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e divani aderiscono tanto alla forma del corpo umano quanto al costume del tempo. Infatti alcune delle<br />

principali fogge di poltrone settecentesche - la cabriolet, la più imbottita bergère hanno i braccioli rientranti<br />

rispetto al filo anteriore del sedile per consentire alle dame di sedere senza danno per le loro larghe vesti con<br />

sostegni a «paniere». Analogamente gli schienali sono alti al punto giusto affinché la dama possa poggiare<br />

le spalle senza rovinare l’acconciatura dei capelli. La bergère presenta numerose varianti fra cui la «confessionale»,<br />

così detta per il suo schienale limitato in alto da due «orecchie», per poggiarvi il capo. e la voyeuse o<br />

pointeuse. Si tratta di una poltrona dallo schienale piatto, sormontato da un piccolo ripiano anch’esso imbottito,<br />

che consentiva a una persona in piedi di appoggiarsi da dietro per unirsi alla conversazione o puntare<br />

una posta in una partita a carte, donde il doppio nome del modello. Dalla poltrona bergère deriva altresì la<br />

vasta serie dei divani: il canapé à corbeille, una dilatazione della citata poltrona per accogliervi più persone;<br />

la veilleuse, un divano che presenta uno dei suoi lati corti del tutto simile alla bergère vista di profilo, ma con<br />

la variante di avere un solo bracciolo mentre l’altro diventa un lungo schienale, via via decrescente in altezza<br />

fino a raggiungere l’altro lato, ora senza più braccioli. Oltre a proteggere con la sua parte più alta la testa e con<br />

la sua parte più bassa i piedi della persona che giace distesa su un unico morbido cuscino, la veilleuse costituisce<br />

forse il modello più dissimmetrico e antropomorfo di tutta la produzione del tempo. Il tipo di divano<br />

descritto può inoltre considerarsi una sintesi delle diverse versioni di poltrona con prolunga per poggiarvi<br />

le gambe: la chaise langue duchesse, una bergère con poggiapiedi; la duchesse brisée, ossia un mobile a tre<br />

pezzi, composto da una poltrona a spalliera alta, un poggiapiedi e ancora una poltrona a spalliera bassa, ecc.<br />

Tanto grande è stato il successo della chaise longue duchesse che, nata nella linea del gusto rococò, si ritrova<br />

negli stili posteriori, dal neoclassico ai giorni nostri: si pensi ad alcuni divani disegnati da Deganello, già citati<br />

in un precedente capitolo. Un altro modello antropomorfo ispirato alla chaise longue duchesse è quello disegnato<br />

da Borek Sipek per Driade nell’87, classificabile anche nei modelli polimaterici per l’uso dell’acciaio nella<br />

struttura, della gommapiuma, della pelle e del legno. La più recente versione della chaise longue duchesse può<br />

riconoscersi nella seduta Landscape’05 di Joffrey Bernett del 2005 per B&B.<br />

Un richiamo al Settecento - la presenza delle «orecchie» della bergère «Confessionale» - mostra un’altra<br />

poltrona imbottita in forma antropomorfa, la Wink di Toshiyuki Kita per Cassina del 1981, ma si tratta di un<br />

improbabile ricordo. Qui le parti laterali alla spalliera sono in funzione dell’articolazione di questo originalissimo<br />

modello. Di esso si legge in una pubblicazione del ‘90: «il mobile che merita la denominazione di classico<br />

degli anni Ottanta e che può essere considerato una delle più significative creazioni del decennio è opera<br />

di un giapponese. E suo geniale progetto fu realizzato, però, insieme alla ditta italiana Cassina. Il designer<br />

giapponese Toshiyuki Kita non solo si è guadagnato di sicuro un posto nelle sacre sale del museo di arte<br />

moderna, ma ha anche realizzato un colpo nel mondo del design di produzione con la sua poltrona Wink<br />

che tramite le articolazioni mobili interne può essere collocata proprio come il corpo umano, in posizione<br />

sdraiata o seduta e che, per di più, può scrollare le `orecchie’. Il suo più elegante parente borghese, il sistemaveranda<br />

sviluppato da Cassina [Magistretti disegnò nell’83 un divano intitolato Veranda], può essere mosso<br />

con le articolazioni interne, come anche i divani di Arflex, ma non eguaglia l’amabile originalità della bizzarra<br />

poltrona con gli orecchioni. Nel caso di Wink, le cose vanno come di solito per tutte le invenzioni. Le prime<br />

soluzioni, quando l’idea è ancora fresca e illuminata, sono per lo più le migliori e le più coerenti. Una Wink,<br />

come una sedia Thonet o una Freischwinger, la si può variare ma non la si può migliorare»20.<br />

Ritornando ai precedenti antropomorfi ereditati dalla tradizione, il design di oggi non è solo debitore verso il<br />

Settecento; pensiamo ai «mobili brevettati» dell’Ottocento che richiamarono l’interesse di Giedion. Dopo aver<br />

notato che, rispetto al gusto dominante dell’Ottocento, l’altra faccia del secolo è rappresentata dalle costruzioni<br />

degli ingegneri e dai mobili brevettati, egli dichiara questi ultimi meglio rispondenti, con la loro trasformabilità<br />

e funzionalità, alle esigenze dei ceti medi in ascesa. Si sofferma pertanto su alcune considerazioni<br />

di carattere tecnico. «Il mobile viene scomposto negli elementi singoli: si tenta, nei limiti delle possibilità,<br />

di adattarlo al corpo umano. Non è un caso che il problema degli arti artificiali attiri nell’identico momento<br />

tanto interesse. I piani, sezionati in elementi, vengono collegati e regolati da un congegno meccanico [...]<br />

il mobile ha cessato di essere uno strumento inerte. Esso può adempiere contemporaneamente a parecchie<br />

funzioni. [...] Ottenere il comfort con un adattamento attivo al corpo e non offrendo cuscini, in cui il corpo<br />

sprofondi passivamente, rende evidente la differenza che intercorre fra i mobili essenziali e quelli transitori<br />

del secolo passato»21. I mobili brevettati sono prodotti soprattutto negli Stati Uniti e si possono distinguere<br />

in tipi destinati a nuove esigenze e in tipi tradizionali realizzati con nuove soluzioni. I primi comprendono<br />

poltrone articolabili e trasformabili per invalidi, per studi medici - come quelli dei dentisti -, per barbieri;

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