gennaio-febbraio - Carte Bollate
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LETTERE IN REDAZIONE<br />
stata sicuramente un inizio intelligente del<br />
progetto. Però, sarebbe stato onesto avvisare<br />
della loro presenza gli altri detenuti,<br />
dando così la possibilità di scegliere senza<br />
obblighi, come è accaduto in questo caso.<br />
Molto probabilmente, la prossima<br />
occasione, potrebbe essere un evento teatrale<br />
prestigioso, dove tutti vorrebbero<br />
assistere. Però, ripeto, sarebbe onesto avvisare<br />
che a questo spettacolo assisteranno i<br />
Sex offender, in modo che si possa decidere<br />
o meno la propria partecipazione.<br />
Personalmente, appartengo alla stragrande<br />
maggioranza dei detenuti che non<br />
accettano la convivenza, l'inserimento nei<br />
piani del reparto e quindi nelle celle<br />
comuni, di questo "tipo" di detenuti.<br />
Come tutte le società, anche quella<br />
carceraria, ha i propri usi e costumi; ad<br />
esempio, quando un nuovo giunto viene<br />
accompagnato alla cella di destinazione,<br />
i detenuti che già vivono in quella<br />
cella, possono rifiutarsi di accettarlo. Mi<br />
domando cosa accadrà, quando in una<br />
cella sarà presentato un detenuto che ha<br />
commesso reati sessuali.<br />
Lascio a voi immaginare la risposta.<br />
È necessario ricordare che noi tutti<br />
viviamo privi di libertà, perciò in condizioni<br />
anormali; spesso si hanno i nervi a<br />
fior di pelle. In queste condizioni, diventa<br />
facile per un detenuto discutere animatamente<br />
ed a volte venire alle mani per futili<br />
motivi. Domando: cosa accadrà quando<br />
in una cella sarà obbligatorio convivere<br />
con una persona che interiormente non<br />
è accettata<br />
Il problema è di difficile soluzione;<br />
lo dimostra il fatto che in tutte la carceri<br />
d'Italia non esiste questa convivenza.<br />
<strong>Bollate</strong> permette alla persona detenuta<br />
di vivere dignitosamente, perciò si pone<br />
come banco di prova mettendo sul piatto<br />
della bilancia, il lavoro e quindi il salario<br />
mensile, oltre alla libertà di movimenti ed<br />
i servizi qualificanti che dispone, citiamo<br />
per tutti il teatro e la biblioteca.<br />
Perciò, per logica, si sarà costretti a scegliere<br />
tra la vita in comune ed una diversa<br />
destinazione, però a volte la logica, per chi<br />
vive tra le mura sbarrate non esiste, è dai<br />
fatti privi di logica e di convenienza che<br />
nasceranno i problemi.<br />
La persona detenuta, non è portata<br />
a discutere di questo tipo di problema,<br />
comunque come lei dice caro direttore<br />
Adriano Todaro, parliamone.<br />
carte<strong>Bollate</strong> 5<br />
Lettera firmata<br />
Sullo stesso argomento c’è pervenuta<br />
un’altra lettera a firma “un gruppo di detenuti”.<br />
Ripetiamo quello che stato detto più<br />
volte. Le lettere anonime non le pubblichiamo.<br />
Se lo scrivente non vuole proprio che<br />
il suo nome appaia sul giornale, possiamo<br />
utilizzare la formula “lettera firmata”, ma<br />
come direttore debbo conoscere chi sono le<br />
persone che hanno scritto la lettera. Pronto<br />
a pubblicarla quando mi saranno forniti i<br />
nominativi.<br />
Lettera aperta<br />
Cari lettori di carte<strong>Bollate</strong>, busso alla<br />
porta di questa redazione per far<br />
conoscere l'esperienza della storia di vita<br />
comune.<br />
In questo luogo di giustizia, sono per<br />
scontare la mia punizione carceraria di<br />
anni 1, mesi 10, giorni 8. Gli errori commessi<br />
fuori alla libertà risalgano agli anni<br />
‘95/96.<br />
Provenivo dalla libertà, ho dovuto<br />
lasciare il mio lavoro, la mia casa gli<br />
affetti, nonché molti punti di riferimento<br />
esterni.<br />
Mi sono costituito di persona in questo<br />
istituto, poiché ne sentivo parlare bene.<br />
Da subito mi sono attivato per farmi<br />
conoscere dagli operatori, educatori e assistenti<br />
sociali, nonché dal personale della<br />
Polizia penitenziaria, dal volontariato e dai<br />
cappellani; insomma, ho cercato di non<br />
perdere tempo.<br />
Attualmente sono impiegato in attività<br />
lavorativa presso la Mof (Manutenzione<br />
ordinaria fabbricati) come elettricista. Nel<br />
pomeriggio vado a scuola.<br />
Frequento il secondo anno delle superiori<br />
(“Primo Levi” del progetto Sirio),<br />
faccio parte della commissione culturale<br />
cineforum, sono frequentatore della<br />
biblioteca dell'istituto e quella "one line".<br />
Faccio colloqui con i miei datori di lavoro,<br />
con i quali mantengo regolare corrispondenza.<br />
In questa prima fase della mia<br />
detenzione posso dire di non sentirmi solo<br />
o abbandonato.<br />
Ho chiesto - tramite domandina -<br />
alla direttrice Lucia Castellano di essere<br />
ammesso all'articolo 21, come prevede<br />
il regolamento penitenziario, il quale mi<br />
permetterebbe di riprendere la mia attività<br />
lavorativa all'esterno, rientrando in istituto<br />
la sera.<br />
Credo di essere sulla giusta strada, sto<br />
mettendo a frutto la privazione della mia<br />
libertà. Non intendo lasciarmi riempire<br />
di vuoto, ma cerco di farmi aiutare dai<br />
vari operatori sociali, per sentirmi accompagnato,<br />
nonché sostenuto nelle difficili<br />
situazioni che nel carcere ci sono e si<br />
incontrano.<br />
Non nascondo la tristezza dell'animo,<br />
in quanto se mi avessero offerto la possibilità<br />
dell'affidamento ai servizi sociali del<br />
mio territorio, non sarei dovuto entrare<br />
in carcere.<br />
Comunque ho cercato di trasformare<br />
la mia rabbia nascosta, in energia positiva<br />
di cui mi sono abbandonato nelle mani<br />
del sistema carcerario nella sua burocrazia<br />
sperando che le cose vadano meglio e<br />
bene.<br />
È molto facile perdere tutto nella vita<br />
come sentirsi sconfitto dal mondo, quindi<br />
sarà certamente difficile ricostruire il<br />
tutto.<br />
Essere "terremotato" nelle vicenda<br />
della giustizia degli uomini, spesso ci<br />
si può sentire non solo persi, ma anche<br />
dimenticati dal mondo e da tutti.<br />
Questa mia esperienza tuttora in corso,<br />
attualmente la ritengo positiva sotto tutti i<br />
punti di vista. Mi auguro possa continuare<br />
sino al raggiungimento degli obbiettivi<br />
sopra descritti.<br />
Credo nella certezza della pena, quando<br />
questa partecipata al reinserimento non<br />
perda tempo prezioso nelle scrivanie della<br />
burocrazia.<br />
Con questo chiudo lasciandovi un<br />
breve pensiero: nessuno è tanto ricco da<br />
non poter ricevere e accettare, accogliendo<br />
qualcosa anche dagli altri. "Pellegrino" tra<br />
le sbarre.<br />
Davide Ditali, IV reparto