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Il Pianoforte - Settembre 2011 - Dismamusica

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C’è ancora spazio<br />

per la qualità<br />

del pianoforte <br />

Le difficoltà dei mercati e dell’economia<br />

mondiale di questi ultimi<br />

due-tre anni pesano per tutti, ma<br />

nel settore della produzione di strumenti<br />

musicali la crisi che ci ha colpito è forse<br />

più palpabile. Tuttavia qualche timido<br />

segnale positivo ogni tanto rischiara l’orizzonte.<br />

È di pochi giorni fa la visita a Tesero di un<br />

cliente a cui fornisco legno selezionato per<br />

le componenti interne (somieri) delle fisarmoniche,<br />

che mi riferisce soddisfatto di<br />

avere un bel po’ di ordini fino a fine anno.<br />

Complimenti!<br />

Significa che anche se il costo della manodopera<br />

in Italia è di molto superiore a<br />

quello dei Paesi asiatici (Cina e Indonesia<br />

in particolare), se costruiamo prodotti di<br />

qualità, che altri non sanno fare, la nostra<br />

professionalità e la capacità creativa vengono<br />

premiate.<br />

Qualità e coraggio<br />

Direi che le parole chiave per affrontare<br />

questi momenti così difficili sono qualità<br />

e coraggio; da queste dovrebbero poi<br />

scaturire fiducia e risultati. Dalle notizie<br />

che mi arrivano dalle fabbriche di pianoforti,<br />

oltre a percepire in modo evidente le<br />

loro difficoltà di mercato, ho potuto verificare<br />

un aspetto che da anni continuo a<br />

sottolineare, benché inascoltato: in presenza<br />

di periodi di crisi, chi ha saputo fare<br />

scelte “coraggiose” di qualità per preservare<br />

o qualificare ancora di più l’immagine<br />

del proprio prodotto, ha comunque<br />

limitato i danni, subendo<br />

una flessione di mercato<br />

più contenuta rispetto a<br />

chi ha invece inseguito<br />

unicamente criteri di<br />

competitività economica<br />

sul prodotto.<br />

Togliendo allo strumento<br />

tutto ciò che poteva<br />

essere sostituito con<br />

materiali e componenti di<br />

basso costo e con lavorazioni eseguite<br />

in Paesi dove il prezzo della manodopera<br />

è molto più basso (anche qualità e affidabilità<br />

però lo sono), si stanno facendo<br />

oggi i conti con le proprie scelte e con gravi<br />

problemi di riduzione della produzione.<br />

Pianoforti che riportano sul frontalino<br />

marchi importanti e blasonati si presentano<br />

spesso con un “bel vestito” (mobili curati<br />

e con linee di design); ma all’interno<br />

scadono in una sorta di assemblaggio di<br />

componenti “poveri” e di evidente provenienza<br />

asiatica.<br />

Oltretutto non riescono comunque a competere<br />

in termini di prezzo con i prodotti<br />

che dalla Cina stanno raggiungendo i mercati<br />

mondiali.<br />

<strong>Il</strong> caso della<br />

tavola armonica<br />

Riferendomi in modo specifico alla tavola<br />

armonica, ho verificato come spesso<br />

questo componente venga<br />

scelto con grande leggerezza.<br />

In moltissimi<br />

casi, i parametri di riferimento<br />

si riducono<br />

al prezzo e all’estetica.<br />

Eppure ogni tecnico<br />

e costruttore di strumenti<br />

si riempie la bocca<br />

di aggettivi qualificanti per<br />

il “componente principe” del<br />

proprio pianoforte, ovvero la parte<br />

in legno che genera il suono.<br />

Non riesco a capire come alcuni costruttori<br />

possano valutare l’impiego di tavole<br />

armoniche multistrato (compensato con<br />

impiallacciatura esterna), mettendo in secondo<br />

piano il suono dello strumento, che<br />

a mio avviso dovrebbe essere l’obiettivo<br />

principale sia del costruttore che del pianista<br />

(o cliente) che dovrà scegliere lo strumento.<br />

Ho potuto verificare che in molte fabbriche<br />

la tavola armonica è fatta con un legno<br />

pessimo, di fibra irregolare e pesante;<br />

spesso viene impiegato anche un multistrato<br />

rivestito esternamente da una impiallacciatura<br />

elegante.<br />

il<strong>Pianoforte</strong> | 7

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