4 - Società Chimica Italiana
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Scienze e linguaggio<br />
nuove piste di ricerca, nuove ipotesi di lavoro e nuove idee, a condizione che l’insegnante mantenga una posizione di<br />
“neutralità cognitiva” e non faccia valere un principio di autorità. A questo proposito la CC della DD-SCI, suggerisce<br />
che “gli insegnanti della scuola primaria imparino ad operare come “ricercatori di mondi possibili” e non come<br />
docenti della scuola che si fonda sulle verità del programma”.<br />
Una forma ancora più specifica e formalizzata di discussione collettiva è il “dibattito scientifico” in classe, dove<br />
“dibattere” significa “esaminare con contraddittorio” 25 . Johsua e Dupin 26 lo definiscono come un’esplorazione e<br />
strutturazione collettiva del campo dei possibili con la proposta di soluzioni, e le critiche a tali affermazioni.<br />
In effetti, la conoscenza scientifica “non si riduce a sapere come è il mondo, ma riguarda soprattutto come il mondo<br />
non può essere e perché. “Sapersi collocare” in un dominio scientifico consiste allora nell’essere capaci di delineare,<br />
all’interno di un campo teorico più o meno esplicito, delle possibili spiegazioni e di ricavarne le impossibilità e le<br />
necessità”. 27<br />
Dopo aver delineato le diverse forme dell’interazione verbale, ed aver chiarito quali siano quelle più fruttuose per<br />
l’apprendimento scientifico, si può vedere come il “fare scienze alla scuola primaria” possa contribuire a rafforzare nei<br />
bambini competenze relative alla lingua orale.<br />
Per ciò che concerne l’ascolto, le attività scientifiche rappresentano una buona occasione perché il bambino si confronti<br />
con diverse fonti d’informazione: l’articolazione plurale della démarche expérimentale lo pone, infatti, in situazioni<br />
d’interazione verbale differenti. Nei momenti di lezione frontale, all’allievo è richiesto di ascoltare con attenzione e<br />
comprendere le informazioni date dall’insegnante, dalla lettura ad alta voce del libro di testo, dalla visione di un filmato<br />
audiovisivo, ma anche da un eventuale esperto scientifico chiamato in classe per approfondire una certa tematica; queste<br />
occasioni sono, comunque, alternate con fasi di azione diretta sulla realtà, in modo che il carico di informazioni date<br />
rispetti i tempi di attenzione di ogni bambino senza comportare sovraccarichi e dispersioni.<br />
Durante il lavoro in piccolo gruppo, invece, l’allievo impara a porsi in una posizione di “ascolto attivo” nei confronti<br />
dei compagni, per riuscire davvero a collaborare, cooperare, condividere ed integrare il proprio agire con quello altrui.<br />
Ascoltare attivamente non è una competenza semplice, né spontanea nei bambini: normalmente, come si è già detto, la<br />
loro tendenza è quella di imporsi per parlare appena un pensiero o un’idea si affaccia alla mente, di considerare il loro<br />
punto di vista come l’unico possibile e razionale, e di dare per scontato che tutti i compagni vedano le cose allo steso<br />
modo. Soltanto con l’abitudine giornaliera a lavorare insieme in piccolo e grande gruppo, e con la guida dell’insegnante,<br />
è possibile che ciascuno superi questa posizione di egocentrismo cognitivo ed impari a:<br />
ü “trattenere la parola”, dando all’altro lo spazio ed il tempo per esprimersi;<br />
ü dare importanza alle parole altrui ed ascoltarle con attenzione per agganciarvi i propri interventi in modo coerente<br />
ed adeguato; ciò significa riconoscere che anche i compagni sono portatori di pensieri interessanti e che, collaborando,<br />
si possono raggiungere risultati superiori a quelli che si raggiungerebbe lavorando da soli (è il principio definito<br />
“interdipendenza positiva” nella metodologia del Cooperative Learning);<br />
ü comprendere i messaggi altrui, integrando quanto detto a livello verbale con gli elementi non verbali (la gestualità, la<br />
mimica facciale, la prossemica…) ed, eventualmente, esplicitare una non comprensione;<br />
ü rispettare i turni di intervento nel discorso, senza sovrapporsi a qualcuno che sta parlando, senza distrarsi e<br />
“sottrarsi” alla comunicazione;<br />
ü riconoscere punti di contatto, differenze ed eventuali relazioni tra il proprio pensiero e quello espresso dai compagni;<br />
ü riconoscere la superiorità dell’idea altrui e mettere in discussione la propria, nel caso in cui quella del compagno si<br />
riveli più conforme alla realtà di fatto o più logica e razionale;<br />
ü dare vita ad una forma di ascolto empatico che rispetti il contenuto emozionale dei messaggi altrui, collaborando alla<br />
costruzione di un clima “sicuro” nel gruppo classe. Soltanto se tutti i bambini si sentono sicuri ed accolti dagli altri, se<br />
nessuno viene deriso o ridicolizzato per un’idea o una proposta espressa, il pensiero e la conoscenza potranno circolare<br />
liberamente.<br />
Queste competenze nell’ascolto si rivelano essenziali anche nelle fasi di discussione collettiva, in plenaria, quando<br />
l’intero gruppo classe lavora insieme (ad esempio, per formulare le ipotesi di partenza e progettare la situazione<br />
sperimentale, oppure per formalizzare i nuovi saperi).<br />
Nelle attività di scienze, dunque, il bambino rafforza le capacità di ascolto nei confronti sia degli adulti (insegnanti,<br />
esperti, giornalisti…) che dei pari, confrontandosi con registri, lessici, sintassi e varietà linguistiche differenti<br />
Anche per ciò che concerne l’attività produttiva della lingua orale, ossia il parlare, la partecipazione a conversazioni<br />
libere, a discussioni polygérés di grande e piccolo gruppo, ed a dibattiti scientifici contribuisce allo sviluppo di diverse<br />
abilità 28 :<br />
______________________________<br />
25. ORANGE C., FOURNEAU J.C., BOURBIGOT J.P., «Ecrits de travail, débats scientifiques et problématisation à l’école<br />
primaire», in ASTER n. 33 (Recherche en didactique des sciences expérimentales), INRP, Lyon, 2001, pag. 113<br />
26. JOHSUA S., DUPIN J.J., Repprésentations et modélisations: le débat scientifique dans la classe et l’apprentissage de la<br />
physique, Berne, Peter Lang, 1989<br />
27. REBOUL O., Qu’est ce qu’apprendre, PUF, Paris, 1980<br />
28. GARCIA- DEBANC C., LAURENT D., , op. cit., pp. 110- 112<br />
CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009