Zimella Inf.dic 05 - Provincia di Verona

ASSOCIAZIONI
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cat-vo-onlus club 607
Alcol e nuove povertà
a
ASSOCIAZIONI
Non ho la competenza specifica
per trattare il tema dell’alcolismo
e del suo rapporto con le
nuove povertà.
Mi limito perciò a porre degli interrogativi
che nascono dall’esperienza e
che possono essere stimolo alla riflessione
e alla ricerca per chi segue più
da vicino questi problemi.
Mi metto cioè in questa prospettiva:
che cosa vede l’uomo della strada dietro
a queste parole “Alcolismo e nuove
povertà?”.
Ci si chiede innanzitutto: da dove
nasceva l’alcolismo tradizionale?
In genere da situazioni povere di vita.
Ognuno forse ha avuto occasioni di
incontrare operai debiti a lavori molto
pesanti nell’edilizia, nelle fornaci, nelle
cave della pietra, in miniere: la bottiglia
di vino dava ristoro ed energia.
Così lavoratori stagionali costretti a
passare nell’ozio la stagione invernale
in abitazioni non riscaldate: l’osteria
era il rifugio e il luogo d’incontro con
amici per arrivare a sera. Chi era fisicamente
e psicologicamente più fragile
poteva facilmente cadere nell’uso
del vino e nella dipendenza dall’alcol
che diventava quasi una compensazione
in una vita fatta soltanto di duro
lavoro e di emarginazione sociale.
Capita pure non raramente di incontrare
persone, anche colte, che hanno
avuto ruoli significativi nella vita, che
di fronte al fallimento degli affetti
familiari o della attività economica o
professionale si rifugiano, come per
una compensazione, nell’alcol.
Ci possono essere anche situazioni,
sopratutto nelle Regioni in cui c’è
ampia produzione di vino pregiato, in
cui si unisce un uso troppo largo dell’alcol
per non sentirne le conseguenze
dannose con una vita sostanzialmente
normale, come avviene per
altre dipendenze ad es. la televisione.
Quale rapporto c’è fra le nuove
povertà e la dipendenza dall’alcol?
avanzano alcune ipotesi.
Alcune delle nuove povertà sono quelle
vecchie aggravate da maggiore solitudine
ed emarginazione.
E’ abbastanza frequente vedere il barbone
o il malato mentale dimesso dall’ospedale
psichiatrico e buttato sulla
strada con la bottiglia di vino accanto.
Anche la solitudine degli anziani può
diventare facile tentazione all’alcolismo.
Questo pericolo è sempre alla portata
anche per quella nuova povertà che è
l’immigrazione del terzo mondo: il
lavoro pesante, l’alloggio spesso
squallido, la solitudine e l’emarginazione
in cui vivono gli immigrati,
sopratutto giovani, li espongono al
pericolo di rifugiarsi nell’alcol.
Ma forse le nuove povertà maggiormente
esposte al pericolo della dipendenza
dall’alcol e dalla droga sono le
cosiddette “povertà post-materialistiche”.
E’ la mancanza di valori significativi e
di ideali che diano senso e contenuto
alla vita.
Sono forse le povertà più difficili da
sconfiggere e più pericolose.
Nascono le gravi carenze affettive sofferte
nella famiglia e dalle conseguente
scarsa capacità di amare con amore
ablativo: non essendo mai stati amati,
non sanno amare.
Nascono da una infanzia e da una fanciullezza
troppo facile, immersa in un
consumismo che fa apparire la vita
tutta da godere, senza ostacoli e senza
sacrifici da affrontare. In questo modo
i giovani crescono deboli e fragili
come un fiore in terra. Al primo ostacolo,
al primo sacrificio di un certo
rilievo crollano e tentano di scappare
via e per questa strada diventano
schiavi della droga, dell’alcol, del
sesso.
Le povertà post-materialistiche diventano
più pesanti poi quando vengono a
mancare quei punti di riferimento forti
che si possono trovare in una religiosità
autentica.
Sono tutte ipotesi da verificare: chi
opera in questo campo ha la possibilità
e gli strumenti per farlo.
L’uomo della strada si pone un’altra
domanda: come uscire da queste devastanti
schiavitù?
E’ sufficiente agire sull’alcol?
Da noi il problema neppure si pone: si
pone invece per le droghe leggere e
pesanti. Io non so se e fino a qual
punto si possa fare un parallelismo fra
alcol e droga.
Se l’analogia esiste, si potrebbero
ricavare utili indicazioni verificando
l’incidenza dell’alcolismo, in un regime
di proibizionismo vissuto in altri
paesi e in regime di liberalizzazione
come è da noi.
La liberalizzazione probabilmente
sconfigge gli enormi profitti dei grossi
trafficanti, ma diminuisce anche il
numero dei consumatori?
Comunque è sufficiente agire sulla
sostanza - sia essa alcol o droga - o è
necessario riempire con contenuti
positivi i vuoti esistenziali che i giovani
invano tentano di riempire con l’alcol
e la droga?
segue a pag. 13
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