />
In quello stesso giorno, quasi volesse vendicare<br />
gli assassinati di Casa Ajani,<br />
Garibaldi riportava una splendida vittoria a<br />
Monte Rotondo.<br />
Abbiamo visto come, a seguito del fallito<br />
attentato alla Caserma Serristori, i patrioti<br />
accorsi dopo scoppio furono arrestati dalle<br />
pattuglie degli zuavi papalini, tra questi,<br />
Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti; celebrato<br />
<strong>il</strong> processo, dopo tr<strong>ed</strong>ici mesi di carcere,<br />
furono condotti al patibolo.<br />
Correva <strong>il</strong> 24 novembre dell’anno 1868<br />
quando l‘orologio delle Carceri Nove<br />
suonò lentamente le cinque ore, non si<br />
v<strong>ed</strong>eva ancora <strong>il</strong> primo chiarore del mattino,<br />
era ancor notte, notte profonda.<br />
Improvvisamente nella strada si sentì uno<br />
scalpito di cavalli e <strong>il</strong> ruotare di due carrozze,<br />
Monti e Tognetti rabbrividirono,<br />
erano i cavalli della scorta, erano le carrozze<br />
che dovevano condurli al patibolo.<br />
Scesero entrambi dalle scale, varcarono la<br />
porta delle Carceri Nove <strong>ed</strong> entrarono ciascuno<br />
in una carrozza che li avrebbe condotti<br />
fino a pi<strong>ed</strong>i della ghigliottina insieme<br />
al gesuita confessore e a due confratelli<br />
confortatori; le carrozze si avviarono lentamente<br />
verso Piazza de’ Cerchi, scortate<br />
da drappelli di dragoni e gendarmi a<br />
cavallo che facevano sgombrare la gente<br />
che era affluita lungo <strong>il</strong> percorso.<br />
Il corteo proc<strong>ed</strong>eva lentissimo, giunse a<br />
Piazza de‘ Cerchi dopo un’ora di cammino,<br />
erano le sei e mezza del mattino, la piazza<br />
era deserta, gli armati che occupavano gli<br />
sbocchi imp<strong>ed</strong>ivano a chiunque l’accesso,<br />
era presente soltanto la truppa dei zuavi<br />
disposta in quadrato, <strong>il</strong> loro comandante<br />
aveva chiesto e <strong>il</strong> Papa aveva accordato,<br />
che essi potessero assistere al supplizio<br />
dei due condannati. In mezzo al quadrato<br />
m<strong>il</strong>itare un palco in legname e sopra la<br />
ghigliottina.<br />
Un uomo barbuto stava ritto in pi<strong>ed</strong>i con<br />
una mano appoggiata a uno dei bracci<br />
della ghigliottina, quell’uomo era <strong>il</strong> carnefice<br />
che, come d’uso, indossava una sontuosa<br />
veste scarlatta, altri due uomini<br />
erano s<strong>ed</strong>uti sulla scala che conduceva alla<br />
piattaforma, erano i suoi aiutanti.<br />
Le carrozze si fermarono presso al palco,<br />
Monti e Tognetti scesero aiutati dal confessore<br />
e dai confortatori, le carrozze<br />
ripartirono vuote; Monti per primo fu condotto<br />
a pi<strong>ed</strong>i della scala e gli fu ordinato di<br />
salire, giunto in cima alla piattaforma, <strong>il</strong><br />
carnefice lo fece inginocchiare e posare <strong>il</strong><br />
collo sul ceppo, quindi rialzò rapidamente<br />
la pesante lama di acciaio, Tognetti salì le<br />
scala a sua volta sospinto dal boia. In un<br />
attimo tutto fu finito.<br />
I due cadaveri furono chiusi nelle bare che<br />
partirono accompagnate dalla compagnia<br />
di San Giovanni Decollato, nella piazza<br />
guardata dai gendarmi rimanevano <strong>il</strong> carnefice<br />
e i suoi uomini intenti a smontare <strong>il</strong><br />
palco. Questa in sintesi l’esecuzione della<br />
condanna che la Sacra <strong>Con</strong>sulta aveva<br />
inflitto ai due martiri, due semplici giovani<br />
muratori.<br />
Da circa un decennio Piazza dei Cerchi era<br />
<strong>il</strong> luogo deputato alle condanne a morte e<br />
quel 24 novembre 1868 fu mob<strong>il</strong>itato tale<br />
Vincenzo Calducci successore di Giovanni<br />
Battista Bugatti,<br />
in arte Mastro<br />
Titta, boia dello<br />
Stato Pontificio<br />
dal 22 marzo<br />
1796 al 17 agosto<br />
1864. Il<br />
nuovo boia, fra <strong>il</strong><br />
20 maggio 1865<br />
e <strong>il</strong> 9 luglio 1870<br />
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eseguì soltanto 14 condanne a morte.<br />
Ben poca cosa rispetto le 516 del suo pr<strong>ed</strong>ecessore!<br />
Scrive Indro Montanelli: I colpevoli della<br />
strage, subito catturati, confessavano e<br />
rivelavano imbarazzanti retroscena sui<br />
finanziamenti “Piemontesi”; dopo uno<br />
scrupoloso processo, durato oltre un anno,<br />
i due terroristi erano condannati a morte;<br />
singolare <strong>il</strong> fatto che i due condannati<br />
stessi, pentiti, rifiutassero di chi<strong>ed</strong>ere clemenza,<br />
v<strong>ed</strong>endo nel patibolo <strong>il</strong> solo modo<br />
per espiare la colpa di ventisette assassinati.<br />
Due obiezioni. E’ verissimo che qualsiasi<br />
Stato in guerra, dopo un attentato come<br />
quello dei due giovanissimi Monti e<br />
Tognetti, si sarebbe comportato allo stesso<br />
modo, ma <strong>il</strong> fatto è che quello del Papa<br />
non era un “qualsiasi Stato”, era lo “Stato<br />
della Chiesa” secondo la quale la vita è un<br />
dono di Dio, che solo Dio ha <strong>il</strong> potere di<br />
conc<strong>ed</strong>ere e di togliere.<br />
È su questo principio, se non erro, che si<br />
basa e si giustifica la grande protesta<br />
esplosa contro l’esecuzione capitale, non<br />
mi sembra questo <strong>il</strong> momento più adatto<br />
per rivangare certi prec<strong>ed</strong>enti del “Potere<br />
papalino” dai cui impegni temporali i cattolici<br />
italiani dovrebbero essere, come<br />
molti di essi sono, grati allo Stato di averli<br />
liberati. Sì ! Liberati! Chi scrive è un laico<br />
che non ha mai fatto professione di anticlericalismo,<br />
ma vorremmo che la Chiesa<br />
ci aiutasse a non far rinascere questa mala<br />
pianta che per un secolo e mezzo ha avvelenato<br />
e reso monca la vita di questo<br />
povero Paese.