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sante svelare ciò che nel suo corpo normalmente si nasconde, come il sesso, le imperfezioni e la deformità.<br />

Quest’ultima, sostiene Martino, «riallacciandosi alla poetica del difetto, da lui tanto sostenuta a supporto<br />

della teoria della serie diversificata, è fortemente rappresentata all’interno delle sue opere. Emblematico in<br />

questo senso il progetto della sedia Green Street Chair, prodotta da Vitra nel 1984: un essere deforme, a otto<br />

zampe, con due fori circolari che ricordano due occhi profondi e un altro quadrangolare che diviene una<br />

bocca [...]. Infine, nei più recenti mobili Nobody’s Perfect, prodotti dalla Zerodisegno, alla simmetria dei falsi<br />

occhi nello schienale della poltrona si oppone una variazione cromatica che introduce l’irregolarità»24.<br />

Ma che cos’è la poetica del difetto o del «mal fatto» Nel catalogo che accompagnava la mostra al Centre<br />

Georges Pompidou, Le temps des questions, del 1996, Pesce dà in parte una risposta all’interrogativo: «Noi<br />

tutti sappiamo che la mano d’opera sapiente ed efficace che esisteva in altri tempi è scomparsa con la sua epoca<br />

o, lì dove esiste ancora, è molto rara e molto costosa. Riconoscendo agli uomini il diritto di guadagnarsi<br />

da vivere, dobbiamo sottolineare che il settanta per cento della mano d’opera mondiale possiede un saper fare<br />

elementare, primitivo, dove le prestazioni danno risultati non soddisfacenti. Creativi e insegnanti devono<br />

prendere in considerazione questa povertà di esecuzione nei progetti architettonici e nelle persone che creano<br />

gli oggetti»25.<br />

Adattarsi alle reali capacità della manodopera non significa rinunciare ad ogni ricerca qualificativa del design.<br />

Secondo l’autore, «se il progettista ricorre al ‘fatto male’, bisogna pur saperlo interpretare e trasformarlo<br />

spontaneamente al fine di tirarne fuori dei risultati altamente espressivi, meno rivolti alla bellezza tradizionale<br />

e astratta del passato, ma più rappresentativa del presente e, a mio giudizio, del futuro. [...] Il punto è<br />

ammettere una regola d’arte che contenga l’errore. Perché ammettere l’errore significa liberare la materia delle<br />

sue possibilità espressive e permettere a una mano d’opera anche non qualificata di lavorare secondo le sue<br />

capacità. Significa inoltre abbassare i costi e rientrare in un discorso di economia»26.<br />

Certo, resta il sospetto che Pesce adatti la sua natura di radicale anticonformista, ricercatore a tutti i costi<br />

della diversità, sia pure mediante la «serie differenziata», ad una reale condizione socioculturale, ma è difficile<br />

dargli torto quando sostiene che «il nostro futuro sarà il ‘fatto male’ cui dovremo comunque fornire una vita<br />

poetica [...]. Inutile seguire un ideale di bellezza che poi nessuno sa realizzare o nessuno può comprare»27.<br />

Ciò che osserva questo progettista conferma, da un lato, la natura paradossale del design contemporaneo e,<br />

dall’altro, il punto limite cui può giungere la concezione ludico-antropologica di esso.<br />

Accanto alle plastiche, un altro materiale utile ad uno stile non geometrico è la lamiera stampata che da<br />

sempre ha trovato impiego nel car design, ed oggi in modo più antropomorfo, in quello degli scooter e delle<br />

moto. Rispetto alle biciclette, dove prevale nettamente la forma meccanica su quella antropomorfa, scooter<br />

e moto presentano uno strano connubio tra le due linee, dovuto evidentemente alle influenze del gioco sui<br />

moti del gusto. Specie nei modelli più recenti, alle parti meccaniche - motore, ruote, sospensioni, manubrio<br />

coi suoi accessori - si sovrappone una parte dove più diretto è il contatto con la persona che guida, totalmente<br />

modellata sulla forma del suo corpo. La distinzione che abbiamo fatto in altri capitoli fra «discreto» e «continuo»,<br />

nel caso in esame raggiunge il culmine di essere presente in uno stesso prodotto. Si aggiunga che già<br />

da qualche anno, specie nelle moto, il sellino posteriore, notevolmente più in alto rispetto alla seconda ruota,<br />

è sorretto a forte sbalzo da un braccio posto al disotto della sella anteriore. Si veda, quale esempio, la Multistrada<br />

620 della Ducati. Questa aerodinamica, qui dovuta alla posizione delle parti, altrove, a cominciare,<br />

come altro esempio, dallo scooter Malaguti Spider Max 500, anch’esso del 2004, è accentuata dalla forma a<br />

«spigolo sfuggente» dello stesso disegno delle parti, ivi comprese quelle più meccaniche. Non è difficile associare<br />

questi segni e simboli della velocità ad alcune icone del Futurismo: penso in particolare alla famosa<br />

scultura di Boccioni, Forme uniche della continuità dello spazio, in cui ciascun muscolo dell’uomo in corsa si<br />

deforma nello sforzo dinamico, appunto, in spigoli sfuggenti.<br />

Note<br />

1 S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Utet, Torino 1972, vol. VI, p. 798.<br />

2 C. Martino, Note sul design degli anni Novanta, in «Op. cit.», n. 110, gennaio 2001.<br />

3 J.Ch. Schiller, Lettere sull’educazione estetica, Firenze 1937, 6a lett.<br />

4 Ivi, 9a lett.<br />

5 H. Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1964, p. 190.<br />

6 F. Menna, Profezia di una società estetica, Lerici, Roma 1968, pp. 1-18-151.<br />

7 A. Alessi, La sfida, Alessi, fabbrica del design, in «Civitas», n. 3, novembre 2005.

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