gennaio-febbraio - Carte Bollate
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IL SESTO REPARTO E LE<br />
CONDIZIONI PSICOLOGICHE<br />
LEGATE AL COLORE<br />
L<br />
’emozione del colore. Potremmo<br />
cominciare in questo modo per descrivere<br />
una riunione che è avvenuta alla<br />
Staccata lo scorso 16 <strong>gennaio</strong> fra i detenuti<br />
del Sesto reparto – i Sex offender<br />
– l’équipe che segue il loro trattamento<br />
e il professor Massimo Caiazzo. Ho partecipato<br />
come redattore all’incontro e<br />
devo affermare che sono rimasto favorevolmente<br />
colpito dalle domande dei detenuti<br />
e dal rapporto che si è instaurato<br />
fra il relatore e loro stessi.<br />
Massimo Caiazzo non è solo un docente<br />
con venti anni d’esperienza nel<br />
campo del colore. Nella sua carriera ha<br />
ricevuto numerosissimi riconoscimenti e<br />
ha contribuito a diversi progetti, dal disegno<br />
di alcuni orologi per la Swatch, alle<br />
fantasie cromatiche per tutti gli autobus<br />
di Verona che cambiano continuamente<br />
di colore, alla “colorazione, con i giusti<br />
accostamenti delle case di personaggi<br />
dello spettacolo come Gianna Nannini.<br />
E’ titolare, assieme a Giuseppe Bellucci,<br />
presente anch’esso all’incontro, di un<br />
piccolo studio di grafica e consulenza del<br />
colore a Milano.<br />
Con trasporto e passione il professor<br />
Caiazzo ha spiegato, raccontato e snocciolato<br />
una serie di selezioni d’immagini<br />
sul tema del colore: disegni, progetti, piramidi<br />
del colore con i giusti accostamenti,<br />
immagini virtuali che hanno lasciato<br />
tutti soddisfatti. La vivibilità di qualsiasi<br />
luogo – ha affermato Chiazzo – può migliorare<br />
con il giusto abbinamento di colore;<br />
infine, ha parlato delle condizioni<br />
psicologiche legate al colore, le emozioni<br />
che suscitano in noi certe tinte forti, cosa<br />
c’incuriosisce nelle varie tonalità, il tutto<br />
con garbo e professionalità. Circa due<br />
ore di proiezioni e spiegazioni passate in<br />
un attimo, in un rispettoso silenzio da<br />
parte dei detenuti che lo hanno ascoltato<br />
con attenzione, facendo poi delle competenti<br />
domande al riguardo.<br />
E’ stato interessante assistere a quest’incontro,<br />
come lo è stato vedere la<br />
“normalità” dei partecipanti; a tale proposito<br />
ho notato che questi detenuti<br />
sono persone come tutte le altre. Se non<br />
sapessimo la tipologia di reato, il loro<br />
essere persone comuni prevarrebbe sui<br />
pregiudizi che spesso si danno in maniera<br />
affrettata, e senza conoscerne le motivazioni<br />
e le cause profonde.<br />
Il gruppo degli “addetti ai lavori”<br />
dell’équipe, si è limitato ad ascoltare ed<br />
osservare; traspariva in loro una forte<br />
motivazione per la riuscita del “progetto”<br />
che stanno portando avanti e sembra<br />
che i tempi siano maturi per un graduale<br />
inserimento di qualche detenuto del Sesto<br />
reparto in alcune attività comuni con<br />
tutta la popolazione carceraria.<br />
E’ solo l’inizio e spero che il progetto<br />
riesca. Forse i detenuti degli altri reparti<br />
dovrebbero poter avere qualche assicurazione<br />
più. Assicurazione che deve essere<br />
fornita dall’équipe. Sarebbe un incoraggiamento<br />
per far capire ai “riottosi” l’utilità<br />
del lavoro che stanno compiendo.<br />
Franco Palazzesi<br />
Natale in carcere<br />
Questo è il secondo Natale che trascorro<br />
in carcere. L’anno scorso ero<br />
appena entrato da tre mesi. Dopo un<br />
