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4 - Società Chimica Italiana

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Scienze e linguaggio<br />

Questi principi, dichiarati con chiarezza finora inconsueta in documenti ufficiali di questa portata, propongono la<br />

formazione scientifica di base su una panoramica a 360°, che permette di intrecciare la didattica delle scienze con tutte<br />

le altre didattiche, in termini finalmente trasversali. Lo sforzo non è quello di istruire impartendo lezioni sui contenuti,<br />

bensì quello di accompagnare l’allievo al pieno protagonismo nella costruzione della sua “storia”intellettuale che<br />

connetta mente e corpo nell’esercizio della piena cittadinanza.<br />

In questa prospettiva il maestro è un “mediatore culturale” che crea ponti tra la cultura “altra” di cui è portatore ogni<br />

singolo bambino e la cultura adulta che egli dovrà costruire da sé, secondo modelli suoi propri, non necessariamente<br />

cumulativi.<br />

Nel realizzare tale funzione mediatrice, il maestro deve prestare grande attenzione ad un aspetto in stretto legame con<br />

l’apprendimento scientifico: il linguaggio. L’insegnante si configura, dunque, anche come “mediatore linguistico”,<br />

poiché le sue modalità d’interazione verbale (e non), i suoi interventi ed il tipo di lessico prescelto influenzano<br />

fortemente il processo d’apprendimento messo in atto dall’allievo. Essere un buon “mediatore linguistico”, seguendo<br />

appunto la logica espressa dalla CC della DD-SCI, significa posizionarsi “più vicino alle orecchie di chi ascolta che<br />

non alla bocca di chi parla”: significa, cioè, porsi nell’ottica del reciproco “capire”, costruendo un linguaggio il più<br />

possibile adeguato al livello di comprensione ed accoglimento dei bambini, ed ascoltandone con attenzione le<br />

produzioni linguistiche. Questo significa, anche, dare grande spazio alle loro parole, ai loro significati, per<br />

accompagnare il graduale passaggio dal parlato spontaneo al linguaggio formalizzato delle scienze.<br />

In questo articolo intendiamo prendere spunto dal lavoro della CC della DD-SCI per analizzare alcune peculiarità dei<br />

sistemi di educazione scientifica tipici della Scuola Primaria in Italia ed in Francia, focalizzando l’attenzione sugli<br />

aspetti salienti delle due realtà, ed esaminando in particolare come, nelle specificità dei contesti classe e scuola, gli<br />

insegnanti utilizzino il valore formativo dell’esperienza, del fare e del manipolare, evocati nel documento DD-SCI, per<br />

mettere in luce come le articolazioni del linguaggio (dei bambini, dell’adulto e del sapere formalizzato) accompagnino e<br />

medino il processo di apprendimento.<br />

26<br />

Scienze e linguaggio<br />

L’apprendimento scientifico e il linguaggio e sono strettamente correlati: attività linguistiche di diverso tipo e<br />

complessità attraversano trasversalmente ogni momento dell’educazione, compresa quella scientifica. Ci occuperemo<br />

qui in particolare di quest’ultima, così come essa si configura nell’approccio laboratoriale e fenomenologico.<br />

L’apprendimento scientifico implica non solo l’acquisizione e comprensione di nuovi concetti, modelli esplicativi e<br />

metodologie, ma anche la familiarizzazione con un nuovo lessico, specialistico e scientifico.<br />

Alfieri, Arcà, e Guidoni 3 mettono in evidenza come nella creazione di contesti significativi ed accoglienti per<br />

l’apprendimento scientifico sia necessario integrare le dimensioni del fare e guardare, con quelle dell’ascoltare, del dire<br />

e del rappresentare: esperienza, pensiero e linguaggio vanno tenuti sempre insieme. Il punto di partenza deve essere<br />

l’accoglienza linguistica del bambino, costruita sui seguenti impliciti della relazione maestro- allievo- gruppo classe:<br />

“parla che io cerco di capirti”; “io parlo e tu cerca di capirmi”; “i tuoi compagni parlano e noi cerchiamo di capirli”.<br />

L’ascolto e le conversazioni guidate sono fondamentali perché consentono ad ogni bambino di sapere cosa pensano gli<br />

altri e, quindi, di confrontare il proprio punto di vista con quelli altrui, superando una posizione rigida, sincretica ed<br />

egocentrica. Abituando gli allievi a rappresentare in diverse forme (con il disegno, il mimo corporeo, le storie di<br />

fantasia, le relazioni scientifiche …) ciò che hanno visto, o fatto, o di cui hanno parlato, facciamo sì che il loro pensiero<br />

diventi organizzato, comunicabile, condivisibile e confrontabile nel tempo e nello spazio. “I bambini arrivano a scuola<br />

interi e gli insegnanti hanno il dovere di rispettare la loro interezza arricchendola e rendendola esplicita” 3 : tramite il<br />

linguaggio le esperienze vissute e le idee sono messe in parola prendendo una forma più chiara e precisa.<br />

Prando, 4 un’insegnante ricca di esperienza nell’educazione scientifica dei bambini, sostiene che la costruzione di<br />

conoscenze e lo sviluppo linguistico corrono in parallelo: il fare e l’agire in scienze devono essere sempre<br />

accompagnati dalla mediazione linguistica perché il soggetto possa promuovere il suo pensiero e costruire nuovi saperi.<br />

Il linguaggio consente la condivisione dell’esperienza con gli altri, il confronto di opinioni e punti di vista; il linguaggio,<br />

inoltre, stimola la chiarificazione del pensiero: parlando, o elaborando un testo scritto, i bambini sentono l’esigenza di<br />

essere capiti e ciò li motiva ad essere più precisi, a riformulare opinioni appena abbozzate e ad accrescere la<br />

consapevolezza rispetto al proprio modo di ragionare. Il documento DD-SCI coglie perfettamente queste esigenze<br />

didattiche tanto che ben quattro delle cinque finalità formative indicate per la scuola primaria e secondaria di primo<br />

grado (6-13 anni) si connettono con le abilità logico-linguistiche.<br />

Con il passare del tempo, il linguaggio consente di staccarsi dal contesto concreto e specifico dell’esperienza per<br />

arrivare a generalizzare ed astrarre. Soltanto tramite il linguaggio, nelle sue diverse forme e possibilità rappresentative,<br />

la conoscenza si può stabilizzare e fissare nel tempo. D’altro canto, fare in prima persona, o partecipare ad un'esperien-<br />

______________________________<br />

3. ALFIERI F., ARCA’ M., GUIDONI P. (progetto a cura di), I modi di fare scienze. Come programmare, gestire, verificare, Bollati<br />

Boringhieri, Torino, 2000, pp. 353- 358<br />

4. PRANDO R., Indizi per capire. Dalla percezione alla conoscenza, Scuolafacendo, Carocci Faber, Roma, aprile 2005, pp. 19- 21<br />

CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009

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