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ATTUORNU A LU FUCULINU - Morreseemigrato.ch

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IL DIALETTO ANARCHICO<br />

Esprimere ciò <strong>ch</strong>e si pensa<br />

nel proprio vernacolo,<br />

è cosa facile, se l’altro è un nostro simile;<br />

i “primati“ an<strong>ch</strong>e lo fecero.<br />

Dialettar con penna e in<strong>ch</strong>iostro<br />

è più difficile, a causa dei segni grafici.<br />

-L’importante è farsi capire! - Alcuni dicono.<br />

Non ci son regole,<br />

evviva il dialetto anar<strong>ch</strong>ico.<br />

SCR’VIMM’ CUMM’ N’ PAR’ E PIAC’<br />

fa bella mostra per le sincopi.<br />

Quando questa gente “TORN’N’ A R’ CAS’<br />

S’ MANG’N’ R’ CAS’<br />

Scusate, cosa sottintende quell’apostrofo <br />

Una e ‚o una u ‚al limite<br />

C ‘è <strong>ch</strong>i preferisce distinguere<br />

e “tornene a re case pe se mangià ru casu.<br />

A me sembra più <strong>ch</strong>iaro e facile.<br />

Al tramonto ormai era il nostro vernacolo,<br />

e c’è <strong>ch</strong>i cerca di tramandarlo ai posteri.<br />

Ma, alla fine, po<strong>ch</strong>e regole cosa guastano <br />

E’ Solo un dialetto, è vero, lingua di poveri,<br />

di contadini <strong>ch</strong>e mai il futuro ebbero,<br />

ma per<strong>ch</strong>é noi posteri benemeriti<br />

ci rifiutiamo di cucirgli un abito <br />

REGOLE DI PRONUNZIA<br />

In ultimo troverete un piccolo vocabolario delle parole scritte in questo libro con tutte le voci<br />

dei verbi. Per <strong>ch</strong>i non conosce il dialetto morrese, le vocali aperte o <strong>ch</strong>iuse sono importanti,<br />

per<strong>ch</strong>é spesso determinano, solo con l'accento acuto e grave, il cambio di significato del<br />

vocabolo.<br />

Nella pronunzia del dialetto morrese esistono, come in francese, delle "e" mute, <strong>ch</strong>e si<br />

potrebbero eliminare mettendo al loro posto un apostrofo -'-, ma <strong>ch</strong>e non è opportuno fare,<br />

per<strong>ch</strong>é ciò potrebbe dare adito a malintesi. Per esempio: se prendiamo il cognome "Celetti", in<br />

morrese si pronunzia "C'lètti" /Te'lEtti/, scritto così, però, si potrebbe erroneamente<br />

pronunziare "Cletti" /'klEtti/ , io mi sono, perciò, attenuto al modo più frequente di scrittura<br />

usato per il dialetto napoletano; vedi an<strong>ch</strong>e: "Il vocabolario Napoletano Italiano di Raffaele<br />

Andreoli EDIZIONI COOP, Il Libro in Piazza, dicembre 1993", oppure:"Grammatica di un<br />

dialetto irpino di Aniello Russo, edito nel 1988 dalla Poligrafica Irpina, Nusco, inserendo cioè<br />

una "e" muta e non il segno del troncamento in mezzo ai vocaboli, per non mutilarli. La "e"<br />

muta comunque c'è, anzi a volte a fine parola c'è qual<strong>ch</strong>e "u" muta, <strong>ch</strong>e va scritta e non<br />

troncata, altrimenti cambia il significato del vocabolo. P. es. "ru casu" e "re case" da qualcuno<br />

vengono scritti -re cas'-. Il primo vocabolo però significa "il formaggio", il secondo significa<br />

"le case". Quindi nelle parole le "e" senza l'accento non si pronunziano, e sono riportate nel<br />

vocabolario annesso con il fonema /@/. Invece le "è" "é" con l'accento <strong>ch</strong>e si pronunziano,<br />

sono scritte in fonetico col segno /E/ ed /e/. Per. esempio la parola "cammenènne"<br />

/kammen’Enn@/ si pronunzia" camm'nenn'.

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