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Volume 1. - Camera di Commercio di Imperia

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IntroduzioneÈ forse in questo episo<strong>di</strong>o che possiamo cogliere la conclusione <strong>di</strong> questaseconda fase. Già nel 1972 la Relazione all’Assemblea presentava significativi<strong>di</strong>stinguo dalle componenti politiche sollecitandole vivacemente a operare unarivalutazione morale della funzione sociale degli impren<strong>di</strong>tori e a riba<strong>di</strong>re la vali<strong>di</strong>tàdel principio <strong>di</strong> libera iniziativa.Nel luglio del 1973 – praticamente a conclusione del proprio mandato, poichénel <strong>di</strong>cembre successivo Stagni non si rican<strong>di</strong>dò aprendo la strada all’elezione delpistoiese Silvano Gestri –, il presidente esordì con un richiamo alle considerazioni<strong>di</strong> Giorgio Rufolo sul fallimento della politica <strong>di</strong> programmazione in Italia, per poisoffermarsi sulla centralità economica e sociale dell’impresa in quanto luogo d’incontrotra competenze impren<strong>di</strong>toriali, tecniche e operaie. L’impresa veniva posta, inquesta Relazione, al centro dell’azione del sistema camerale e riconosciuta protagonista<strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> programmazione economica, non centralistica, maarticolata intorno al CNEL e alle Camere <strong>di</strong> commercio. Agli Enti era in<strong>di</strong>cata unaprospettiva <strong>di</strong> sviluppo attraverso la realizzazione <strong>di</strong> un moderno e integrato sistemainformativo che avrebbe permesso <strong>di</strong> trasferire in periferia la crescente mole <strong>di</strong> datiprodotti dall’Associazione, ma soprattutto avrebbe reso accessibili a ogni nodo delsistema i risultati dell’attività certificatoria svolta collettivamente: una prospettiva <strong>di</strong>modernizzazione dei servizi che si collegava, in questo messaggio, alla riforma dellapubblica amministrazione <strong>di</strong> cui le Camere avrebbero dovuto essere anticipatrici.1974-1992. Il cammino dell’autoriformaLe intuizioni esposte da Stagni al termine del suo mandato trovarono felicesviluppo nei successivi in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> Gestri all’Assemblea e concreta attuazionenell’estensione al sistema dell’esperienza che Mario Volpato, presidente della<strong>Camera</strong> <strong>di</strong> Padova, aveva pionieristicamente avviato con le Camere venete perl’archiviazione <strong>di</strong>gitale dei dati del Registro <strong>di</strong>tte e per la loro elaborazione.Come ebbe modo <strong>di</strong> ricordare Volpato nel corso dell’Assemblea del <strong>di</strong>cembre1976, la rete che si andava costruendo non aveva al centro gli ingegneri, bensì leCamere, le quali trasformavano i dati grezzi in informazioni. Di qui l’importanzache gli Enti aderissero all’iniziativa superando un malinteso senso <strong>di</strong> autonomia.La Cerved, l’INDIS e la Scuola per lo sviluppo economico, oltre ai <strong>di</strong>partimentinei quali fu riorganizzata l’attività <strong>di</strong> ricerca e servizio dell’Unione, <strong>di</strong>venivanosecondo Gestri i vettori della “ristrutturazione” del sistema camerale che,<strong>di</strong>nanzi ai pericoli derivanti dall’attivazione del sistema regionale, non potevapiù attendere passivamente l’avvio della riforma. Le nuove competenze delegatealle Regioni unitamente al controllo sugli enti locali fecero temere nel corso del17

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