23.05.2015 Views

La parola e la cura

Il pregiudizio: l'evitabile e l'inevitabile delle convinzioni consapevoli Numero 1 Anno 2015 La Parola e la cura è una rivista rivolta a tutti i professionisti che utilizzano la parola nel loro lavoro, parla di counselling perché con questo termine indichiamo le comunicazioni professionali caratterizzate da una costante attenzione alla relazione con l'altro, alla qualità dello scambio comunicativo, all'efficacia dei messaggi.

Il pregiudizio: l'evitabile e l'inevitabile delle convinzioni consapevoli
Numero 1 Anno 2015

La Parola e la cura è una rivista rivolta a tutti i professionisti che utilizzano la parola nel loro lavoro, parla di counselling perché con questo termine indichiamo le comunicazioni professionali caratterizzate da una costante attenzione alla relazione con l'altro, alla qualità dello scambio comunicativo, all'efficacia dei messaggi.

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>la</strong> <strong>paro<strong>la</strong></strong> e <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <br />

Il pregiudizio: l’evitabile e l’inevitabile delle convinzioni inconsapevoli <br />

Non basta <strong>la</strong> ragione a difenderci dai pregiudizi trasformati in valori immodificabili: occorre <br />

apprendere e praticare uno scetticismo aperto e curioso che consenta di sospendere il giudizio, <br />

incluso il pre-­‐giudizio. <br />

Pregiudizi come mappa <br />

Rifiutare i pregiudizi-­‐mito, immodificabili e indiscutibili, non significa non porre mai giudizi a <br />

priori: manovra che del resto sarebbe impossibile, non foss’altro perché spesso avviene in modo <br />

inconsapevole. <br />

Per fare un esempio, l’incontro con altre persone mette in moto una serie di valutazioni che <br />

riguardano aspetti diversi: il modo di vestirsi e di par<strong>la</strong>re, l’accento, il tono del<strong>la</strong> voce, l’aspetto <br />

fisico, <strong>la</strong> gestualità, il giornale che hanno in tasca, <strong>la</strong> professione che esercitano… Prima ancora che <br />

una vera e propria interazione abbia inizio è già in atto un processo comunicativo subdolo, che fa <br />

sì che anche il primo intervento sia già in qualche modo “viziato” da pre-­‐giudizi. <br />

È una cosa negativa? Io non credo. O per lo meno non lo è se evitiamo risposte spontanee <br />

automatiche. Sospendere il giudizio non significa eliminare il giudizio. Non si può negare che <br />

l’altro, o gli altri, o in generale il mondo esterno, quello che c’è “lì fuori” provochi in noi emozioni <br />

più o meno intense. È di fatto impossibile assumere <strong>la</strong> posizione di osservatore neutrale, anche <br />

perché un osservatore davvero neutrale, qualora esistesse, non potrebbe muovere un passo in <br />

quel territorio che è il mondo “lì fuori”. Se qualsiasi direzione equivale a qualsiasi altra direzione, <br />

non esiste nessuna direzione, non si va verso nessun luogo e si è condannati, come il proverbiale <br />

asino di Buridano, all’immobilità fatale… Fortunatamente, fuor di metafora restare immobili non si <br />

può: occorre sempre e comunque scegliere, decidere, scommettere. <br />

Se i pregiudizi non si possono eliminare, restano due cose possibili: una consiste nell’attaccarsi ai <br />

pregiudizi-­‐mito utilizzandoli come segnali per tracciare un percorso. Questa scelta funziona <br />

malissimo e dissemina più ostacoli di quanto non tracci sentieri. Come si è visto, anche ancorare <strong>la</strong> <br />

conoscenza al pensiero di un grandissimo filosofo come Aristotele ne ha rallentato, non facilitato il <br />

cammino. <br />

L’altra possibilità è <strong>la</strong> <br />

scommessa. Qui i pre-­‐giudizi <br />

(il trattino riporta al <br />

significato originale, non <br />

negativo, del termine) non li <br />

copiamo dai miti del <br />

passato ma ce li <br />

fabbrichiamo noi; e siccome <br />

di fatto, come si è visto, non <br />

possiamo non inventarceli, <br />

sia pure in modo <br />

<strong>la</strong>rgamente inconscio, il <br />

primo passo è quello di <br />

portarli in superficie, di <br />

conoscerli, di renderli <br />

consapevoli. <br />

A questo punto i pre-­‐giudizi <br />

funzionano come gli indizi <br />

13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!