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4 - Società Chimica Italiana

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34<br />

Scienze e linguaggio<br />

nuove piste di ricerca, nuove ipotesi di lavoro e nuove idee, a condizione che l’insegnante mantenga una posizione di<br />

“neutralità cognitiva” e non faccia valere un principio di autorità. A questo proposito la CC della DD-SCI, suggerisce<br />

che “gli insegnanti della scuola primaria imparino ad operare come “ricercatori di mondi possibili” e non come<br />

docenti della scuola che si fonda sulle verità del programma”.<br />

Una forma ancora più specifica e formalizzata di discussione collettiva è il “dibattito scientifico” in classe, dove<br />

“dibattere” significa “esaminare con contraddittorio” 25 . Johsua e Dupin 26 lo definiscono come un’esplorazione e<br />

strutturazione collettiva del campo dei possibili con la proposta di soluzioni, e le critiche a tali affermazioni.<br />

In effetti, la conoscenza scientifica “non si riduce a sapere come è il mondo, ma riguarda soprattutto come il mondo<br />

non può essere e perché. “Sapersi collocare” in un dominio scientifico consiste allora nell’essere capaci di delineare,<br />

all’interno di un campo teorico più o meno esplicito, delle possibili spiegazioni e di ricavarne le impossibilità e le<br />

necessità”. 27<br />

Dopo aver delineato le diverse forme dell’interazione verbale, ed aver chiarito quali siano quelle più fruttuose per<br />

l’apprendimento scientifico, si può vedere come il “fare scienze alla scuola primaria” possa contribuire a rafforzare nei<br />

bambini competenze relative alla lingua orale.<br />

Per ciò che concerne l’ascolto, le attività scientifiche rappresentano una buona occasione perché il bambino si confronti<br />

con diverse fonti d’informazione: l’articolazione plurale della démarche expérimentale lo pone, infatti, in situazioni<br />

d’interazione verbale differenti. Nei momenti di lezione frontale, all’allievo è richiesto di ascoltare con attenzione e<br />

comprendere le informazioni date dall’insegnante, dalla lettura ad alta voce del libro di testo, dalla visione di un filmato<br />

audiovisivo, ma anche da un eventuale esperto scientifico chiamato in classe per approfondire una certa tematica; queste<br />

occasioni sono, comunque, alternate con fasi di azione diretta sulla realtà, in modo che il carico di informazioni date<br />

rispetti i tempi di attenzione di ogni bambino senza comportare sovraccarichi e dispersioni.<br />

Durante il lavoro in piccolo gruppo, invece, l’allievo impara a porsi in una posizione di “ascolto attivo” nei confronti<br />

dei compagni, per riuscire davvero a collaborare, cooperare, condividere ed integrare il proprio agire con quello altrui.<br />

Ascoltare attivamente non è una competenza semplice, né spontanea nei bambini: normalmente, come si è già detto, la<br />

loro tendenza è quella di imporsi per parlare appena un pensiero o un’idea si affaccia alla mente, di considerare il loro<br />

punto di vista come l’unico possibile e razionale, e di dare per scontato che tutti i compagni vedano le cose allo steso<br />

modo. Soltanto con l’abitudine giornaliera a lavorare insieme in piccolo e grande gruppo, e con la guida dell’insegnante,<br />

è possibile che ciascuno superi questa posizione di egocentrismo cognitivo ed impari a:<br />

ü “trattenere la parola”, dando all’altro lo spazio ed il tempo per esprimersi;<br />

ü dare importanza alle parole altrui ed ascoltarle con attenzione per agganciarvi i propri interventi in modo coerente<br />

ed adeguato; ciò significa riconoscere che anche i compagni sono portatori di pensieri interessanti e che, collaborando,<br />

si possono raggiungere risultati superiori a quelli che si raggiungerebbe lavorando da soli (è il principio definito<br />

“interdipendenza positiva” nella metodologia del Cooperative Learning);<br />

ü comprendere i messaggi altrui, integrando quanto detto a livello verbale con gli elementi non verbali (la gestualità, la<br />

mimica facciale, la prossemica…) ed, eventualmente, esplicitare una non comprensione;<br />

ü rispettare i turni di intervento nel discorso, senza sovrapporsi a qualcuno che sta parlando, senza distrarsi e<br />

“sottrarsi” alla comunicazione;<br />

ü riconoscere punti di contatto, differenze ed eventuali relazioni tra il proprio pensiero e quello espresso dai compagni;<br />

ü riconoscere la superiorità dell’idea altrui e mettere in discussione la propria, nel caso in cui quella del compagno si<br />

riveli più conforme alla realtà di fatto o più logica e razionale;<br />

ü dare vita ad una forma di ascolto empatico che rispetti il contenuto emozionale dei messaggi altrui, collaborando alla<br />

costruzione di un clima “sicuro” nel gruppo classe. Soltanto se tutti i bambini si sentono sicuri ed accolti dagli altri, se<br />

nessuno viene deriso o ridicolizzato per un’idea o una proposta espressa, il pensiero e la conoscenza potranno circolare<br />

liberamente.<br />

Queste competenze nell’ascolto si rivelano essenziali anche nelle fasi di discussione collettiva, in plenaria, quando<br />

l’intero gruppo classe lavora insieme (ad esempio, per formulare le ipotesi di partenza e progettare la situazione<br />

sperimentale, oppure per formalizzare i nuovi saperi).<br />

Nelle attività di scienze, dunque, il bambino rafforza le capacità di ascolto nei confronti sia degli adulti (insegnanti,<br />

esperti, giornalisti…) che dei pari, confrontandosi con registri, lessici, sintassi e varietà linguistiche differenti<br />

Anche per ciò che concerne l’attività produttiva della lingua orale, ossia il parlare, la partecipazione a conversazioni<br />

libere, a discussioni polygérés di grande e piccolo gruppo, ed a dibattiti scientifici contribuisce allo sviluppo di diverse<br />

abilità 28 :<br />

______________________________<br />

25. ORANGE C., FOURNEAU J.C., BOURBIGOT J.P., «Ecrits de travail, débats scientifiques et problématisation à l’école<br />

primaire», in ASTER n. 33 (Recherche en didactique des sciences expérimentales), INRP, Lyon, 2001, pag. 113<br />

26. JOHSUA S., DUPIN J.J., Repprésentations et modélisations: le débat scientifique dans la classe et l’apprentissage de la<br />

physique, Berne, Peter Lang, 1989<br />

27. REBOUL O., Qu’est ce qu’apprendre, PUF, Paris, 1980<br />

28. GARCIA- DEBANC C., LAURENT D., , op. cit., pp. 110- 112<br />

CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009

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