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4 - Società Chimica Italiana

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Scienze e linguaggio<br />

Per farsi capire, l’insegnante deve capire 31 : in questo canale comunicativo a doppio binario egli deve infatti adattare il<br />

suo linguaggio alle effettive capacità di comprensione di chi lo ascolta, ma anche verificare che ciò sia davvero<br />

avvenuto; il che significa essere attento a cosa gli allievi comunicano, al linguaggio impiegato (verbale e non), ai<br />

significati che essi attribuiscono alle parole ed alle opinioni che esprimono. Così si evita il rischio di ridurre lo studio<br />

delle scienze “ad una serie di risposte a domande non fatte” 32 , oltretutto formulate in un linguaggio ostile.<br />

La comprensione reciproca è una condizione propedeutica indispensabile per consentire l’avvio di qualsiasi discorso<br />

educativo. Ciò appare ancor più vero per l’apprendimento scientifico nella scuola primaria, dove ai bambini è richiesto<br />

di compiere il passaggio dal livello dell’esperienza diretta (che si esprime generalmente con il linguaggio naturale) a<br />

quello dell’astrazione e della teorizzazione (che necessita di linguaggi artificiali e specifici). Tale passaggio non può<br />

avvenire spontaneamente, ma richiede una progettazione “pensata” da parte dell’insegnante, la gradualità ed i tempi<br />

lunghi dell’apprendimento significativo; è necessario porre come obiettivo specifico per i bambini: “l’avvio alla<br />

consapevolezza dello scarto tra linguaggio primario o naturale e linguaggi secondari o artificiali in funzione di un loro<br />

uso corretto e differenziato in relazione ai contesti e alle situazioni 33 .<br />

Nella conversazione scolastica i bambini fanno ricorso per la maggior parte del tempo al linguaggio primario; il maestro<br />

deve esserne consapevole non per criticarlo e cercare di “debellarlo” nella sua azione didattica, quanto piuttosto per<br />

considerarlo come base necessaria di ogni processo di apprendimento: “La conversazione scolastica utilizza un<br />

linguaggio parlato molto poco preciso e spesso mal costruito sintatticamente. Tuttavia, è sulla base di quest’interazione<br />

verbale che l’insegnante dovrà essere mediatore della costruzione delle conoscenze da parte degli allievi e valutatore<br />

dei progressi in tale costruzione” 34 .<br />

Parlare di una “discontinuità” tra linguaggio naturale e linguaggio scientifico significa anche riconoscere nel parlato<br />

quotidiano dei bambini alcuni “ostacoli linguistici” che possono rendere difficoltoso il processo di apprendimento.<br />

Ecco alcuni esempi. Una prima fonte di difficoltà è proprio la natura polisemica delle parole impiegate nel parlato<br />

quotidiano; non è cosa da poco per i bambini accorgersi che un termine da loro impiegato con un certo significato possa<br />

indicare cose diverse per i compagni o per le scienze formali. Ad esempio, la parola “elemento” può riferirsi a cose<br />

molto diverse, sia concrete che traslate, nel parlato di tutti i giorni (dalle espressioni “sei un elemento fondamentale<br />

della classe”, “il latte è un elemento insostituibile dell’alimentazione del bambino”…) mentre assume un significato ben<br />

preciso ed univoco nel linguaggio della chimica (gli elementi, in contrapposizione ai composti).<br />

Perché la consapevolezza della multifunzionalità dei termini si sviluppi nei bambini, è utile lasciare al gruppo il tempo<br />

della discussione in merito ai significati attribuiti alle parole ed, eventualmente, fissare su un cartellone, sul quaderno o<br />

alla lavagna la rete di senso così delineata. Una proposta didattica interessante è quella di incentrare la discussione sulle<br />

definizioni presenti nel dizionario per il termine in questione; gli allievi possono, così, riflettere su quale sia il<br />

significato più appropriato in ambito scientifico in confronto a quelli più diffusi nel parlato quotidiano. Ad esempio, la<br />

parola “sciogliere” si riferisce in scienze al processo di dissoluzione ma nel linguaggio naturale può anche essere usato<br />

in modo metaforico (“sciogliersi in lacrime”), oppure per indicare la divisione, la separazione, lo slegare, e la rottura di<br />

qualcosa (“sciogliere un patto di alleanza”, “sciogliere le vele al vento”, “sciogliere un nodo”…) .<br />

Perché ci sia apprendimento scientifico, infatti, “non basta conoscere molte parole, ma occorre possederle in<br />

profondità; accanto al criterio molte parole- molti significati c’è quello una parola- molti significati”. 35 Ad esempio,<br />

nelle attività osservative svolte sull’acqua, le parole “assorbire”, “passare”, “intrappolare”, “arrampicarsi”, ecc., vanno<br />

discusse a lungo in gruppo per capire bene cosa intenda ciascuno e trovare le esperienze concrete ed i modelli mentali a<br />

cui ogni bambino fa riferimento quando le utilizza.<br />

Un secondo tipo di ostacolo risiede nell’utilizzo improprio di alcuni termini scientifici nel linguaggio della quotidianità;<br />

in alcuni casi, infatti, i mass media e la conoscenza di senso comune si appropriano del lessico scientifico per poi<br />

utilizzarlo in forme errate che trasmettono, conseguentemente, false conoscenze. “Molto più grave dal punto di vista<br />

linguistico-interpretativo è l’incongruità tra linguaggio comune e linguaggio scientifico. Lo stesso termine, la stessa<br />

parola, può assumere significati diversi e quindi dare origine a misconoscenze difficilissime da contrastare 36 .<br />

______________________________<br />

31. NOTA L., “Docenti e studenti ci capiamo”, in in Atti del convegno. Nuove metodologie nell’insegnamento delle scienze: peer<br />

education e cooperative learning, I.I.S. “B. Vittone”- Chieri- To- 7 aprile 2005, Daniela Lanfranco (a cura di), pag. 51<br />

32. ibidem, pag. 52<br />

33. R. Andreoli, F. Carasso Mozzi, L. Contaldi, S. Doronzo, P. Fetto, P. Riani (a cura di), La chimica alle elementari. Un contributo<br />

della Divisione di Didattica della SCI all’insegnamento delle scienze nella scuola dell’obbligo, op. cit., pag. 29<br />

34. LARCHER C., CHOMAT A., “Médiation dans des situations d’entretien avec des élèves de collège à propos de la modélisation”,<br />

in DUMAS CARRE A., WEIL BARAIS A., Tutelle et mediation dans l’éducation scientifique, Peter Lang, Berne, 1998<br />

35. R. Andreoli, F. Carasso Mozzi, L. Contaldi, S. Doronzo, P. Fetto, P. Riani (a cura di), La chimica alle elementari. Un<br />

contributo della Divisione di Didattica della SCI all’insegnamento delle scienze nella scuola dell’obbligo, op. cit., pag.<br />

30<br />

36. MARTINI A., “Docenti e studenti ci capiamo”, in Atti del convegno. Nuove metodologie nell’insegnamento delle scienze: peer<br />

education e cooperative learning, I.I.S. “B. Vittone”- Chieri- To- 7 aprile 2005, Daniela Lanfranco (a cura di), pag. 46<br />

36<br />

CnS – La <strong>Chimica</strong> nella Scuola Ottobre – Dicembre 2009

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