Economia Spettacoli info TOULOUSE- LAUTREC e la Parigi della Belle Epoque Mostra e Catalogo a cura di Stefano Roffi Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta con saggi di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera, Stefano Roffi Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma) Dal 10 /09 all’11/12 2011 Aperto anche tutti i festivi Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 sabato, domenica e festivi continuato 10-19 Lunedì chiuso Informazioni / prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337 info@ magnanirocca.<strong>it</strong> www. magnanirocca.<strong>it</strong> Lautrec e il japonisme Una riflessione sulla grande mostra in corso alla Magnani Rocca DI stefano roffi Nella Parigi tardo ottocentesca, grazie in particolare alle Esposizioni Universali di quegli anni, iniziano a circolare esemplari di arte giapponese contribuendo a rinnovare l’ispirazione dei p<strong>it</strong>tori occidentali. L’affermazione dello japonisme (giapponismo) fa arrivare in Occidente le coloratissime stampe Ukiyo (“del mondo fluttuante”), movimento artistico giunto alla massima fior<strong>it</strong>ura nella prima metà del XIX secolo. La mostra Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Epoque, alla Fondazione Magnani Rocca, offre, fra le altre tematiche, un confronto speculare fra i manifesti dell’artista francese e le stampe fra Settecento e Ottocento di Utamaro, Hiroshige e Hokusai, evidenziando il deb<strong>it</strong>o di Lautrec all’arte giapponese. Realizzate da matrici di legno intagliate, prodotte a tirature elevate e quindi poco costose, queste stampe, raffiguranti soggetti del teatro e della v<strong>it</strong>a quotidiana, oltre a paesaggi, sono pensate per coloro che non possono permettersi veri dipinti. Lautrec le colleziona e le studia; quanto da esse assume risulta essere parte essenziale del nuovo linguaggio da lui impiegato, operando una rivoluzione che muove da una conoscenza approfond<strong>it</strong>a proprio di queste immagini, possibile solo a Parigi: il taglio particolare delle inquadrature, le piatte camp<strong>it</strong>ure di colore e le tonal<strong>it</strong>à squillanti (per ottenerle Lautrec riduce la gamma dei colori a soli quattro toni: giallo, rosso, blu, nero), il trattamento della linea di contorno che “forma” la figura, sono tutti elementi ripresi da quei modelli e rielaborati in un nuovo stile creato dal gusto personalissimo dell’artista, che riesce a fondere spunti dell’arte orientale e suggerimenti delle avanguardie occidentali. Come gli artisti giapponesi, Lautrec fa il vuoto attorno alle sue figure, escludendo il paesaggio; l’espressione della persona è ridotta a pochi accenti, fortemente espressivi oppure, come nella gran parte delle immagini femminili, privi di pathos; ma quando individua un’immagine di protagonista, come le vedettes Jane Avril o Yvette Guilbert, allora il profilo, l’espressione diventano tipici e vengono ripetuti inconfondibili negli anni. Un altro aspetto della ricerca di Lautrec che deriva dall’arte giapponese è l’assenza di dettagli, se non pochissimi e funzionali, oltre al rifiuto della prospettiva; la dimensione occidentale dello spazio nei manifesti di Lautrec è inesistente, al massimo qualche accenno nelle scorciature prospettiche. La stessa fonte vale anche per l’inquadratura: l’idea di un primo piano forte, che fa da quinta senza una prospettiva che sviluppi tale premessa, l’ab<strong>it</strong>udine di rappresentare soltanto una parte delle figure, che proseguono oltre i bordi dell’opera, nascono pure dalla grafica giapponese. [58] settembre 2011 IL MESE MAGAZINE
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