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dicembre - Fraternità San Carlo

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PER TE SOLO È<br />

CHIARA LA NOTTE<br />

INNO DI NATALE<br />

DI VITORCHIANO<br />

O Parola possente di Dio, / Tuo è il tempo, riempi ogni spazio, / per Te il mondo è stato creato / Tu sei l’alfa e<br />

l’oméga di tutto. / Ineffabile grande mistero! / Canti il cielo ed esulti la terra: / oggi nasci da Vergine intatta, /<br />

rivestito di carne mortale. / Come un povero vieni tra noi / ed il regno dei cieli ci annunci; / doni al mondo la vita<br />

di Dio. / Qual rugiada disceso è il perdono, / nuovo amore si effonde su noi: / adoriamo in silenzio il mistero!<br />

DICEMBRE<br />

fraternitàemissione<br />

7<br />

dando le loro scarpe.Era una maniera di assaporare una<br />

possibilità di comunicazione molto profonda.<br />

C’è un altro aspetto che rimonta all’esperienza delle<br />

L’amicizia è<br />

compromettersi<br />

per il bene<br />

dell’altro<br />

prime quaresime, in cui il<br />

lavoro era molto, poiché si<br />

lavorava unicamente nei<br />

campi, e il cibo era poco.<br />

Noi vedevamo un uovo<br />

sodo a Pasqua e a Natale.<br />

Per il resto era verdura,<br />

pasta e un poco di formaggio. In Quaresima veniva<br />

meno anche quello. Naturalmente il silenzio si faceva<br />

più carico, più pesante. Verso la fine della Quaresima,<br />

incominciava una ridarella in noviziato che non finiva<br />

mai. Ridevamo in tutti gli angoli, in tutti i cantoni… Era<br />

una risata continua. Forse, da quel momento, ho capito<br />

che il silenzio era questa possibilità di comunicare dentro<br />

un’essenzialità la gioia di vivere. Mi è sempre rimasta<br />

dentro, come una grande gioia. Oggi, il silenzio è<br />

molto diverso. Innanzitutto perché il lavoro non è più il<br />

lavoro dei campi.Il lavoro attualmente domanda spiegazioni,<br />

chiarificazioni mutue. Il dialogo è entrato a far<br />

parte della realtà relazionale che si vive nella Trappa. I<br />

segni sono scomparsi. C’è l’uso della parola, quando è<br />

necessario. Ciò che, però, è rimasto, e che personalmente<br />

mi affascina,è l’uso della parola per ciò che veramente<br />

vale la pena di dire, per dire l’essenziale. Non<br />

riusciamo a comprendere l’uso della parola per la<br />

chiacchiera nell’uso comune. Continuiamo ad insegnare<br />

l’essenzialità della relazione,che dà alla parola il<br />

peso che deve avere,che sfugge cioè alla superficialità,<br />

ed entra così a poco a poco in una realtà di contenuti<br />

Il silenzio è una<br />

vera musica, dà<br />

una percettività<br />

che nel rumore<br />

è impossibile<br />

più grandi. Però questo è<br />

possibile se nella vita ci<br />

sono davvero dei momenti<br />

molto forti. Per noi sono<br />

soprattutto i momenti notturni,<br />

in cui davvero il<br />

silenzio che c’è nell’universo<br />

della creazione ti<br />

entra anche dentro per i<br />

pori della pelle.<br />

Se si vive il silenzio,alla fine si ama il silenzio,e si comprende<br />

che il silenzio è una vera musica, perché ti dà<br />

una possibilità percettiva di tutta la realtà che nel<br />

rumore non avrai mai.<br />

Fedeltà all’origine e missione<br />

Bisogna essere molto fedeli alle origini.Se una persona<br />

non ha saputo ricevere,non saprà trasmettere.Abbiamo<br />

spesso sperimentato ciò nelle nostre fondazioni. Quali<br />

sono per noi le fondazioni più riuscite, più belle Sono<br />

quelle che sono rimaste fedeli alla radice, che non<br />

hanno mai tradito la fonte originaria della loro consacrazione,<br />

del loro ministero. Lì c’è davvero una visione<br />

comune.Vitorchiano ha trasmesso loro una visione,una<br />

vita,una proposta,una modalità esistenziale,che hanno<br />

vissuto fino in fondo. Vivendola fino in fondo, le suore<br />

orginarie del luogo l’hanno assunta trasformandola in<br />

qualche cosa di proprio di quel luogo, che però è universale.<br />

Vorrei raccomandare a voi che, dovunque andiate,<br />

non inventiate niente. Proponete alla gente la proposta<br />

che avete ricevuto. Fate sì che la gente intuisca, riconosca,<br />

veda in voi la grazia che vi ha plasmato. La possibilità,<br />

per noi, di mantenere un’unità fra le nostre fondazioni<br />

dipende dalla coscienza di avere ricevuto qualcosa<br />

di unico,di straordinario,di essenziale,di forte,che<br />

