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La parola e la cura

Il pregiudizio: l'evitabile e l'inevitabile delle convinzioni consapevoli Numero 1 Anno 2015 La Parola e la cura è una rivista rivolta a tutti i professionisti che utilizzano la parola nel loro lavoro, parla di counselling perché con questo termine indichiamo le comunicazioni professionali caratterizzate da una costante attenzione alla relazione con l'altro, alla qualità dello scambio comunicativo, all'efficacia dei messaggi.

Il pregiudizio: l'evitabile e l'inevitabile delle convinzioni consapevoli
Numero 1 Anno 2015

La Parola e la cura è una rivista rivolta a tutti i professionisti che utilizzano la parola nel loro lavoro, parla di counselling perché con questo termine indichiamo le comunicazioni professionali caratterizzate da una costante attenzione alla relazione con l'altro, alla qualità dello scambio comunicativo, all'efficacia dei messaggi.

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<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> e <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <br />

Il pregiudizio: l’evitabile e l’inevitabile delle convinzioni inconsapevoli <br />

Una timida difesa del pregiudizio <br />

Giorgio Bert <br />

Sherlock Holmes e Gregory Bateson <br />

Uno dei principi fondamentali del celebre investigatore, padre di innumerevoli detective letterari, <br />

era quello di affrontare ogni indagine con <strong>la</strong> mente totalmente sgombra da preconcetti e <br />

pregiudizi. E in perfetta neutralità cognitiva, Holmes osservava, prendeva nota dei fatti, li <br />

connetteva in una prima molto provvisoria ipotesi, da cui nasceva l’attiva ricerca di altri fatti o <br />

indizi, atti a confermare oppure a falsificare quel<strong>la</strong> ipotesi per sostituir<strong>la</strong> con un’altra più completa. <br />

Se uno giunge sul campo con dei pregiudizi, ragionava Holmes, rischia – come invariabilmente <br />

facevano Watson o gli ispettori Gregson e Lestrade -­‐ di raccogliere più o meno inconsapevolmente <br />

solo gli indizi atti a confermare l’ipotesi già costruita sottovalutando o scartando gli altri. <br />

I “fatti” non par<strong>la</strong>no da soli: par<strong>la</strong>no con <strong>la</strong> voce di chi li seleziona e li connette. I “fatti” da soli <br />

forse neanche esistono, come suggerisce <strong>la</strong> stessa etimologia del termine: un “fatto” prevede in <br />

effetti qualcuno che lo abbia appunto fatto; in altri termini un fatto è sempre l’opera di qualcuno. <br />

<strong>La</strong> logica conseguenza, è che ogni fatto esiste solo in re<strong>la</strong>zione con altri fatti e con chi lo descrive. E <br />

qui arriviamo a Bateson, secondo cui l’oggetto come oggetto in sé e per sé, non esiste, ma esiste <br />

una re<strong>la</strong>zione continua e reciproca tra “soggetto” ed “oggetto”. <br />

Come per Sherlock Holmes, per Bateson non sono centrali gli oggetti ma le connessioni tra di <br />

essi. Siccome avviene che i fatti possano venire connessi in molteplici modi diversi che definiscono <br />

diverse strutture possibili, il procedimento mentale più corretto prevede <strong>la</strong> selezione, l’analisi e <br />

l’eventuale eliminazione di ognuna di queste strutture, a cominciare paradossalmente da quelle <br />

più probabili. Una volta scartate quelle che non reggono ad un esame privo di pregiudizi, ciò che <br />

resta, per improbabile che sia, deve essere <strong>la</strong> verità. Sherlock dixit. <br />

In modo analogo, <strong>la</strong> visione sistemica del<strong>la</strong> realtà propria di Bateson gli suggerisce che, se in una <br />

ipotesi per quanto ben fatta qualcosa non quadra, ciò che è davvero importante è appunto questo <br />

“qualcosa”. L’eccezione non conferma <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>, come direbbero Watson o Lestrade, ma al <br />

contrario <strong>la</strong> mette in discussione, e obbliga a una nuova connessione dei fatti che includa <br />

l’eccezione. <br />

Ragionare come Holmes o Bateson è scomodo e faticoso. Ad esempio, se c’è stato un furto in un <br />

appartamento e nelle vicinanze c’è un campo Rom, i Watson e i Lestrade avranno poche esitazioni <br />

a costruire ipotesi destinate ad autoconferma; i Bateson e gli Holmes non daranno invece nul<strong>la</strong> per <br />

scontato e cercheranno prove e indizi che vadano contro quelle ipotesi con <strong>la</strong> mente sgombra da <br />

preconcetti, cosa che li porrà in conflitto con i Watson e i Lestrade, che sono molti molti di più… <br />

Difficile e scomodo, dicevo: un siffatto modo di procedere va contro <strong>la</strong> saggezza popo<strong>la</strong>re del tipo <br />

“dove c’è fumo c’è fuoco”… <br />

“Solo le persone superficiali non si fidano delle apparenze” diceva Oscar Wilde; e un detto molto <br />

noto tra gli scienziati recita “Se sentite rumore di zoccoli, non pensate alle zebre”, perché certo, <br />

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