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Apple pies ed il disco “Strumenti d'epoca” Con i ... - Campo de'fiori

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<strong>Campo</strong> de’ fiori 33<br />

IL FURTO DEI SANTI GIOVANNI E MARCIANO<br />

Era <strong>il</strong> 1700. Ma dopo <strong>il</strong> ritrovamento delle reliquie, fu fatta grande festa<br />

di Francesca<br />

Pelinga<br />

Nel 1700 successe<br />

un fatto<br />

molto grave che<br />

gettò nello sconforto<br />

i cittadini di Civita. Il<br />

15 settembre, alla<br />

vig<strong>il</strong>ia della festa dei<br />

santi patroni, dovendo<br />

esporre le reliquie e<br />

portare in processione<br />

l’urna, racchiusa<br />

dentro una nicchia<br />

incavata al muro<br />

sopra l’altare, prima dei vespri, l’arciprete<br />

Domenico De Santis, con i canonici, gli<br />

altri del clero e Paolo Danesi, maestro<br />

delle cerimonie si apprestarono ad aprire<br />

la nicchia. Ma messa la chiave nella serratura,<br />

la porta non si aprì . Nel ritirarla si<br />

accorsero che era aperta e che le reliquie<br />

non vi erano piu e sugli stipiti vi erano<br />

segni di scalfitture. Grande fu lo sgomento!<br />

Imm<strong>ed</strong>iatamente avvisato, <strong>il</strong> vescovo<br />

Simone Aleotti chiamò due fabbri chiavari<br />

che confermarono lo scasso fatto con<br />

uno scalpello. Dietro fondati indizi furono<br />

arrestati <strong>il</strong> 16 settembre due persone. Il<br />

furto era avvenuto <strong>il</strong> 31 agosto, i due ladri<br />

furono rinchiusi nel Forte e, dopo un lungo<br />

processo, <strong>il</strong> 14 giugno del 1701 furono<br />

condannati: uno alla pena dei triremi per<br />

dieci anni, l’altro all’ergastolo. Purtroppo<br />

non fu possib<strong>il</strong>e ritrovare la cassetta alla<br />

quale era stato tolto l’argento che la ricopriva<br />

ma furono recuperate le reliquie.<br />

Iinfatti, <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e del 1701, fra’ Giacomo<br />

Fiorini, eremita della chiesa della Madonna<br />

delle Piaggie, che abitava nella sagrestia,<br />

andando ad aprire la porta della chiesa la<br />

mattina presto, vide per terra un involto di<br />

panno di seta. Lo raccolse, lo aprì e vi trovò<br />

un mucchio di ossa. Capì , allora, che<br />

erano le reliquie dei santi Giovanni e<br />

Marciano. Il giorno seguente si recò a<br />

casa del canonico Giovanni Curiola al<br />

quale raccontò <strong>il</strong> ritrovamento e, riconosciute<br />

le reliquie, <strong>il</strong> canonico ordinò al<br />

Fiorini di portarle al vescovo Aleotti che si<br />

trovava a Bassanello. Il 21 maggio 1701 i<br />

m<strong>ed</strong>ici chirurghi Prospero Mazzoni e<br />

Bartolomeo De Angelis fecero un esame<br />

delle ossa, ripetuto, poi, <strong>il</strong> 28 maggio da<br />

altri due chirurghi, Arcangelo Testa e<br />

Michele Fantini, i quali stab<strong>il</strong>irono che<br />

quelle erano le ossa dei santi grazie anche<br />

alla confessione di uno degli autori del<br />

furto. Anche i canonici riconobbero <strong>il</strong><br />

panno che ricopriva l’urna. Il 15 settembre<br />

del 1701, un anno dopo <strong>il</strong> furto, grazie alle<br />

offerte dei f<strong>ed</strong>eli fu fatta una nuova urna<br />

d’argento. Il Vescovo, accompagnato dal<br />

Clero, dai Canonici, dal Governatore, dai<br />

<strong>Con</strong>servatori e da tutti i civitonici, trasportò<br />

, sotto <strong>il</strong> baldacchino, le reliquie alla<br />

catt<strong>ed</strong>rale e le ben<strong>ed</strong>isse. Il 26 agosto<br />

1720 Mons.Tenderini aprì l’urna, la ornò<br />

di fiori d’argento e di seta e la chiuse di<br />

nuovo apponendovi <strong>il</strong> suo sig<strong>il</strong>lo. Nel 1903<br />

solenni furono i festeggiamenti per la celebrazione<br />

del XVI centenario del loro martirio.<br />

Il Comitato per le feste che fu eletto<br />

fra <strong>il</strong> Clero e le varie classi dei civitonici<br />

sotto la presidenza del vescovo Ghezzi,<br />

fece le cose in grande. Fu fatto un grande<br />

manifesto a colori con <strong>il</strong>lustrazioni rappresentanti<br />

la facciata della Catt<strong>ed</strong>rale, <strong>il</strong><br />

palazzo Municipale (era sindaco Ulderico<br />

Midossi), <strong>il</strong> Forte Sangallo e la Via<br />

Romana, che notificava <strong>il</strong> programma delle<br />

feste patronali. Nella Catt<strong>ed</strong>rale fu realizzato<br />

uno straordinario addobbo; si celebrarono<br />

tre messe nei giorni 16,18,19 settembre<br />

presi<strong>ed</strong>ute da Mons.Parsi vescovo<br />

di Bagnoreggio, Mons.Gandolfi, vescovo di<br />

Poggo Mirteto, e, naturalmente, Mons.<br />

Ghezzi. Sotto la direzione del maestro<br />

Moriconi furono eseguite musiche da<br />

importanti artisti di Roma. Il Duomo fu <strong>il</strong>luminato<br />

con circa sessanta lampadari e<br />

moltissime cornucopie contenenti circa<br />

1500 candele, disposte a disegno lungo la<br />

navata. Anche la facciata fu <strong>il</strong>luminata. Le<br />

feste religiose coincisero con quelle delle<br />

autorità cittadine: vi furono due tombole<br />

una di L.800, l’altra di L.250. Si svolsero,<br />

poi, corse con <strong>il</strong> fantino, corse dei fiori<br />

nella via Romana, e vennero lanciati globi<br />

aerostatici a sorpresa. Suonò la banda<br />

cittadina insieme alle bande municipali di<br />

Caprarola e Carbognano.Spettacoli pirotecnici<br />

furono ripuetuti più volte. Grande<br />

fu la soddisfazione dei cittadini per questa<br />

manifestazione e i Santi Patroni furono<br />

portati in trionfo per le vie di Civita.

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