ha plasmato la nostra vita, donandole un senso. Proprio<br />

questo vogliamo semplicemente vivere laddove il<br />

Signore ci chiama.<br />

Nel box: il monastero di Vitorchiano.<br />

Pagina accanto, la visita<br />

dei seminaristi e delle Missionarie<br />

di san <strong>Carlo</strong> al monastero di<br />

Vitorchiano (ottobre 2009).<br />

UN MISSIONARIO E LA CLAUSURA<br />

Storia di un’amicizia<br />

di Gianluca Attanasio<br />

Non lontano da Viterbo sorge la Trappa di Vitorchiano. Il<br />

legame della Fraternità san <strong>Carlo</strong> con questo monastero<br />

affonda le sue radici nell'amicizia tra madre Cristiana Piccardo<br />

- badessa del monastero dal 1964 al 1988 - e don<br />

Giussani. Grazie a quell'amicizia, molte giovani provenienti<br />

dal movimento di CL hanno incontrato accoglienza in questa<br />

comunità. Tanti sacerdoti e seminaristi della nostra Fraternità<br />

si sono inseriti in questa tradizione che vanta più di<br />

sessanta anni e stanno scoprendo quanto un luogo di vita<br />

contemplativa possa essere sorgente di missione.<br />

Una volta, incontrando una suora, fui colpito dalla luminosità<br />

del suo volto e dalla gioia che comunicava: «Quando<br />

lavo i piatti sono felice, perché so che Dio mi sta guardando<br />

e questo sguardo è segno del suo amore per me».<br />

In quel momento ho compreso l’essenza della missione cristiana:<br />

un volto trasfigurato dallo stare davanti a Dio. Proprio<br />

i missionari hanno bisogno dei monasteri di clausura<br />

per non dimenticare mai, presi da mille incombenze e<br />

richieste, ciò che rende autentico il loro essere nel mondo.<br />

Come ringraziare tutti questi uomini e queste donne che<br />

ogni giorno pregano e offrono la vita per noi Solo nella<br />

luce di Dio si saprà veramente come ringraziare.<br />

di Paolo Costa<br />

Taipei, 15 ottobre 2009<br />

Carissimo don Massimo,<br />

sono appena tornato dalle Filippine, dove<br />

mi sono recato per predicare gli esercizi della<br />

Fraternità di Cl.<br />

Sulle pendici di un vulcano spento si trova<br />

il monastero delle Trappiste di Matutum, fondazione<br />

di Vitorchiano. Arrivati al monastero,<br />

sono subito rimasto affascinato dall’ordine e<br />

dalla bellezza del luogo. Una chiesa semplice<br />

a pianta a croce, rivolta a oriente, con tre<br />

finestre nell’abside, simbolo della Trinità. Alla<br />

sera sono arrivati i partecipanti agli esercizi.<br />

Sono rimasto stupito dal numero delle persone<br />

che hanno aderito all’invito. Eravamo in<br />

quarantaquattro: io, madre Giovanna, padre<br />

Giuseppe del PIME, trenta filippini adulti e<br />

undici bambini. Tutto ha avuto inizio quando<br />

alcuni adulti sono andati al monastero a parlare<br />

con la madre dei propri problemi, soprattutto<br />

familiari, e le hanno chiesto se non ci<br />

fosse, nella Chiesa cattolica, un luogo in cui<br />

condividere con altri la vita e la fede.<br />

La madre ha presentato loro la proposta<br />

del movimento. Nel marzo scorso, dopo un<br />

incontro con loro ho proposto a madre Giovanna<br />

e agli altri di iniziare una scuola di<br />

comunità tra di loro, a prescindere da quanto<br />

avessero compreso di Cl. Domenica ho<br />

avuto l’onore di parlare alle suore, nel capitolo,<br />

per un’ora e mezza: di noi, della Fraternità,<br />

della missione come dilatarsi della casa,<br />

della vita comune, dell’ossatura monastica<br />

della nostra esperienza. Sono convinto che<br />

la nostra educazione debba molto a san<br />

Benedetto.<br />

La madre mi raccontava che, quando sono<br />

arrivate, quindici anni fa, non c’era neanche<br />

un albero e, quindi, neanche un uccellino.<br />

Adesso c’è un bellissimo monastero, dimora<br />

di Dio, delle monache e di tanti filippini che<br />

entrano in contatto con questo luogo e ora,<br />

attraverso di esso, con il movimento...<br />

Dio opera attraverso di noi. Il mondo diventa<br />

più bello grazie alla preghiera e al lavoro degli<br />

uomini e delle donne di Dio. Prego che anche<br />

la nostra missione a Taipei continui ad essere<br />

un luogo di lode a Dio e di educazione<br />

degli uomini: noi prima di tutto e poi di tutti i<br />

fratelli che incontriamo sul nostro cammino.<br />

Un abbraccio,<br />

Paolo

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