lungo e travagliato percorso durato ben<br />
nove anni d’udienze, processi e sentenze,<br />
avevo preso la decisione più tormentata<br />
della mia vita, presentarmi all’età di 58<br />
anni all’entrata di quest’istituto per pagare<br />
il mio debito con la giustizia.<br />
Ricordo molto bene, e sicuramente<br />
non dimenticherò mai, lo sbigottimento<br />
dei due agenti all’entrata. Una era una<br />
donna che ebbe anche delle parole gentili<br />
e di conforto nei miei riguardi.<br />
Non avevo ancora ben focalizzato il<br />
luogo in cui mi trovavo, ero impegnato<br />
a risolvere quei piccoli problemi, di<br />
rapporti interpersonali, materiali ed organizzativi,<br />
che qui diventano grandi e<br />
sono di vitale importanza per cercare di<br />
sopravvivere nel migliore dei modi possibili,<br />
con l’aiuto e la comprensione degli<br />
altri detenuti.<br />
Quindi, per farla breve il Natale dello<br />
scorso anno l’ho trascorso in una specie<br />
di confusione mentale.<br />
Già dall’inizio del mese di dicembre in<br />
carcere si comincia respirare aria di festa<br />
natalizia complici le festicciole organizzate<br />
da chi lavora per i detenuti (insegnanti,<br />
assistenti delle varie associazioni). Dopo<br />
questo scambio di auguri, naturalmente e<br />
comprensibilmente, ci abbandonano per<br />
dedicarsi alle loro famiglie.<br />
In quel periodo il carcere cambia<br />
aspetto. Non si percepisce più aria di vitalità;<br />
i giorni si trascinano stancamente<br />
e con il trascorrere di loro, si avvicina il<br />
fatidico 24 e comincio a rendermi conto<br />
che la tristezza mi sta assalendo.<br />
Di norma, le mie giornate riesco a<br />
trascorrerle abbastanza facilmente. Tra il<br />
lavoro, l’impegno con il giornale e i compagni<br />
di questo travaglio, le ore passano,<br />
ma poi arrivano le 20, l’ora della chiusura,<br />
e qui cominciano i dolori. In questi<br />
momenti forse sarebbe meglio essere in<br />
una cella da quattro che da soli.<br />
Dalla tv, su tutti i canali, non si fa altro<br />
che parlare del Natale, regali, famiglia.<br />
Arrivano le note musicali di questa ricorrenza,<br />
che oggi apprezzo più di prima, e<br />
francamente sentire tutte queste cose mi<br />
danno terribilmente fastidio, delle volte<br />
anche rabbia. Il destino, nella vita mi ha<br />
dato moltissimo, ma mi ha anche tolto<br />
moltissimo. La mia famiglia – in questi<br />
ultimi anni costituita dai miei tre figli e<br />
da mia sorella – inutile sottolinearlo, mi<br />
manca immensamente.<br />
Queste feste le ho sempre trascorse<br />
con loro, oggi una domanda mi assilla<br />
angosciosamente: quale diritto ho io di<br />
togliere ai miei cari il piacere di stare accanto<br />
a loro in queste giornate Purtroppo<br />
la domanda mi tormenta terribilmente<br />
in questi giorni più che in altri.<br />
Aspetto con ansia di sentire la loro<br />
voce al telefono, sapere quello che faranno,<br />
dove andranno e con chi e per un carattere<br />
da “chioccia”, come il mio, saperli<br />
lontani senza di me, mi provoca un’angoscia<br />
indescrivibile.<br />
La vita ti passa davanti agli occhi<br />
come se stessi guardando un film con tutti<br />
i suoi momenti belli e i periodi atroci.<br />
Delle volte ti fermi e ti domandi il<br />
perché di tutto questo. A volte riesci a<br />
trovare una risposta, a volte la cerchi disperatamente,<br />
ma non la trovi.<br />
E’ triste, molto triste aver perso il dono<br />
del libero arbitrio della propria vita.<br />
Antonio Cirianni<br />
carte<strong>Bollate</strong> 31